domenica, febbraio 28, 2010

CURA...


... contro le tristezze senza scopo:

una passeggiata davanti a un mare già grigio scuro, pieno di barche e di navi con mille lucine


qualche Benigni d'epoca, quando era coraggioso. e faceva Televacca con il Guccio a cantare "I fichi"


sensazione di pace in una casa nuova e colorata


una manciata di canzoni di
Charles Trenet

venerdì, febbraio 26, 2010

NON FA RIDERE


Il viz:
Un giornalista va a intervistare il ministro dei lavori pubblici. Chiacchiere di prammatica, vanterie sull'operato del governo eccetera, ma nel frattempo il giornalista si guarda intorno, stupito dalla suntuosità della residenza privata del ministro. Fa un po' di battute provocatorie, ma ovviamente l'uomo politico non rivela l'origine delle ricchezze che gli pemettono un tenore di vita così visibilmente alto. Solo alla fine dell'intervista, assicuratosi che non ci sia nessun registratore in funzione nè blocchetto di appunti, il ministro dice al giornalista, accompagnandolo alla porta:
"Lei vuol sapere come sono diventato ricco, eh? Ebbene, guardi quel ponte laggiù..."
e indica un gigantesco ponte realizzato con i soldi pubblici, di cui una parte gli è evidentemente rimasta attaccata.
Qualche mese dopo, lo stesso giornalista va a intervistare il primo ministro di un Paese straniero, diciamo un Paese _ _ _ _ _
Stessa scena, stesse vanterie, stesso lusso, anzi forse qualcosa di più nonostante la miseria che circonda la magnifica residenza dell'uomo politico. Alla fine dell'intervista, il giornalista insiste per sapere da dove arriva la ricchezza del primo ministro e questi, accompagnandolo davanti alla finestra, gli dice sorridendo:

"Vede quel ponte laggiù?"
"No, non vedo nessun ponte" risponde stupito il giornalista.
"Appunto."

La versione originale del viz - che forse, aiutate la mia memoria, è dentro un libro di Carlo M.Cipolla? - recitava, al posto delle lineette, "un Paese africano": erano gli anni'80 o giù di lì. Oggi, completate voi la frase.

giovedì, febbraio 25, 2010

QUANDO SI DICE







...uno sciopero riuscito bene


(foto Ansa, sciopero generale ad Atene)

martedì, febbraio 23, 2010

PIUMONE


Freddo nelle ossa, nausea, dolori.
Può essere: stanchezza, virus, intolleranza (alimentare, neh?)
Volevo contar dell'Inaugurazione e dei progressi nella Casa nella Rocca, ma come diceva il mio papà, Tira giù la Clèr ! Torno quppì.

mercoledì, febbraio 17, 2010

ERA ANCORA VIVO


Abdulkhakim Ismailov, uno dei tre soldati sovietici immortalati in una famosa foto mentre innalzavano la bandiera rossa sul Reichstag di Berlino nel maggio 1945, è morto ieri all'età di 93 anni a Khassaviourt, in Daghestan,repubblica del Caucaso russo. Solo nel 1996, Ismailov aveva avuto il suo primo riconoscimento ufficiale, quando era stato invitato a Mosca al Cremlino, e l'allora presidente Boris Eltsin lo aveva insignito della Stella d'oro dell'Eroe russo "per il valore e l'eroismo dimostrato nella Grande Guerra patriottica".
La foto è diventata una delle immagini simbolo della fine Seconda Guerra Mondiale.

(da republikit)

martedì, febbraio 16, 2010

E' QUI LA FESTA


E così, nel uikèndo si inaugura la Casa nella Rocca.
Lo scrivo qui non solo perchè il blog è mio e me lo gestisco io, ma perchè ho fatto qualche casino con gli inviti, complici il fastuèb, i programmi di posta, facciabuco: non so più a chi è arrivato e a chi no. Allora facciamo che se sei un lettore che sa dov'è la Casa nella Rocca o il nostro numero di telefono, sei invitato. O perfino se non lo sai ma sei
molto simpatico , anche se in vera verità abiti a millemila chilometri.
Insomma, che qui ci sarà, signori, il Catering, come nelle feste vere. E'una straordinaria combinazione che non credo si ripeterà mai più, ma insomma questa volta c'è e ne approfittiamo: chè i Valorosi e Volenterosi amici che ci hanno aiutato nel trasloco non meritavano di sfacchinare anche per divertirsi e, alla domanda "cosa porto?" possono sentirsi dire"nulla, non ti preoccupare." E' una di quelle cose su cui l'età adulta aiuta ad essere un po' più furbi, neh?
E così ci sarà poi un Fotografo Ufficiale Autocandidatosi, il Trovalatuasquadra intantocheaspetti dibuttartisulbuffet, la Mostrina Fotografica dei Traslochi, Il Libro dei Commenti Demenziali, Il Quizzone e Chissàcosacivieneinmenteancora.
Io devo ancora rifare un paio di porte, due giri all'Ikea, appendere tre mensole, riempire dieci barattoli, togliere le latte di vernice dal corridoio, mettere le tende, riordinare le stanze... vabbe', dài, si farà tutto all'ultimo, come in ogni inaugurazione che si rispetti.

CHI HA UCCISO IL PETTIROSSO?


Arriva dalla LIPU, e volentieri riprendo, anche se ne ho già scritto:

Nell’Anno della Biodiversità, il Senato ha approvato, tra le proteste generali, l’articolo 43 della legge Comunitaria.
Se non li fermiamo subito,in Italia si potrà sparare tutto l’anno!

UN GRAVE ATTACCO ALLA NATURA.
Perché la caccia sarà estesa a periodi delicatissimi quali il mese di agosto, con i piccoli uccelli ancora dipendenti dai genitori, o di febbraio, quando i migratori affrontano il difficile viaggio di ritorno.
UNA BEFFA PER L’EUROPA.
Perché invece che ricevere risposte alle infrazioni commesse dall’Italia in tema di caccia, assisterà a nuove deroghe, infrazioni e abusi.
UNA FERITA DEL DIRITTO.
Perché l’approvazione di questa legge al Senato è avvenuta tra sotterfugi, trucchi, pressioni delle lobby venatorie.
UN’OFFESA ALLE PERSONE, AGLI ITALIANI.
Perché l’86% dei cittadini è contrario ad ogni allungamento della stagione venatoria,come i Soci, Sostenitori e gli Amici della LIPU. Come te!

Tra poche settimane l’articolo 43 sarà votato alla Camera…abbiamo poco tempo
Di fronte a questa ennesima minaccia stiamo facendo un grandissimo sforzo per aggiornare iparlamentari, la stampa e la TV, informare e coinvolgere la gente, i testimonial: in altre parole, non vogliamo permettere che si compia questa aberrazione!


Firmate l'appello, se ancora non l'avete fatto

venerdì, febbraio 12, 2010

DICEVAMO ?





Dal Manifesto del luglio 2009, ripubblicato oggi:

"(...)da quando è stata istituita (febbraio 1992) la Protezione civile ha aumentato a dismisura le sue funzioni, i suoi poteri e i suoi interventi, come ente preposto al coordinamento emergenziale di polizia, carabinieri, vigili del fuoco, guardia di finanza e quant'altro. E anche se il bilancio corrente su cui può contare il dipartimento diretto da Bertolaso è contenuto - 142 milioni di euro per il 2009 - la quantità di denaro che gestisce è incalcolabile, flessibile e dilatabile a dismisura: perché a ogni dichiarazione di crisi corrisponde uno stanziamento straordinario, da gestire in estrema libertà d'appalto. Difficile che qualcuno osi interferire con le gestioni delle emergenze - che in quanto tali tendono a rispondere solo alla legge divina -, anche se ogni tanto qualche giudice si imbatte in imbarazzanti relazioni d'affari che aprono altrettante inchieste, come quella barese che indaga sul rapporto tra i vertici della Protezione civile e Giampaolo Tarantini (l'uomo delle escort per Palazzo Grazioli) a proposito di protesi.
Negli ultimi dieci anni la Protezione civile ha avuto nelle sue mani la gestione di ben 592 dichiarazioni di stato d'emergenza, in alcuni casi piccole siccità, in altri devastanti terremoti. E, sempre, ha steso sul territorio interessato una presenza che, per «garantire l'integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente» - come recita la legge 24 febbraio 1992 - si è trasformata in una struttura di controllo più invasiva di ogni altro settore dello stato e, soprattutto, con un grande grado di autonomia. Dando al suo capo una discrezionalità difficilmente discutibile"

giovedì, febbraio 11, 2010

VERGOGNA, TREMENDA VERGOGNA


Cena da amici cosmopoliti, un viz:
" Noi abbiamo una cognata finlandese. Vive con il marito a Bruxelles, ma ci conosciamo bene e ci vediamo spesso. I finlandesi sono un popolo di cultura contadina, sono schietti e semplici, senza troppe diplomazie, e lei non fa eccezione. Un po' di tempo fa, a tavola, ci ha detto candidamente:
"Io non lo dico mai che mio marito è italiano." L'abbiamo guardata, perplessi. "Sì, mi vergogno - ha continuato lei senza scomporsi - Se proprio devo, allora lo dico, ma aggiungo subito che sono molti anni che lui vive all'estero, che non è più come gli altri italiani." Io ero di fronte a lei, la guardavo con tanto d'occhi. Poi ho pensato che, tra una cosa e l'altra, sono 15 anni che berlusconi è al governo, con tutto il suo seguito di figuracce internazionali e puttane e processi non fatti. Come darle torto?"

mercoledì, febbraio 10, 2010

MAI PIU' SENZA


C'è
questo bellissimo sito che raccoglie oggetti artigianali di ogni tipo, fra cui parecchi davvero molto belli e generalmente più che accessibili.
Ma siccome la natura umana è maligna assai, invece di segnalarvi magliette carine e pregevoli orecchini, vi offro la galleria fotografica dei cuscini a forma di Stato degli Usa, giuro!

guardate voi stessi qui sotto:

c'è il Texas, ovviamente (disponibile in tre colori)...
... c'è il favoloso Idaho...
... e non manca neppure il Kansas, pur se un po' poco artistico. Ma il cuscino migliore è quello, indovinate....
..... delle Hawaii, giusto!

martedì, febbraio 09, 2010

GIORNATE COSI'


Sarà il periodo, ma le mie giornate messe in lista somigliano sempre di più a una Camera delle Meraviglie, che peraltro mi hanno sempre affascinato proprio per la loro totale, geniale incongruità.
Allora, visto che stasera - aaaah, sono già anche in ritardo, disse il Coniglio Bianco pensando al suo dottore con gli orari per la nanna - sono troppo stanca per scrivere una di quelle riflessioni che già da tempo rimando, pies in risposta a
temi su cui il brother mi stuzzica o anche in risposta a nessuno perchè delle volte vien da pensare a La Vita, l'Universo e Tutto Quanto, troppo stanca perfino per parlare di libri di cui pur ogni tanto mi piacerebbe parlare, troppo stanca (quasi) anche per rallegrarmi pubblicamente che sui commenti lasciati ai miei post si sia aggiunto un Anonimo assai carino e sicuramente troppo stanca per capire chi è anche se magari chissà dovrei saperlo ma in queste cose sono tanarda anche quando non sono stanca.
E troppo stanca per spiegare qualunque cosa, insomma, perciò facciamo che apro per voi, e solo per voi lettori, la mia Wunderkammer di oggi. Se vedete qualcosa che vi piace o vi incuriosisce, chiedete.

1) l'acqua frizzante nel caffè: la barista aveva capito così (evitata all'ultimo momento, dirottandola sulla spremuta)
2) due case in
Diagon Alley, gradini che ognuno potrebbe fare di mestiere la collina in valpadana, luce poca e speranze tante
3) una nessie che per lei lo shopping se dura due ore è già troppo. per le case è disposta a metterci qualche quarto d'ora in più, ma non esageriamo, neh?

4) una Kangoo gialla piena di: legno plastica vetro carta cartone. riciclo.

5) aghi e no news good news, ancora una volta
5bis) la scoperta che la tosse allergica produce rumori diversi - tipo radio londra, se ho capito - dalla tosse normale, dentro di noi

6) una latta di vernice all'odor di menta, restituita - carini, mi hanno ridato perfino i soldi invece degli stupidi buoni che perdo

7) un cappello di Greta Garbo, ma è piccolo lampadario in opaline

8) ritratti di Napoleoni e Dejeuner(s) sur l'herbe, decoupage con le finte cartine geografiche, fregi fintoneoclassico, cosa non è capace di fare il cattivo gusto.
9) un aspirapolvere potente, un aspirapolvere piccino
10)una bilancia per la farina del pane, un'altra per la massa grassa e le altre robe tipo ossa e muscoli e acqua. la seconda sarà una bida inutile, lo so già, ma appariva confortante, almeno fino a domattina.
10bis) un uomo che
usa meno parole possibile. e fa il commesso in un negozio di elettricità.
11) un vestito - uh, questa sì è una meraviglia, un vero vestito con la gonna, dico - e una felpa con le scritte. grunge, dice il KGgB, troppo grunge. una vecchia polemica, io adoro il grunge, lei ama i tailleurs che per fortuna nessuno le compra.

12) una botta sul tetto della Kangoo gialla

13) spaghetti di quinoa al curry. ma lenticchie nere, c'era troppo giallo in questa Wundekammer.

14) e, to' che ci penso solo ora, anche la nanna che mi aspetta ha gli stessi colori della cena, lenzuolo e federe grandi neri, copripiumino e federe piccole gialle.

Vado.

lunedì, febbraio 08, 2010

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Visto che la tristezza fa passare anche la voglia di scrivere, la frego postando la foto che mi ha mandato la Nessie, troppo tenerissima per non farla vedere anche a voi.

venerdì, febbraio 05, 2010

SANTA CATERINA VALE PER LA "S"?


Il primo Partitone Regressivo è appena terminato, dando così il via ai Giovedì Giocosi , organizzati dal Cavalier Sisini del Circolo dell'Anima - oui, c'est moi.
Il partitone aveva un nome ufficiale rubato ad Umberto Eco, Vertigine delle Liste, ed era poi un estremamente regressivo Fiorifruttaecose. So che morite tutti dalla voglia di sapere le categorie, estratte a sorte fra quelle proposte, e quindi eccole: Pezzi di motore - poi tramutato in "pezzi di macchina per manifesta e generale ignoranza - Attrezzi di cucina, Donne nella Storia, Coppie Famose, Si porta in chiesa. Cosa siamo riusciti a scrivere, fra tutti, invece non lo dico che è meglio. Il mese prossimo, cioè il primo giovedì di marzo si ripeterà il tutto, ma con un altro gioco.
E domani, invece, me mi tocca il dentista. Urgh

giovedì, febbraio 04, 2010

STRINGERE LA MANO AL TRISTO MIETITORE


L'ho letto ieri, l'articolo. E ho continuato a pensarci.
L'Alzheimer di Terry Pratchett - e se fra voi tre lettori c'è chi non conosce Terry Pratchett dovrebbe proprio, ma proprio rimediare - è una di quelle ingiustizie così palesi da tirarsi dietro tutti i luoghi comuni sulle "beffe del destino" e via di seguito. Terry Pratchett è un genio. Uno dei pochi della letteratura contemporanea, uno dei pochissimi se è vero, come è vero, che è molto più difficile far ridere che muovere ad ogni altro sentimento. E lui, nei suoi romanzi del Mondo Disco e dei grandiosi Niomi dell'Emporio riesce a far ridere e a muovere a parecchi altri sentimenti.
Gli hanno diagnosticato la malattia tre anni fa: lui ne ha dato annuncio pubblico e ha donato una somma enorme alla ricerca, dichiarando che l'unica cosa che poteva sperare - come chiunque nelle stesse condizioni - era di sopravvivere finchè non riusciranno a scoprire una cura. Oggi è ancora in grado di ragionare lucidamente, ma ha notevoli problemi con la memoria e altre funzioni, tanto che per esempio non riesce più ad autografare i suoi libri.
Chiamato dalla BBC a tenere la Dimbleby Lecture alla tv (una sorta di conferenza tenuta da un personaggio autorevole, non più di uno all'anno), Pratchett ha parlato dell'eutanasia, o dolce morte.
"Se la nonna va al tribunale e picchia col suo bastone da passeggio sul tavolo e dice:
guardi, ne ho avuto abbastanza di questa dannata malattia e vorrei morire, grazie mille giovanotto, non vedo perché chiunque dovrebbe impedirlo", aveva già detto l'autore inglese in un'altra occasione, e oggi ha formalizzato il concetto sostenendo la necessità di creare appositi tribunali "non aggressivi". Il titolo che Pratchett ha scelto per la sua Lecture era "Stringere la mano alla morte", per delineare esattamente uan sorta di patto pacificatore: una figura giuridica e un medico specializzato in malatte incurabili dovrebbero, secondo la proposta, ascoltare il malato insieme ad amici e parenti, valutando sia la ragionevolezza della richiesta che l'assenza di influenze esterne, per dare quindi il via ad una sorta di nulla-osta che comprenderebbe l'aiuto medico per realizzare la volontà del malato.
Una proposta, come si vede, di assoluto buon senso, che Pratchett ha evidentemente voluto fare e far conoscere finchè è in grado di sostenerla; parlando della popria malattia, ha detto infatti:""Non è una bella cosa e non voglio esserci fino alla fine... non credo che sia la morte a preoccupare particolarmente la gente, è la sofferenza che precede la morte a farlo." Già.
E' difficile, in effetti, immapginare Terry Pratchett terrorizzato da Morte, uno dei personaggi più riusciti e "simpatici" dei suoi libri, ma la sofferenza, l'assenza, la perdita di dignità... be', qualche rara pagina angosciosa degli stessi libri dimostra che Pratchett, come ogni scrittore, riesce a immaginare bene il deserto interiore che produce e le sue conseguenze sugli altri.
C'è da sperare, se non altro per la grande popolarità e stima che Terry Pratchett si è conquistato soprattutto in patria, che qualcuno gli di ascolto, e che siano sempre di più gli Stati in cui è possibile scegliere la propria morte così come si sceglie la propria vita.

Anche se in Italia, è ovvio, forse se ne potrà parlare nel 3000...

martedì, febbraio 02, 2010

UN'ATTENZIONE FACILE DA AVERE


L'iniziativa è dei soliti Greenpeace, ma una volta tanto non ci fa sentire nè in colpa nè in difficoltà: per avere un comportamento virtuoso nei confronti dell'ambiente - il mare, in questo caso - basterà, al massimo cambiare marca di tonno in scatola.

"Per pescare il tonno si utilizzano spesso metodi distruttivi - spiega sinteticamente Greenpeace - che sono responsabili della cattura accidentale di un'ampia varietà di altre specie, tra cui tartarughe e squali ed esemplari immaturi di tonno. Il pinna gialla, il più consumato in Italia, è sotto pressione e la salvaguardia di alcuni stock desta ormai serie preoccupazioni.

In Italia si consumano più di 140mila tonnellate di tonno in scatola all'anno: prima che anche gli stock di tonno tropicale vengano totalmente compromessi, bisogna ridurre gli sforzi di pesca, eliminare gli attrezzi pericolosi e tutelare con riserve marine le aree più importanti per queste specie."

Greenpeace ha quindi esaminato la "sostenibilità" e la correttezza delle varie marche di tonno in scatola:

"Per scoprirlo, abbiamo inviato un questionario alle aziende responsabili dei più importanti marchi di tonno in scatola presenti sul nostro mercato e sulla base delle risposte pervenute abbiamo pubblicato la classifica "Rompiscatole".

Coop, ASdoMar e Mare Blu sono ai primi posti in classifica: sebbene non siano effettivamente sostenibili, hanno almeno una regolamentazione scritta.
Zero in classifica per due dei marchi più venduti in Italia - Tonno MareAperto STAR e Consorcio - per la loro assoluta mancanza di trasparenza. Su 14 marchi valutati, 11 finiscono nella sezione "in rosso", perché non hanno ancora adottato criteri chiari per garantire che la pesca del tonno non danneggi l'ambiente."


Per vedere subito com'è la marca che comprate abitualmente, cliccate qui.

DON'T PANIC


Presi dalla Disperazione da Sedano Rapa, durante questo trasloco abbiamo regalato centinaia di libri. Non esagero il numero: la Casa nella Rocca è un po' più piccola della precedente, e la domanda angosciosa ci tormentava fin da quando la vedemmo la prima volta: "Quante Billy ci staranno?"
Perchè, non c'è bisogno di spiegarlo, da noi i libri non si contano in metri ma nella misura della massima capienza della libreria più economica dell'ikea, di cui sappiamo a memoria larghezza, profondità e altezza - con e senza aggiunta.

Altri libri li abbiamo spietatamente eliminati non già prima del trasloco, ma dopo, sempre in preda al panico (be', è vero che c'erano anche una trentina di titoli di Wodehouse tripli e quadrupli - i doppi sono edizioni nuove ed edizioni vecchie - ma insomma.)
Quelli eliminati da ultimo sono in gran parte ancora lì, in uno scatolone in ingresso, per la Libera Pesca di chi vuol portarseli a casa.

Ma stasera, dopo aver a lungo tergiversato, dopo avere con dolore svuotato e tolto una Billy già sistenata e piena, dopo aver lasciato sugli scaffali delle Billy nel mio studio lo spazio per i materiali delle mie arti sperimentali, dopo aver ordinato tutti i volumi per argomento in spregio alle altezze diverse... dopo tutto questo, ci sono un sacco di scaffali vuoti. Incredibile. Forse dieci scatole di libri si sono nascoste in garage. Forse, come lo specchio a fisarmonica comprato all'Ikea in una delle prime spedizione e poi disperso a dispetto di ogni ricerca, otto o quindici scatoli di libri salteranno fuori da un posto che abbiamo sempre sotto gli occhi, come insegna Agata Christie. O Sherlock Holmes? Comunque.
E invece no, controllo a memoria i titoli e sembra che i fondamentali non manchino, salvo quelli che so di aver regalato. E sugli scaffali continua a esserci un sacco di spazio.
Credo che andrò nello scatolo della Libera Pesca, e salverò qualcuno dei condannati alla deportazione. Ma forse anche no.
L'importante è aver visto che lo spazio c'è, che ancora una volta la Disperazione da Sedano Rapa non aveva alcun senso. Se solo si riuscisse a ricordarselo prima, invece di constatarlo dopo...

lunedì, febbraio 01, 2010

IL PICCOLO MALE


"Ogni volta che facciamo veramente attenzione distruggiamo una parte di male in noi stessi." Simone Weil la conosco poco e, pur quel poco non è mai stata una mia passione, chè i mistici non fanno per me. Lei ha dedicato una grande parte delle sue riflessioni al tema dell'attenzione e su alcune cose mi trovo d'accordo con lei, soprattutto nella parte che oggi definiremmo più zen, ma nel complesso tutto l'aspetto mistico mi allontana assai, appunto. Però sono andata a ri-cercarmi - benedetto sia il gugòl - la frase in apertura di post, chè l'avevo vista qualche giorno fa e mi aveva colpito: un po' esagerata, forse, specialmente se estrapolata dal contesto che le dà un senso più proporzionato, ma che tocca comunque un nodo importante.

Quando ero ragazzina, ai rimproveri di mia madre per non aver fatto "bene" questa o quella cosa, rispondevo "E' lo stesso": come tante altre madri prima e dopo di lei, anche la mia andava in bestia nel sentire questa risposta.
E io, sinceramente, non capivo: perchè non era la stessa cosa?
Dopotutto, avevo fatto quello che mi era stato chiesto, no?
Solo da adulta, nonchè madre a mia volta, ho capito, e non è stato facile chè ancora qualche dubbio ogni tanto mi coglie.
Ma, insomma, ciò che conta non è solo il risultato: e lo sappiamo bene quando a cucinare è un uomo, per esempio, no? Uso uno stereotipo, certo, ma è un classico quello dell'uomo in cucina che raggiunge risultati sopraffini ma lascia da pulire che una settimana
non basta. E, d'altra parte, è altrettanto ovvio che un modo "corretto" di affrontare le cose non ha molto valore se poi a mancare è il risultato.

Fin qui sono tutti d'accordo, in teoria, ma in pratica la partita si gioca tra due o più diversi modi di fare le cose che, dice chi si sente rimproverare una mancanza di attenzione, sono ugualmente validi. Può essere giusto: può essere che il figlio/a pur di sbrigarsi a fare una noiosa roba di casa, inventi un modo più rapido ed efficace di arrivare allo stesso risultato. Val sempre la pena di guardare cosa e come fanno i pigri e gli svogliati a fare le cose, a volte c'è da imparare.

Più spesso, però, capita che quella che appare "mancanza di attenzione" semplicemente lo sia: e per distinguere, io credo che si possa tracciare una discriminante tra ciò che richiede ulteriori sforzi per arrivare a un risultato giudicato comunemente (cioè dalla collettività investita da quell'azione) accettabile, e ciò che invece è compiuto in sè.
Non ci sono criteri obiettivi e universali per le piccole azioni quotidiane, ma c'è una norma - non scritta e non sancita, elastica e tuttavia piuttosto precisa - che regola le convivenze, le colleganze, le amicizie, le collaborazioni.
Non tutti i componenti di quella precisa collettività sceglierebbero di vivere secondo le regole che seguono in quella precisa collettività, è vero: tuttavia, sanno bene che quella collettività funziona finchè un insieme di norme viene rispettato e seguito. A me danno fastidio le briciole sul tavolo, a te i calzini per terra, a Giovannino le cornici storte e a Mariolina i vetri sporchi: detto così, una bella famiglia di ossessivi, ma in verità ognuno di noi ha le proprie idiosincrasie. E se io, Giovannino e Mariolino ci ricordiamo di non buttare i calzini sporchi per terra, cioè facciamo attenzione, non è che poi tu puoi permetterti di lasciare tutte le cornici storte quando tocca a te spolverare.
Perchè l'attenzione, è qui il punto, non è mai attenzione solo alle cose: è attenzione alle persone.
Tutto ciò che richiede, per raggiungere il risultato comunemente ritenuto accettabile di cui sopra, l'intervento di un'altra persona, è un comportamento "poco attento".

Non si sta parlando della distrazione casuale, episodica, ma di quella ripetuta, dell'approssimazione, dell'improvvisazione: fatto salvo che ad alcune categorie di persona (gli adolescenti e gli innamorati, i veri geni e i veri artisti, per esempio) è riconosciuto un "diritto alla distrazione", neanche per loro il diritto è onnicomprensivo.
Perchè arriva il giorno in cui la disattenzione appare per quello che è, una forma di "meno bene". Un piccolo male, per dirla con Simone Weil, un'epilessia - moderata negli effetti, ma pur sempre - dell'affetto e dell'amore.
"Non mi interessa imparare, non voglio mettere attenzione in ciò che faccio, non mi accorgo neppure se ogni volta devi intervenire a tu a correggere, a finire, a completare, e tanto meno ho voglia di discutere per fare passare una norma diversa, un compromesso che accontenti di più entrambi: quello che ti dico con la mia disattenzione insistita, ripetuta, costante, è che io ho di meglio da fare, di meglio da pensare": come non avvertire il meno amore? L'amore che ama se stesso più dell'altro?

Uh, quante storie, vien da pensare quando questo tipo di riflessioni si traduce in una banale lite di coppia, o fra conviventi: eppure, quando la mancanza di attenzione si fa palese e non nascosta come avviene nella routine domestica, viene considerata senza dubbio offensiva. Dimenticare un compleanno, un invito, un nome, richiede delle scuse, chè la mancanza di attenzione viene senza mediazioni assimilata all'indifferenza.
E accade spesso che quando la mancanza di attenzione è pesantemente e ripetutamente subita all'interno di una relazione, investendo anche aspetti più importanti della routine, chi la subisce si arrovelli per trovarne le ragioni, costruendo scenari psichici problematici e contorti pur di trovare una ragione a tanta dis-trazione, a tanto disinvolto proclamare "è lo stesso!" In genere, ma non è detto, sono le donne a compiere quest'operazione, a trovare motivi e traumi infantili per il meno bene: tutto essendo preferibile all'indifferenza.
Allora, nonostante Simone Weil continui a non piacermi granchè, ecco che forse non ha tutti i torti nell'indicare come "male in noi stessi" la mancanza di attenzione.

E se volete portare il discorso dal piano personale a quello politico e sociale... be', mi pare che funzioni anche lì, no?