mercoledì, maggio 30, 2007

RIMANENDO IN TEMA...

... vi passo anche un po' di consigli che mi sono arrivati con una qualche newsletter che non so più qual è, riveduti e corretti per la comune-ty.
Il primo consiglio della nl era quello di non detergere troppo la pelle e di lasciarla respirare: per quanto ne so delle comunarde, non ce le vedo a strofinarsi tre volte al giorno con detergenti potenti, nè a infilarsi nel letto ogni sera con la faccia piena di crema. Ma, nel caso vi venisse la tentazione, sono d'accordo con la ns: ogni tanto la crema ci vuole anche alla sera - per esempio, se fa molto freddo, se avete preso il sole, se la sentite secca per qualsiasi motivo - ma in genere se ne può fare a meno, e si risparmia.
Per la pulizia serale basta e avanza l'acqua di rose, anche per togliere il mascara se non è waterproof: però almeno quella ci vuole, chè dormire con tutto lo smog e la polvere accumulati di giorno non è sano, non solo per la pelle. A proposito, il tonico di rosmarino è stato preparato e testato: nel mio ho aggiunto tre gocce di olio essenziale di lavanda, che dà un buon profumo e lascia la pelle più morbida. Lo trovo ottimo e a costo zero, chè il rosmarino è dell'orto balconico. Se ne volete, ce n'è.
Qui sotto, i conigli della nl copincollati: le robe a base di ghiaccio sono una bella idea, no? Ma occhio, che chi ha la tendenza alla couperose fa meglio a evitarle. A parte quella per l'herpes, che invece può usare.


Evitate come la peste di fare maschere troppo spesso: le maschere di ogni genere, idratanti, peeeling, all'argilla vanno applicate non più di una volta alla settimana. Spalmarsi di prodottini nuovi è bellissimo, ma la pelle si strapazza troppo!



Ghiaccio salato. Un cucchiaio di sale marino integrale in un bicchiere d'acqua bollita, poi congelare. E' perfetto per pelle acneica e problematica, passa il ghiaccio sul viso insistendo sulle zone critiche, poi risciacqua con acqua fresca.
Menta fredda. Metti a bagno per mezz'ora 1 cucchiaio di foglie di menta in un bicchiere d'acqua bollita, poi congela. Usalo ogni mattina sul viso per cancellare le nuove rughette che ti fanno impazzire...
Caffè in cubetti. Metti 1 cucchiaio di caffé in un bicchiere d'acqua, poi lasciala bollire per qualche minuto, raffredda e congela. E' un rimedio d'emergenza quando si presenta quell'orribile herpes labiale.

Ice tea. Prova a congelare qualche cubetto di...tè!Ti sarà utilissimo dopo una notte di bagordi, quando la mattina dopo hai gli occhi pesti. Dieci minuti di cubetto di tè, e addio borse!

ONLY FOR WOMEN TWO

ma questa volta l'argomento è più piacevole, chè si tratta di truccosetti: fondotinta, fard e ombretti in "pura pietra pestata", cioè minerali in polvere senza l'aggiunta di additivi, conservanti e chimicazza varia.
Pare siano trendissimi, cosa che di per sè ci indurrebbe a cassarli, ma lo dico perchè a) mi pare buon segno che anche i trendosi abbandonino la chimica b) così sapete che non li ho trovate su segnalazione di qualche veterofemminista. Anche se, naturalmente, penso che un ritorno del sano veterofemminismo ci farebbe un gran bene a tutte, ma ciò esula dal post.

I truccosetti veri e propri li trovate
qui: pare sia il business di un'intraprendente ragazza che si è messa in proprio e sta facendo affari d'oro.
I prodotti mi sembrano buoni, in giuste possibilità di colore e anche i prezzi mi pare che vadano più che bene, ma questo è un parere un po' frettoloso.
Allora propongo che qualcuno se li studi bene - tipo la fedecheride o il chimico da cui aspettiamo sempre le water-balls, entrambi un po' più razionali di me - e che poi si provi a vedere se riusciamo a fare un estemporaneo Gas per acquistarne e dividerceli. Senza le scatoline, che sono carine ma ce le facciamo noi con il riuso.

NOTTE


ormai tarda, sissì. e anche oggi il tempo del blog è stato speso nelle rifiniture, chè ora ci avete le news di peacereporter, l'ora esatta se riuscite a capirla (io no), e soprattutto la papera siocca chè così la fedecheride può nutrirla in attesa della password. la papera siocca vuol molto bene alla fedecheride. poi ci avete anche un po' di links belli ordinati e insomma se volete ve lo guardate tutto per bene intanto che io vado a nanna, che è ora.

martedì, maggio 29, 2007

LAVORI IN CORSO


Eggià, vi trovate tutto cambiato. Nel mio blog, dico, senza nessuna allusione alle elezioni, che me ne sto per ora sul non sapere ancora come sono andate. Mi spiace se qualcuno si era affezionato al vecchio modello, ma dopo una giornata all'Ikea si è sentito il bisogno di cambiare anche il mondo virtuale. Mi mancano ancora un sacco di cose, prima fra tutte la Papera Siocca a cui mi ero affezionata, ma il nuovo blogger fa persino più casino del vecchio, e mi ci vorrà un po' per recuperare lo sciainistat e tutte quelle robe lì. Ma l'essenziale c'è.

venerdì, maggio 25, 2007

A PROPOSITO DI VENERDI'


Un commento (G. = gipunto? o gnomo? o altro g.? grazie, comunque, anche se non ho la possibilità di inoltrare i suggerimenti :-) ) al post " Storia vera" mi fa venire in mente altre storie di nomi e giorni, che posto giusto perchè siamo praticamente nel vikend e c'è quindi sia concordanza temporale che voglia di leggerezza.
La prima è una delle note scolastiche che circolavano in rete, in cui la prof stigmatizzava il comportamento di un allievo che "offendeva l'alunna Sabatino Domenica chiamandola week-end". E in questo caso la nota, secondo me, andava fatta ai genitori di Sabatino Domenica e non allo studente con il dono della sintesi.
La seconda riguarda invece ancora i genitori di Venerdì, che hanno già annunciato di voler chiamare un eventuale secondo figlio Mercoledì.
Come si ricorderà, è la ragazzina della Famiglia Addams a chiamarsi così. E noi qui, che nell'infanzia delle figlie ci siano scoppiati - fino a saperle ancora oggi a memoria- le Nursery Rhymes nella bellissima traduzione di Nico Orengo, abbiamo subito capito perchè la figlia della famiglia Addams non poteva che chiamarsi così: nella filastrocca dei giorni, infatti, c'è un destino per ogni bimbo a seconda del giorno in cui sono si nasce. Che finisce, ad esempio "... e di domenica nascerà un bambino che si sveglia felice ogni mattino." Anche per gli altri giorni ci sono tutte qualità positive, meno che per il mercoledì: "il bimbo del mercoledì dovrà soffrire" nella traduzione italiana, e la versione inglese non mi è mai venuto in mente di cercarla, ma è l'unico giorno giorno "noir".

E, insomma, mi chiedo se i genitori di Venerdì la sanno, questa cosa qui.
Che poi, a me che sono nata di mercoledì come le due figlie (pare, l'abbiamo stabilito una volta con un qualche calendario perpetuo) mica la vedo come una sfiga, ma come una cosa streghesca: ci si conforta come si può, giaggà.

ROSMARINO

'tanto che sto lì a guardare la barca, come da post precedente, chiedendomi se salirci o no, mi sento di quest'umore qua della voglia di fare. la diretta conseguenza è che vi passo qualche utilizzo del rosmarino, di cui ho una bella pianta fiorita nell'orto balconico che presto verrà sacrificata a qualcuna di queste robe da streghetta.
Attenti, però: pare che chi ha - o può avere - la pressione alta non debba consumarla (be', se la mangiate nell'arrosto non credo sia un problema, ma non fatevi gli infusi), perciò nel caso limitatevi alle lozioni di bellezza.
O a metterne un rametto sotto il cuscino per evitare gli incubi, o a decorarne la casa se avete da inaugurarla, che sono due delle cose che nei tempi antichi si facevano poichè la pianta "scaccia gli spiriti maligni". E se anche agli spiriti non ci credete, fa buon profumo.
Se invece avete la pressione bassa e con questo caldo tendete a strisciare, la ricetta è questa: fate bollire 3 tazze abbondanti d'acqua, poi lasciateci dentro un rametto di rosmarino e qualche foglia di menta per un quarto d'ora. Lasciate raffreddare o mettete proprio in frigo che fa più voglia, e bevetela, specialmente al mattino chè invece verso sera può provocare insonnia.
Un digestivo, che dicono anche afrodisiaco, è semplicissimo da fare: una manciata di foglie di rosmarino lasciate a macerare nel vino. Per 48 ore se il vino è rosso, 24 se è bianco.
Uguale procedimento contro il colesterolo alto, solo che in questo caso ci vogliono 40 gr. di foglie, da lasciar macerare nel vino per 3 o 4 giorni. Poi si filtra e se ne bevono un paio di bicchierini dopo i pasti, per 20 giorni.
Sempre contro il colesterolo, ma anche contro "depressione, disturbi di fegato e digestivi, emicrania, frigidità e impotenza" due tazze al giorno di infuso : 30 grammi di foglie in un litro d'acqua bollente.
Per la pelle, invece: un decotto ristretto - cioè un rametto fatto bollire in un mezzo litro circa finchè buona parte dell'acqua si è consumata - pulisce a fondo.
E se avete tanto, tanto rosmarino potete usare lo stesso decotto per le pulizie di casa, mentre bruciarne un po' toglie gli odoracci e porta buono.
L'infuso, invece, va bene per sciacquare i capelli indeboliti o rovinati e pare che preservi lo scuro dei capelli - forse anche quello sintetico, chissà.

Ecco, ho messo le cose che mi sembrano più facili da fare: per fare la raccolta il periodo migliore migliore sta finendo, ma siamo ancora in tempo. I rametti, anche fioriti, si fanno seccare all'ombra (o nel punto più asciutto della casa) e poi si conservano in vasetti di vetro chiusi sennò l'olio, che è quello che fa tutto, si disperde.

giovedì, maggio 24, 2007

ECCO...


... ci sono volte che mi piacerebbe stare così,
con quella faccia lì, beata, con appena un po' di sole, aria, foglie, e una birretta.








E invece mi sento così:











ma selavì, ghe nient de fa'.

mercoledì, maggio 23, 2007

ERRATA CORRIGE


Dice: "ma c'è qualcuno incinta e io non lo so?" Eh?
Risponde - no, non io:" Ah, noooo! E' la Fede!" Eh?
Insomma, si parla del mio post, e allora preciso: "l'aggiunta a due zampe" non è la Fede - come potrebbe venirmi in mente di definirla in questo modo assai poco gentile? - e non è, al momento, un incintamento. E' solo la diamantina dell'amicae., (che spero sia ancora viva nonostante gli ostinati tentativi della Gattamelata, prontamente sgridata dalla cana).
Ho pensato fosse meglio una pubblica precisazione, a questo punto.
Anche perchè ho trovato questa bellissima illustrazione del monolocale dell'amicae.

PULIZIE


Sì, lo so che le pulizie non sono il primo pensiero nella comune-ty, ma fra nuovi arrivi a quattro e due zampe e ancor più nuovi traslochi, forse l'argomento è meno peregrino di quanto non sembri. E lo so che forse sono un po' in ritardo, chè nella Casasulmonte ormai han fatto scorte di detersivo per piatti che non basteranno sei mesi di cenoni a smaltirle, ma, come si dice, le pulizie non finiscono mai... groan. E allora forse ben venga qualche trucco per risparmiare soldi e salute, chè ci ho sbattuto dentro e ve li passo: ma, occhio, il borace dove ci sono animali che gli vien l'uzzolo di assaggiare, no, a meno che gli animali non siano scarafoni. I consigli sono dell'Australian Consumers Association, ma tutta una roba su ogni uso pulente dell'aceto la trovate anche qui

Detergente
universale
Acqua calda mescolata a
sapone naturale o aceto
bianco è un detergente
generale per tutta la casa
economico e facile da usare.
In bagno
DETERGENTE PER IL GABINETTO Create
una specie di pomata con borace e succo di
limone per pulire il water (non le fosse
biologiche) .
DETERGENTE PER CERAMICA
Pulite piastrelle,lavandini,gabinetti e bagni con
bicarbonato di sodio usando un panno umido.
DETERGENTI PER SPECCHI Strofinate con
carta di giornale imbevuta di olio di eucalipto per
evitare l’appannamento degli specchi.
In salotto
DETERGENTE PER MOQUETTE Spruzzate del bicarbonato di
sodio sulla moquette prima di passare l’aspirapolvere per deodorarla.Poi,
una volta asciutta,spazzolare o passare l’aspirapolvere.
DETERGENTE PER FINESTRE Aggiungete mezzo bicchiere di aceto
ad un litro di acqua calda per ottenere un effettivo detergente per finestre.Se
molto sporche, lavate prima le finestre con acqua calda insaponata. Usate carta
di giornale imbevuta di aceto per ottenere un’ottima brillantezza.
In lavanderia
CANDEGGIANTE Usate un bicchiere di succo di limone in mezzo
secchio d’acqua e lasciate il bucato in ammollo dalla sera al mattino
successivo oppure sostituite con mezzo bicchiere di borace per ogni
bucato per sbiancare e ravvivare i colori.
SMACCHIANTE Usate olio di eucalipto per togliere macchie prima di
lavare. Basta applicare poche gocce e lasciare evaporare.
DETERGENTE PER BUCATOPer creare un detersivo per bucato
economico,ecologico e sicuro,mescolate un terzo di bicchiere di sapone naturale
(grattugiato) con un terzo di bicchiere di soda per lavare.Fate sciogliere in un secchio
d’acqua calda e riempite con acqua.La miscela si trasformerà in una gelatina morbida.Usate
2-3 bicchieri per ogni bucato.
In cucina
DETERGENTE PER SUPERFICI Usate bicarbonato di sodio
su un panno umido per pulire ripiani,lavandini,finestre e le
superfici del frigorifero o del congelatore.
DETERGENTE PER STOVIGLIE Usate sapone naturale per
lavare le stoviglie e aggiungete aceto bianco per risciacquare e dare
brillantezza ai bicchieri.
DETERGENTE PER IL FORNO Evitate i detersivi caustici per il
forno.Pulite il forno con un panno insaponato mentre è ancora caldo.

lunedì, maggio 21, 2007

STORIA VERA

Forse la troverete sui giornali locali, martedì, ma è così assurda che val la pena riprenderla anche qui, chè l'ho saputa in anteprima.
Succede, otto mesi fa, che a San Martino nasce un bimbo, il quale viene regolarmente denunciato all'anagrafe con il nome di Venerdì.
I genitori si sentono fare un po' di storie, ma insistono, loro gli piace Venerdì. Il bimbo cresce e, come tutti i bimbi, reagisce nel sentire il suo nome.
Ma adesso arriva ai genitori un avviso del tribunale: in base alla legge sailcavolo, che proibisce ai genitori di mettere nomi "ridicoli o offensivi" ai loro figli, Venerdì dovrà cambiare nome. L'esposto alla Procura è stato fatto da uno zelante funzionario, e Venerdì è stato considerato "ridicolo o offensivo", anche se i genitori dicono che Robinson non c'entra nulla. E giustamente fanno notare che se Totti può chiamare Chanel sua figlia, perchè loro non possono chiamarlo come un giorno della settimana?
La mamma di Venredì è già stata sentita due volte dai giudici del Tribunale delle famiglia, che si riunirà
in questo giorni per decidere sul caso, anche se i genitori hanno già annunciato ricorso in caso di sentenza a loro sfavorevole. Nel mentre, qualche altro bambino verrà forse massacrato dalla sua famiglia, aspettando una sentenza che passerà in coda a questa appassionante vicenda.
Ma questo sembra facile populismo: e allora aggiungiamo anche la chicca. Se non saranno i genitori a cedere, scegliendo un altro nome per il pupo, gli toccherà d'ufficio quello del santo del giorno in cui è nato: Gregorio Magno.
Voi cosa preferireste?

ONLY FOR WOMEN


Mi si chiede Come mai non aggiorni il blog, ma se c'è un motivo va trovato sul fondo, chè io non lo so. e mi aggiro cercando, cosa non so. come diceva Virginia Woolf " C'è tutto il problema che mi interessava... delle cose che non si dicono...che effetto ha questa reticenza? (...) E poi c'è il problema delle cose che accadono normalmente, continuamente."
E allora, sia pure un po' pressata dalle cose che accadono, continuo ad esercitare la mia personale reticenza e mi limito a un'informazione discutibile ma, chissà, forse utile. Che è una di quelle cose di cui virginia woolf non avrebbe parlato mai, gli assorbenti alternativi all'usa e getta. Se vi interessa almeno guardare come sono fatti, li trovate qui: a me il sito e le tipe, con qualche discorso intorno al valore delle mestruazioni e la riscoperta della propria luna, ecco, non è che mi dica tanto.
chè penso che sulla teoria si possano fare tanti e giusti discorsi sulla rimozione collettiva e sociale degli aspetti meno asettici della femminilità, e che per esempio è mica un caso che la società dell'immagine e del consumo privilegino la donna anoressica, quella che per prima cosa le saltano le mestruazioni e per seconda sia più simile a un androide che a una donna.
e non è mica un caso neanche che abbiano inventato una pillola che le elimina (le mestruazioni, non le anoressiche) , fra l'entusiasmo dei ricercatori (maschi) e qualche parere di donna in carrieraepalestra che dice "Non vogliamo più affrontare il corso naturale del nostro corpo, non abbiamo tempo da perdere."
E penso sia corretto che i gruppi femministi stiamo remando contro questo nuovo farmaco, e che a quanto pare la Weyth che l'ha prodotto si trovi costretta a una lunga e intensa campagna promozionale quando si aspettava che invece ci saremmo picchiate per averlo.
Però, ecco, sarà che mi piace il buon senso, ma trovo altrettanto giusto ammettere appunto senza reticenze che le mestruazioni sono, anche, una gran menata. E che, come diceva il KGgB, "mi spiace per l'ambiente, ma trovo gli assorbenti un'invenzione geniale." E quindi non farò venire i sensi di colpa a nessuna, chè non ce li meritiamo (e i rasoi altrettanto usa-e-getta, allora?) . Però, il minimo che si può dire di questi assorbenti non-getta, è che sono più rispettosi anche del nostro corpo e, soprattutto, che fanno risparmiare un sacco di soldi. Così, visto che quest'ultimo vil problema sta diventando preponderante nella comune-ty, ho pensato che la segnalazione potrebbe essere utile. poi fate come volete, e siate pure reticenti in proposito, non me la prenderò.

giovedì, maggio 17, 2007

NOTTI

... da un po' di tempo in qua orribili, per un motivo o per l'altro, così anche un ostinato gufo a neanche mezzanotte pensa che forse se ne va a nanna, sperando in meglio. ma prima posta queste foto qui, sottratte al magnifico sito di Focus.it, che raccomando caldamente a chi deve far passare il tempo a una scrivania.
questa qui del koala è proprio come mi sento, se solo ci fosse una scrivania invece del ramo.



questa, invece, è in onore dei pipistrelli che svolazzano vicino a casa, e ogni sera mi incanto un pochino a guardare il loro volo bizzarro, tutto a scatti eppure aggraziato, come un giocattolo meccanico del '700, e sono contenta che anche quest'anno ci siano.




e questa, dedicata ad Achille, è perchè i bradipi sono animali magnifici, da cui dovremmo imparare qualcosa...

Aaaungh, buonanotte!

martedì, maggio 15, 2007

SE E' VERO

Se è vero, com'è vero, che questo mondo ormai fa sempre più schifo a chiunque, anziano giovane o medio che sia.
Se è vero, com'è vero, che questo Paese sembra sempre più allo sfascio a chi ci sta dentro, salvo poi scoprire che gli altri non sono molto meglio.
Se è vero, com'è vero, che quel che si prepara sembra ancora peggio e chi se ne rende conto si vede proporre le lampadine a basso consumo come se con quelle fosse tutto risolto.
Se è vero com'è vero che, ancor più che in altri momenti, per arrivare a un qualsiasi, minimo, risibile risultato bisogna aspettare anni, e accettare compromessi, e ingegnarsi e impegnarsi, e non è affatto detto che ci si arrivi.
Se è vero com'è vero che ovunque il guardo io giri vedo solo disperazione, e precarietà, e fatica, e paura del futuro anche in chi il futuro dovrebbe averlo alle spalle.
Se è vero, com'è vero, che anche chi si sente garantito sa che tutto può capovolgersi da un momento all'altro, e tutto quello che credeva di aver raggiunto finire in niente.
Allora, a proposito di gap generazionale, cos'altro si può dire, cos'altro si può cercare di far capire a chi si trova davanti questo mondo e questa situazione, se non che ognuno ha il diritto e il dovere di inseguire il proprio sogno?
Scendendo a patti con la realtà, come abbiamo fatto tutti, anche se la realtà di oggi è ben più dura di quella di un tempo. Ma non è più dura di tutte le realtà nella storia dell'umanità: e in ogni luogo e in ogni tempo c'è stata gente, molta di più di quello che siamo abituati a pensare e di quello che è scritto nei libri di Storia, che ha inseguito il suo piccolo sogno e lo ha raggiunto. Prima o poi, chè la realtà chiede il suo prezzo, e spesso è in termini di tempo. O di soldi, o di indipendenza, o di fatica, o di paura. O di tutte queste cose.
Ma l'importante è avercelo, il sogno. L'importante è, anche anno dopo anno se occorre aspettare, capire quale parte del sogno si può abbandonare, o cambiare, perchè possa diventare realtà. L'importante è capire quanto è importante.
Perchè un sogno può essere una piccolissima cosa, ma quella è, e non può confondersi con il bisogno di sicurezza, con la voglia di viaggiare, con la paura di qualsiasi compromesso, con la facilità della fuga. Non può appiattirsi su sogni altrui, anche se a chiunque viene la tentazione, soprattutto quando le difficoltà sono tante e confuse, di pensare che altri siano più furbi o più in gamba di noi.
Certo, bisogna stare al mondo. E mangiare, e vestirsi, e magari anche farsi una birretta ogni tanto. Non per questo il sogno muore.
E sbaglia chi crede - e in questi blog di pulcinella ognuno può sapere a chi penso, ma credo che il problema riguardi tutti, lo ribadisco - che noi "grandi" non ci rendiamo conto.
Anche per noi la vita è sempre più precaria, e difficile, nè siamo ciechi e sordi da non sentire le storie di gente della nostra età improvvisamente "dislocata" o licenziata, da non sentire sulla nostra pelle come il futuro, che prima appariva in qualche modo prevedibile, ora è affidato al capriccio del caso - se vogliamo chiamarlo così, chè in realtà si chiama padrone, oggi come ieri. Non siamo immuni, a meno di non essere nettamente dall'altra parte della barricata, dall'impoverimento nè dalla sempre più feroce impossibilità di arrivare a quello che fino a ieri ci sembrava essenziale. Le formichine, tra noi, hanno una vita più facile, come da fiaba. Ma perfino loro patiscono, e vedono la realtà.
Chi tra noi non ha capitali da mettere a disposizione dei figli perchè possano trovare più facilmente la loro strada (e forse anche in quel caso, però), può solo cercare di ricordare, sperando che sia vero, che l'umanità finora se l'è sempre cavata, anche in situazioni disperate.
E che, perfino ora, ognuno di noi è libero di scegliere cosa vuole veramente. Non subito, o comodo, o facile, o sicuro: cosa vuole davvero. Che le scelte immediate devono tenere conto della realtà, ma la realtà non può soffocarci, può solo metterci tanti bastoni tra le ruote e confonderci le idee. E noi possiamo essere più testardi di lei, e lavorare per schiarirci, e tenere almeno un pezzettino dove il sogno continua a vivere. E continuare a credere che un giorno finirà per coincidere con la realtà, con il farne parte.
E' scarno e scarso come patrimonio, senza dubbio, e fors'anche un po' irritante. Ma cos'altro si può dire, di più vero?
Quando si decide di fare un figlio, che è un bellissimo sogno, si sa che si deve aspettare. E, checchè se ne possa raccontare, non è che l'attesa sia di per sè piacevole. Ma ci si può limitare a vedersi crescere la pancia oppure cercare di fare il possibile perchè tutto vada bene: camminare, e mangiare verdure, e andare a quelle cose odiose che sono i corsi preparatori, e tenersi il mal di testa chè la novalgina è meglio di no. E preparare magari anche la stanza o almeno la culla, e leggere libri, e mille altre cose ancora.
Io credo che ci siano periodi storici in cui l'umanità può solo aspettare, aspettare che qualcosa cresca. E le singole persone che fanno l'umanità possono aspettare passivamente, o darsi da fare: non necessariamente per l'umanità tutta, che mica siamo tutti Gandhi, ma per quel pezzettino di umanità che ci compete. Che saranno i doloranti e gli stressati per il gipunto, la memoria degli oppressi (forse) per il KGgB, la solitaria rivoluzione per l'amicae. O il teatro, o i libri, o il mantenere una moralità in un mestiere che la va perdendo. O i propri figli, per qualcuno e in un certo momento, o i gatti randagi se proprio di meglio non si riesce a trovare. Per essere pronti quando verrà il momento, per aggiungere una pillola di vitamina a quel qualcosa che cresce: come ha sempre fatto, del resto, e non bisogna lasciarsi schiacciare dalla durezza dell'attesa, nè rassegnarsi a credere che questa volta non sarà così.
Allora, io sono convinta che perseguire, con intelligenza e sforzo di lucidità, il proprio piccolo e individuale sogno sia aggiungere ben più che una vitamina. E continuo a pensare, testardamente, che sia meglio lavorare per il proprio sogno che diventare una di quelle persone tristi che per paura, per ansia o confusione hanno rinunciato. E che, arrivate a cinquant'anni, si convincono che i sogni li hanno solo i ragazzi, un fatto dell'età che poi passa, come la varicella.




lunedì, maggio 14, 2007

PARANOIA


Da Republikit apprendo che Mario Lozano, il soldato accusato della morte di Nicola Calipari, insiste nella sua versione secondo cui la colpa di tutto è di Giuliana Sgrena: se lei non avesse voluto andare in Iraq, Lozano non avrebbe sparato a Calipari.
Logico, no? A me, per antisciovinismo genovino, piacerebbe di più dare la colpa a Cristoforo Colombo, con altrettanta logica, ma tant'è. E la scusa, del resto, non è nuova: da sempre, il potere accusa le vittime di essersi trovate sul posto. E da sempre, la voce del potere è quella del più sfigato tra gli sfigati, quello che mai ha capito un cazzo e appunto perciò fa la voce grossa.
Qualche dubbio su come appaiano agli altri le sue motivazioni, però, il soldato Lozano lo deve avere, tant'è vero che dice di non essersi presentato al processo in Italia perchè teme "per la mia vita e per i miei familiari". Ma forse no, non si tratta di dubbi, sono proprio certezze.
Il Dipartimento di Stato americano, infatti, consiglia ai turisti merigani che varcano gli ampi confini Usa, di "non accettare cibi e bevande" dagli sconosciuti. E sul blog su cui ho trovato la notizia - non so più qual è, chiedo scusa - si faceva giustamente notare che un viaggio che esclude il concetto dell'ospitalità e dell'incontro tale non è, e polverizza secoli di valori morali e di umanità. In nome di una diffidenza arrogante e presuntuosa, aggiungo io. Chè, se la paranoia d'oltreoceano non ci stesse contagiando tutti, si potrebbe anche provare un po' pena per questi merigani che come il bambino secchione e spia della classe, vivono nell'incubo che prima o poi qualcuno gliele farà pagare.


RUMENTA PRIMA. MA DOPO?



Mi sono messa tra i preferiti due siti di "riutilizzo" e ogni tanto li apro: in realtà, il mio riutilizzo preferito è quello estemporaneo, che mi viene in mente là per là perchè mi manca una cosa o l'altra e non ho voglia di spendere tempo o soldi per comprarla, ma vedere le idee degli altri è sempre bello.
Fra i due siti, che credo di aver già segnalato qui, uno è modestino anche nella grafica: Io Ricreo solo ogni tanto mette un'idea, sempre però con steps fotografici. E generalmente sono idee sensate, ovvero cose che a uno può capitare di fare: la più recente, è vero, è una saliera trasformata in portabastoncini da cocktails, che insomma non è che uno proprio tutti i giorni gli serva, ma in compenso non deve fare altro che conservare la saliera.
Ri-creazione, invece è molto più fighetto, ogni volta che lo si apre c'è qualcosa di nuovo: chi tiene il blog ramazza da qualsiasi sito, correttamente citando peraltro, qualunque idea abbia attinenza con il riutilizzo . E a me dà un po' sui nervi.
Perchè, per carità, mica è sbagliato per principio far rientrare il signor Vitali, che lavora la carta di giornale con ferri da maglia giganti (link:http://www.ri-creazione.info/
index.php?title=lavorare_a_maglia_carta_di_giornale&more=1&c=1&tb=1&pb=1) nel concetto di riutilizzo, dal momento che in teoria si mostrano e dimostrano le infinite possibilità del riciclo di materiali.
Però a scorrerle una dopo l'altra, la maggior parte di queste idee appaiono superflue, un mero esercizio di creatività senza uno sbocco possibile: mi piacciono, per esempio, gli appendini fatti con le vecchie forchette - perchè di appendini si ha bisogno e le forchette sono divertenti e anche probabilmente comode per l'uso. Ma la maggior parte delle cose proposte... insomma, può anche darsi che qualche studente riesca a sopravvivere per un'estate vendendo portafogli ricavati dai cartoni del latte o dai pacchetti di patatine, e su come realizzare fiori finti con i vecchi collant ci hanno fatto su anche un libro. Ma a me pare abbia poco senso proporre cose inutili al posto di cose inutilizzabili.
Ci sono, i maniaci dell'art&crafts, e anch'io mi sono dilettata con il decoupage, con la carta velina sovrapposta, con gli stencils e insomma, a periodi, con attività varie per le quali utilizzavo materiali di recupero. Ma era una specie di piacere creativo, prima di tutto, non qualcosa che facevo per salvare il mondo: anche perchè, in ogni caso, si ha sempre bisogno di colla, vernici, pennelli, stampini o, insomma, di attrezzatura e materiali che vengono comprati. E spesso il risultato della fatiche non riesce così bene come lo si vorrebbe, e finisce che lo si tiene in casa per un po' e poi lo si butta via: sprecando così anche i materiali nuovi oltre al vecchio.
Allora, io non potrei mai essere contraria a una qualsiasi forma di creatività, e so che per imparare a fare bene qualcosa ci vuole il suo tempo e i suoi errori: ma mi piacerebbe che in confini fossero più precisi - pur tenendo conto che a volte sono difficili da tracciare - e i discorsi più puliti.
Perchè a me tanto salvifico non pare per nessuno riempire la propria (e altrui, immagino, dopo un po'...) casa di fiori finti fatti di collant: meglio che riempirla di fiori finti di plastica fatti in vietnam, indubbiamente, ma forse il discorso sarebbe più corretto se invece si indicassero tutti i possibili usi dei collant rotti. Allora, forse, capirei anche i fiori finti, se fossero in mezzo allo straccio per i pavimenti invece dello swiffer o comesichiama e al portavasi in stoffa da ben 7 euro (giuro! ed è un pezzettino di maglina, proprio come la gamba di un collant), o a come trasformare il pezzo ancora buono in maniche di lusso per la t-shirt.
Certo, le idee sono mica tutte lì belle ordinate ad aspettare che uno le archivi sotto la voce apposita e forse, alla lunga, il risultato del sito potrebbe anche essere quello che a me piace di più. Ma, insomma, a me sembra che l' idea del riutilizzo, così come si presenta in Ri-creazione, non faccia che cambiare l'ordine degli addendi, esaltando un sacco di cose di cui semplicemente potremmo fare a meno solo perchè le materie prime sono di recupero.
Mentre quello che dovremmo fare, nonostante il fascino e l'accessibilità dell'Ikea, è provare proprio a ri-pensare il nostro rapporto con gli oggetti, l'abitudine a essere circondati da una folla di cose che in gran parte non hanno più una funzione e spesso non hanno mai avuto un significato, a pensare le nostre case come posti in cui ogni oggetto ha almeno un storia, una passione dietro di sè. Ma in cui, anche in questo caso, non è necessario conservare traccia e memento di ogni storia e passione.
Non so, io è da un po' che ci giro intorno a 'sta cosa degli oggetti e del rapporto ormai malato che abbiamo con loro e non sono un modello di coerenza in questo senso, chè molti sono gli oggetti che non hanno apparente funzione in casa mia - se non quella di suscitare un sorriso, a volte. Però mi pare che se ci si prende la briga di ri-creare qualcosa, ecco, allora si dovrebbe fare lo sforzo di creare qualcosa di indiscutibilmente migliore, di davvero utile e sensato: e spesso gli usi più sensati non sono quelli più affascinanti e originali, sono semplicemente lì sotto il naso, basta pensarci un attimo. Per altre cose, più raffinate o decorative (be', mica tutti abbiamo gli stessi gusti) o anche un po' maniacali come la carta dei cioccolatini lavorata all'uncinetto per farne un portacaramelle, mi pare ci sia poca differenza se usiamo materiali di scarto o meno. Mi sbaglio?

venerdì, maggio 11, 2007

ZONTA

alla dotta divulgazia del brother:

Solo due cose sono infinite, l'universo e la stupidità umana, e non sono sicuro della prima.

> Albert Einstein

giovedì, maggio 10, 2007

QUANDO LA TV DICE IL VERO

Sta girando sul web, e magari i televisiofili l'hanno già visto, ma eccolo. e poi dice come mai siamo depressi... perchè noi sappiamo che è davvero così, ecco perchè.

mercoledì, maggio 09, 2007

BUONE NOTIZIE



Non che ci cambino la vita, neh?
Però fa piacere sapere che gli OGM sono stati fottuti e il governo francese bacchettato per aver lasciato che venissero seminati senza autorizzazione.
Questa la notizia, da
Lifegate:
Per la corte hanno agito "in stato di necessità", respinte la richieste d'indennizzo di Pioneer e Monsanto. Il tribunale di Versailles ha deciso il rilascio dei nove membri del sindacato agricolo, incriminati nel luglio 2003 per avere falciato un lotto di granoturco transgenico. Le parti civili (le società Pioneer, Monsanto e il gruppo d'interesse pubblico Geves) inoltre, si sono viste respingere le domande di indennizzo e interessi. La decisione di Versailles conferma una sentenza precedente, del tribunale di Orlèans che aveva riconosciuto lo "stato di necessità. La giustizia sembra dunque evolvere verso un atteggiamento più comprensivo verso i faucheurs di OGM, mentre il governo francese è portato in giudizio dalla Commissione europea per non avere recepito la direttiva che disciplina gli OGM, e dopo che nel 2005 quasi 1.000 ettari di granoturco transgenico sono stati piantati senza le comunicazioni previste dalla legge.

La seconda notizia, invece, piacerà soprattutto alla Nessie, ma anche a noi non ci dispiace. Eccola qui, dalla newsletter di Jacopo Fo, il titolo è suo:

Non tutta la Cina viene per nuocere
Il premier cinese Wen Jabao ha annunciato un interessante piano per "diffondere l'istruzione scolastica".
Coloro che decideranno di andare a insegnare nelle zone piu' rurali del Paese, potranno frequentare l'universita' gratuitamente.
Gia' dal prossimo anno il progetto coinvolgera' 10mila studenti di 6 diversi atenei, che risparmieranno i 1.280 dollari annuali di tasse scolastiche.
In cambio si sottoscrive un accordo in cui ci si impegna ad insegnare almeno per tre anni in una scuola di villaggio.

(Fonte: misna.org)

E d'accordo, non credo che il governo cinese faccia ciò per amor del popolo, (non più? mah...) ma piuttosto perchè per diventare o'veramente una potenza mondiale ci ha anche bisogno di cervelli e non solo di bruto lavoro, ma 'nzomma tanto lo fa. E aggiungo che pare abbiano spedito in giro per le campagne millemila studenti con l'incarico di insegnare l'educazione ambientale alla gente. Sarebbe meglio non facessero dighe e fumi, lo so, ma questo vale anche per noi che non educhiamo manco nessuno.

martedì, maggio 08, 2007

POI BASTA, PROMETTO


L'amicae. è sempre fantastica, e dopo aver scatenato un vespaio che coinvolge generazioni e rivoluzioni, se ne tira fuori con la ricetta del cavolo farcito. Allora, dato sì che è suonata la campanella, aggiungo solo qualche considerazione che mi sembra doverosa.

La prima è una precisazione: il personale è politico, non smentirò questo slogan dei miei tempi. Ma credo che non sempre sia opportuno mischiare tutto il personale con tutto il politico. Il distacco dai genitori è un fatto fisiologico, nella nostra società spesso accentuato e strumentalizzato non a caso, ma in sè positivo e doveroso.
Come, quando, fino a che punto debba esserci è problema individuale e, da sempre, un grosso problema soprattutto per le donne (c'è un sacco di letteratura sull'argomento, di cui non farò il riassunto), per tutto il portato di identità negletta di cui è stato caricato il "modello femminile", e non solo per quello. Non credo - e ci ho riflettuto un sacco - che il distacco debba per forza essere "scontro", credo possa essere un confronto che comprende senza drammi momenti di scontro.
Credo però che la politica - e io uso sempre questo termine nella sua accezione migliore - debba e possa fornire un terreno comune su cui questo conflitto, come altri, viene momentaneamente sospeso in nome di una battaglia o di un sentire comune. Ciò implica una contraddizione o forse addirittura un po' di schizofrenia, ma credo sia importante accogliere e accettare questa schizofrenia.
Chè se si confondono i padri (e le madri) politici con quelli personali, diventa più difficile capirci qualcosa, e fare le scelte giuste. Perchè, perfino quando sono le stesse persone fisicamente, non lo sono moralmente. O, almeno, se sono compagni, cercando di non esserlo, di non far pesare il proprio essere genitori: ma sapendo di avere il diritto e il dovere di trasmettere la propria esperienza. Che poi ci riescano, a fare entrambe le cose o almeno una delle due, oppure no... be', secondo me rientra più nell'umano che nel politico.
Anche se è senza dubbio un errore, prima di tutto politico, sottovalutare o addirittura disprezzare e rifiutare ciò che di buono arriva dalle nuove generazioni. Così come è un errore - politico prima che umano - che le nuove generazioni facciano altrettanto con le vecchie: nonostante gli atteggiamenti urtanti che queste ultime possono avere (ma qui si fa una scianca), nonostante i tradimenti, nonostante l'umano percorso di una generazione che molto ha provato a fare e molto ha visto distrutto.

E allora ha ragione la Nessie, quando dice dei piselli di Mendel, ma non sarà così facile neanche per voi. Il tentativo di avere una coerenza politica e personale si è scontrato per molti di noi, e soprattutto per le donne, con la divergenza assoluta delle scelte: anche a livello banalissimo, sei rivendichi il tuo diritto di uscire la sera così come l'hai imparato (e ti pareva di averlo conquistato) quand'eri femminista, devi comunque porti il problema di chi sta con i figli, e come.
E le ragazze di oggi, per le quali uscire la sera è diventato talmente normale che il contrario sembra inimmaginabile, si scontreranno con lo stesso problema nostro. E se troveranno, come spero, soluzioni migliori delle nostre ne saremo tutte felici, che un altro passo andrà ad aggiungersi ai nostri. Ma se i loro figli avranno nonne che non portano i nipoti di nascosto a farli battezzare (è capitato, è capitato...), be', credo che di questo potrebbero essere felici loro. Anche se un po' di quelle nonne non hanno saputo fare le madri come, immagino, loro stesse avrebbero voluto.

Ancora, il servizio d'ordine, questa riflessione geniale del KGgB: che, sostanzialmente, è vera e corretta, è esattamente ciò che si dovrebbe fare.
Ma è esattamente ciò che la Sinistra - intesa nelle sue varie sfumature e connotazioni storiche, una per l'altra - non è riuscita a fare mai. Nei momenti "storici" sì, che fosse il teatro o il G8, ma mai con continuità. E non credo che sia colpa della Sinistra, che pur tante ne ha: perchè ad ogni battaglia, non importa se persa o vinta, la reazione è forte, e ce la mette tutta per schiacciare chi e quello che è rimasto in piedi.
Andò così nel '22, dopo la Guerra di Spagna, dopo il governo Allende, tanto per dire i primi casi che mi vengono in mente. E rimando a Moni Ovadia, di cui ho già parlato per avere una sia pur minima idea di ciò che si scatenò contro l'Unione Sovietica dopo la Rivoluzione d'Ottobre.
E, soprattutto, andò così dopo la Resistenza: chè il mondo che volevano, i partigiani mica sono riusciti a costruirlo, e chi crede che nel '68 videro nel movimento degli studenti, o in quello delle fabbriche, la loro stessa battaglia, sbaglia profondamente.
Bocca, il partigiano Bocca che oggi ci troviamo - e ben venga - di nuovo al nostro fianco, in quel periodo fu uno dei nostri più acerrimi nemici. E come lui si comportarono i partigiani dell'Anpi, il Pci, i sindacati... gli sfottò che ho dovuto sopportare dagli operai, quando eravamo in piazza con loro (cioè, sempre: e non viceversa, chè gli operai non facevano gli scioperi studenteschi, e non per discrezione umano-politica o per non rubarci la scena, ma perchè se ne strafottevano proprio) non si contano.
E, perdonatemi tutti se sembra che io rivendichi a nome della mia generazione, fummo noi a recuperare la Resistenza, studiandola e ascoltando con pazienza chi ci raccontava, un po' lusingato e un po' strafottente. E insisto sullo studio, sulla conoscenza di ciò che era successo, sulla ricostruzione il più possibile precisa e corretta di com'erano andate le cose, prima, durante e dopo. (Avevamo un sacco di tempo, noi, chè palestre e piscine e locali, nisba, non c'erano proprio. :-)).
E chi pensa che a noi la Resistenza sia stata insegnata con l'abc, canna di brutto: sui libri di scuola, l'unico "resistente" citato era un prete ucciso dai nazi. E a casa, con tutto che le nostre mamme eran lì dal mattino alla sera, mai se ne parlava. non stava bene, chissà con che idee sarebbero venuti su i figli, c'era altro da fare e da pensare, per fortuna quel periodo là era finito. Io ho saputo che mio nonno era "un comunista" dieci anni dopo che mio padre - suo figlio - era morto, da mia madre che nel passato si era altrettanto ben guardata dal dircelo. Era un mondo così.
Senza il '68, quindi, in Italia la Resistenza non sarebbe neppure quel richiamo ideale che è oggi: era già stata mummificata, nel giro di una ventina d'anni, imbalsamata nella sua bella teca. Con gli ex-partigiani dentro, che sfilavano tra di loro il 25 aprile e, qua e là, si ingegnavano a tener viva una memoria, almeno.
Allora, KGgB, la metafora delle sedie dalla galleria è bellissima, ma vale i cordoni della Fiom al G8: quello che è difficile è, tra un momento di unità e l'altro, provare a capirsi, a sopportarsi e a stimarsi reciprocamente. Senza prendere a pretesto i peggiori fra noi e gli ignavi, da una parte e dall'altra, per essere sfiduciati e tristi e rancorosi.
Che è vostro dovere additarci le nostre colpe, ma è nostro diritto aspettarci che lo facciate in un modo costruttivo, e non con lo scopo di assolvervi da un compito che siete voi stessi ad avere mitizzato: il vento della Storia non si muove a piacimento dei singoli.
E, tuttavia, si muove. E credo sia diritto e dovere di tutti noi, senza perderci in sterili scianche generazionali, guardare con ottimismo i segnali positivi: pochi o tanti, espressi da giovani o da settantenni, in piccolissimi gruppi o in manifestazioni epocali.
Non è questo un tempo, nè un mondo, che ispiri l'ottimismo: proprio per questo, bisogna esserlo a tutti i costi.

E se l'amicae. mette il cavolo, io posto un polpo: ormai è noto che, poveri, siano animali molto intelligenti, e ci si chiede perchè mai non riescano ad andare oltre il livello evolutivo in cui sono ormai da tempo. Una delle spiegazioni che vengono date a questa anomalia è che, a causa delle caratteristiche della loro vita, ai polpi manchi un dato essenziale di progresso: la trasmissione di conoscenze da una generazione all'altra. Non caschiamoci, suvvia, in questa trappola - abilmente manipolata -del diventare polpi...


lunedì, maggio 07, 2007

NOSTALGIA CANAGLIA 2


Essì, lo so che già tanto ho scritto: ma una cosa è la Storia e altra cosa sono gli individui, e l'amicae. ne fa un pout-pourri da cui non esce bene nessuno dei due. E se pensate che questo dibattito interessi solo me e lei, mi scuso e saltatemi pure.
Che, tanto per cominciare, mi vien da pensare che l'amicae. non abbia incontrato tanta gente bella o che, come spesso accade nei primi trent'anni di vita, non abbia saputo cogliere quello che c'è ancora di bello in persone che, come lei, ancora lottano. Silenziosamente, senza vantarsi troppo e senza menarlo su com'erano belli quegli anni. Ah, il casino, che meraviglia. Meraviglia un cazzo. Andavi in giro tranquillo per fatti tuoi e ti trovavi inseguito dai fasci (e non volevano certo salutarti, e neanche solo spaventarti), riunione fino all'una e alle sette davanti a scuola a dare i volantini, la scuola a puttane, lunghe discussioni politiche anche con i fidanzati - dentro un cabina del telefono, che allora c'erano, se pioveva, perchè nei locali andavano solo i borghesi - "una birretta" era espressione ignota chè ignota era, praticamente, la birra, chi ha imparato a ballare l'ha fatto negli anni '80 o ancora dopo. E potrei citare mille altri aspetti negativi se non temessi di apparire come chi magnifica i propri sacrifici e la propria virtù. No, non era nè sacrificio nè virtù: anzi, spesso eravamo anche proprio cretinetti. E incoscienti, e ignari del male che potevamo fare e che a volte abbiamo fatto. Io credo che chi ha vissuto davvero tutto ciò non possa avere quella nostalgia che ora si legge sui post: quella appartiene a chi le cose le ha viste di striscio o, al contrario, a chi ne ha avuto la vita in qualche modo bloccata. E anche questi ci sono, e a me dispiace per loro.
Però non credo sia giusto farne un discorso generazionale, nè da una parte nè dall'altra: si può forse fare una colpa ai diciottenni di allora se vi fu la Restaurazione dopo la Rivoluzione Francese e il periodo napoleonico? No, a distanza di tempo si colgono le motivazioni storiche e politiche di ciò che avvenne, e ciò che non avvenne non si può imputare a nessuno. Neanche a chi aveva fatto la Rivoluzione, o aveva sostenuto Napoleone: se gli esseri umani fossero in grado di difendere le conquiste di civilità e di progresso sociale contro ogni attacco, sempre, ormai saremmo una società perfetta. Invece, gli ottimisti dicono che un po' si va avanti un po' si torna indietro senza mai perdere del tutto ciò che si è conquistato, e i pessimisti dicono che non cambierà mai nulla: ma, in un discorso storico generale, nessuno si sogna di dare la colpa a una generazione o a quella precedente. Non basta aver voglia di fare la rivoluzione per riuscire a farla.
E il non riuscire, o il non essere riusciti, a fare la rivoluzione non può essere un motivo per dividere in base all'età le nostre già piccole forze. Io riconosco all'amicae. i suoi tentativi di fare la "rivoluzione più silenziosa", e l'amicae. mi piace e la stimo anche per questo, ma vedo che lo stesso tentativo lo stanno facendo molti cinquantenni e sessantenni, se non oltre. E che spesso viene facile capire come i ragazzi non si sentano attratti neanche dalla politica migliore - emergency o legambiente, i circoli culturali o le organizzazioni più spurie - prima di tutto perchè sono piene di gente, be', diciamo "nata prima" che è più carino. Non ci sono tanti quarantenni, a onor del vero, chè il '77, appunto, cose salde ne ha lasciate pochine: ma anche di loro qualcuno c'è.
Quello che l'amicae.rimprovera alla mia generazione, se ho ben capito, è di prendersi tutto lo spazio, di non aver saputo insegnare e trasmettere. E non ha torto: anch'io mi sono sempre stupita di come in manìf la stessa gente che ci viene da trent'anni non ci sia mai con i figli. Ci sono compagni onnipresenti a cui non oso chiedere dei figli, perchè a furia di non vederli mai non sono più neanche sicura che a un certo punto li abbiano avuti. Ma io, o noi, che in manìf con le figlie ci andiamo - e un tempo erano le figlie che venivano con noi - ci siamo sentiti spesso rimproverare l'invadenza: è naturale, a nessuno fa piacere sentirsi eroe in compagnia di mamma e papà. Anche se poi credo che ci siamo anche divertiti, tutti insieme, più di una volta. E allora forse non è facile applicarlo, ma un vecchio principio della Sinistra "vera" voleva che i compagni fossero prima di tutto compagni: io i limoni non li dò solo alle mie figlie, lo do a chiunque me lo chieda, finchè ce n'è. E se sono lì, non mi semnto la mamma di nessuno (almeno da quando nessuno ha più dodici anni), mi sento solo una compagna che, con più esperienza, sente di più la propria responsabilità, anche nei confronti degli altri. Di tutti gli altri. E se a volte taccio è perchè dà fastidio a me per prima sembrare saccente. E a volte sono saccente lo stesso. E a volte la mia esperienza serve (non mi ricordavo più, amicae., di avertelo detto io) e a volte, per fortuna, no. E quando non serve mi piglio la mia botta da paranoica, chè da sempre i più giovani mettono in ridicolo i timori dei meno giovani, anche fra compagni. E servono tutt'e due, i timori e il coraggio, l'esperienza e l'incoscienza: è quando ci sono tutt' e due, quando operano insieme, senza barriere nè da una parte nè dall'altra, che le cose cominciano a funzionare meglio. La serata al Mazda era un bell'esempio di ciò: nel gruppo Ansaldo che l'ha organizzata c'era gente di tutte le età adulte, e si vedeva.

E' vero, molti di noi non hanno saputo trasmettere ai figli le cose che pure loro stessi continuano ostinatamente a perseguire: io non so tanto immaginare il perchè, oppure ne so immaginare troppi. E potrei citare qualche difficoltà non da poco, nel decidere di crescere i figli "dalla parte dei perdenti": chè finchè ci stai tu è scelta tua, ma a loro magari scegli di passare la parte più innocua, chè abbiano qualche chance anche nel malefico mondo reale. Chè a crescere "diversi"o almeno controcorrente ci vuole fatica, e coraggio, e tostaggine: e alla maggior parte dei genitori non sembra giusto chiedere così tanto a un figlio. O forse non sa come fare in pratica: qual è il confine, a cosa dir di sì e a cosa di no... eccetera eccetera. E poi l'ansia, che da poco non è: chè, anche a parte i timori per l'incolumità fisica, chi può dire se quel figlio ha davvero la capacità di essere una pecora nera senza patirci? Non si può insegnare tutto, ci sono cose che non si insegnano, cose che sfuggono al controllo: e quando un figlio comincia ad oscillare di qua e di là senza trovare dimensione nè felicità, chè sogna grandi cose che non possono arrivare, non ora almeno, è difficile non chiedersi "cosa ho sbagliato?". Allora, forse per molti di noi è stato più facile, o a volte inevitabile, lasciarsi andare al ri-flusso dei tempi, almeno sui figli. E non è una giustificazione, ma neppure può essere una condanna.

Allora, a me non piace quando l'amicae. dice "la rivoluzione è nostra": di chi, nostra? Io sono d'accordissimo sulla valutazione che molte più cose stiano cambiando di quanto non appaia, sono d'accordo che ci siano modi e sentire che non emergono ancora ma ci sono, sono d'accordo che invidiare i francesi è una gran cazzata - e se poi il risultato delle banlieus è Sarkò... grazie, anche no - ma non sono d'accordo sul rivendicarne la proprietà e la gestione, su quel filo di sottile sufficienza che c'è nei confronti delle cose positive se sono fatte da cinquantenni, sul razzismo generazionale.

Credo che chi si riconosce, poco o tanto e per quello che vuol dire oggi, nella definizione di "compagno" debba comunque vedere nell'altro, nel vicino di corteo o nell'organizzatore di serate a favore del software libero, prima di tutto un compagno. Magari noioso - e credete che i partigiani non lo fossero? o quelli che avevano fatto il 30 giugno? - magari timoroso, magari fissato, magari stanco, magari provato dai suoi stessi limiti e dalle sue stesse speranze ancora una volta lontane: ma che ha ancora voglia di lottare, di provare, di fare. E credo che debba essere accolto da chi ha più forza e più speranze con la stessa gioia e voglia di capire con cui io guardo in manifestazione le due compagne vicino a me, che a volte sono anche, in più, le mie figlie. Ma che altre volte delle mie figlie hanno semplicemente l'età, e di questo sono contenta, e non per questo le sento lontane da me. Anche se poi la sera loro avranno ancora la voglia e le forze di andare a un concerto e io, magari, no.
La rivoluzione, amicae., è per definizione "di massa", di popolo, di tanti: il gap generazionale, almeno quando si parla di rivoluzione, lasciamolo agli americani che l'hanno inventato.

NOSTALGIA CANAGLIA 1


Il post dell'amicae. mi spinge a uscire dal silenzio su questa operazione mediatica e di sapore fortemente nostalgico - troppo, per i miei gusti - che si sta compiendo sul '77. Qualunque cosa io dica potrà essere usata contro di me, lo so, e tuttavia credo che sia giusto sottolineare che, a dispetto delle commemorazioni di questo periodo, il '77 fu solo la fine di tutto. 'A sparacchiata finale, come quella dei fuochi artificiali, ma purtroppo il fuoco ci fu davvero. E fu un ottimo pretesto - o un'ottima ragione, a seconda dei punti di vista - per affossare il movimento, qualunque cosa si voglia intendere con questa parola. Infatti, di lì iniziò la perdita di quel patrimonio collettivo di lotte, di rivendicazioni, di aperture, di cambiamento, che aveva caratterizzato il decennio precedente: non è che i frivoli anni '80 siano nati per caso.
Chi aveva fatto politica negli anni precedenti, nel '77 si era già allontanato o si stava allontanando dalla militanza: errori, frammentazioni, delusioni, nonchè l'orologio biologico che per noi ticchettava un po' prima, come si sa; senza contare i morti che avevamo lasciato lungo la strada. E, soprattutto, l'offensiva della reazione: la definizione è di allora, ma il concetto rimane giusto e onnicomprensivo. Chè non si creda che i padroni stanno a guardare, quando gli sfilano diciotto cortei al giorno sotto le finestre.
Quando "scoppiò il '77" - e, sinceramente, nel mio ricordo rimane un fenomeno limitato, sia come estensione geografica che come coinvolgimento dei più, sia, ancora, come incidenza politica - noi che stavamo più o meno affrontando un lavoro, una casa, magari anche una famiglia, guardammo con ovvia simpatia e con più o meno attiva partecipazione i "ragazzi" che ripigliavano fiato, che facevano ancora casino.
Per un po' ci fu forse ancora un po' di speranza, poi ci fu molta incazzatura: anche a prescindere dalle "pistole sotto le giacche" di cui parla l'amicae. , il movimento del '77 prestò da subito il fianco a strumentalizzazioni, confusioni, devianze politiche. E già da un po' si era visto che erano esattamente quelli gli strumenti su cui reazione avrebbe puntato per affossare dieci anni di conquiste e di speranze. Non mi dilungo sul terrorismo nè sposo la tesi dei "provocatori" pagati dalla Cia :-): ma quei "compagni che sbagliano", come alcuni si ostinavano ancora a chiamare l'Autonomia o perfino le Br, consegnarono le chiavi della cantina in mano alla destra, e dentro la cantina c'eravamo noi, ormai confusi e un po' acciaccati, ma non vinti, non ancora. Non c'era e non c'è un giudizio di merito sul '77: forse non poteva che essere così, forse fu soprattutto un generoso tentativo, forse poteva andare un po' meglio comunque. Ma, di fatto, divenne la lapide del '68: e ciò non toglie che chi lo ha vissuto possa sentire di aver vissuto momenti irripetibili e spinte ideali bellissime e condivise.
Gli anni che seguirono furono gli anni di piombo, che trovo spiacevolmente spalmati da Wikipedia fino a comprendere tutti gli anni della contestazione, nonchè delle stragi fasciste. Invece no: gli anni di piombo cominciarono, molto concretamente, già nel '75 con la legge Reale che autorizzava la polizia a sparare "in caso di necessità". Che già la polizia sparava e aveva sparato, ma teoricamente non avrebbe dovuto: con la legge Reale, invece, poteva e doveva.
Ci battemmo ancora in molti contro quella legge, ma nel '78 fu approvata dalla maggioranza dei cittadini, nel referendum abrogativo che la sinistra "ufficiale" di fatto non sostenne. Sempre del '78 è l'istituzione dei corpi speciali di polizia contro il terrorismo e del 1980 sono le leggi speciali di Kossiga, che di fatto rendono l'Italia quanto di più simile a uno Stato di polizia. In caso di perquisa, tanto per capirci (e sapevamo che tutti, dal primo all'ultimo, eravamo stati schedati negli anni precedenti) poteva bastare avere in casa le canzoni di Lotta Continua per essere portati via. E forse incriminati e forse processati, e forse no. Ma intanto potevano tenerti là quanto volevano.
Allora, con il massimo rispetto e comprensione per chi scrive commenti nostalgici sulla bellezza di quell'anno (e molta ve ne fu, come nella prima manifestazione del G8 cui accenna l'amicae., per esempio), io nostalgia non ne provo. Nè per quell'anno nè per quelli precedenti. Non mi esalto, non l'ho mai fatto: ho ben presente quanto ci è costato, in termini di generazione e individuali, quel periodo. Non rimpiango niente e solo a volte mi godo, sempre con stupore, la curiosa sensazione aver fatto un pezzettino di Storia. Neppure penso che avremmo dovuto fare di meglio, anche se mi sarebbe piaciuto: è vero, è stata una parziale sconfitta, ma sostanzialmente speravamo di migliorare il mondo, e solo chi non ha visto il mondo dei primi anni Sessanta può pensare che non ci siamo riusciti.
Ma questo discorso vale solo se si comprende più di un decennio di ribellione, di lotta, di rabbia, di studio e di ragionamenti, di fatica, e anche di rischio: non vale se si prende l'ultimo pezzettino, già agonizzante, e lo si fa diventare rappresentativo di tutto il periodo. Fare così significa, come al solito, compiere un'operazione - forse più in buona fede di altre, ma ciò non toglie - antistorica e revisionista, che sostituisce il sentimentalismo melò a una più utile ricostruzione ragionata e fondata, in cui si parli del bello e del brutto senza dimenticare il contesto.

ANNUNCIO


La somatizzazione non esiste. Dopo avermi rovinato un bel pezzo di vita, è stata decretata morta, o meglio ancora mai esistita, in un congresso a Vancouver nel 2003. Quale sia il congresso non lo ricordo e il libro in cui l'ho letto è come sempre accanto al comodino, mi separano da lui chilometri di casa dormiente, perciò basti dire che la fonte è affidabilissima, tanto prima o poi ne riparlerò.
Adesso, i disturbi che si definivano "psicosomatici" e che, nonostante tutti i tentativi di spiegare che no, le cose non funzionavano proprio così, in qualche modo venivano imputati a chi ne soffriva (se non è un male "reale", suvvia, potresti anche reagire...) sono stati ridefiniti con una parola lunghissima e complessa. Che indica un'interazione, di natura soprattutto chimica, fra mente e corpo, laddove sono entrambe le cose ad influenzarsi reciprocamente. E, se proprio si vuole fare una scianca, è più il corpo che influenza la mente - uno stato di non-benessere predispone alla depressione, per esempio - che non il contrario. Poi il brother ci farebbe su una divulgazione grandiosa parlando di neurotrasmettitori, recettori, ormoni, ghiandole e meccanismi reattivi che vanno in malora, ma io mi accontento di tirare un respiro di sollievo. Chè non sembra, ma sentirsi anche in quqlche modo responsabili delle proprie sfighe è ancora più brutto che averle.
E, non pago di ciò, il prezioso libro mi offre su un piatto d'argento anche il riconoscimento delle mie intolleranze, che sono state finalmente accolte nell'antipatica famiglia delle allergie con il nome di "allergie ritardate". Non mi fa sentire meglio dal punto di vista fisico, ma almeno potrò rispondere a chi mi dice "Intolleranze? O è un'allergia o non lo è." Lo è, lo è, mannaggia.

venerdì, maggio 04, 2007

A PROPOSITO...

Io non sono, in assoluto, per la non-violenza. Anche se mi fa orrore perfino il sugo di pomodoro dei film di mortiammazzati, anche se al poligono ero una schiappa e mi dimenticavo da una volta all'altra come si fa a caricare, figuriamoci a sparare. Insomma, io spero la violenza di non vederla mai in diretta, di nessun tipo, chè mi fa impressione anche solo l'impressione di violenza e mai metterei piede in uno stadio, per esempio. Non credo di essere particolarmente fifona, solo sana: ma ritengo che ci siano battaglie - con tutte le loro belle discriminanti storiche, politiche ecc. - che sarebbe stato da coglioni rischiare di perdere per attenersi ai princìpi della non-violenza. Ma, detto ciò, credo che le poche battaglie non-violente che hanno avuto risultati siano state grandiose, e nella pratica (scelta per convinzione o per contingenza) della non-violenza ci sia un lato di "potenziamento della fantasia" che apprezzo enormemente.
Questo signore qui nella foto ha 95 anni e salvò bestie, gente, azienda dai tedeschi, senza mai ricorrere a un'azione violenta. Peacelink gli dedica un lungo articolo, in cui lui lamenta soprattutto il rischio che la sua esperienza (e quella di chi partecipò a questa forma di lotta) sia destinata ad andare perduta quando lui morirà. Non narra di cose eclatanti - anche se probabilmente sul momento il rischio stesso le rese tali - ma proprio per questo è notevole e l'articolo di Peacelink (che fa anche altri esempi di resistenza non-violenta al nazismo, tra cui uno che non sapevo degli insegnanti e genitori norvegesi) merita di essere letto. Ci sono momenti in cui non si può fare altro che resistenza "passiva", che passiva non è: ma anche quella va fatta come si deve.

ALLA BUON'ORA

Da Republikit:

"Lo spropositato attacco alle parole di Andrea Rivera - si legge nella lettera - è molto preoccupante. Non è un paese normale quello in cui diventa un attentato esprimere un'opinione o fare una battuta sulle scelte compiute dalle gerarchie ecclesiastiche. Le minacce e il terrorismo sono una cosa troppo seria per confonderle con le parole, sgradite o irriverenti che siano. Torniamo alla Costituzione che tutela la libertà di espressione. E teniamo tutti i nervi a posto".

A seguire i nomi di deputate e deputati: Lomaglio, Acerbo, Buffo, Cacciari, Aurisicchio, Longhi, Attili, Nicchi, Di Serio, Trupia, Maderloni, Gentili, Grillini, Bandoli, Deiana, Migliore, Sperandio, Falomi, Duranti, De Cristofaro, Ali Rashid, Luxuria, Caruso, Iacomino, Pettinari, Scotto, Leoni, Zanotti. (...)"


Con l'accusa di terrorismo siamo arrivati al grottesco, purtroppo premonitore di ciò che verrà: l'Osservatore Romano non ha mai parlato a caso. E vorrei richiamare l'attenzione su un dato, conseguente a questa strumentale offensiva della Chiesa contro le leggi dello Stato italiano: l'80% dei ginecologi non esegue le interruzioni di gravidanza, avvalendosi dell'obiezione di coscienza. Che Stato è quello in cui l'80% degli esponenti di una categoria può rifiutarsi di applicare una legge?
C'è qualcosa di più dei pur importanti Pacs o Dico per diffondere l'appello a non dare l'8 per mille alla Chiesa cattolica, c'è qualcosa di più per valutare una "minima sinistra" in cui potresi almeno un po' riconoscere: è il rifiuto di scivolare nell'assurdo, rinforzato dai poteri mediatici che questa leadership cattolica dimostra di saper usare. Per quello che so della Storia, un'offensiva così potente contro la libertà di pensiero non si vedeva dagli anni '50, ma almeno allora era indirizzata contro sistemi di pensiero (il marxismo, l'ateismo) che mettevano in discussione tutto il cattolicesimo. Oggi basta una singola frase, un critica politica e morale, che pure non tocca nessun principio di fede: e quegli stessi che dicono che l'Islam è fermo al medioevo fanno tintinnare le catene della Santa Inquisizione. Tira una piacevolissima aria di restaurazione, sissì.
E la sinistra - perfino questa che almeno, finalmente, si esprime - la sta pericolosamente sottovalutando.

giovedì, maggio 03, 2007

E DUE


I post vanno in senso inverso, per chi li scrive e chi li legge. E quindi io ho scritto quello che segue (o che precede, appunto) perchè dello spettacolo appena visto a teatro, "Appunti per un film sulla lotta di classe" di Ascanio Celestini, non avevo intenzione di scrivere. Chè Celestini bello non lo si può proprio dire e tutto lo si può definire ma "vibrante" no, sta lì sul palco con questi piedi girati in dentro e non appare nè colto nè cosmopolita, con il suo italiano da borgataro e i suoi ricordi che puzzano di pranzi domenicali in canottiera e foderine di plastica sul divano bello.
Più diverso da Moni Ovadia non potrebbe essere. E anche lui è un genio, o almeno un geniaccio. A me piace moltissimo la struttura circolare delle sue affabulazioni, quando lo ascolto riesco a vedere questi cerchi perfetti che si chiudono quando ormai sei convinto che non troveranno più la strada. Come bolle di sapone, i suoi monologhi vagano per l'aere del teatro ora slungandosi ora deformandosi, accolgono un arcobaleno e tremolano per un brivido di vento, finchè un attimo prima di scoppiare, ecco la sfera perfettamente precisa sotto i tuoi occhi, e tutto torna.
Ma la recensione dello spettacolo - che conteneva una delle battute più belle e raffinatamente cattive della storia - spero che la faranno il KGgB o la Nessie, o entrambe che sarebbe ancor meglio.
Io vorrei solo notare come le menti migliori, in Italia e altrove, quelli che vengono definiti "intellettuali" e che spesso non si riconoscono in questa definizione chè loro si sentono piuttosto artisti, giocolieri, scrittori, teatranti, siano sempre più schierate contro questo modello di mondo. Come chi ha qualcosa da dire, chi usa il cervello per pensare, finisca - inevitabilmente? - per schierarsi contro: in un modo o mille, raccontando le storie minime o riflettendo sulle grandi cose, disegnando utopie al contrario o denunciando i brogli elettorali negli Usa, facendo proposte in parlamento o firmando appelli. Certo, la mia sarà una visione di parte: ma dieci anni fa era difficile trovare questo schieramento, così unanime pur nel suo essere così variegato. E sempre più spesso riflessioni, opere e spettacoli finiscono con una nota di speranza, con un non troppo velato invito a muoversi, a ritrovare la voglia di cambiare e la fiducia nel cambiamento. Quello vero, non quello fittizio della rappresentanza.
Si sa, gli intellettuali fanno il loro mestiere, e noi poi dove andiamo? Già, the answer is blowin' in the wind, ma, lasciatemelo dire, gli artisti hanno lo sguardo lungo, da sempre: e il moltiplicarsi di messaggi da parte loro non può non sembrarmi un bel segnale.

MAZEL TOV, COMPAGNO OVADIA

"Il revisionismo anticomunista, molto in voga soprattutto nel nostro Paese, è una delle pratiche di pensiero più squallide che circolino nella nostra poco edificante epoca. Questo demi-penser prende a calci un cadavero putrefatto con rabbioso accanimento perchè l'obiettivo dei suoi calci non è il sistema del socialismo reale ormai decomposto. (...) Il vero obiettivo degli anticomunisti necrofili è un altro, ovvero il corpo vivo e pulsante delle conquiste sociale ed etico-politiche ottenute anche e soprattutto grazie alle lotte e ai sacrifici dei comunisti: sono i diritti del lavoro, i diritti delle minoranze, l'emancipazione degli umili e degli oppressi, la difesa degli sfruttati, la solidarietà ai popoli schiacciati da ogni forma di colonialismo e imperialismo. Gli anticomunisti dell'ultima ora vogliono riportare indietro le lancette dell'orologio della storia sociale, vogliono di nuovo fare tabula rasa per sgombrare il campo al capitalismo da rapina, all'iperliberismo più selvaggio. "
Moni Ovadia, io spero che lo conoscano tutti: un uomo coraggioso - e bello, sì, ragazze, buone là - che ha avuto successo passando dalle storielle ebraiche (che, pur divertenti, non sono facilissime nè come tipo di umorismo nè da portare sul palcoscenico senza prestare il fianco all'antisemintismo più stupido) a spettacoli angosciosi e difficili, in cui spesso recita interi brani in lingue straniere. E tutti lo ascoltano lo stesso. Non fa mediazioni nè a destra nè a sinistra; è uno che pensa e che legge; è uno che ha fatto analisi per anni - e non solo non lo nega, ma si sente - e che ha studiato storia e religioni. E' un ebreo che si dissocia dalla religione ebraica e che esalta i lati migliori ( e ce n'è) dell'ebraismo, è un ateo che fa riferimento alla Torah e che definisce un'utopia (in positivo, naturalmente) il messaggio evangelico cristiano, "beati gli ultimi perchè saranno i primi".
Ora presenta, nel continuo lavoro di raccolta dei "wiz", le storielle ebraiche, una serie di storielle il cui bersaglio è il socialismo reale. Barzellette, aneddoti e cattiverie sono raccolte in un libro che si chiama "Lavoratori di tutto il mondo, ridete", edito da Einaudi. Un'operazione pericolosissima, per uno che per formazione e definizione si richiama ancora oggi alla sinistra. Moni Ovadia ne è ben conscio, tuttavia censura e autocensura non sono esattamente il suo forte, perciò lo fa lo stesso. E, a differenza di chi non vuole o non riesce a precisare il proprio messaggio o le proprie idee, confondendo Lenin con Prodi e soprattutto viceversa (groan...) , lui spiega esattamente quali sono le sue idee di oggi,
nella prefazione al volume.
Ebbene, questa prefazione è un capolavoro. Ogni persona che si dichiari di sinistra, e ancora più chi ha ancora voglia di definirsi comunista, dovrebbe non solo leggerla, ma impararla. Perchè Ovadia non si limita a dire "non buttiamo via il bambino con l'acqua sporca", messaggio che pur nella sua semplice ovvietà stenta a passare perfino fra di noi, ma riesce a dare una dimensione seria, motivata e coerente al continuare a essere comunisti. E scusate se è poco.
In una decina di pagine,
nel suo linguaggio ricco e "vibrante" ( una parola che non è più di moda perchè sono ormai in pochissimi quelli a cui a cui si può applicare) Ovadia riesce a smitizzare senza affatto negarle le nefandezze dei regimi del socialismo reale, a ripercorrerne la storia per sottolineare le differenze di periodo e di impostazione che vi furono, e per converso ad esaminare - ponendolo come dubbio storico non sottovalutabile - quanto fu fatto dalle potenze occidentali perchè all'Unione Sovietica fosse impedito di svilupparsi come Stato in modo nuovo. Non fa del vittimismo nè giustifica alcuno: ma mette le cose in una corretta prospettiva storica e umana, e ciò basta a mutare anche la nostra prospettiva.
Se in più ci mettete anche le storielle e le notazioni storiche curiose e quasi sempre inedite, sono quindicieuroecinquanta francamente ben spesi.


mercoledì, maggio 02, 2007

PRIMO MAGGIO DI LOTTA E FORMAGGETTA


Alla festa di Rifonda al Righi: la lotta è stata per arrivarci, chè la Kangoo faceva sput sput, la Nessie e altri tre sciagurati si erano persi come noi ma in altro punto del Righi e le indicazioni erano solo dalla parte opposta delle città, come abbiamo scoperto al ritorno. E la formaggetta, vero pecorino da fave, è stata vinta alla lotteria.
E buona parte del resto del tempo fra il dovuto pranzo alla griglia e la vincita della formaggetta è stato impiegato parlando con un mio lettore, ciè uno che aveva letto il mio libro "Speriamo in bio". senza conoscermi, neh? che mi sono quasi emozionata. Partescherzi, mi ha fatto piacere perchè è una bella (non esteticamente, no) e preziosa persona, che
produce come si deve salumi (buonissimi) e formaggi (immagino anche), che va a rompere le balle ad assessori e segretari di associazioni qualsivoglia che dicono cose che a lui non piacciono, che si sbatte e dice quello che pensa: e sul mio libro non ha avuto niente da ridire. anche se ci ha provato più volte, a trovare qualcosa di criticabile, ma ogni volta ha finito per ammettere che, no, stava pensando a un altro libro, non al mio. Il signor Gilberto, chè così si chiama, mi ha dato modo di formulare il seguente precetto su Come Riconoscere i Veri Produttori Biologici: parlateci dieci minuti. Se vi raccontano di aver mandato a cagare qualcuno e se complessivamente vi sembrano delle Belle Teste di Cazzo, sono biologici doc. E, ovviamente, lo dico in senso positivo, con tutto il rispetto che nutro per le irragionevoli e testarde pecore nere.