mercoledì, settembre 30, 2009

PATRONI


Per la privacy, non vi posso dire chi è. Ma sogna spesso animali e, nei suoi sogni, gli animali sono sempre presenze benevole, rassicuranti, spesso divertenti e amabili. Anche nei suoi disegni lo erano: cani, uccellini, orsi, giraffe e perfino elefanti sfoggiavano sorrisi di una simpatia rara.
Si parlava quindi con lei di questi animali così belli da incontrare nel sonno o nella fantasia e pensavo, pur chiacchierando senza pretesa di filosofare, quanto può essere prezioso un inconscio così ricco di
figure di riferimento buffe e simpatiche. E poi è successo che ho visto questa foto qua sopra fra quelle premiate di non so più cosa, e poi al ristorante un amico ha ordinato cervo e io ho protestato:"Ehi, è il mio totem!".
E mettendo tutto insieme alla fine ho pensato quanto è importante avere un pezzettino di quella che oggi viene definita Natura da identificare con il proprio io più profondo. Con la propria essenza, se non aborrite il termine, o almeno con un se stesso senza se e senza ma. Che da qualche parte esiste, ma che di solito trascuriamo, per obbligo o distrazione.
La mia essenza, per esempio, da tanto vorrebbe abitare vicino a prati e boschi: chi, meglio di un cervo, può raffigurarla? E' vero, negli anni mi sono andata identificando anche con il gufo, e non lo rinnego certo: ma dentro di me c'è ancora un bel po' di quel Daino che mi fu dato come totem quando ero Scout - ebbene sì, ma non è il caso di infierire, neh? - e che avevo quasi dimenticato.

Quindi ho elaborato la teoria del Patronus, che la Rawlings non si sa se è furba o geniale ma ci prende: solo che noi, più grandi del maghetto e dei suoi lettori, il Patronus possiamo benissimo lasciarlo dov'è, dentro di noi, e riconoscerlo lo stesso. E nei momenti di difficoltà, di sconforto o anche solo di bisogno di verità, provare a dialogare con il nostro Patronus, chiedendogli cosa farebbe al posto nostro, chiedendosi se davvero è il caso di nasconderlo sempre così tanto. O anche solo ascoltandolo respirare, sapendo che laggiù in fondo ci siamo ancora.

giovedì, settembre 24, 2009

BELLO E POSSIBILE


Sì, credo che Obama mi piaccia perchè davvero "ricorda Kennedy": ma secondo me fa venire in mente molto di più Bob, che era più in gamba e già immerso nel nostro mondo, che John.
Come Bob Kennedy, Obama riesce a mischiare i toni messianici con le riflessioni di buon senso, la grandeur americana con il rispetto per i deboli, il realismo con la capacità di immaginare. E, soprattutto sa, come tutti i grandi leader, infondere speranza pur promettendo sacrifici.
In ciò che Obama fa o dice si può senza dubbio vedere un grande costruttore d'immagine che lavora per lui, ma a distanza di quarant'anni si può semplicemente ritrovare quella voglia di cambiare che Bob Kennedy riusciva a trasmettere a tutti, anche a noi sfigati al di qua dell'oceano, e riprovare un frisson di quello stesso entusiasmo di allora, di quello che spinge a fare e a sorridere pur sapendo che stiamo combattendo una battaglia. Anzi, proprio perchè sappiamo che c'è una battaglia in corso e noi ci siamo dentro e scegliamo modi diversi ma armonici di partecipare.

"La scelta è nostra. Potremo essere ricordati come una generazione che ha scelto di trascinare nel XXI secolo le diatribe del XX, che ha scelto di rinviare le decisioni difficili, che ha rifiutato di guardare avanti e non è stata all’altezza, perché abbiamo messo l’accento su quello che non volevamo invece che su quello che volevamo. Oppure possiamo essere una generazione che sceglie di vedere l’approdo oltre la tempesta, una generazione che unisce le forze per gli interessi comuni degli esseri umani e che finalmente dà un senso alla promessa insita nel nome che è stato dato a questa istituzione: le Nazioni Unite."

Così ha detto Obama all'ONU ieri, riuscendo a trovare la mediazione non più "giusta" forse ma più realisticamente avanzata sulle spinose questioni che rimangono aperte, dall'Afganistan alla Palestina.
Non riusciamo più a fidarci del tutto, è vero, e va anche bene così: ma se siete capaci di leggere tutto il
discorso di Obama senza provare neppure un filo di speranza per le sorti del mondo e dell'umanità, siete autorizzati a pensare che il mio sia solo romanticismo senile.

martedì, settembre 22, 2009

E BRAVO BURLANDO...



...che si oppone al nucleare.
O, almeno (epperò speriamo non si fermi qui) al fatto che il governo possa imporre le proprie decisioni in materia senza neppure consulatre gli enti locali. "Cinque Regioni: Calabria, Toscana, Liguria, Piemonte, Emilia Romagna hanno impugnato la legge e nelle prossime ore altre lo faranno" ci informa il Manifesto, aggiungendo che "Il governo ha fatto un errore di faciloneria. Si è fidato troppo della disattenzione delle ferie."

Infatti, "la legge 99 del 23 luglio 2009, su «Sviluppo, internazionalizzazione delle imprese ed energia», pubblicata il 31 luglio, poteva essere impugnata dalle Regioni entro due mesi. Trascorso il periodo, il governo avrebbe deciso in totale autonomia dove collocare le sue otto/dieci centrali nucleari, i famosi siti, oggetto di preoccupazioni dei cittadini."
Ci hanno pensato le organizzazioni ambientaliste - Legambiente, Greenpeace, WWF- a ricordare alle Regioni, con una letterina garbata, che i termini per presentare ricorso alla Corte Costituzionale stavano per scadere.
Essoncosechefannopiacere.
Come fa piacere che all'Onu il vertice sul clima, che precede quello che si terrà a Copenhagen in dicembre nel quale si dovrebbe arrivare a nuovi accordi, si sia aperto con interventi finalmente decisi . "Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon - ci dice republikit -ha ricordato che, anche se la conferenza di Copenaghen per accordarsi sul nuovo trattato è a dicembre, "i giorni effettivi per i negoziati sono soltanto quindici".
A parere di Ban un fallimento di Copenhagen sarebbe "moralmente ingiustificabile, economicamente miope, politicamente avventato: non possiamo seguire questa strada" perché, ha detto, "la storia potrebbe non offrirci un'occasione migliore di questa". Ban Ki-moon ha sottolineato che "abbiamo meno di dieci anni per evitare gli scenari peggiori" causati dal surriscaldamento del pianeta."
Ovviamente anche Barak Obama, che ha fatto delle battaglie ecologiche un suo punto
di forza, non è stato da meno e, chissà, magari questa volta il summit potrebbe essere un po' più utile del solito.

Intanto, nel nostro piccolo, possiamo firmare
la petizione di Greenpeace.
E già che ci siamo, dalla home cliccare sul
video del riso OGM, fin divertente ma giustamente allarmante.

PICCOLO E' BELLO. E UTILE


Spiace parlare sempre di robe serie e pese.
Nel nostro piccolo, ci si diverte anche - per esempio guardando "I colori della magia" di Terry Pratchett che non è bello come il libro ma è comunque carino, oppure respirando il primo vento d'autunno sul mare, o ancora fotografando questa gente di pelo appena uscita dalla lavatrice: senza esaltazioni, insomma, ma con quel gusto delle piccole cose che val la pena di coltivare.
Poi si apre il giornale, la pagina web o, per chi soffre di questa depravazione, la tivù, ed ecco che il mondo pare scatenarsi nel consueto diluvio di pessime notizie.

Tanto che vien voglia di dargli torto: e guardando il resoconto del tipo che scandisce "Pa-ce- su-bi-to!" al microfono della chiesa durante i funerali dei parà, oltre ad ammirarne il gesto vien da pensare al libretto di cui ho già parlato, quel "Contro il niente" di Miguel Benasayag.
Che dedica parecchie delle sue non molte righe a sostenere l'idea dell'Azione Ristretta. Che, attenzione, non è il gesto di chi pensa di risolvere le cose da solo o, peggio, si chiude nel proprio mondo sentendosi magari anche superiore agli altri: no, l'Azione Ristretta è quella che, pur ponendosi in un contesto limitato - e riconoscendo che in questo preciso momento un contesto più ampio non c'è, non per tutte le azioni e i significati che vorremmo vi fossero compresi - è capace di essere di esempio, da memento e di stimolo ad altre azioni.
L'Azione Ristretta, dice MB, non cerca di arrivare per forza ad un "universale astratto", nè si rinchiude nell'individualismo: va invece verso il generale, verso tante molteplicità pur diverse che in quell'azione si riconoscono. E che, aggiungo forse semplificando, da quell'azione possono trovare forza e spunti per compierne altre senza rinunciare al molteplice, alla differenza: azioni non uguali e magari neppure tendenti allo stesso fine, ma con la stessa forza quietamente sovversiva.

Allora, io non so chi sia quel signore che sale sull'altare a scandire uno slogan da manifestazione. Non so neppure se, dopo averlo allontanato, lo hanno in qualche modo punito per ciò che ha fatto, così come non so se la sua azione in quel momento è servita o è sembrata controproducente. Senza dubbio, però, lui e chi, tra la folla, ha lanciato proteste contro la guerra che non serve affatto ad esportare la democrazia (leggete sul Manifesto quanto si prepara a diventare "democratica" Kabul) ha avuto il coraggio di compiere una piccola azione. Eclatante, in questo caso, ma comunque ristretta e pacifica, sovversiva proprio perchè piccola e quieta, condivisibile perchè semplice e diretta.
"Azione ristretta non significa effetti ristretti", chiosa Benasayag nel concludere un paio di pagine interessanti su questo tema che, ovviamente, mi piacerebbe avere tempo e modo per riportare meglio di quanto si possa fare su un blog, ma.

sabato, settembre 19, 2009

FARSA O REALITY ?


Una mattina, questa, mi sono svegliata e il primo titolo di republikit è bastato a farmi spavento: Brunetta: "Sinistra parassitaria, vada a morire ammazzata"
Non per la sua faccia nella foto accanto, che già fa piuttosto orrore
Non per l' eleganza dell'esternazione

Non per l'idiozia di collocare a sinistra le rendite parassitarie
Non per la menzogna secondo cui il governo attuale ha appunto l'obiettivo di colpire questo tipo di rendite
Non per l'assurdità secondo cui la sinistra avrebbe dovuto "esserci" mentre il governo gestiva la crisi di cui non ha mai ammesso l'esistenza.
Non per la presunzione e l'inconsistenza di voler vedere una sinistra "perbene" e una "per male" (????)

Ma per quell'accenno, delirante e tuttavia diretto, a un colpo di stato.


Ora, si sa che il golpe è la paranoia -fondata - della nostra generazione.
Ma è un fatto che quando un golpe c'è stato, è sempre stato giustificato con la necessità di opporsi a un colpo di stato della sinistra.
E finchè il pazzo è uno, per quanto primo fra tutti, uno rimane. Quando diventano due a delirare... mah, è ancora il caso di considerarlo cabaret?
Un minimo conforto, che non basta ad allontanare le paranoie, ma quanto meno fa sperare, sono i commenti allo stesso articolo sul Corriere.it. Non li ho letti tutti 237, quanti sono finora, ma fino a dove sono arrivata non ce n'è neppure uno favorevole al
secondonano.
Basterà?

giovedì, settembre 17, 2009

RICEVO E DIFFONDO


Sabato 19 settembre è in programma a Roma una manifestazione nazionale per la libertà di stampa indetta dal sindacato dei giornalisti Fnsi.

Il gruppo “Giornalisti contro il razzismo” ha elaborato un suo documento di adesione, che contiene alcune valutazioni critiche sull’azione del sindacato e un’analisi delle responsabilità dei giornalisti nel “racconto” spesso distorto del malessere italiano.
Il documento si intitola “La libertà di stampa e le responsabilità dei giornalisti” e può essere letto qui

Sul sito sono disponibili altri materiali riguardanti il tema della discriminazione delle minoranze con la complicità dei media. Sono materiali di documentazione, che ci pare che possano essere utili a chi lavora nell’informazione e a tutti i cittadini.

Di seguito il comunicato stampa diffuso per illustrare i contenuti del documento Giornalisti contro il razzismo:

“Il 19 in piazza, ma la categoria si liberi del suo conformismo”Il gruppo dei Giornalisti contro il razzismo - promotore fra l’altro della campagna “Mettiamo al bando la parola clandestino (e non solo quella)” - aderisce alla manifestazione per la libertà di stampa del 19 settembre, ma in un suo documento - “La libertà di stampa e le responsabilità dei giornalisti” , disponibile sul sito www.giornalismi.info/gcr - non risparmia critiche al sindacato Fnsi e soprattutto sprona i giornalisti a vivere la giornata di mobilitazione come il primo atto di “una reazione culturale e professionale” che permetta “di scrollarsi di dosso l’inerzia e il conformismo degli ultimi anni”.

Giornalisti contro il razzismo ricorda le responsabilità avute dai media nella formazione in Italia di un “senso comune” che ha legittimato misure discriminatorie e razziste: per senso di impotenza, servilismo, quieto vivere, il mondo dell’informazione ha assecondato campagne sulla “sicurezza” che hanno preso di mira migranti e minoranze, distogliendo l’attenzione dall’autentica natura del “malessere” della società italiana, dalle responsabilità per la crisi economica e sociale in corso.

Il Gruppo chiede alla Fnsi di non limitarsi alle parole e di organizzare uno sciopero generale per l’indipendenza dei media, e invita i giornalisti ad agire: “Ognuno ha la possibilità di contrastare la deriva in corso. Ognuno lo faccia nei modi che gli sono concessi, ma non stia a guardare”.

14 settembre 2009
Lorenzo Guadagnucci, Carlo Gubitosa, Beatrice Montini, Zenone Sovilla (Giornalisti contro il razzismo)

lunedì, settembre 14, 2009

STUZZICA LA MENTE


Non so voi, ma a me capita che mentre sto parlando, o perfino ragionando de par mì, mi accorgo di essere arrivata a due concetti che mi sembrano entrambi giusti ma che fra loro sono inconciliabili: frustrante assai, no? Soprattutto quando si cerca di individuare una "via praticabile", sia essa nel privato o nel sociale, collettiva o personale.

Capita infatti, e neanche così di rado, di rendersi conto che i concetti che abbiamo in testa non funzionano più per leggere la realtà e che non sappiamo dove andare a pescarne altri, quali linee seguire per uscire da dicotomie che, è evidente, oggi ci possono portare a molti (altri) errori o, come minimo, all'incapacità di uscire dallo status quo.


Poi non è che uno non ci dorme la notte, a meno che la contraddizione non investa in pieno, pies, la sua vita sentimentale: ma forse, insomma, varrebbe anche la pena di non dormirci comunque o, almeno, di essere consci che un qualcosa, un qualcosa d'altro, è da trovare.

Così da poter riconoscere, in questo librettino che io sto trovando esaltante, appunto quello che vale la pena di cercare.
Il libretto è "Contro il niente", sottotitolo "abc dell'impegno". L'autore,
Miguel Benasayag è filosofo, psicanalista e compagnero, tanto compagnero da essere arrestato tre volte e torturato nell'Argentina del golpe. Si occupa anche, lo dico per la Nessie che magari però lo sa già, di infanzia e adolescenza.

Il librettino, una specie di bignami che va però ben ragionato durante la lettura, si apre con la parola "Agire" e già ci spiazza: l'iperattivismo, l'essere "attivi" o l'essere considerati persone "passive" sono tutte facce della stessa medaglia, di una concezione dell'agire che fa propri valori e concetti del neoliberismo ( e/ del capitalismo, ancora prima) e da lì parte per attribuire ruoli e scale di priorità.
"Agire significa manifestare qualcosa del proprio essere, della propria natura", invece, e ciò comporta molteplicità, condivisione, rischi: Benasayag non va a cadere nella banalità del predicare la solita realizzazione di sè stessi, e riesce invece a farci riflettere su cosa può significare davvero il manifestare la propria essenza, e cosa comporta sul piano sociale.

Sarebbe bello riuscire a fare una divulgazia nello stile del
brother, ma la delego a chi ha più tempo di me, nel caso: basti dire che Benasayag riesce nello spazio di qualche paginetta ad arrivare a linee di pensiero piuttosto sorprendenti, tanto per esempio da partire dal presupposto del manifestare la propria essenza per arrivare a citare, come conseguente, una frase che dice "La vita non è qualcosa di personale." Apparentemente inconciliabile, eppure.

Per quello che mi pare da ciò che ho letto finora, Benasayag può essere uno dei pochi in grado di fornirci una direzione per trovare le nostre personali chiavi di volta di un pensiero più aperto, più nuovo, più armonioso.
Tra le altre cose, per esempio, riesce a darci due dritte sul fraintendimento cui andiamo incontro quando ci accostiamo alla filosofia orientale e ci convinciamo, in positivo o in negativo, che essa proponga un allontanamento dalla realtà: mentre, sottolinea Benasayag, si tratta di un allontanamento dall'"accidente", da ciò che ci zimbella qua e là impedendoci una visione più completa ed armonica.

Ancora, il filosofo argentino ci dice bellissime cose sull'Amore e il Legame, che vanno distinti e che, distinti, permettono di provare minore sofferenza nei rapporti: forse questa è la voce che può sembrare immediatamente più interessante - ancorchè non onnicomprensiva, ovviamente - per i turbinii sentimentali di questo periodo della comune-ty e non solo.
Ma il riassunto del compendio sfiorerebbe davvero troppo la banalità: e dato sì che il libro costa meno di 10 euro, val la pena di comprarselo e ragionarci un po' su. Poi, se qualcuno lo fa davvero, a me piacerebbe anche (ri)parlarne, qui o altrove.

mercoledì, settembre 09, 2009

COSA NE PENSATE ?

No, lo so, non è ancora momento di dibattiti, chè il rientro è faticoso e puranco triste, fra incendi e squallori e casini di ognuno. Ma ho trovato questo videointervento, che disegna esattamente lo scenario di cui a volte ho parlato anche in questo blog, quello di un mondo che è in evoluzione "dal basso", come si dice ora. Lo fa con toni profetici e un po' fanatici - un po' mmerigani, insomma - che ci urtano, ma a prescindere lo scenario che delinea a me ricorda parecchio il "movimento" hippy. Che, appunto, anche lui non era un movimento: forse la parola gisuta sarebbe "magma", una cosa che si muove e aggrega senza che vi sia dietro una volontà specifica ma anche senza che sia facile fermarla.
Là dove gli hippies predicavano e praticavano la non-violenza o l'amore universale, oggi ci sono la sostenibilità e l'armonia: a ben vedere, quindi, un upgrade degli stessi concetti. Anche se oggi gli hippies sono stati banalizzati fino ad apparire un fenomeno folclorico di cui ormai si sa poco, furono invece i protagonisti di un momento importantissimo: furono loro, infatti, a rompere nettamente con i bgrgi e conformisti anni del dopoguerra. Dopo sarebbe arrivata la protesta più politicizzata e il '68 vero e proprio, ma senza gli hippies non ci sarebbe stato nulla: fu la loro semplice ma rivoluzionaria filosofia ad aprire molte menti, ad abbattere molti steccati, e dopo fu più facile prendere strade diverse.
A volte l'ottimismo è una necessità, però quello che che si dice nel video è verissimo: la gente che sta già cambiando le cose è tantissima. Forse anche per noi sarebbe il caso di smetterla di pensare solo alla destra e alla sinistra e di cominciare a "fare".


martedì, settembre 08, 2009

GUARDA INDIETRO A CHI STA PEGGIO DI TE








Essendo che il KGgB si iscrive all'Università, in quanto genitori poteva andarci peggio


lunedì, settembre 07, 2009

LA RICREAZIONE E' FINITA


Lo so, lo so, che almeno a qualcuno dei miei lettori la Svizzera ci piace poco o niente. Ma io ne sono appena tornata, dopo una settimana sul lago di Thun, e il benvenuto me l'han dato le fiamme e i Canadair, che non smettono neanche ora.
Come si può immaginare anche dalle foto di alberi postate in questo blog, gli incendi del nostro già ben scarso verde mi intristiscono e mi rendono furente, come se non bastasse il delirio quotidiano di sua maestà Uomomalato I.

Che allora uno non pensa solo alla piscina calda au bord du lac, chè si sa le vacanze sono vacanze e presto finiscono: ma, checchè se ne dica, pensa anche ai prati senza eternit e cemento e roghi, alle strade senza cacche, agli autobus senza gradini troppo alti, alle case senza sbarre e senza antifurto, alle bici senza lucchetti, ai negozi senza saracinesche, ai conti senza imbrogli.
O al parco - bellissimo, curato, secolare - che non disdegna di mettere a bilancio i 5 franchi del sacchetto di pigne (senza orpelli, un sacchetto di plastica pieno di pigne e bona l'è) raccolte dal giardiniere e vendute come decorazioni o per il camino. O alla strada lungo il lago senza traffico, e quindi senza costosi e odiosi raccordi e raddoppi, anche di sabato e domenica. O ai ragazzi che si buttano nel fiume dai ponti della città, senza urla o schiamazzi, semplicemente divertendosi a tuffarsi nella corrente, per poi uscire più in giù e camminare sui marciapiedi (gelidi, che la giornata non è bella) in costume e piedi nudi. Così come a piedi nudi è un tipo strano ai grandi magazzini che va su e giù per le scale mobili: ma non dà fastidio a nessuno e nessuno gli dice niente. E nessuno si scandalizza, del resto, dei bambini che dormono su un sottile materassino steso sul selciato: la loro mamma ha allestito un piccolo stand di roba usata, nel mercatino più onesto e carino del mondo, e loro si adattano. Più vispi i bambini di fronte, che si sono inventati la pesca a sorpresa. Ancora più vivace, però, è la gentilissima signora che ci spiega tutto del Museo dell' Orologio (sissì, c'è davvero!) e racconta, con una grande cura nel tradurre correttamente il suo tedesco solo per noi, che quando lei era piccola nelle stazioni c'erano carillon che sembravano teatri di burattini e si animavano con dieci centesimi. Ma oggi, depreca, con questo vandalismo non è più possibile... Vien voglia di portarla in una qualsiasi stazione italiana e vedere se ha ancora voglia di deprecare.

Perchè, certo, i diversi equivalenti italiani di tutto ciò sarebbero stati più divertiti e divertenti, forse più creativi, sicuramente più disordinati, e imprevedibili e casinisti e furbi. Oddio, può essere una consolazione anche questa. O no?