martedì, giugno 05, 2007

STORIA PICCOLA


Poteva essere il '75 o il '76. Una compagna rimase incinta: si chiuse a riccio, non voleva dirlo a nessuno. E non lo disse a suoi, quella era l'ultima cosa che avrebbe fatto. Lui, il corresponsabile, a cui invece lei lo disse, era più spiazzato di lei.
Un po' di anni prima avevamo avuto fra di noi un'altra compagna incinta, che poi aveva avuto una bambina. Lei, la madre, aveva sedici anni. La sua vita non era stata felice, per un bel po'. Non so più se la compagna che rimase incinta avesse avuto in mente lei, o se fosse solo assolutamente lucida nei suoi diciott'anni: ma il figlio non lo voleva.
E se oggi questa decisione è comunque lacerante e difficile, allora era, prima di tutto, un casino. Chè per abortire si doveva volare a Londra, dove si poteva fare in ospedale. L'alternativa era rischiare la salute, la futura fertilità o la vita da quelle che si chiamavano "mammane" e che operavano con ferri da calza, decotti di prezzemolo o chissà cos'altro. Una terza alternativa era quella a cui, lo si sapeva benissimo, ricorreva chi se lo poteva permettere: il ricovero in clinica. Perchè le cliniche, private e carissime, dove si poteva abortire c'erano. E tutti sapevano quali erano. E quasi tutte le donne sapevano che non avrebbero mai potuto permettersele. Però a genova c'era il C.I.S.A., un'organizzazione affiliata al Partito Radicale, che praticava interruzioni di gravidanza con il metodo Karman, che sarebbe poi stato adottato anche negli ospedali: era un'azione politica, concreta, a favore della
legge che già da tempo si invocava per legalizzare le interruzioni. Ovviamente, il Cisa commetteva reato ogni volta che praticava un'interruzione di gravidanza, così come commetteva reato chi subiva l'intervento, e noi tutti lo sapevano benissimo: ma che alternativa c'era? Oggi, forse, sarebbe molto più facile per una diciottenne volare a Londra: allora non lo era di sicuro. Così, io e il mio fidanzato di allora prendemmo conttato con il Cisa, nei panni di una volontaria con qualche nozione medica, fissammo l'appuntamento per la compagna incinta e la accompagnammo lì. Dove c'era la sede del Cisa, nel centro storico, ora c'è un caratteristico ristorante. Allora entrammo in un'ampia stanza piena di manifesti e cuscini, la compagna si sdraiò su un tavolo e io rimasi a tenerle la mano: ma, a parte la volontaria (che si dimostrò gentile e capace) eravamo tutti rigidi e storditi. Non so come, ma quella cosa ci sfuggiva: l'ambiente era gradevole e la volontaria riuscì a essere molto rassicurante, però la dimensione dell'ingiustizia era presente, palpabile. Perchè lì, perchè così? Forse non avevamo paura, chè a vent'anni è l'ultima sensazione che si riconosce, però credo che combattessimo tutti con il pensiero: "e se succede qualcosa?". La compagna fu molto coraggiosa, o forse molto orgogliosa: si lamentò una volta sola, impallidì e poi fu tutto finito. Lei non voleva vedere l'ex-fidanzato, che infatti non c'era. La accompagnammo a casa, se si sentì male dopo l'intervento non lo seppi mai. Lei non ne parlò più, noi non osammo chiedere. Da sempre, questa è una delle cose di cui le donne, che vogliono sempre parlare di tutto come dice Vonnegut, non parlano. Chè non c'è niente che si possa dire.
Non è un storia tragica, questa che racconto: è solo una delle tante storie possibili di ragazzi lasciati soli. Ma quella solitudine, con il suo doppio peso di scelta difficilissima e di illegalità, almeno quella solitudine è stata cacciata via, dopo che le donne italiane hanno chiesto, e finalmente ottenuto, di poter decidere della loro vita e di quella dei loro figli accettati e voluti. Da quando, finalmente, non siamo state più considerate "contenitori". Ma sembrava troppo bello, vero, per durare? E allora arriva Bagnasco, con tutti i suoi ginecologi che guarda caso hanno tutti una coscienza saldissima nel sapere cos'è giusto e cos'è ingiusto. Con tutte le campagne mediatiche, e le canzoni, e i romanzini rosa - quanti ce n'è, in questo periodo - che dicono ah com'è bello avere un figlio da sfigate ah come mi sento meglio ah come questo figlio mi cambierà la vita. E io ripenso alla compagna che stringe i denti, che giù dal vicolo non si senta niente, e al nostro gelo e all'incoscienza obbligata, e al fatto che dopo trent'anni me ne ricordo ancora. Amicae., che hai fatto un un bellissimo post, come potremmo non esserci?

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