mercoledì, febbraio 28, 2007

LA MASSAIA RURALE


oggi faccio una cosa che non faccio mai, mi copio da me. o mi cito, o mi plagio, come volete. chè so che i comunardy rimasti i paraggi non ci hanno il tempo di saltabeccare per i links a leggersi la mia rubrica su mentelocale.it, quindi la posto come fosse original.
Perchè della massaia rurale da un po' volevo parlare, ch'è persona interessante: e, giusto per i miei lettori più inimi e più consoni, aggiungo come prefa che è una compagna tosta, e ci si chiacchiera proprio bene. e i suoi libri costano davvero poco. e che suo marito, invidia invidia, ha tenuto tutte le spillette dal '67 a oggi, così per ogni battaglia che ci troviamo a ri-fare c'ha il suo memento.
ma basta, chè la rubrica è già lunga, eccola qui sotto:

Questa volta parlo di un libro. Di un libro e di una scelta di vita. Di una scrittrice che si definisce "massaia rurale". O di una massaia rurale che scrive libri, se preferite. Ma no, non pensate subito a diari naif scritti sulle lenzuola di casa, anche se in verità il libro di cui sto per parlare è senza dubbio un diario e, a suo modo, anche naif.
Però la massaia rurale, che si chiama Sonia Savioli, fino a un po' di anni fa viveva a Milano, la metropoli per eccellenza, e faceva la fotografa per la Cgil. Ora vive a Radda in Chianti, coltiva l'orto, fa l'olio dei suoi olivi, e scrive.
L'ho incrociata per caso, sotto forma di libro naturalmente, chè già il concetto espresso nel titolo mi attirava: era un librettino azzurro intitolato "Slow life" . Un librettino smilzo che si legge tutto d'un fiato a dispetto del titolo, con molte belle riflessioni sul "vivere lento sereno e contento". Che è una bella cosa, una cosa che tutti vorremmo - in teoria: chè poi ci troviamo mille modi per non farlo, e altri ci sono imposti. Lì dentro trovai l'eco, la conferma e un senso non solo personale delle mie "pigrizie", del mio impuntarmi a volte perchè le cose siano fatte con calma e bene, dei miei tempi lunghi che spesso invece mi rimprovero.
Ma insomma, poi me ne dimenticai, come troppo spesso si fa. Sonia mi tornò in mente un po' di mesi dopo, mi sembrava - a giudicare da "Slow life" - la persona giusta per un progetto che avevo in cantiere. La rintracciai, ci fu una bella chiacchierata telefonica. Un po' di tempo dopo lei mi mandò uno dei suoi libri, "Campovento", insieme ad una lettera scritta a mano. Non solo per educazione, ma perchè Sonia non ha il computer, per scelta. E "Campovento" è un libro di Utopia, di quelli che non si scrivono più perchè la gente ha troppo paura di essere giudicata ingenua per scriverli, o è diventata troppo cinica e sfiduciata per leggerli. Dopo quello, e un'altra chiacchierata telefonica, mi comprai "Alla città nemica" . Purtroppo riempito di errori da parte di chi il computer ce l'ha e non lo sa usare bene (peccato, la casa editrice Malatempora dà davvero una cattiva prova di sè in questo caso), il libro porta come sottotitolo vezzoso e provocatorio "diario di una donna di campagna": però è anche rispondente al vero, perchè Sonia parla davvero della campagna.
Della "sua" campagna durante la terribile estate del 2003, quando anche la gente morì per il caldo, e figuratevi gli alberi e gli animali. Solo che noi cittadini agli alberi e agli animali ci pensiamo poco, e poco ci pensammo anche allora. Se pensavamo alla campagna era con desiderio o invidia, durante quel caldo terribile, ci pareva che là si stesse bene. Invece no: forse noi ci saremmo stati meglio che in città, sicuro, ma che la campagna stesse bene proprio no. E Sonia trasforma, nella sua pacata rabbia delle note quotidiane sulle fonti seccate e gli animali morti, la nostra ignoranza di cittadini in senso di colpa. Ci dice, senza mezzi termini, che se vogliamo continuare a non vedere e a non sapere siamo complici di questa rovina del mondo, delle rondini che non ci sono più nei nostri cieli, dell'afa alla raccolta delle olive che ancora pochi anni fa si faceva con la giacca a vento e le mani gelate.
Ci dice che oggi noi occidentali abbiamo scelto di essere tutti "padroni", vivendo nel lusso del superfluo grazie alla fatica e alla disperazione di altri sfruttati: quelli che non vediamo, ma che producono in condizioni di miseria ciò che noi consideriamo ormai "irrinunciabile".
Io non condivido tutte le tesi di Sonia - lei ed io ne parleremo al telefono, prima o poi, in un'altra chiacchierata - ma credo che questo libro sia un bel regalo che la massaia rurale fa a chi se la sente di leggerlo: senza alcun rispetto per le leggi del mercato, anche editoriale, Sonia scrive infatti per l'urgenza del dire. Mischia le riflessioni sullo stato del mondo a pezzi della sua vita, parte dalla propria esperienza per far capire a noi che viviamo in città come vanno veramente le cose, si lancia in appassionate denunce e momenti di autocritica, descrive con nostalgia e stupore la "piccola vita" della campagna, com'era e com'è, non risparmia il vituperio a nessuno: e così facendo riesce a colpire la nostra immaginazione impoverita come nessun libro più meditato e mediato potrebbe fare. Perchè l'urgenza del dire possa trasformarsi in urgenza del fare: senza terrorismi, senza bisogno di narrare le atrocità che pure sa esserci, senza indicarci una via precisa o le cinquanta cose da fare per salvare il mondo, Sonia riesce a metterci in crisi. E io, che in genere non sono favorevole ai messaggi allarmistici che, pur giustificati, rischiano di respingere ognuno nel proprio guscio, trovo che la scossa data in questo modo sia salutare.
Dopo averlo letto, forse ognuno di noi tornerà alla sua vita di surplus e obblighi autoimposti, ma solo pochi riusciranno ancora a vedere le cose con gli stessi occhi di prima. E gli altri, almeno qualcosa proveranno a cambiare.

VIVA IL PRINCIPE


sembra sempre tirato fuori di peso da un romanzo di wodehouse, quelli in cui tutti fanno gaffes mostruose con un candore esilarante. più probabilmente ha deciso che tanto re non lo divenetrà mai, e allora può togliersi almeno lo sfizio di dire ciò che pensa. Convinto sostenitore del biologico, ambientalista da sempre, questa volta ha sparato su McDonald's senza giri di parole, come racconta Repubblica. it:
"Al cospetto di scienziati e ricercatori dell'Imperial College London Diabetes Centre ad Abu Dhabi, che gli presentavano le nuove iniziative volte a migliorare gli standard alimentari del paese, Carlo ha risposto suggerendo la messa al bando della McDonald's. "Avete provato a vietare McDonald's? Sarebbe fondamentale", ha spiegato alla nutrizionista Nadine Tayara.Il reale inglese considera la grande catena di fast food una delle principali responsabili della pessima alimentazione dei più giovani, e vorrebbe vietarne l'accesso ai più piccoli. "
Be', speriamo che lo diventi re, prima o poi. se non altro per divertirsi a guardare le contorsioni dei suoi portavoce quando si tratta di rimediare.

martedì, febbraio 27, 2007

PETIT TOURS


So mica se sono ancora in tempo o se qualcuno vedrà il mio post solo al ritorno, ma mezza comune-ty è in preda a improvvisa frenesia da vagabondaggio, perciò

buon viaggio a chi viaggia! rilassatevi, divertitevi e tutta questa specie di cose.

MR. GUINNESS, I SUPPOSE



E' andata così, vi dirò. Che Bo-Frost fa la pasta sfoglia in odiosi rettangolini striminziti. Che un giorno ci servivano i lamponi per l'anatra coi lamponi - consigliabile, sissì, ma non davanti a casablanca, neh, nessie?
Che dove c'erano i lamponi, che erano perfino in offerta e infatti non ce n'erano più ma il misto bosco andava bene uguale, una bella confezione rettangolo tipo mezzo lenzuolo mi ha attratto, di pasta sfoglia naturalmente. Chè io quando faccio le torte salate possibilmente sono due o tre, così mi tolgo il pensiero per un po' e il forno sta acceso nei suoi 90 cm. per qualcosa che meriti.
E già mi immaginavo mille fogli grandi di pasta, chè il pacco era bello pesante e consistente.
Oggi volevo fare due torte, di mais e di piselli. più qualcos'altro che mi sarebbe venuto in mente strada facendo. Tiro fuori il pacchetto, apro: acc, sono due blocchi compatti di pasta. Mi dico che, scongelando appena, si divideranno in tanti fogli: prenderò quelli che mi servono e rimetterò il resto in freezer.
Continuano ad essere due blocchi compatti, due rettangoli di mezzo metro ciascuno, ancora da tirare.
Ma è una giornata di quelle mooolto produttive e non mi scoraggio, non tanto. Soprattutto perchè ormai la pasta è scongelata ben bene (me ne sono dimenticata). Perciò decido che farò
le due torte, più una di carne, più i salatini. più la torta di riso, che non richiede sfoglia, ma ce l'avevo già in mente.
Avvolgo la pasta nello strofinaccio umido e la lascio a scongelare per bene.
Mi metto a scrivere.
Acc, sono misteriosamente già le 8, forse è il caso che cominci. Il KGgb, che ha ripreso la scuola dopo la settimana bianca degli altri, mi toglie d'insieme. Adesso vuoi fare le torte? Finiremo per mangiare alle 10! Scazzo berve e intenso, raggiungiamo il compromesso che prepariamo i ripieni e tirerò la sfoglia dopo cena. Lei fa un po' di muso, ma poi le vien da ridere.
Intanto faccio il risotto, scongelo in padella gli spinaci formaggiati, metto a bagno l'uvetta, faccio tostare la carne per la torta di carne. Già, perchè il KGgB quella di mais e di piselli le ha cassate entrambe. Forse per vendetta, sì, ma capace che non le mangia davvero.
Dopo aver fatto tutto ciò, mi accorgo: che spinaci e carne basterebbero per un vol-au vent, e soprattutto che le uova in casa sono due. Nel frattempo ho fatto una montagna di risotto.
Il KGgB infierisce, rilevando senza pietà le altre distrazioni che accumulo nello stesso frattempo e oltre. Ci facciamo un sacco di ghigne alle mie spalle.
E quindi: metto le uova nella torta di riso, trito la carne insieme alle noci e trasformo il tutto in base da sugo congelabile (idea del KGgB, che tenta di arginare la mia disperata ridarella con proposte sensate) e abbandono gli spinaci al loro destino, per non parlar dell'uvetta.
Quando arriva l'uomo barbuto gli prospetto una seratina speciale: 140 mt di pasta sfoglia da trasformare in qualcosa di commestibile, senza uova nè prosciutto nè formaggi.
E l'uomo barbuto estrae un superstite pacchetto di wurstel dal frigo e dice facciamo i salatini.
Chè a me mi piacerebbe che lo fosse di meno, ma in questi casi santo subito, l'uomo barbuto.
Risultato: 1 crostata al sambuco; un grande tot di salatini al wurstel, carciofini, funghetti (finiti tutti e due, erano i fondi del barattolo), spinaci (ah-ah! ma le uvette no, non ci sono riuscita); un tot di fiches salate al kummel e ai semi di girasole, un altro tot di fiches non salate (be', dovevano essere dolci, ma non lo sono tanto) al miele e semi di papavero.
Quantità: tipo per dodici. o venti.
Quando abbiamo sentito dei passi sulle scale non avevamo dubbi che fosse il signor Guinness. Invece no, era solo il metronotte. Sarà per il mio prossimo colpo di genio.

lunedì, febbraio 26, 2007


Bene, dopo l'intervallo delle letture amene, ammetto senza remore che mi scoccia passare per più moderata del moderato di riferimento :-) e allora faccio parlare qualcun altro, chè almeno sono in buona compagnia.

Dal Libretto rosso:
"Lenin dice che l'analisi concreta delle condizioni concrete è "la sostanza stessa, l'anima vivente del marxismo". Mancando di spirito analitico, molti compagni non vogliono analizzare e studiare questioni complesse ripetutamente e a fondo, ma preferiscono trarre conclusioni semplicistiche o assolutamente affermative o assolutamente negative... D'ora in poi è necessario rimediare a questo stato caso di cose."
"Siamo marxisti e il marxismo ci insegna che nell'esame di un problema non dobbiamo partire da definizioni astratte, ma dai fatti oggettivi, e determinare, attraverso l'analisi di quei fatti, i nostri principi, i nostri principi guida, la nostra politica, i nostri metodi."
"L'idealismo e la metafisica sono le cose più comode del mondo, perchè si possono dire tutte le stupidaggini che si vuole senza basarle sulla realtà oggettiva e controllarle con la realtà. Al contrario, il materialismo e la dialettica richiedono sforzi; devono essere basati sulla realtà oggettiva e controllati con questa realtà. Se non si fanno degli sforzi, si rischia di scivolare nell'idealismo e nella metafisica."

Andava giù duro, il presidente.
ma, e va bene, un po' scherzo: perchè, a leggerle oggi, altre cose del Libretto Rosso sembrano tristemente amene e potevo citarle nell'altro post.
epperò, pur non essendo afflitta da sessantottismo perenne, credo che uno dei problemi di oggi - anche soggettivi, cioè vissuti male, con senso di scazzo e delusione e svacco - sia davvero una carenza di analisi.
e le parole del presidente mi confortano un po' in questo ruolo ingrato di sembrare di destra, quando ritengo che il primo dovere di un comunista sia quello di evitare il peggio, senza per questo arrendersi. Ma se qualcuno mi dimostra che l'italia può, in questo preciso momento storico, staccarsi dagli usa, dall'europa e dal vaticano - tut'insèma - io sarò felice di considerare prodi un nemico del popolo. chè non vedo l'ora di poter fare ancora un ta-tze-bao, anche uno solo, contro i "lacchè dell'imperialismo".

LETTURE DA CRISI (di governo)

C'erano un tempo le edizioni Bietti, che proclamavano sulla copertina della collana umoristica: "Se sei saggio ridi".
E perciò:


"8.2.1969
Io sottoscritto Pucci Garagnani, di persona
Faccio di mia mano questo Testamento perchè dopo la mia morte chi può dire?
La proprietà della mia casa e dei terreni e poi dei soldi o denari, che sono al credito ginevrino, lascio a mio fratello Adolfo e a mia cognata Pareddu Nesi Lina.
8.5.1969
Ho ripensato. Non lascio niente a mio fratello. Tutto a mia cognata Pareddu Nesi Lina,
8.9.1969
Forse è meglio che lasci un pensiero a mio fratello: i miei libri quasi nuovi, che non ho potuto leggere causa lavoro. Lui invece ha sempre lavorato poco o niente, forse legge almeno. Se non sa leggere, lascio a mia cognata Lina.
8.10.1969
Dimenticavo i buoni posta, che lascio a mia cognata Lina. Se non si trovano è perchè li ho incassati per intemperie di vita e per soddisfare i desideri di Lina, che Adolfo non ha accontentato mai, mentre io sì e lei anche a me, molto. Grazie, Lina.
Tuo per sempre
Pucci"

Il libro da cui questo testamento è tratto è "In piena facoltà..." di Salvatore de Matteis (Mondadori, 14 €), una raccolta di ultime volontà ormai rese pubbliche: c'è di tutto, dal testamento scritto sullo sgabello del '7oo alla preoccupazione che la prima moglie del vedovo, morta da tempo, possa avere qualcosa di dire anche nell'aldilà, dai misfatti confessati all'ultimo alle storie di famiglia pessime ed esilaranti. qualcuna anche no, solo triste - "... basta che va a vivere da sola e si gode la vita, non come me che non capisco che ho campato a fare." - a fare da giusto contrappunto.

"Filippine: Chi avesse preso una botta in testa riceveva immediatamente un colpo contrastante sul mento dal basso verso l'alto. Lo scopo del gesto era far tornare il cervello al proprio posto.
Oceania: Nelle Isole Marianne una donna che aveva scoperto che il proprio marito aveva una relazione adulterina, doveva indossare il cappello del marito e chiamare a raccolta le amiche. Armate di bastoni, sarebbero andate nei campi di lui per rovinare i raccolti, distruggere gli oggetti di sua proprietà e picchiarlo. Se invece era la donna ad avere una relazione, tutto ciò che poteva fare il marito era chiedere la separazione."

Meno bello, e penalizzato da una pessima traduzione, è "Non è giusto mangiare tua zia" di Stephen Arnott, in edizione carina di Armenia. Un po' inconsistente, raccoglie comunque usanze il cui unico denominatore è quello di essere curiose ai nostri occhi.

"Dopo aver mangiato aspettato un'ora prima di fare il bagno.
Per i genitori è vangelo, è una delle prime lezioni di pazienza impartite ai bambini e una gran bella stronzata. Lo sanno tutti che non dovreste nuotare per un'ora dopo aver mangiato o vi verranno crampi che metteranno a rischio la vostra vita rischiando di farvi affogare, no? In realtà non è così.
Dove sia nata questa leggenda metropolitana è un mistero, ma non c'è alcuna prova scientifica che lo dimostri (...)"

Ah, che soddisfa. dopo una vita passata a sentirmi criminale perchè ritenevo l'ora di pausa un'assoluta cazzata - tantopiù data la limitata passione familiare per il nuoto - ho avuto la mia rivincita ne "Il libro delle bugie", un lavoro collettivo in quella bella edizione Isbn con la copertina bianca e il taglio delle pagine rosso. Ci sono dentro: le bugie New Age, le bugie che si raccontano a se stessi, come riconoscere i bugiardi, le bugie che girano su come riconoscere i bugiardi, le bugie di hollywood e del rock che nella maggior parte dei casi non sono in grado di apprezzare, le formule-bugie che si usano nelle recensioni e nella pubblicità, storie di bugie e bugie storiche.
Fra
le storie di bugie mi piace moltissimo quella del gorilla - o forse scimpanzè, vado a memoria, ma insomma un primate dotato di una certa forza - a cui era stato insegnato con successo il linguaggio dei segni per comunicare con gli umani e che, durante una attacco di terribile nervoso, sradicò il lavandino della stanza in cui era. Quando gli umani arrivarono, il primate indicava disperatamente il gatto che era nella stanza con lui: "è stato lui, giuro!"
Fra quelle storiche merita di essere citata una lettera pubblicata sul Daily Mail nel 1924, alla vigilia delle elezioni inglesi. Era firmata da Zinoviev, allora a capo del Comintern sovietico, e incitava il Partito Comunista inglese ad intensificare la sua azione sovversiva, aggiungendo parole di stima e di affetto. Sembrò fatta apposta per alimentare la paura del comunismo e, com'è come non è, il primo governo laburista inglese uscì sconfitto dalle elezioni, nonostante sia i laburisti sia il governo sovietico avessero denunciato che la lettera era falsa. Solo negli anni sessanta, infatti, si riuscì a dimostrare che la lettera era stata scritta da un gruppo di immigrati russi che vivevano in Gran Bretagna.

No, ma... acc, che c'entra la politica adesso? E' una bella storia, tutto qui. Giuro, e senza evitare il vostro sguardo, tamburellare o mordermi le labbra.

giovedì, febbraio 22, 2007

ALTRO CHE SCHIZOIDI SI DIVENTA

i due cretini li abbiamo vituperati, al dalema ci abbiamo dato la sua bella responsabilità, i giochini ce li aspettiamo dietro l'angolo e ancora grazia se son giochini, il napolitano se fosse più sveglio ci piacerebbe di più (ma da tempo lo sappiamo che non è), e dar la colpa alla nessie è troppo facile. anche se è riuscita a mandarmi in palla il mac. e il cellulare. e... mannò, che poi se la prende, e una volta tanto non è davvero colpa sua. E l'amicae. dice che io adesso potrei dire "io l'avevo detto" ma io non mi ricordo mica perchè, quindi perdo anche questa occasione. Allora io provoco. Perchè gli schizopensieri ribollono.
Perchè adesso siam qui tutti preoccupati - e te credo - e fino a ieri eravamo tutti incazzati. chè le due cose non si escludono, certo - soprattutto dopo che vedo che il limite fissato per i compensi a sanremo è stato tolto: ma allora, governo-che-non-c'è-più, ma neanche questa soddisfa ci vuoi dare? Però vedo anche la prima di libero, e il troppo facile gioco che ha portato questa conclusione, quello di presentarci ancora più divisi di quello che siamo. il che è tutto dire. ma è stato fatto con la nostra complicità. con il nostro mugugno perpetuo. perchè se è vero che a curare la comunicazione di prodi c'è il tipo che mi hanno detto, allora è anche vero che forse non potevamo che mugugnare visto come arrivavano (prima ancora che "erano") le cose, ma.
Ma io penso che una forma di lealtà ci voglia: sì, lo so, è un concetto un po' scout - orrore! - ma in fondo ai pirati da burletta cosa gli rimproveriamo, se non la mancanza di lealtà? La stupidità, ovvio, ma quella poteva passare inosservata, anche se il buon cipolla diceva che lo stupido è quello che ti fa un danno senza guadagnarci niente. ma visto che questi due non sono proprio pischelli, possiamo pensare che qualcosa credano di guadagnarci. e allora, l'ipotesi cattiva è che si siano prestati a sporchi giochetti, ma l'ipotesi buona (!) è che si siano sentiti eroi.
Perchè interpretavano il "sentimento popolare", pur rischiando di prendersi una rassegna stampa sulla testa - concreta, non metaforica. Non gli è venuto il dubbio che se gente come Haidi Giuliani e Franca Rame votava sì loro potevano essere un po' più umili, no. Non gli è venuto il dubbio che a volte un po' di realismo - il mio vecchio cavallo di battaglia - ci vuole. Ma neanche a noi è venuto tanto il dubbio, finchè questo governo troppo simile alla destra ma che destra non era, minchia, non era, non è caduto. Allora io su vicenza ho oscillato, e ancora adesso penso che sia stata una bella manìf, piena di cose buone, credo giusta da fare: ma, e qui provoco, credo che dopo la manìf dovesse emergere con più forza il realismo. il realismo che, per esempio, guida le richieste dei vicentini e non l'Assoluto dei senza se e senza ma. chè poi se c'è qualche masoch che crede di doverlo incarnare, possiamo dare tutta la colpa a lui? O crediamo che un nuovo governo, un po' seppiato sul destro se va bene, in bianco e nero se va male, la base non la farà? o la farà nel pieno rispetto della popolazione?
e, provoco ancor più perchè uno dei due masoch è trotzkista e a me i trotzkisti possono anche essermi simpatici, a volte, ma mai ho pensato fossero geniacci politicamente parlando, a cominciare dal capostipite. e allora dico che quando molotov firmò il patto con ribbentrop non fece una bella cosa, no. anzi, talmente brutta che ce ne vergogniamo tutti e tendiamo a parlarne il meno possibile. che non si è mai capito se c'era dietro il tentativo di spartirsi il mondo o la mera difesa dagli altri che se lo volevano spartire. i compagni di allora ci rimasero malissimo: possiamo solo immaginare, e da lontano, quale angoscia fu, all'epoca. però senza quel patto non saremmo certo qui a discettare di sinistra o destra, chè la repubblica dei soviet sarebbe stata spazzata via subito, sfigata com'era. e invece si prese il tempo di armarsi e organizzarsi, e vinse.
L'ho detto, provocazione. non chiedo di sottoscrivere lo scellerato patto, e spero che mai (tipo dopodomani?) dovremo affrontare nelle nostre coscienze dilemmi così amari. ma credo che a volte la lealtà possa premiare, credo che si possano discutere mille punti senza per questo rinnegare la sostanza nè di un programma nè di un'intesa nè di un'idea.
credo, per esempio, che un comportamento altamente stimabile sia quello di franca rame, che si è messa lì a fare la campagna contro gli sprechi, che sui voti sulle questioni militari c'è stata malissimo e lo ha detto alla gente, che ha intelligentemente provato a spostare la discussione su un terreno più credibile, quello degli stanziamenti, e che alla fine ha votato sì con una mozione onorevole.
ma francarame, e come lei direi che almeno qualcun altro c'era in questo governo, è stata bellamente ignorata da tutti, così come, mi ripeto, sono stati ignorati i pur piccoli passi avanti fatti da questo governo.
A cui noi dovevamo fare da risonanza, pur senza smettere di criticarlo, di discutere, di chiedere, di proporre obiettivi credibili: invece abbiamo lasciato parlare il manifesto e repubblica, che in due modi opposti (spero) si candidano al ruolo di eminenza grigia della politica. come se quella rappresentanza, invece, la loro, la accettassimo senza neppure averla mai votata. abbiamo lasciato parlare solo la piazza, e si sa che negli slogan non è che le posizione sfumate possano emergere. ci siamo crogiolati nella nostra giusta rabbia, nel nostro giusto disprezzo per ciò che sembrava, che era, troppo uguale. abbiamo lasciato che emergesse più ruini di noi, e invece di moltiplicare le iniziative a favore dei pacs - e non solo le proteste - io credo che questo governo lo abbiamo fatto sentire debole, non solo sui numeri. e abbiamo fatto sentire forti quelli che coi numeri proprio non ci acchiappano, e neanche col resto. chè il dalema non lo difendo e sottoscrivo in pieno il gipunto, non c'era nessun bisogno di andare a casa tutti, ma a me questa storia mi sembra tanto la profezia che si autoavvera. e il commento di marco alla talpa mi è sembrato bello, nella sua amarezza, chè fustigarci noi per le mille colpe altrui, no. però, ecco, io credo che un pochino di responsabilità ce l'abbiamo, sì. perchè a volte nella vita capita di dover sostenere cose e persone con cui non si è del tutto d'accordo, e a volte farlo è semplicemente intelligente, anche a costo di rimetterci qualcosa. chè le coscienze belle bianche possiamo lasciarle agli angioletti, notoriamente roba da dc.

martedì, febbraio 20, 2007

CINEFORUM AL LUNEDI' ?????

Ecco, perchè no? 'Spettavo lo postasse la Nessie, chè l'idea è stata sua, ma lei è persa dietro viaggivolietalpe, così lo dico io.
Allora l'idea è che la Ness di lunedì già gravita più o meno sul levante - be', questa è l'idea di partenza: non vi stupirete mica che essendo della nessie abbia al centro la nessie, no? - epperò è vero che il lunedì è una serata poco trafficata, in genere. così si potrebbe che chiunque, della comune-ty & aggiunto, vuole approfittare dello straordinario schermo veri anni '90 qua presente, può. I films si possono portare o affittare o pescare dall'altrettanto straordinaria raccolta di commedie e classici sconosciuti anni' 30-'40-'50 presenti in loco. Ma qualcosina di più attuale c'è, anche.
Tipo che si cena alle 8 con robe veloci e per le 9 si è lì davanti, sul divano-già-letto.

Che poi il lunedì è la giornata ideale per il PortoSpuntino e per gli Scambi, chè magari il giro si allarga anche è ciò è bbuono. E fra i Grandiosi Benefit della location chez nous ci sarà anche lo Scatolo Dei LibriPortateliVia. Che sono quelli che non compro un'altra libreria apposta per loro, perciò se qualcuno ci ravatta dentro e me ne porta via un po', io sono solo contenta e facciamo una Serata Tutta Cultura.

LA CANDIDATA IN QUANTO TALE

qui ci sono solo un po' di elementi di riflessione, non tanto a difesa della candidata (che ovviamente non difendo nè sostengo, ma accetto, e c'è una bella differenza) quanto a partire dal suo progetto e da ciò che obietta l'amicae. ( se volete saperlo andatevelo a cercare fra i suoi ultimi post, che firefox non mi paste l'indirizzo).
Allora, a me Amsterdam non mi ci è piaciuta: nonostante i pareri contrari, a me è sembrata una città piratesca sui turisti, sonnacchiosa e incasinata al tempo stesso, che vive di fatto sui babbaloni che cercano il quartiere a luci rosse e i coffee-shop. e che sono soprattutto italiani. non sono stata nè nell'uno nè gli altri, ma ciò non toglie che li veda improbabili qui da noi, anche se ci fosse sindaco sanguineti. è un giudizio superficiale, lo so, mai mi sono documentata sulla provenienza del reddito degli amsterdamtesi, ma insomma non è che mi sembra un destino invidiabile. chè questa, come quella, non sarà mai una "piccola città" in cui è gradevole vivere proprio per quello: sarà pur sempre una grande città decaduta. e neanche mi sembra attraente poter godere, spero il più tardi possibile, di marciapiedi con il corrimano o corsie privilegiate per le sedie a rotelle: chè più vai avanti con l'età e più quello che vuoi vedere in giro, se non sei un vecchio dentro, sono facce giovani, bambini, movimento. vita, insomma. con qualche bel parco e qualche panchina, certo, ma se dalla panchina ti tocca guardare solo altri vecchi, meglio che stai a casa tua a vedere la tv. senza contare che una città che muore sarà una città che col cavolo può garantire beni e servizi, a nessuno.
Allora sarebbe bello tirarsi fuori. Dire che non vogliamo nè Rotterdam nè Venezia e trovare qualcuno che lo dica per noi, e che magari riesca a farlo e a lasciarcelo fare. Ma così non è, e allora provo a rispondere alle obiezioni dell'amicae. sulla circolazione delle merci, che l'amicae. precisa giustamente "sfrenata e nociva", a cui noi siamo contrari per principio, per buon senso e per sensibilità ambientale e umana.
Però il punto è che le merci, un tot di merci circolanti, sono diventate più o meno imprescindibili per tutti noi, anche i più convinti. Chè se non compriamo le fragole cilene o le margherite keniote - o quello che volete, mica lo so cosa fanno in cile e in kenia - però compriamo il merluzzo pescato nei mari nordici, le magliette prodotte in asia, il petrolio in mille forme che sappiamo da dove viene chè sottocasa non ce n'è, i truccosetti che chissà dove li fanno (un colpo basso, ma vale anche per me). Io mi ricordo quando "i dischi" non arrivavano: un sacco di successi di canzonettari europei degli anni '60 sono dovuti al fatto che le versioni originali viaggiavano fortunosamente su nastri geloso, portati a mano da qualche raro fortunato che già allora andava in giro per il mondo. Rinunceremmo così volentieri ai Cd, ai film, ai computer? Io credo di no, e credo anche che sarebbe sciocco farlo. E so che noi abbiamo tirato un grande sospiro di sollievo quando è arrivata l'Ikea, chè prima arredare una casa voleva dire svenarsi per i successivi dieci anni.
Allora, quello che è da limitare sono gli eccessi, gli sprechi, il soldo per il soldo e il bene materiale di pochi contro il benessere di tanti: e uno dei modi di rendere teoricamente più razionale il viaggio delle merci è farla viaggiare su rotaia. o su nave-rotaia. che inquina molto meno dell'areo-camion. Vero che nelle intenzioni di chi vuol fare corridoi, trafori, ponti non c'è tanto l'intenzione di inquinare meno quanto quella di guadagnare di più e più in fretta, facendo passare ogni sorta di cose. Ma forse, e dico forse perchè neppure io sono così sicura di tutto ciò nonostante mi sia letta un'ampia documentazione no-tav, boicottare fin dall'inizio un progetto di razionalizzazione che in parte, per quanto teoricamente, potrebbe soddisfare anche alcuni criteri nostri, non è la mossa più intelligente. Perchè, sempre stando alla teoria del programma, Genova comunque ne guadagnerebbe, sia togliendo i containers, sia per il traffico, sia per lo sviluppo del porto. Sto parlando in teoria, neh? E, continuando in teoria, allora forse bisognerebbe ributtare la palla alle Comunità Montane, che si beccherebbero i containers e il traffico: ma non è che sui monti liguri- piemontesi abbondino le iniziative, il lavoro, le presenze, la valorizzazione. Il massimo che sono riusciti a fare è l'outlet di serravalle, e non c'è bisogno che commenti, e per il resto c'è un abbandono, un'incuria che stringono il cuore. perchè la gente non vive dove non può lavorare. e anche gli agricoltori biologici hanno bisogno di sovvenzioni, di strutture per commercializzare i loro prodotti, di trasporti efficienti, sennò neanche loro ci vivono. perchè, alla fin fine, neanche noi ci inerpichiamo sulle belle stradine liguri per andare a comprare tutte le settimane l'insalata. e forse non sarebbe neppure intelligente farlo, una macchina inquinante per ogni famiglia in cerca di insalata non inquinata.
L'obiezione più che sensata di chi si oppone a questo tipo di progetti è che basterebbe potenziare le linee ferroviarie esistenti. Chi obietta agli obiettori dice: ma chi lo farà mai? non è un tipo di lavoro in cui si guadagnano soldi, quindi nessuno ce li mette. E siccome questo è per ora purtroppo vero, io non mi oppongo "per principio" al progetto di marta, finora: chè mi sembra giusto opporsi alle cose fatte senza criterio, alla devastazione di posti belli e curati e comunque già vivi e produttivi (non solo in termini umani, ma anche naturali), ma se mi bucano un roveto che frana e così facendo mi risparmiano dall'inquinamento km. di boschi e paesi lungo l'autostrada... ecco, non so. in svizzera, che non sono certo meno sfigati di noi quanto a montagne e posti impervi, l'hanno fatto: e quasi dappertutto arriva il treno, e su ci vanno le merci e le persone. e ci sono un sacco di posti dove non vedi nè uno svincolo nè un pilone perchè non c'è nè autostrada, nè superstrada nè quelle orride cose che sono i pezzetti di, quegli intrichi orrendi sopraelevati in mezzo alle strade provinciali, che a nulla servono. perchè poi ci opponiamo al corridoio, ma intanto i sindaci dei singoli paesi, magari anche con la migliore intenzione del mondo di rendere "più moderno" il paese stesso - chè di morire pian piano son stufi - dicono di sì a queste orride cose.
Allora io nel progetto di marta ci vedo comunque una buona intenzione: non la migliore, chè quando ci si confronta con l'economia attuale nessuno ne capisce molto e questa città con l'economia si deve confrontare, ma almeno una strada che potrebbe portarci fuori dalla morte lenta e triste. una strada a cui, in molti momenti, dovremo dire di no: per avere una valutazione ambientale corretta e globale, per sapere con precisione qual è il progetto e cosa comporta, per intervenire quando sarà il caso. Non "se": è ovvio che sarà un quando. Ma io credo che se Pericu avesse illustrato alla città il progetto di rivitalizzare il centro storico più in dettaglio, molti di noi sarebbero insorti perchè sarebbe sembrato uno stravolgimento: invece, pian piano (ma in fretta, per i tempi storici di questa città) una politica concreta di sostegno - limitato, ma c'è - ha riempito il centro storico di locali e di gente, senza poi stravolgerlo. chè morto era peggio, altrochè. Allora, come già dicevo, a me questa politica del no e basta mi sta dando un po'addosso: sia in positivo, perchè credo che se vogliamo cose diverse dovremmo cominciare a farle e a essere più creativi e più organizzati e più disponibili a farci il mazzo per crearle, sia in negativo, perchè proporre soluzioni ottime ma che nessuno sarà disposto a finanziare non porta molto avanti. Nella parole dell'amicae. su questa città ci vedo della rassegnazione, una "piccola misura" che non è quella che ci piace ma che sconfina (o rischia di farlo) nell'accontentarsi. e credo che non sia giusto, che sia l'altra faccia della disperazione strisciante che ti prende quando pensi "sono tutti uguali". quando il punto non è come sono "loro", ma cosa vogliamo noi e , soprattutto, cosa poniamo come obiettivo concreto, credibile, giusto ma anche realistico. perchè i princìpi, alla fin fine, si devono declinare in qualcosa di pratico, se si vuole che la vita della gente migliori.

lunedì, febbraio 19, 2007

LA CANDIDATA E DINTORNI

Confesso, gli schizopensieri stanno così di molto schizzando, oscillando di qua e di là, che il Penso che ha afflitto l'amicae. ha tenuto in scacco anche me per un po'. e mica neanch'io ne sono uscita - se così fosse, uau, potrei fare davvero l'ideologa e mi sarei risolta almeno gli schizopensieri sul lavoro. In pratica, il crinale schizoide si può ricondurre al dibattito interno fra la Visione Realistica e la Visione Utopistica, dove a me mi piacerebbe trovare una via di mezzo che sia semplicemente una Visione Che Si Può Fare.
Ma, insomma, non credo di essere l'unica cui piacerebbe, e lì si ritorna al vecchio discorso del momento storico che gli manca una visione d'insieme.
Dove il dibattito interno è diventato aspro, è stato su Vicenza: che ci avevo motivi miei per non andare alla manìf, ma anche la giudicavo - e in parte la giudico ancora - una battaglia molto poco realistica. Poi ho cominciato a patirci, chè se anche non era realistica era giusta, poi la scrittrice rurale che pure concordava con me mi ha detto nel telefono:" Certo che non si vince, ma si perde davvero solo quando si smette di lottare." Che detto così è una bellissima frase e un bellissimo principio, e ci ho patito ancora di più che da qualche parte ero arrivata anche di mio, a ciò. E fin lì, dunque, Utopia batte Realismo 1-0, anche senza contare che mi sarei divertita. E come andrà avanti questa battaglia, se andrà avanti - perchè da un certo punto in poi dovrà contare soprattutto sui vicentini e su quanto sapranno dimostrare e sostenere le loro ragioni, che però in questo caso, a differenza di quanto accade con IL Tav sono anche squisitamente politiche, per non dir filosofiche - è ancora tutto da vedere. Sospendo perciò gli schizopensieri al riguardo, che però in qualche modo c'entrano anche con la candidata.
Il punto fermo riguardo la candidata è che io esercito il mio diritto di voto comunque, ma questo lo si sapeva, anche sapendo io che poi mi dissocerò da almeno alcune delle cose che farà o non farà, ma tutto ciò l'ho già detto. Quello che non ho detto è che, a propòs anche di Vicenza, quello che continua a fastidiarmi è questa sensazione di insofferenza - a volte ai limiti, o oltre i limiti, dei problemi personali riversati sulla politica - che emerge da molte voci e molti commenti, come se davvero potessimo aspettarci di vincere tutte le battaglie, di vedere accolte tutte le cose "giuste" solo perchè oggi c'è prodi o domani la marta. e sennò, nisba, fate tutti schifo uguale.
Ecco, io credo che non si debba sottovalutare la differenza che comunque c'è fra la destra e la sinistra: chè perfino quando fanno le stesse cose le fanno in modo diverso. Amato ha soffiato sul fuoco del casino e della paura: il giorno dopo Vicenza, perfino rep.it (che pure aveva fatto la sua parte, di fatto sostenendone le tesi) gli ha fatto fare una figura di merda, dissociandosi (ipocritamente, ma) da quella strategia vecchia e perdente. mentre quella nostra vecchia conoscenza di pisanu ha ribadito, per fortuna a mo' di voce nel deserto, l'associazione fra manifestanti e nuove br. e non è la stessa cosa se lo dice da fuori, e fa la figura del gnègnè, o se lo dice, come faceva prima, da ministro dell'interno. non è la stessa cosa se all'indomani della manìf il governo fa un'apertura: del cavolo, ok, ma la fa. E qui il Realismo segna un punto nel mio conflitto personale: si lotta, si chiede e si rivendica, ma si mantiene anche il senso delle proporzioni. Chè il qualunquismo de "la politica fa schifo" io lo lascio volentieri agli altri, nè riconosco come politica solo i momenti di opposizione o le mie iniziative personali, chè questo mi sembra tra l'infantile e l'autistico: anche se, è chiaro, anche a me piacciono di più le manìf e gli scambi pane-biscotti della "politica" in senso più ampio e convenzionale. ma sono convinta che dimenticarci che esiste, lasciarla in mano del tutto agli altri, sia un bel meccanismo di rimozione. Che ha il suo fascino, lo ammetto.
Ma facciamo l'esempio del Pil: che se c'è una cosa che non ci credo, una cosa che mi sembra mendace e magari pure manipolabile, una cosa che solo vagamente so cos'è, è quella. Eppure, quando vedo la notizia è che il Pil è aumentato, io so cosa vuol dire nella pratica: significa che la gente ricomincerà a fare cose. il che tradotto, vorrà dire qualche posto di lavoro in più, e non necessariamente spregevole, chè uno dei settori in cui si sente di più l'aria che tira è quello della cultura (avete presente quanta gente ha messo a tacere, in un modo o nell'altro, il cavbanana?). posto di lavoro magari precario, ma magari un po' meno chè comunque tutti 'sti discorsi sul precariato chè invece prima si chiamava solo flessibilità e ci veniva predicato come regola di vita vincente, qualcosa fanno. Timida speranza, è vero, ma l'aria è già un po' cambiata.
Le liberalizzazioni... ovvio che non mi piacciano: ma se quella dell'energia elettrica sblocca finalmente il settore finora stagnantissimo dell'energia rinnovabile, non posso che esserne contenta. E i Dico saranno, sono, ipocriti e carenti: ma se fossi una/un convivente sarei contenta/o di vedermi riconosciuto qualche diritto al posto dello zero di prima - metti che il/la mio/a convivente muoia domani ... - e continuerei a lottare per averne altri. senza negare il valore di averne già qualcuno.
e, di straforo, dirò che la manìf di vicenza, a cui hanno partecipato un sacco di cattolici di cui non disprezzo affatto la vena pacifista, se è per ribadire la sovranità del nostro Stato mi piacerebbe si tenesse in piazza s. pietro. ma non mi racconto che sarebbe altrettanto affollata e, pur senza sposare la tesi che bisogna coccolare i cattolici più retrivi chè anzi la trovo una politica suicida e miope, ritengo che i Dico siano un passo avanti di chi, volente o nolente, deve tener conto di equilibri necessari. Che io non condivido, che non vorrei ci fossero, ma di cui non posso negare l'esistenza e la necessità. per ora, in questo momento e con questa storia e con queste prospettive (quali? appunto.)
Allora qui Realismo e Utopia sembrano un po' fare pari e patta, e forse un conclusione un po' meno schizoide vorrebbe che ognuno dei due stesse al suo posto: si può avere Meglio continuando a lottare per Il Meglio, senza negare nè l'uno nè l'altro. Il difficile è sapere come e quando farlo, ok, ok, lo so. Ma lasciare che l'Utopia prevalga del tutto e ci faccia assimilare ciò che è comunque Meglio a qualsiasi altro Peggio non mi sembra razionale, nè la strada migliore per individuare e provare a raggiungere Il Meglio.

PAUSA

E che ci avrei anche un sacco di cose da dire e da contare: prima di tutto che devo rispondere all'amicae. sulla candidata, chè dice cose interessanti - l'amicae., della candidata già sapete ormai tutto. poi che mi ha telefonato la scrittrice di utopie che si definisce "massaia rurale" che meriterà q. p. un post tutto per sè, e abbiamo passato più di un'ora al telefono mentre tout le monde era a vicenza. che però questa la dico subito perchè è carina, il suo marito della scrittrice rurale c'era andato con la spillina del '67, "Yankee go home", che l'ha tirata fuori (ce le ha ancora tutte, lui, invidia), l'ha guardata, ha scosso la testa mormorando "...40 anni..." e poi baldanzoso è partito con figlio a seguito. poi che abbiamo ordinato al vivaio clorofilla - plin plon pubblicità ricordatevelo se dovete comprare qualcosa tipo frutteto, ha millemilamele dimenticate dai più - un kumquat, due lamponi bianchi e un ciliegio nano, evvai con l'autoproduzione. che l'uomo barbuto ha già messo in cantiere il liquorizio, il digestivo 44 gatti e il liquore al caffè, son lì che maturano. e poi, e poi... cosette sparse qua e là, come la recensione del Libro delle Bugie o il giacimento di petrolio che ha prenotato l'Eni - fra poco dovrebbe avvenire la "spartizione" dice Unponteper.. - e che indovinate dov'è? A Nassirya, azzeccato. Un gran casinoso miscuglio, decisamente troppo per un post della domenica sera. Ma magari lo sgroviglierò pian piano nei prossimi giorni.

domenica, febbraio 18, 2007

BENE.



ma c'erano anche loro, mi dice rep.it. ok, sappiate che ci ho patito duecentomila volte.

venerdì, febbraio 16, 2007

INCROCIANDO LE DITA

chè prima del G8 ci facevamo grasse risate sul pirla che gli avevano fatto saltare la macchina e sulle perquise che alla domanda "avete niente da dichiarare?" qualcuno aveva risposto "an half bottle of wine". che, se i pischelli non lo sanno, era la prima lezione di qualsiasi libro di inglese, "at the custom house" e mai nessuno capiva perchè qualcuno dovesse portarsi mezza bottiglia di vino. ma dopo ci siamo sentiti un po' stupidi, di aver riso, chè non c'è più stato niente da ridere, nonnò.
Ma adesso è ancora prima, così posto la foto di questo
pericoloso estremista in azione, un grey-blok. sperando che faccia ancora sorridere lunedì.
e se il filmato su repubblica non l'avete visto, ecco qui http://tv.repubblica.it/multimedia/home/561078
non perdetelo, chè quest'elefante è tutti noi.

mercoledì, febbraio 14, 2007

FIRMATE E DIFFONDETE


Che la Siae sia l'unica cosa che funziona in italia lo sanno tutti i comune-tary, che come chiunque abbia a che fare con la cultura sono spesso da entrambe le parti della barricata.
Questa volta, però, la Siae ha davvero esagerato: se altrove intervengono le major per tutelare rockettari esposti al web, qui facciamo tutto da soli e tuteliamo gli "eredi Picasso" dall'onta di vedere un'opera del Grande trasformata in puzzle. "Via quella roba dal web!": e sarebbe - forse- comprensibile se a metterla on-line fosse stata una casa produttrice di videogames, o magari un sito porno. Mannò, è stato un insegnante: che, oltre a dover togliere tutte le riproduzioni d'arte dal suo sito senza fini di lucro (www.homolaicus. com) si è visto arrivare a casa una multa di quasi 5000 eurazzi.
Tutta la storia la trovate qui http://punto-informatico.it/p.aspx?id=1858783 ed è abbastanza grottesca, oltre che preoccupante per tutti noi che attingiamo liberamente dal web, senza chiedere prima alla Siae "posso?" come, ci dicono, andrebbe fatto.
A seguito del fattaccio, è partita una petizione per chiedere si cambi la legge, che oltretutto risale a ben prima di internet e quindi non contempla il problema in modo specifico.
La petizione è qui: http://www.anitel.it/petizione/index.php. ha già raccolto un buon numero di firme, aggiungete la vostra.

martedì, febbraio 13, 2007

FETISH SCORRECT

La notizia è di per sè positiva, soprattutto se si tiene conto che Wal-Mart pare sia ormai una dei pochi sbocchi occupazionali per un sacco di zone rurali - non a caso, dal momento che viene assimilata a una specie di Attila del marketing. Ma vi invito a non perdervi la "prova a carico" dell'amministratore delegato: chè non si sa se è più assurda la poltrona, la foto, il fatto che sia considerata una prova, il fatto che possa succedere.


Alla Wal-Mart, colosso della grande distribuzione con 1.092 ipermercati in 6 paesi, il 60% dei dipendenti, 1 milione e ottocentomila, sono donne. Ma solo il 14% di queste ricopre cariche dirigenziali, il resto sarebbero perlopiu' operaie sottopagate e sessualmente discriminate. Una donna deve attendere in media otto anni per essere promossa a "vice manager", mentre per un uomo bastano due anni e mezzo.
La retribuzione media di una commessa e' di mille e 100 dollari annui inferiore a quella di un pari grado maschio.
Poi ci sono gli inviti a farsi belle per fare carriera e il continuo chiamarle "bambole".
Ora le Cenerentole si sono rotte e hanno intentato una causa collettiva contro la multinazionale, che promette di passare alla storia: cento rappresentanti di un milione e centomila donne che pare abbiano presentato ai giudici, che hanno autorizzato il processo, documenti e testimonianze inattaccabili, tra cui la foto di un amministratore delegato stravaccato su una poltrona a forma di scarpa da donna leopardata con tacchi a spillo.
La Wal-Mart e' stata fondata nel 1963 da Sam Walton in un paesino dell'Arkansas. La filosofia alla base del primo negozietto era quella di ridurre spese e margini di guadagno per poter vendere a un prezzo inferiore rispetto agli altri.
Col tempo, pero', le cose sono cambiate e oggi, sottopagando e discriminando i lavoratori, Wal-Mart ricava 11 miliardi di dollari di profitti netti su 315 miliardi di vendite.
(Fonte: Greenplanet, raccolta da Jacopo Fo)

UNA BELLA COSA

con questo bellissimo logo: sono incontri mensili, dalle 3 alle 5 del pomeriggio, organizzati dalle "mamme delle scuola araba bilingue Nagib Mahfuz" di milano, che immagino sia la stessa delle mille polemiche. vengono pubblicizzati con volantini, che si possono scaricare dal sito di retescuole (http://www.retescuole.net/) e diffondere, in italiano, arabo e spagnolo.

lunedì, febbraio 12, 2007

CI SONO GIORNI CHE



che tutti i pensieri si sfilacciano, e la vita anche un po'. che passa via tra una pentola a pressione su internet ma che bella per le conserve niente lascia stare costa come mezza vacanza, un bilancio dei pro e dei contro che con la pentola non c'entra e che mai avrei detto si potesse valutare matematicamente, una ginecologa che dice nonnò fossi matta a cambiare qualcosa con la tua ipersensibilità ai farmaci, un tentativo di far scattare l'antifurbo psichedelico della jaguar giusto per vedere il pirla uscire per la terza volta sotto la pioggia - fallito, acc, ci vuole un colpo più forte - un pensiero di voglia di trivial, un contento per una risata ma anche due o tre o quattro, un KGgb che ligio all'imperativo di fare almeno una settimana di scuola filata ti chiama perchè sta venendo giù l'universo e non ci ha nè ombrello nè cappuccio, e quando esci l'universo si è quietato, ma il KGgb è bello vederlo arrivare nello specchietto, che sorride un pochino come fa lei. E tanto pensi alle conserve, ai progetti ch'è bello farli quando sono progetti di bello, ai progetti che rimandi quando sono progetti di lavoro, ai bucati che non asciugano, alle retate che da una parte meglio così prima che ci facciano altro casino che già una volta ci è bastato e speriamo non ci vada di mezzo chi non c'entra, al libro che c'è dentro uno che si toglie la maschera e si sdraia sul fondo del mare artico e ti fa venire la claustrofobia, alla pioggia e al freddo che tutti si lamentano ma te ti piace un sacco questo buio e grigio e riflessi di matita lucida, alla lavanda che devi mettere nei sacchettini e la lilla che va roma con la figlia dentro la gita della chiesa perchè così almeno vedo roma e radiopop che dice che segoulène non perde ma tanto è quello di radiopop che non ci prende mai. e intanto aspetti un'illuminazione, che c'era un sogno che diceva bene ma mai ho capito se l'inconscio è troppo avanti o talmente indietro che ormai non ti serve più.

domenica, febbraio 11, 2007

AZ, TROVATA!

Che ce lo sapevo che su internettoc'ètutto. è solo che a uno - io - doveva venirci in mente di cercare "confiture de vieux garcon" con la cediglia che non si sa dov'è. Me non mi è venuto in mente, no, però che spulciando spulciando tutti quelli che ti dicono come fare le marmelle delle robe più improbabili è venuto fuori anche questo qui francese, io mi sono detta "andiamo a vedere". ed eccola lì, l'ultima della serie. ma non fatela, chè ve la regalo a natale.

http://www.leparfait.fr/fr

TROPPO SIMPATICO



per non metterlo qua. le sue foto e quelle dei numerosi cugini nati in cattività, pubblicate da repubblica.it, mi riconciliano un pochino con la cina. che sicuramente tirerà un sospiro di sollievo nel saperlo.

ECCO, HO PERSO


la ricetta delle Conserva dello scapolo: non c'è sui quaderni, non c'è sui libri dove pensavo che fosse. ma, astuta, mi sono detta: il gugol ce l'avrà, e l'ho battuto con le sue brave virgolette, chè sennò chissà cosa mi vien fuori da "scapolo". Risultato, una sola citazione: " ... la Streganocciola... mi piace fare la Conserva dello scapolo."
Così adesso ce ne sono due, tutt'e due inutili. Voglio un gugol della mente, la mia.

sabato, febbraio 10, 2007

SORRRISO MINIMO

se è arte, me questo tipo mi ci piace, che è divertente e forse un po' for dummies, ma perchè no, dopotutto? lo ha fatto una tipa che si chiama Helen Poe Suits. Altri suoi li trovate qui http://www.ebsqart.com/Artists/cmd_10168_profile_portfolio.htm
in questa enorme galleria d'arte virtuale dove c'è di tutto, dai quilt alle foto, dai demoni ai lemuri:
http://www.ebsqart.com/

PECUNDRIA

è una bellissima parola lombarda (comasca?) che, come molte parole dialettali, definisce uno stato d'animo con assai maggiore precisione dell'equivalente termine scientifico italiano. che forse in questo caso addirittura non c'è: perchè la pecundria non è solo depressione, nè disforia/agitazione, nè rabbia/aggressività.
E' quando sei un po' depresso chè vedi tante cose da fare ma nessuna che debba essere veramente fatta e tutto ciò ti esaspera ma non fino al punto di farti diventare aggressivo e nervoso, chè uno sfogo ti piacerebbe ma nessuno va bene. non ce l'hai con nessuno, neanche con te stesso, però contento non sei. e te ne stai lì, o vai in giro che è uguale, su uno stretto bilico tra il cacciarti sotto un piumone e l'attaccare lite con il primo che ti dice "ma cos'hai?".
la pecundria può durare giorni se prevale il piumone, diventare futa se prevale la lite, ma più spesso dura un po' e poi se ne va.
Il rimedio anti-pecundria migliore di tutti è qualcuno che ti tira su dal divano prendendoti per mano e azzecca proprio la cosa, unica, che in quel momento ti può attirare.
In mancanza, vale la pena di dire che un bel bagno profumato spesso non fa che peggiorare la pecundria, lo shopping si rivela inutile e una golosa mangiata solitaria la fa precipitare verso la depressione: invece, il
parrucchiere funziona.

giovedì, febbraio 08, 2007

SCHIZOPENSIERI 2 - LE ROBE A PUNTATE

io le ho sempre odiate abbastanza, chè se poi la "prossima puntata" te la perdi e non sai come va a finire? adesso, che la prossima puntata dovrei farla io e me la sono un po' persa lo stesso, le odio ancor più.
ma insomma, giusto perchè la talpa infierisce con il terzo valico, e l'amicae. pensa e giammai vorrei lasciarle in sospeso i pensieri, il gpunto anche lui è lì che nei momenti liberi dal rugby non sa che pesci pigliare, ecco, provo almeno a concludere il ragionamento anche se nel frattempo si è un po'appassito. ma pigliatevelo così, chè tanto la mia fama di ideologa è solo una gentilezza dell'amicae.
se ben ricordo cosa avevo pensato, uno dei punti era il voto. voto sì, voto no, voto che mi fa schifo, voto che mi tiro fuori. la posizione, di per sè, la capisco benissimo: perchè essere complici? ma io sono cresciuta con l'idea che il voto è un mio diritto, mica un premio per gli altri. e il tuo diritto lo difendi e lo usi al meglio, che non necessariamente coincide con il bene. posso pensare tutto il male possibile della scuola pubblica, ma le figlie mie mai le avrei mandate alle private, e non solo perchè spesso sono anche peggio della pubblica. ci sono tanti diritti faticosamente conquistati che oggi stanno cercando di scipparci in tanti modi, e
giustamente stiamo cercando di difenderli. per quello che sono, anche se tutti sappiamo che potrebbero essere ancora meglio.
Ecco, io il voto lo metto fra quei diritti lì. E mi rifiuto di dargli quel significato di premio o castigo che invece sta passando adesso: non m'identifico, esprimo una preferenza. e la preferenza si esprime sul reale, non sulle speranze, anche se la speranza che il reale migliori ha il suo peso. ma, appunto, "speranza" di "miglioramento". Perchè a dargli tutto quel significato lì, quello che da un po' anni pare che abbia prima di ogni elezione per poi smettere di averlo appena l'elezione è conclusa, si rischia di pensare che la politica sia solo rappresentanza. anche se non si vota: perchè anche il non-voto (quello "di protesta", "di sinistra") è concepito nella stessa logica. Premio o castigo: impara di più se gli faccio una carezza o se lo picchio col giornale? Ma sempre si pensa che ci sia un soggetto che deve imparare, sempre si rischia di perdere di vista che il soggetto siamo noi. E che la rappresentanza non ci esaurisce, nè ci rende complici e tanmeno conniventi: non più che il suo rifiuto. chè il fabrizio che io non amo particolarmente non è buono solo per le manìf: che si voglia o no, coinvolti lo si è stesso.
Forse, allora, la cosa importante è cambiare la logica: non è cosa da farsi in un giorno e ci ha i suoi tempi, però tutti i pensieri dell'amicae. sulle strutture e il linguaggio e gli esperimenti, tutti i moltissimi tentativi di "cose diverse" che ormai ci sono in giro, sono un buon inizio. e forse già qualcosa di più di un inizio: c'è gente che ormai fa ogni sorta di cose con l'unico intento di cambiare la propria logica del vivere insieme a quella degli altri, di convincere chi le cose non le sa ancora, di incoraggiare chi le sa ma ha paura che non servano. gente che un po' si tira fuori e magari un po' no, gente che ha le stesse contraddizioni mie o dell'amice., ma che a queste contraddizioni tenta di dare una forma e un significato che vada oltre il personale. Ecco, per me la politica è questo, e il voto è accessorio: importante perchè, come ho detto, può essere una minima garanzia di spazi che altrimenti sarebbero chiusi, ma accessorio rispetto alla vera dimensione della politica.
Questo non vuol dire che da domani mi metto a "fare politica attiva", come si diceva un tempo, nè che penso sia un dovere morale il farla: fare qualcosa di meglio che gli scambi nella comune-ty (che pure sono importanti perchè cambiano noi per primi) mi piacerebbe, ma forse tempo e luogo verranno.
Però, come dicevo nella prima puntata, mi sono stufata di dare pagelline, anche quando è evidente che l'alunno si merita due. Mi sono stufata di fare il grillo parlante di prodi o di pericu o dell'assessore al traffico o del pur bravo compagno che però, cazzo, cosa l'abbiamo eletto a fare? Rivendico il mio diritto di votare e il mio diritto di dissociarmi da alcune delle cose che verranno fatte da chi ho votato, rivendico il diritto di farmi sentire senza cadere nel masochismo, rivendico il diritto di guardare il buono che viene fatto. anche se è poco: non solo perchè è meglio di niente, ma perchè spesso per quella singola cosa buona ci siamo battuti, o almeno fatti sentire, ed è un risultato nostro. Ma anche perchè c'è una cosa che si chiama incentivo positivo, e di questo nessuno è avaro come la sinistra. mica solo coi governi e i sindaci, proprio in generale, per forma mentis. E' quella forma mentis che fa dire a Valentino Parlato questa frase: "fino a che voi Verdi non vi metterete in testa che occorre qualcuno che comandi, sarete solo dei predicatori inutili." Giuro, me l'ha portata la Nessie, la pagina del Manifesto in cui dice così. E, d'accordo, lo dice per sostenere la necessità di un'organizzazione, di una "forza" e nell'insieme del testo la frase è logica e non solo perdonabile, anche se brutta: ma nell'insieme del testo appare evidente che ancora una volta Parlato (e non è certo l'unico, e lui almeno ci ha l'età come giustifica) è lì a dar pagelline. intanto gli passa sotto il naso il mondo e non se ne accorge, i buoni di qui e i cattivi di là. o guarda caso, di buono c'è solo lui e qualche amico suo.
Vi pare che io mi stia contraddicendo? L'ho detto, sono schizopensieri: perchè anche a me questa sinistra non piace, e non mi piace neanche quando pensa di essere più a sinistra di tutti, non solo quando strizza l'occhio alle idee o alle persone di destra. Ma non per questo la considero aliena, "altro da me": ci sono pezzi miei dentro parlato e dentro la vincenzi, inutile far finta di no. meglio provare a cambiarli, secondo me, e soprattutto provare a cambiare il modo di provare a cambiarli. tenendo da conto anche la realtà, perchè una fantasia che non si confronta con la realtà rischia di diventare in quattro e quattr'otto una fantasticheria. e non è la stessa cosa.

martedì, febbraio 06, 2007

CI SI PROVA...

Un milione di firme per la petizione OGM!

Si è da poco conclusa la raccolta delle firme per chiedere l'etichettatura obbligatoria di latte, carne, uova e formaggi derivanti da animali nutriti con Ogm.

Il risultato della petizione è davvero importante...

1.000.000 di firme raccolte in tutta Europa!

Molte di queste firme sono arrivate dal web.

fin qui la newsletter con cui greenpeace ringrazia i firmatari, e qui sotto la notizia: ricordo però, a scanso di panico fra i lettori sensibili e/o ipocondriaci, che i prodotti derivanti da agricoltura biologica non possono utilizzare ogm neanche in ciò che danno da mangiare a bestie e bestiole



Un milione di firme per dire NO agli OGM usati nell'alimentazione animale.

International — Un serpentone di 500 metri davanti alla sede della Commissione europea: è la petizione di Greenpeace sull'impiego di Ogm nell'alimentazione animale consegnata oggi a Markos Kyprianou, il Commissario europeo per la Salute. Un milione di firme per chiedere l'etichettatura obbligatoria di latte, carne, uova e formaggi derivanti da animali nutriti con Ogm.

Secondo la normativa europea introdotta nel 2004 tutti i prodotti, contenenti o derivanti da un ingrediente che contenga più dello 0,9 per cento di Ogm, devono esibire sull'etichetta la scritta: "Questo prodotto contiene (o deriva) da Ogm". Ma questa normativa ha una lacuna grossa e pericolosa per i consumatori: non si applica ai prodotti come latte, uova e carne provenienti da animali nutriti con Ogm.

La maggior parte dei consumatori italiani ed europei sono contrari agli Ogm. Eppure non possono esercitare il loro diritto di scelta! Oltre il 90 per cento degli Ogm importati in Europa sono soia e mais destinati alla mangimistica. Gli animali che alleviamo sono nutriti per il 30 per cento da Ogm, cioè 20 milioni di tonnellate di organismi geneticamente modificati vengono serviti ogni anno nei piatti degli europei inconsapevoli.

Secondo diversi sondaggi i consumatori, se informati, rifiuterebbero i prodotti di origine animale Ogm. Togliere gli Ogm dalla mangimistica europea è un passo importante. Non sappiamo che effetti producono sulla salute. Sappiamo, però, che rappresentano una grave minaccia per la biodiversità.

SCHIZOPENSIERI, 1° puntata

io è un po' che mi ronza in testa, che sono un po' stufa di dividere il mondo in bianco e nero, e poi ancora nel bianco che più bianco non si può e in quello senza neanche una macchiolina e via di seguito.
una volta siamo capitati nel mezzo di una campagna elettorale svizzera: in un città, piccola come sono le loro, ma città. Il candidato aveva un palchettino maffo con tre suonatori dietro, rideva e scherzava con la gente che un po' si fermava, prendeva il suo materiale, lo ascoltava con gentilezza e poi se ne andava. Che maffitudine, neh? Anche me mi mancherebbe la passione, la voglia di politica, l'indigno e l'entusiasmo, sì. Epperò non ho potuto fare a meno di riconoscere una dimensione umana - forse si può dire civile - che anche quella mi manca. la dimensione del confronto, che non può essere sempre scontro. E che invece da noi è così, ed è peggiorata, moltissimo, negli anni del cavbanana, che ha contagiato un po' tutti con le sue accentuate nevrosi paranoidi. noi sinistri non siamo mica rimasti immuni, no. e non ne avevamo affatto bisogno: come da Storia, la sinistra ha sempre fatto grossi danni a se stessa frantumandosi in mille indigni incrociati, in litigi su sacri princìpi i cui esiti sono ancora oggi una buona arma per chi ha voglia di criticarci e rinfacciare. Ho sempre pensato che questo succede perchè "il popolo di sinistra" ragiona di più, e meglio e più sottilmente, di quello di destra: continuo ancora a pensarlo, e non occorre che ne spieghi qui il perchè. E dove ci sono più idee ci sono più conflitti, è ovvio.
Però un tipo di sinistra, un certo Mao, insisteva molto, ai suoi tempi, sul saper cogliere la differenza tra le "contraddizione interne al popolo" e quelle esterne. Vale a dire che se ti trovi di fonte un fascio che invece di rifilarti la solita barzelletta sull'unico-rosso-che-a-noi-piace quel rosso cerca di vederlo con un oggetto affilato, allora, ecco, non è che ti metti a discutere. Ma se ti trovi di fronte un compagno, anche se non si chiama più così, magari ci provi. Non è che neanche il Mao, o chi per lui, ci sia proprio riuscito bene, a mettere in pratica la sua esortazione: e quello che hanno fatto le Guardie Rosse e la Rivoluzione Culturale (di per sè una bellissima idea, peraltro) è diventata un'altra arma per dimostrare che abbiamo torto.
Però l'idea di un approccio diverso me mi sembra buona ancora oggi, così come tante altre che non hanno trovato una giusta applicazione ma non per questo sono così sicuramente fallaci come vorrebbero farci credere. Vanno migliorate, immagino.
E allora pensavo che se uno in una cosa ci crede non può essere sempre pronto a infiammarsi nello stesso modo, con lo stesso schifo e livore (anzi, di più) di quando è tirato dentro a qualcosa che non vuole. Ma, soprattutto, non può fare in modo che di quella cosa si veda solo il negativo. Vale per i rapporti umani: con amici e fidanza e coniugi si scazza e si litiga, e tanto anche. Di solito, c'è uno dei due (e se è sempre lo stesso la cosa è un po' preoccupante, ma succede) che ha più ragione dell'altro, ma l'aver ragione o torto di per sè non significa molto. Perchè se poi non si trova il modo di andare avanti e il rapporto, in cui pure si è in due a credere, non funziona... be',si perde tutti e due. Perchè ci sono cose che non funzionano proprio, ma cose che potrebbero funzionare se solo la critica e la discussione, pur giuste, non oscurassero il positivo che comunque c'è. E invece, più spesso di quello che ci piacerebbe,
a volte è proprio questo che succede: che a furia di rimuginare su torti ed errori, a furia di vigilare e stare in tensione perchè abbiamo paura che ce ne siano altri, non riusciamo più a vedere le cose belle, le cose buone. Finchè magari, uno dei due azzecca un gesto diverso, che riapre la finestra e, se va bene, anche le porte. Uno dei due, insomma, si toglie dallo scontro, dalla tristezza, dalla cupezza e dalla lagna e, in un modo o nell'altro, riesce a recuperare una visione più equilibrata.
Ecco, quello che mi ronza in testa è che anche in politica noi sinistri dovremmo imparare a fare un po' così. perchè la battaglia contro vicenza è giusta, ma a me non mi sta bene di dare armi a berlusconi, non così. mi sta bene come lo fa franca rame, con toni gentili, anche un po' da presa per il culo, con un gesto diverso. che sia chiaro che questo governo non è un nemico, anche se sta sbagliando tanto. che sia chiaro che, proprio perchè non ti ho votato solo per paura o disgusto del tuo avversario, io almeno ci provo a farti ragionare. e che non ti spingo fra le braccia del centro facendoti sentire isolato e perverso. chè se poi è tutta una scusa perchè il centro ti attira con le sue belle tette, allora riconoscerò che non poteva funzionare: ma intanto ci provo.
perchè il governo prodi qualcosa di buono l'ha fatto: a un certo punto io mi ero messa a raccoglierle, le cose buone del governo prodi. poi mi sono sentita scema da me e le ho cestinate. e il dato paradossale è che non me ne ricordo neanche una.
certo, può darsi che lo vedessi attraverso la nebbiolina rosa e che quelle cose non ci siano mai state. ma può anche darsi, e mi sembra più probabile, che di quelle cose lì si sia parlato poco e male. che si siano date per scontate, come il bacino della buonanotte. dimenticando che fino a ieri stavamo con barbablù, o scoprendo con orrore che neanche prodi è il principe azzurro.
e qui chiudo la prima puntata, chè questa non è affatto la conclusione ma, più o meno, l'inizio dello schizopensiero, che proseguirà nei prossimi giorni

lunedì, febbraio 05, 2007

BOCCA AU CONTRAIRE


chè è lui, il giorgio, a dire che la catastrofe ambientale viene usata per distogliere la gente dalla politica. noi invece, qui nella comune-ty, abbiamo glissato con disinvoltura il rapporto onu e le angosce correlate per concentraci su poeti e divani.
nell'intanto, c'è persone che han prodotto questa cosa qui, "DETERSIVI TRADIZIONALI, ECOLOGICI & FAI DA TE. Impariamo a conoscerli e ad usarli". è un manuale pratico, in pdf stampabile (www.biodetersivi.altervista.org/ ) ma sarà anche diffuso con "Carta", il 10 febbraio.
Il manuale ha il pregio di spiegarci come funzionano i normali detersivi e di fornirci le ricette per non comprarne più. Devo ammettere che, inizialmente, ero diffidente su questo lavoro: le persone che lo hanno fatto non si firmano (per scelta), il tono è un po' troppo tra il new-age e il for dummies per i miei gusti, e insomma temevo potesse essere una pubblicità mascherata. Ma una gentile signora con nome e cognome ha risposto alla mia mail e ha smentito i miei dubbi, cosa di cui sono lieta. In ogni caso, le ricette sono facilmente sperimentabili e, se anche a noi sembrerà che funzionino, potremo risparmiarci un po' di chimica avvelena-mondo: e questo è il dato fondamentale.

ARRIVA DA FRANCA RAME

CON L'INVITO AD ADERIRE E DIFFONDERE IL PIU' POSSIBILE.
e ben volentieri aderisco e diffondo, chè sono d'accordo non solo sulla sostanza ma anche sulla forma:

Lanciamo la campagna "RIPENSACI PRODI"

Le chiediamo di riconsiderare il suo editto da Bucarest sull'allargamento della base americana a Vicenza; una decisione espressa senza tener conto delle diverse opinioni degli abitanti della città veneta e di tutta la zona coinvolta.
L'aprire una base (la più importante d'Europa come Lei ha riconsciuto), a due chilometri da una città d'arte e cultura d'importanza mondiale, senza considerare l'impatto ambientale disastroso che provocherebbe, ci sembra a dir poco insensato.
La preghiamo quindi di tornare sulle sue decisioni.
Apra un vasto dibattito.
Pronunci, a reti unificate le inedite parole:

"HO SBAGLIATO! PARLIAMONE!"


Sarebbe un gesto di grande civiltà MAI DIMOSTRATO da nessun governante al mondo.


PER GOVERNARE NELL'INTERESSE DEI CITTADINI UN PAESE, SONO INDISPENSABILI UMILTA' E CORAGGIO.
CI RIPENSI PRESIDENTE, INDICA UN REFERENDUM, NE HA LA POSSIBILITA'.CI SONO MOLTI DELUSI NEL NOSTRO PAESE DALLA SUA POLITICA... FORSE TORNEREBBERO A GUARDARLA CON SIMPATIA.

Le ricordiamo, signor Presidente un passaggio del suo programma, in campagna elettorale: "... in questo quadro reputiamo necessario ad una redifinizione delle SERVITU' MILITARI che gravano sui nostri territori... che salvaguardi gli interessi della difesa nazionale e al tempo stesso quelli altrettanto legittimi delle popolazioni locali" ( pg 111 del Programma de l'Unione).




SCHIZOID MOMENT

Premessa: mi sento in colpa a scrivere post lunghi. ognuno c'ha le sue cose da fare e mica ci avete davanti tutto il giorno e tutta questa specie di cose. ma il blog è un blog, mica una roba che uno deve leggere per forza, e queste cose qua che mi ronzano in testa semplici non sono. perciò metto l'avvertenza:
"Attenzione, questo post è lungo", così se cominciate a leggerlo poi non mi potete fare causa che avete perso più tempo del previsto.




Ecco qua, si è votato. e siccome era un voto "politico" si è votato per la visione politica, per il poeta dell'odio di classe. che ha preso la batosta preventivata ma non di più. Tanto lo sapevamo tutti che vincere non poteva, e che quindi votarlo era solo per dire "ehi, siamo qui, un po' più a sinistra, neh?"
Ma insomma. Prima di votarlo, però, mi sono letta il suo programma. e quello della marta, il topo-divano secondo il g.punto (http://puntog.blog.kataweb.it
/ho_la_testa_tutta_piena_d/). quello di zara no, chè non ce l'avevo.
Perchè il segnale politico è una cosa, ma secondo me stiamo tutti sottovalutando che quelli che andiamo o non andiamo a votare alle elezioni "vere" fra un po' sono quelli che "daranno il tono" a questa città nei prossimi anni. Che Pericu e la sua giunta forse sono anche sopravvalutati e sicuramente non sono tanto di sinistra quanto ci piacerebbe, però è un fatto che in questi anni questa città, da grigia e buia che era è diventata quanto meno vivibile, senza cedere più di tanto (come è invece è successo in altre città, e dove c'è una giunta di destra è successo a livelli vomitosi) sui suoi valori di sinistra. Generici, se volete. Carenti, se volete. E se volete sono d'accordo. Ma qui capita ancora spesso che al discorso razzista del coglione sull'autobus ci sia più d'uno che reagisce dandogli appunto del coglione. e non è dovunque così, ormai, anzi.
Allora: pensando di continuare a vivere in questa città, io nel programma del poeta non ci ho trovato nè una visione da poeta - chè tanto valeva essere coraggiosi, no? - e neanche tante cose di sinistra.
Regolarizzare i precari comunali, un registro anagrafico per le coppie di fatto, l'accesso alla sanità pubblica anche per chi non ha il permesso di soggiorno (che secondo me in parte c'è già, ma magari mi sbaglio) e la "ferma richiesta di una commissione d'inchiesta parlamentare sul G8". Queste sono le cose che ho contato io di differenza con il programma di marta, in positivo, ossia le cose che il poeta avrebbe fatto in più, e più a sinistra, rispetto a marta.
Chè tutto il resto è uguale: una città multietica, culturalmente vivace, svecchiata e dinamica.
Non Porto Alegre, insomma, nonnò. chè anche la tanto pubblicizzata "partecipazione dei cittadini" non è che il poeta dica come si fa ad averla, o che si impegni a convertire gli oratori in case del popolo. o che, anche senza arrivare a tanto (e chi oserebbe più?) indichi in quale luoghi, con quale effettivo risultato e in che i modi i cittadini potrebbero influenzare le decisioni della giunta. E anche il resto a me ha fatto quest'impressione: un bel "vorrei" che tutti sottoscriviamo, senza nessuna idea concreta che si differenzi con forza, nè astrattamente nè tanmeno concretamente, da quelle della "candidata non-di-sinistra".
Allora, per finire con il poeta, a me l'impressione rimasta, dopo aver letto il suo pur condivisibile programma, è stata quella di una città che con lui sarebbe andata ancora una volta a vivacchiare, sperando nel turismo che mai arriva per tirarsi un po' su. una città da cui la gente, stanca di aspettare, continua ad andarsene, forse anche un po' di più che in questi ultimi anni. com'era prima di pericu. e pericu a me non mi sta particolarmente simpatico, ma prima era proprio peggio.
Poi mi sono letta il programma di marta: fotina, bella carta, un sacco di pagine. che, istintivamente se sei di sinistra scegli quello del poeta. ma se invece lo leggi, quello di marta, scopri che dentro le idee ci sono, eccome. Non Porto Alegre, no, neanche qui: ma reti wireless ovunuque, il 15% in più all'anno di bambini nei nidi,
sostegno al tempo pieno e prolungato, abbattimento della Diga di Begato, raggiungimento (e superamento in una logica anche di turismo) degli standard di verde pubblico europei, riciclaggio che funziona, corretta individuazione di vari tipi di "disagio abitativo" (cioè chi fa fatica a trovare casa e perchè) con almeno un paio di idee concrete, niente più nuovi parcheggi in centro, agevolazioni come il bonus per il car-sharing a chi rinuncia a una delle sue macchine o moto, potenziamento del trasporto pubblico con funicolari, filovie, metrò ...
Oltre queste idee - che non sono tutte - ci sono gli stessi valori e gli stessi impegni del poeta: solidarietà, valorizzazione della differenza e della creatività, partecipazione ecc.
Ma quella che esce dal programma di marta è la visione di una città europea: a me è venuta in mente Lione, ma ce ne sono ormai molte altre. e in tutte, se capita di andarci, si rimane un po' invidiosi e un po' stupiti. perchè sono città: con tutti i limiti della città in quanto tale, ma sono città. che funzionano, dove è possibile se non addirittura piacevole, stare per un po' o per sempre. marta, lo si vede e lo si sente dal programma, queste città le ha viste, ci ha ragionato su, si è confrontata (e nel programma dice che vuole continuare a farlo con appositi strumenti) con chi - tutti, praticamente, salvo il burkina-faso - questi cambiamenti li ha fatti prima di noi e può darci anche una mano.
Salvo che questi cambiamenti chiedono soldi. e i soldi dovrebbero arrivare, oltre che dai fondi europei di cui marta sa più o meno tutto, da quello che si chiama "rilancio produttivo" della città. cioè del porto, che ora non funziona. e che marta dice di voler integrare - e da come lo dice sembra difficile ma non impossibile - in un sistema che comprenda le industrie residue, l'università e la ricerca.

Salvo che il porto di genova è isolato: muoversi da qui è difficile anche per noi, figuriamoci per i contaneir. che infatti non ci vengono, vanno a rotterdam (mi si dice) e di lì piuttosto tornano in giù, lungo ferrovie e strade efficienti. E qui la "ferrovia efficiente" si chiama Terzo Valico. "O infrastrutture equivalenti", scrive prudentemente marta nel programma, il che può voler dire che se si troverà un altro modo altrettanto fattibile, lei non si schiera a favore del terzo Valico per principio.
Ma, obietta l'uomo barbuto a cui mi rivolgo per lumi chè questa è una di quelle cose che odio, non si farà mai neanche il Terzo Valico, ma ancora meno si potenzierà l'esistente come chiedono ambientalisti e sinistri ( http://www.comitatiscrivia.it
/tav75.htm) Perchè è evidente che qualcuno ci mette i soldi se c'è la possibilità di rifarli, e chi mai ci può guadagnare dall'allargare i binari di Ronco?
Eggià.
Io sono contraria al Terzo Valico: è illogico - ammesso che parta, ci sarà fra 15 anni - oneroso, inutile. E quando hanno buttato giù dieci alberi di fronte a casa mia ci avevo una rabbia dentro che non vi dico, figuriamoci cosa posso pensare del buttar giù intere colline.
Però è vero che questa città, che noi tutti, siamo penalizzati da un isolamento reale. Ed è vero che quando ci troviamo in città dove magari hanno sventrato quartieri, costruito ponti e fatto ogni sorta di diavolerie per arrivare a farle funzionare come si deve, noi siamo i primi ad accorgerci della differenza tra il vivere e il vivere decentemente. chè per noi vivere è già parecchio.
Così, questa visione di marta, se tolgo per un attimo il terzo valico, un po' mi conquista: emerge con forza e con chiarezza, sa dove vuole andare a parare, non dimentica i più deboli ma non concede nulla alla facile illusione di far diventare le cose come le vogliamo soltanto auspicandole. E per un attimo immagino una città che, pur con i limiti che continuerà ad avere, sarà una città in cui, per esempio, "straniero" non vuol dire solo immigrato, ma può voler dire studente, turista, piccolo imprenditore. o in cui ci sono davvero mostre, concerti, eventi. in cui ci sono sale per gruppi teatrali e circoli culturali, e anche i circoli culturali ci sono. e mi immagino altro ancora, mi immagino una città normale, insomma.
E mi dico che, volente o nolente, in questa città ci vivo. e che, forse per la prima volta, sento fare un discorso, leggo un programma, che ha un respiro che va fuori dai nostri piccoli confini, dalle piccole beghe. non nel modo che vorrei, no. ma che il modo che vorrei è forse più facile da trovare se questa città comincia a essere più viva, meno provinciale. E so che c'è anche il rischio opposto: che magari, la "stalingrado d'Italia" che diceva lanessie nelle sue Serie Argomentazioni (http://ilblogdellanessie.blogspot.com/) sia tale proprio perchè è un po' - tanto? - isolata dal mondo.
e, naturalmente, il terzo Valico rimane lì, come un mamozzio sulla mia coscienza. perchè marta la voterò, come ho già detto. schizoid 98%.
però, ecco: il magone che la nessie si fa venire al pensiero che la sinistra non pensi neppure di vincere, tanto senso non ha. perchè se il poeta è la sinistra, allora la sinistra è davvero povera di contenuti, e... ecco, allora io preferisco la marta. e ho votato per il poeta sperando che la marta possa migliorare, chè se per caso il poeta vinceva mica lo votavo con gioia. schizoid 99%, ma una sua logica ce l'ha.
e poi, soprattutto, mi dico, con l'amicae. ma anche contro o oltre l'amicae., che forse è arrivato il momento di smettere di contrapporre una sinistra e una non-sinistra, quando entrambe fanno poco per cambiare la nostra vita. Smettere di affezionarci a figure simbolo come se il simbolo, di per sè, avesse un valore. Provare a superare le categorie morali che spesso sconfinano nel moralismo, di cui per esempio è maestro il Manifesto, per cercare soluzione vere, concrete. per fare. che, provocazione provocazione, un imprenditore ambientalista che trovasse una soluzione per togliere dall'isolamento genova senza sventrare colline magari sarebbe più utile di un sindaco poeta. e noi, che imprenditori non siamo e neanche vogliamo essere, forse dovremmo trovare il modo di farci sentire un po' di più in positivo, e non solo quando siamo incazzati.
schizoid 100%, eh? forse che sì, ma chissà.