domenica, settembre 30, 2007

UH, LA SCIENZA 2


E
cco qua, la foto è per la Pacefortissima chè così si tranquillizza - mancano ancora due big wheels da entrambe le parti, dicono, ma ce la fanno entro fine 2007 - e quei due omini del playmobil che si vedono laggiù in fondo non sono operai sottopagati come si potrebbe pensare, ma fisici che si fanno tutto da sè, i malfidenti. Questo è invece lo schema completo del pezzo in costruzione, il rilevatore Atlas, ma se volete sapere cos'è andate qui oppure alla mia profanissima spiegazia su mentelocale , chè io non ci riprovo. Detto ciò, mi tocca appunto ammettere che questa improbabile impresa mi ha affascinato, pur sapendo che se le ruotone e i loro grovigli di cavi
fossero stati a Eurodisney mi varebbero affascinato quasi uguale. Però quasi.
Perchè, tanto per cominciare, a Eurodisney non ci sarebbe stata una Fabiola - giuro! - che è il capo del progetto e che ci ha spiegato tutto in modo da convincerci che avevamo capito (non era vero, ma è stata brava a farcelo credere): ed era bello vedere quanta quieta passione metteva in quello che andava dicendo, agitando le mani nel vano tentativo di spiegarci l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo che sono la base di tutto il progetto. La mia amica del cuore, Pallotta, fa un mestiere che con la fisica non c'entra niente, ma la Fabiola mi è stata subito simpatica anche perchè mi sembrava di vedere Pallotta mentre mi spiega, agitando le mani nello stesso modo, com'è che l'anellino della collana romana va a incastrarsi perfettamente nel fermaglio della fibbia che lei sta restaurando. Certo, è un motivo sbagliato per appassionarsi alle particelle, ma insomma a me le persone che vivono il loro lavoro in questo modo, senza tirarsela ma anche senza concedere nulla alla superficialità, mi piacciono. Tanto più che la Fabiola, nel mentre, è riuscita a incastrare la cinghia del suo trench in quella del caschetto che teneva in mano.
Perchè, appunto, poi ci siamo messi tutti quanti un bel caschetto rosso e siamo scesi giù: il tunnel è a 100 mt. di profondità, noi ci siamo fermati un po' più su, su una passerella panoramica. Ma prima abbiamo guardato dall'alto, e questo immenso pozzo tutto bianco che si apriva, in fondo, su tubi arancioni e azzurri era bello da vedere e sembrava di essere dentro "Andromeda" , film di cui non mi ricordo nulla se non gli ambienti, che all'epoca (anni '70, of course) ci sembravano appartenere a chissà che futuro. Ora si vedono un po' dappertutto - nelle università, soprattutto - ma così in grande e così precisi fanno ancora un certo effetto. E questo è il secondo motivo sbagliato.
Il terzo è che mi piace giocare. E tutta questa storia sembra un bellissimo gioco per il cervello: scienziati che vengono da tutto il mondo (ah, le donne sono il 6%, e non commento, ma di questo 6% un terzo è italiano: e non commento di nuovo, chè il dato si può leggere in positivo e in negativo, ma insomma la pacefortissima ha dalla sua una buona probabilità statistica nel relativissimo) e un'operazione le cui dimensioni fisiche - un anello superisolato e superaccessoriato che corre sottoterra per 27 km.- sono niente in confronto a quello che si immagina debba essere la dimensione degli incroci dei sapere, delle competenze, degli studi. La tipa simpaticamente burbera che ci accompagnava narrava di gente che studia per trent'anni un materiale nella convinzione che verrà usato, e poi magari scopre che no, p'cato, ne usiamo un altro. Crolli nervosi e crisi, diceva. Senza contare che il tutto, ma proprio tutto, potrebbe finire in niente: chè il famoso bosone che stanno cercando, quello di Higgs, potrebbe non esistere affatto. E se non esiste, gli è tutto da rifare: ipotesi, studi, dimostrazioni, teorie.
C'è una buona parte di follia, in questa scienza, secondo me. E a me la follia, quando è pura, mi par quasi sempre buona cosa.

Che poi questa sia pura... be', lasciatemi far l'ingenua, per una volta. Ché so bene che se Stati e aziende ci mettono soldi, e pochi non sono, qualcosa sperano di tirar fuori e qualcosa ne avranno già ricavato, se non altro dai "risultati secondari". Ma per una volta, il fine ultimo non è comunque il profitto ma la conoscenza, il che mi pare faccia differenza. Quanto poi a chi, per chi e come verrà usata la conoscenza, quello è il passaggio successivo e non è da poco, così ve lo evito.

venerdì, settembre 28, 2007

UH, LA SCIENZA!


Eccomi tornata da una gita aziendale al Cern: sette ore di pullmann con la neve sul Gran San Bernardo, cena, tipi umani, discorsoni e presentazione del festival della scienza (motivo della gita aziendale), bel buffet e i motivi più sbagliati per essere affascinati dalla fisica: ma ora, dopo altre sei ore di pullmann, devo scrivere il pezzo (motivo per cui io ero lì) e quindi sarà solo nel uìkend che potrò scandalizzare gli scientisti.

lunedì, settembre 24, 2007

BREVE NOTA ONLY FOR WOMEN


... su un dibattito che non c'è, ma eccome se c'è. Allora mi è venuto in mente che, posti tutti i dati di realtà su cui non mi dilungo, per non rischiare di trovarsi legate controvoglia all' uomo sbagliato sia importante testare le proprie capacità nell'età in cui si può farlo, ma forse più ancora andare dal fioraio e comprasi un mazzo di fiori per sè.

PICCOLA RIFLESSIONE...

... sulla comune-ty: statisticamente, essa conferma che gli amori portano via un sacco di tempo. siano essi nuovi, impossibili, incasinati, pendolari o in fase di rodaggio, sono la causa prima dell'assenza dai blog. Fa eccezione - quella che ci vuole per confermare - l'amicae. , che passa imperturbata tra mille vasetti, due blog, diciotto lavori, tot animali e un amore, e riesce pure a infilarci le colazioni in trasferta e innumerevoli altre estemporaneità. A lei la nostra invidia di comuni mortali.

venerdì, settembre 21, 2007

AL BUSINESS NON SI COMANDA


bah, del beppegrillo non si vorrebbe più parlare, ma la storia pubblicata oggi dall'Unità è troppo carina, e quindi eccola:
Inizio anni '80, Festa dell'Unità di Dicomano, provincia di Firenze, ed era ancora PCI. Come racconta il protagonista e narratore della storia, Franco Innocenti, cito liberamente, "si cercava sempre di fare un bella Festa, con un ospite d'onore importante. Una volta era venuto anche Benigni, e negli anni molti altri, tutti regolarmente pagati per i loro spettacoli." Quell'anno la scelta cade sul beppegrillo, già famoso ma ancora comico, cachet pattuito 35 milioni.
La sera dello spettacolo vien giù un'acqua che dio la manda - e chi, sennò? - la gente è poca, lo spettacolo un flop, l'incasso è 15 milioni. I compagni cercano di ricontrattare il compenso, il generosogrillo non cede, 35 erano e 35 devono essere.
"La segreteria della sezione- racconta Innocenti - era fatta tutta di giovani. Io avevo 26 anni ed ero l'unico con una busta paga (...) ero stato assunto come portiere." Il papà di Innocenti fa il parrucchiere, la madre invalida al cento per cento, ma l'unica soluzione per poter pagare il cachet è fare un mutuo. E Innocenti, l'unico a cui la banca può concederlo, lo fa: "Anche se non avevo molto di più del mio stipendio e di una vespa 150 di terza mano. Per vent'anni è stato pagato regolarmente quel debito per l'esibizione di Beppe Grillo. Io ci avevo messo la firma, hanno pagato tutti. (...) Non ho mai avuto dubbi che quella che ho fatto era la cosa giusta. Io, come tanti altri, al partito ho dato la mia gioventù, la mia vita. Il costo della poltica per me è questo. Non è mai stato niente di più."
L'articolo non dice se Innocenti è ancora tesserato, ma fa capire di sì. Perciò a lui e ai compagni di Dicomano non andrà, in cambio di un mutuo ventennale, neanche un misero bollino. Che, immagino, si guardano bene dal volere: "I populisti possono dire quello che vogliono - chiosa Innocenti - però a me non piacciono." Come dargli torto?

Colonna silenziosa:
Ho letto: "Imprecazioni e addii" di Manuel Scorza, un Taschinabile di Farenheit 451, edizioni carine. Scritto nel 1955, durante il primo esilio di Scorza dal Perù, un po' si sente. Sono poesie di amore e di lotta, e in verità colpisce di più che una buona parte siano tuttora belle e vive, nonostante una traduzione che ho trovato più volte discutibile. Ci sono un paio di poesie di addio che toccano il cuore e che prima o poi posterò rubando il ruolo al KGgB. Chi non ha mai letto Scorza , morto in un incidente aereo nel 1983, potrebbe farlo: per la mia generazione i suoi romanzi in difesa degli indios e del popolo sudamericano ne fecero un grande, ora sarei curiosa di sapere che effetto fa.
"Il morto che non riposa" di Guy Cullingford: un giallo di quelli che piacciono a me, praticamente senza morti nè terrori nè rumori nella notte che possano alimentare la mia insonnia. Carino con tutte le sue robe inglesi ( è stato scritto nel 1953) e una famiglia irreprensibilmente disastrata, merita la citazione più che altro per la collana: sono quei librotti rossi di Polillo Editore che raccolgono gialli di qualità, e in genere meritano anche come livello di scrittura. Ah, la firma è lo pseudonimo maschile di una scrittrice e poetessa, Costance Lindsay Taylor, peraltro qui sconosciuta.
Ho finito: "Come parlare di un libro senza averlo mai letto" di Pierre Bayard. Mah. Intelligentissimo, le sue riflessioni sulla collocazione interna ed esterna di un libro sono davvero illuminanti in molti punti e belli sono anche i nanetti che racconta per illustrare le sue tesi. E' uno di quei libri che quando li leggi ti metti a discutere mentalmente con l'autore: e ciò può essere stimolante (e lo è), ma secondo me è anche un indice che l'autore ci mette un po' troppa spocchia. Voluta, forse, che tutto il meta-libro è provocatorio proprio perchè dice cose giuste e verificabili in ogni lettore, ma insomma. Solo per quelli a cui piace la discussione per amor di discussione, direi, ed è un peccato.

giovedì, settembre 20, 2007

BELLE TANGENTI


Insisto, l'amicae. al Ministero dei Vespai, now!
Ma questo è un bel vespaio, un vespaio tenero e caldo dietro la sua apparenza concettosa. Che, tra l'altro, ha avuto già il merito di stanare il brother, mica poco, e di farmi scoprire chi è la Giuli, alla cui domanda "cos'è la comune-ty?" l'amicae. dà la sua risposta.
Chè, come si vede dai commenti e dai post - per ora di Nessie e del Gabbiano KGgB - ognuno di noi ci ha la sua, di risposta, coincidente in molti punti con quelle altrui e in qualcuno magari anche no.
Allora io ho cercato qualcosa che definisse-senza-definire la comune-ty e l' immagine che ho scelto mi sembra azzeccata. E poi dico perchè, ma prima ci va una spiega personale, non facile da scrivere senza far sospettare il patetico. Chè io potrei essere - o di fatto sono - la "decana" della comune-ty e fosse solo una questione di età pazienza, che il fenomeno curioso del Tempo fa sì che a volte ci siano anni che stanno più o meno fermi ( e finora così sento i miei, da qualche tempo in qua e, ovviamente non so fino a quando) e anni che invece si muovono: e a me sembra che, sempre di più, gli anni moventi di alcuni comune-tari facciano sì che in fondo i problemi e anche un po' il sentire vadano facendosi più omogenei anche nei miei confronti. Se è vero o no, saranno gli altri a pensarlo e nel caso a dirmelo, ma ci sono momenti e persone con cui questa cosa la sento abbastanza netta. Con altri, i cui anni si muovono (ancora o per scelta) in altre direzioni, ci sono altri punti di contatto più o meno pronunciati e sentiti, epperò per chi conosce la comune-ty è ovvio che ci sia, da parte mia, anche qualche problema di doppio ruolo: chè le mie anomalie personali e materne mi hanno portato a far parte della comune-ty in cui ci sono anche le figlie. Cosa che riempie di gioia me, ma non sempre loro. Giusto così, of course. E ciò fa sì che loro abbiano un accettato potere di veto su alcune serate, e anche che quando mi prende qualche rara voglia di estrospezione - che i casini amorosi e i momenti no non finiscono mica, neh? sappiatelo... - io lasci perdere, chè non mi pare bello metterli qua sul blog: perdio, la mamma è sempre la mamma! e se i casini amorosi ce li ha col papà è ancora peggio.
Così, il mio blog - e fors'anche io - appare più neutro di quanto a volte vorrebbe e io stessa non so mai quanto e come considerarmi della comune-ty: tanto che avevo qualche esitazione a partecipare al dibattito, chè se ci fosse anche uno solo che pensa "uff..." mi dispiacerebbe assai, son fatta così. e le anomalie non sono sempre facili da gestire.
Poi però mi è venuta in mente questa cosa che tradurre in parole non è facile, perciò ho messo l'immagine: che di brutto ha solo che si chiama Snakes, e le lingue sono di serpente. Ecco, togliete le associazioni mentali con i serpenti e lasciate pure le lingue, però, chè quelle ci stanno bene. Chè per me la comune-ty è come questo insieme di cerchi, a loro volta comprendenti cose e immagini e un centro, che si muovono rimanendo tangenti: chi di più, chi meno, chi va a finire sullo sfondo e poi improvvisamente torna davanti, chi per un po' sembra invisibile, chi si trasforma e chi sembra solo qualcos'altro, chi si aggiunge. e se nel tempo qualcuno si toglierà, in fondo rimarrà ugualmente. Non tutti i cerchi sono tangenti allo stesso modo e non tutti hanno la stessa "importanza" per tutti gli altri o per l'immagine complessiva, ma il dato fondamentale è l'insieme, chè uno da solo sarebbe ben poca cosa.
E allora, ecco, dichiaro pubblicamente - occhio al patetico, fazzoletti alla mano - che, qualunque sia il mio posto nell'immagine complessiva, la comune-ty per me è assolutamente importante: in quanto persone, figlie comprese come persone e non come figlie, e in quanto insieme. Però non la faccio lunga dicendovi perchè è importante, prima o poi lo scoprirete da soli, cogliendo l'occasione solo per dire a chi non mi conosce bene - chè agli altri spero non venga neanche in mente il contrario - che nello scambio di opinioni e di sentire sono io a sentirmi una privilegiata e non mi è mai successo di valutare un'idea in base all'età o all'esperienza di chi la esprime. Anche perchè entrambe sono terribili armi a doppio taglio. E, sottoscrivendo qui la mia autorizzazione alla comune-ty a cancellare il mio cerchietto quando comincerò a ripetervi due volte le stesse storielle, quando si va da stavros?

IL DAVANTI E' UNA VIA DI LIMONE CHE VOLA DRITTO


Le mie scoperte su internet sono di solito assai poco scoperte chè ora che ci arrivo io tutti le sanno già tre volte, e infatti questa è datata 2005: ma la segnalo comunque chè merita. E' sul blog di quell'Attivissimo che mi ha salvato la vita (informatica) qualche volta ai tempi in cui ero ancora succube del billagates, e la faccia più volte grazie al suo servizio Antibufala: una paradossale traduzione di un Dvd pirata di Star Wars diffuso in Cina. Sul blog di Attivissimo ci sono i fotogrammi con le battute più esilaranti, ottenute grazie alla ri-traduzione in inglese dal cinese, e quindi tradotti per noi da Attivissimo stesso. Il titolo è una di queste pregevoli perle di dialogo, ma la mia preferita è ""Tu sei un articolo di sacrificio che io taglio ora grossolanamente". Scekspiriano, no?

martedì, settembre 18, 2007

BECKETT ?


Chè adesso, ommaronna, mi tocca pure essere d'accordo con mastella, con rosy bindi e perfino con bondi! Ma come non esserlo? Chè arriva qualcuno - in fondo, un chiunque, checchè lui si creda - e si mette a insultare il presidente del consiglio. roba che se lo faceva finchè c'era il cavbanana si beccava dicottomila querele da levargli la pelle. The poor prodi, invece, non lo fa: e quindi, con perfetto stile inglese come si nota anche dall'eccelso umorismo degli insulti, il Nessuno infierisce. Se qualcuno si lascia ancora scappare "mongoloide" per insultare il compagno di banco viene, giustamente, stigmatizzato su tutti i giornali del regno, pronti a scagliarsi contro i disvalori dei giovani, ma lui, il grillochesarebbemegliotacente, lui può. Perchè non è maleducato e rozzo, capite? Lui è un comico! Immagino che la ritenga satira: e vien voglia di lanciare un appello a Dario Fo, che ai suoi tempi insulti e bordate non le ha risparmiate a nessuno anche quando c'era da pagare di persona, chè gli insegni la differenza fra la satira e quello che una volta si chiamava umorismo da trivio. Avete presente, quei bei tipi tutti muscoli e urla che si divertono a menare il gracilino con in mano un libro? E intanto ridono, oh come ridono.
E Prodi, che certamente non è un Churchill capace di galvanizzare la nazione (anche se, come dice perfino Umberto Eco e speriamo che il romano gli dia retta, da linciare sarebbero prima di tutto i suoi responsabili della comunicazione) ecco, Prodi tenta di opporre, con pazienza infinita chè gli è già toccato farlo una volta, il semplice potere dei ragionamenti a questa gara a chi ride di più. Ragionamenti giusti o sbagliati, criticabili o troppo teorici, tutto quel che volete: ma, come dire, un sediamoci-e-parliamo che mi sembra molto, ma molto più civile di quella "società civile" così contradditoriamente rappresentata da siffatto esempio di educazione.

Che poi, entrando brevemente nel merito perchè ci sono volte in cui vivere in questo Paese è davvero pesante e viene solo voglia di credere ai miracoli benchè si sia fortemente atei: ma, scusa, io vado da prodi e gli consegno una lista di proposte e di richieste. Le ho raccolte sul mio blog, e cara grazia se ho tolto la serpentina di schietti e i cento kg.di biomassa.
Con questa certezza che a scrivermi sono stati "i cittadini" io vado là e consegno la mia lista. Prodi, in fondo, è carino, la guarda, nota un po' di coincidenze col "suo" programma e, come avrebbe fatto chiunque in qualunque paese del mondo, ne prende atto. Dopo un anno io vado là e gli urlo sul muso:"Cosa ne hai fatto della mia lista? eh? eh? parla, o ti cavo tutti i denti, rincoglionito della malora!" Bellissimo esempio di partecipazione diretta, no? Ma dice: cazzo, erano le richieste dei cittadini. Ah, allooora... immagino che domani il vescovo di Napoli possa presentarsi con la lista delle richieste fatte a san gennaro, che chi le ha fatte sempre cittadino è. E ci scommetto che poche non sono. Prodi, com'è che non mi fai ricrescere la gamba?

Ma il dispenser di bollini - e qui altro che sfiorare l'assurdo, ci siamo dentro fino al collo - ritiene che ogni persona che non sia iscritta a un partito e che non abbia precedenti penali sia di per sè una brava persona: Al Capone, per esempio. O Valentino Rossi che c'ha tanto un bel faccino. Oh, peccato, fino a poco tempo fa ci stava anche Paris Hilton. Ma potete divertirvi a trovare altri esempi nostrani, per esempio fra i bravi ragazzi che sono arrivati in Germania per fare una strage, o fra quelli altrettanto bravi che invece di passare le serate a scalare gli ambiti traguardi della circoscrizione e del fare frittelle alla festa dell'unità, non ci pensano neanche a iscriversi a un partito. Vuoi mettere com'è più divertente, più comico direi, dar fuoco ai barboni o tirar sassi dal cavalcavia? E, finchè non li beccano, sono incensurati, incensuratissimi, a prova del grillobollino.

Le soluzioni magiche non ce le ha nessuno, d'accordo, ed è vero che la gente è stufa, credo anche un po' di più di quello che sarebbe giusto, tenuto conto che sembra più stufa adesso di quando ci passavano mille porcate al giorno sotto il naso: ma il giusto ormai è talmente ampio che la differenza, obiettivamente, è poca. Però, credere che dietro il fiore all'occhiello che spara acqua sulla faccia del malcapitato che per cortesia lo annusa ci sia invece davvero una magia... mah, io penso che un po' di intelligenza non guasterebbe, ogni tanto, fra un muscolo e l'altro.

Non so più chi nè come nè quando, ma qualcuno un tempo parlava di una forma rappresentativa che prevedesse dieci cittadini garanti per ogni singolo rappresentante: ecco, forse non sarebbe una soluzione magica neanche quella, ma già in questa semplicissima cosa non ci vedete un che di profondamente differente dal bollino rilasciato da Sua Bassezza?

lunedì, settembre 17, 2007

IL NUCLEARE HA UN PALADINO


Come forse già si era capito dall'andazzo del blog, non è periodo per me di polemiche e dibattiti, chè mi bastano quelli tutti interni a me stessa. Ma non posso non notare la curiosa coincidenza temporale di due notizie, con una terza a corollario: la prima notizia risale a dieci giorni fa ed è l'assemblea annuale dei "manager del nucleare", e si dice manager ma immagino - non potrebbe essere altrimenti - che si legga lobby. La World Nuclear Association, non appagata a sufficienza dal business nel mondo emergente, rilancia il nucleare come l'energia che salverà il clima (e forse qualcuno dovrebbe spiegare a questi signori che il clima non aspetterà i vent'anni necessari alla costruzione delle centrali nucleari, come si vede già ampiamente). E la WNA aggiunge, per andare sul sicuro, che la gente deve abbandonare i "pregiudizi" sul nucleare, suvvia: "faremo un nucleare sicuro", dice. Ma non dice come.

Seconda notizia, in Italia chi si pronuncia decisamente a favore del nucleare, ripetendo più o meno le stesse cose che dice la WNA? Quello stimabilone del Pier Ferdinando, che si schiera con un'intervista a cui viene dato largo spazio, a favore del ritorno al nucleare dell'Italia. E, come si vede qui, fa venire qualche dubbio perfino a Repubblica.it che finora sull'argomento aveva tenuto un atteggiamento un po' ambiguo e che, alla discesa in campo di cotanto difensore dell'ambiente, almeno per oggi fa un articolo contrario, wow!

Ecco, io non faccio nessun collegamento fra le due notizie, che la WNA mica si è svegliata solo oggi di sicuro, come potrebbero facilmente far pensare i tanti interventi per la ripresa del nucleare che sono stati abilmente disseminati qua e là negli ultimi due anni. Ma una così puntuale coincidenza è miracolosa, no? Ma si sa, colui che difende La Famiglia così tanto da averne due, è
probabilmente abituato ai miracoli.

La terza notizia, a dimostrazione di quanto il nucleare è sicuro, la trovate qui, su Blogeko, con i relativi rimandi alle fonti ufficiali: riguarda le perdite, in Piemonte, di una "piscina" di stoccaggio delle scorie radioattive prodotte dalla centrale atomica di Vercelli, chiusa nel 1987. La perdita è tenuta sotto controllo dall'Arpa, così fortunatamente sappiamo che sta aumentando, e il saperlo ci conforta, specialmente se abitiamo da quella parti. Ma, ci avvisano, "siamo sotto la soglia di rischio": sì, c'è un po' di stronzio, l'acqua di un pozzo è radioattiva ma per fortuna quel pozzo non lo usa nessuno, ops, adesso c'è anche un po' trizio, ma siamo sempre "sotto i limiti", tuttocchei tuttocchei.
Uh, quant'è sicuro il nucleare, caro pierferdi, facciamo subito un altro po' di centrali. Ricchi appalti e cotillons.

mercoledì, settembre 12, 2007

POSTILLA AL POST


Accogliendo il suggerimento di Giuli nei commenti, sono andata a vedermi il sito della Funa cilena, questa bella e triste cosa che lotta contro la rimozione del passato. E contro l'ingiustizia che permette ad assassini e torturatori del regime pinochet di starsene in giro come se niente avessero mai fatto. Rimbalzo il suggerimento qui, con il link alla pagina che spiega in inglese cos'è la funa e quali risultati ha avuto.
E se Giuli, o chiunque sappia bene lo spagnolo, avesse voglia di riassumere anche le altre pagine e notizie più importante del sito, ben volentieri ne farei un post. Ma se, soprattutto, avesse voglia di indicare all'intera comune-ty qual è, di volta in volta, l'obiettivo della funa con i riferimenti (e. mail e tel.) precisi, io credo che almeno alcuni di noi parteciperebbero volentieri, magari anche in più modi (vero, brother silente?). Vero che nomi e indirizzi sono indicati, sul sito, e chiunque se li può guardare - sono fatti apposta. Ma con un minimo di traduzione si andrebbe più sul sicuro, penso.

Colonna silenziosa:
Ho letto in questi giorni: "Chiamate Jeeves" di P.G. Wodehouse. Wodehouse è la mia non-lettura: posso rileggere i suoi libri - e l'ho fatto - una trentina di volte, quando ho bisogno che il mio cervello vada per conto suo e i miei nervi si calmino, un po' come altri ascoltano musica country o le operette. Ha scritto 99 libri e non ho mai capito se li ho tutti perchè le edizioni italiane sono mille, quasi sempre con titoli diversi per lo stesso libro. Ma non ha importanza, tanto li confondo fra loro chè lì è il loro bello, nell'essere prevedibili e ripetitivi, eppure sempre divertenti. Questo "Chiamate Jeeves" non ricordavo di averlo già letto ed è un minore, che il favoloso maggiordomo è privo della sua spalla, prestato com'è ad un altro giovane agiato. Ma mi ha fatto piacere comunque.
"Il mistero di Kellands Manor", di Georgette Heyer. Ne avevo trovati due in un colpo, in edicola e li ho letti di seguito. Georgette ha la stessa funzione di Wodehouse, però è più avvincente e, soprattutto, non ho già letto i suoi libri.
"Madame Bovary" di Gustave Flaubert. Ebbene sì, non l'avevo mai letto, e non mi è piaciuto affatto. Vero, come afferma la critica, che Flaubert non si schiera mai nettamente contro la famosa Emma, ma ne descrive i patemi in maniera così irritante che si è per forza portati a parteggiare almeno un po' per lo stolido e ignorante marito, finendo per pensare che quelle di Emma non sono altro che fisime, come infatti la pensa la suocera. Nel carteggio in appendice fra Flaubert e la sua amata, più o meno le stesse fisime vengono descritte con ben altri accenti: infatti sono quelle di Flaubert stesso ("Madame Bovary c'est moi") e, tac, sono nobilitate dall'essere al maschile e d'artista. Non ditelo troppo in giro chè Flaubert magari ci ha ancora i suoi fansoni e io sono solo un profano, ma, ecco, sulle inquietudini femminili pur borghesi è stato scritto meglio e di meglio.
Sto leggendo ora: "Svestite da uomo" di Valeria Palumbo. Finora, una bella e intelligente prefazione sull'importanza e il significato dei molti casi di "travestitismo strumentale"( e non) , seguito da una serie di casi più o meno celebri dall'antichità a oggi, la cui storia viene sintetizzata in qualche pagina. Scritto in modo vivace, con il gusto della notizia curiosa e un buon lavoro di ricerca, è volutamente leggero di approccio e di scrittura. Ma se va avanti così è adatto solo a chi ha buona memoria e vuole ri-raccontare agli amici le storie più curiose: io, arrivata appena al medioevo, già mi confondo fra loro tutte le pur interessanti protagoniste.

martedì, settembre 11, 2007

IL MUGUGNO DAY


Su Grillo, l'ennesimo showman folgorato dalla nobiltà della politica, avevo già espresso il mio parere in tempi non sospetti, e lo si può leggere qui: ma per chi non ha voglia o tempo, ricorderò solo il titolo del post, che era "Dieci qualunquisti e un fascista fanno 11 fascisti", una splendida sintesi di Don Milani. Rimane valido, un anno dopo, chè coglie nel segno il grande rischio di un "movimento" che, a partire dalla greve genericità della parola d'ordine, sembra attentamente calibrato su obiettivi che possono andar bene a chiunque. Anzi, su obiettivi che meno uno ci capisce di politica, di economia, di ambiente e di altro, più gli vanno bene.
Chè se niente niente qualcuno ci pensa - come fa ad esempio Bertinotti, ma un pochino anche Rosy Bindi- si rende conto che non è proprio la stessa cosa essere stati condannati per collusione con la mafia o per, poniamo, "resistenza alle forze dell'ordine", magari in una manifestazione di trent'anni fa. Più di trent'anni fa, per esempio, si cercò di tirar fuori dalla galera, proprio eleggendolo, il ballerino anarchico Pietro Valpreda, ingiustamente accusato della strage - compiuta dai fascisti - di Piazza Fontana. Valpreda rimase in galera, tra attese di processi e condanna per "associazione sovversiva", un sacco di tempo, quando ormai tutta l'Italia sapeva che era innocente e, paradossalmente, mentre si processavano i più probabili autori della strage, militanti di estrema destra. Fu scarcerato, ma non assolto (benchè le indagini sulla strage avessero preso tutt'altra strada), nel 1972. L'assoluzione definitiva arrivò nel 1985: le bombe erano state messe in piazza Fontana il 12 dicembre 1969. Se siete arrivati fin qui a leggere, scusate la digressione: è che l'occasione per parlare di piazza Fontana non mi sembrava trascurabile, visto che ormai pare passato nella logica comune che gli autori della strage furono le Brigate Rosse, che non esistevano ancora e che, peraltro, non hanno mai messo bombe. Trovate una buona ricostruzione dei fatti - bombe, indagini e processi - qui e, per tornare alla proposta di grillo, mi pare evidente che in quel caso eleggere Valpreda (e non mi ricordo se ci riuscimmo) rappresentava una battaglia politica e simbolica, oltre che un atto di giustizia.
Sono cambiati i tempi, certo: e ormai nessuno potrebbe essere scontento di veder tornare a casa un bel po' di squallidi individui che invece se ne siedono là, tranquilli, chè la loro coscienza non li disturba di certo. Ma non è passato molto da quando il cavbanana e tutti i suoi alleati citavano in giudizio chiunque avesse l'ardire di criticarli, e di gente arrestata in manifestazione pur senza aver commesso violenze ce n'è ancora. E di tribunali che sbagliano, altrettanto, o forse vogliamo credere che siano i magistrati gli unici incorrotti e incorruttibili?
Allora, forse, occorrerà qualche distinguo, quando si parla di "politici condannati", no? Senza contare i tempi dei processi e dei ricorsi e le differenze pur nello stesso reato (una condanna per abusivismo edilizio la si può avere per una baracchetta di legno come per tre grattacieli, p.es.). E senza contare ciò che più conta, cioè le differenze tra persona e persona, tra situazione e situazione: perchè, anche senza voler essere romantici, ci sono davvero anche le persone che cambiano e "si riscattano" e il credito che gli si può ancora concedere dipende anche, ovviamente, da cosa hanno fatto prima sia in male che in bene.
Insomma, a me queste richieste così tagliate con l'ascia mi danno sempre un po' d'ansia: chè è facilissimo, partendo da giusti presupposti e giusta indignazione, andare a cacciarsi nella tana del lupo e poi stupirsi se ti mangia.
E, benchè Grillo parli di cose che partono dal basso, a me questo concetto di "moralità" della politica pare molto imposto dall'alto, a suon di regole. Mentre è evidente che la moralità di cui la gente ha davvero bisogno è quella di chi non ci pensa neanche, a mettere un politico non dico condannato ma neanche inquisito, per mafia, in un posto non dico come il parlamento, ma neanche in consiglio di circoscrizione.
E questa moralità non c'è più da nessuna parte, inutile che ci contiamo balle: e non c'è più neanche fra chi chiede a gran voce l'allontamento dei politici colpevoli di reati. quanti, nella piazza, avranno lasciato la macchina in sosta vietata? quanti non si saranno fatti scrupolo di evadere le tasse? quanti avranno brigato per un voto migliore al figlio? quanti avranno fatto ben di peggio?
Chè Grillo, paradossalmente, finisce per dimostrare proprio ciò che vorrebbe negare, e cioè che in italia la politica la fanno i furbi.
Perchè noi siamo un popolo stranamente affascinato dall'estroversione - e più pagliaccesca è meglio è - dei propri problemi: e non ci par vero quando arriva qualcuno che, sbraitando e facendo la vittima, ci dice che la causa dei nostri problemi sono sempre gli altri. La perfida albione, la stronza sinistra e adesso "i politici" tout court.
A prescindere, è ovvio che comunque le millemila persone in piazza non sono trascurabili, e sono contenta che qualcuno possa guardarle con ottimismo, perchè è vero che possono anche - ma anche - rappresentare un segnale positivo, un bisogno di partecipazione. Ma, sinceramente, credo che stimerei di più beppegrillo o chiunque altro se, pur nell'assenza di elaborazione intellettuale, invece di limitarsi al vaffanculo provasse
- lui che può, lui che riesce a trascinare così la gente - a organizzare quelle "cose dal basso" di cui parla. Confusamente, magari, ma con tanta buona volontà: circoli, gruppetti di azione sull'ambiente, forme di protesta creative e costruttive in genere. Ho come l'impressione che molti dei suoi fansoni si squaglierebbero come neve al sole, dovendo passare dal "contro" al "per": perchè, fateci caso, pur con tutto il suo impegno sull'ambiente e nonostante la grancassa che le associazioni ambientaliste compensibilmente fanno alle sue sparate in merito, i soci delle stesse organizzazioni non sono aumentati con l'aumentare dei fansoni di grillo, per esempio. E in questo caso non vale tanto la "disaffezione dalla politica", non si può tanto parlare di corruzione, di mastrussi: ce ne saranno, forse, anche fra gli ambientalisti, ma in genere è gente che si fa un mazzo così da ben prima che grillo si svegliasse. Ma, non a caso, grillo non ha scelto l'ambiente (che pure occupa un posto privilegiato nel suo blog) per portare in piazza la gente: un po' difficile, infatti, sostenere che è tutta colpa di qualcun altro...
Dopodic, la discussione sarebbe ben più lunga e complessa, chè anche questa mia opinione è per forza di cose tagliata con l'accetta: ma che volete, sarà snobismo o forse l'età, ma che l'evento più significativo della politica attuale sia una cosa che si chiama "vaffanculo day"... be', come minimo non c'è tanto da esserne orgogliosi, direi.
Anche se penso che chi, come la talpa, vuole vederci un segnale positivo non faccia male del tutto: purchè stia con occhi e orecchie ben aperte, però. che a cascarci si fa in fretta, a tirarsene fuori magari vent'anni.

11 SETTEMBRE 1973

con un grazie alla talpa che fa caso al calendario, posto l'ultima canzone di Victor Jara. Per chi non lo sapesse, fu il cantore delle speranze del governo Allende e morì nello stadio di Santiago dove furono rinchiusi tutti gli oppositori al momento del golpe. Prima gli spezzarono le mani. E lo torturarono, come vide sua moglie quando andò a recuperarne il cadavere, lasciato lì in fila insieme agli altri. Aveva fatto in tempo a scrivere quest'ultima canzone.













Versione italiana di Riccardo Venturi (2002)
ESTADIO DE CHILE

Siamo in cinquemila, qui,
In questa piccola parte della città.
Siamo in cinquemila.
Quanti siamo, in totale,
Nelle città di tutto il paese?
Solo qui
Diecimila mani che seminano
E fanno marciare le fabbriche.
Quanta umanità
In preda alla fame, al freddo, alla paura, al dolore,
Alla pressione morale, al terrore, alla pazzia.

Sei dei nostri si son perdi
Nello spazio stellare.
Uno morto, uno colpito come non avevo mai creduto
Si potesse colpire un essere umano.
Gli altri quattro hanno voluto togliersi
Tutte le paure
Uno saltando nel vuoto,
Un altro sbattendosi la testa contro un muro,
Ma tutti con lo sguardo fisso alla morte.
Che spavento fa il volto del fascismo!
Portano a termine i loro piani con precisione professionale
E non gl'importa di nulla.
Il sangue, per loro, son medaglie.
La strage è un atto di eroismo.
È questo il mondo che hai creato, mio Dio?
Per tutto questo i tuoi sette giorni di riposo e di lavoro?
Tra queste quattro mura c'è solo un numero
Che non aumenta.
Che, lentamente, vorrà ancor più la morte.

Ma all'improvviso mi colpisce la coscienza
E vedo questa marea muta
E vedo il pulsare delle macchine
E i militari che mostrano il loro volto di matrona
Pieno di dolcezza.
E il Messico, Cuba e il mondo?
Che urlino questa ignominia!
Siamo diecimila mani
In meno che producono.
Quanti saremo in tutta la patria?
Il sangue del Compagno Presidente
Colpisce più forte che le bombe e le mitraglia.
Così colpirà di nuovo il nostro pugno.

Canto, che cattivo sapore hai
Quando devo cantar la paura.
Paura come quella che vivo,
Come quella che muoio, paura.
Di vedermi fra tanti e tanti
momenti di infinito
in cui il silenzio e il grido
sono i fini di questo canto.
Ciò che ho sentito e che sento
Farà sbocciare il momento.

UNA BRILLANTE TEORIA


Chè ho finalmente capito lo Scianistat: secondo me c'è dentro un omino come, si sa, nei bancomat. Ma l'omino dello sciaìni è un po' burlone epperò limitato: e fa come quei bambini che, una volta ottenuta un risatina da un adulto gentile, ripetono all'infinito la stessa battuta variando appena una parola. "Cosa mangiano le papere", che compare puntualmente già in questo inizio mese, ha coinvolto infatti anche il gabbianogrigio,ma l'omino ha scherzosamente variato aggiungendo le falene. E se rimane mio appannaggio tutto quel settore non troppo divertente delle gravidanze temute o aborrite, per il quale abbiamo già "vorrei convincere a tenere gravidanza" (non farlo, amico, ve ne pentireste in tre, tanto più se la giovane donna in questione è quella che cerca "cliniche private per interruzione gravidanza - e, ripeto, non c'è bisogno di cliniche, basta la Asl o il consultorio - oppure l'angosciata "aspettare mestruazioni e non arrivano"), l'omino mi conforta con il Ragioniere dei Genitali, una delle sue più geniali invenzioni: che questo mese, stufo di dati settoriali sui messicani e i cincillà, passa direttamente a "statistiche peni maschili". Precisato "maschili", neh? chè i peni delle femmine mica ci interessano. Dite che dovrei informarlo dell'esistenza di specie - in genere insetti, gasteropodi o gente siffatta - in cui anche la femmina è dotata di un sorta di pene? Ma temo che lo manderei in tilt, il confronto si farebbe complicato. La solita manciata di richieste di consigli domestici ormai non mi fa più ridere, qualcuno dovrebbe dirlo all'omino, ma forse se n'è accorto da sè perchè dal mio post sugli obbrobri delle collezioni autunno-inverno ha preso a inventarsi richieste di informazioni sulla moda: sul mio blog, uah-uah, mi scompiscio. Ma per farsi perdonare ha aggiunto criptiche epperò simpatiche voci, come "durrel bio" , "vicentini bugiardi" (cazzo, solo loro?), "ikea novalgina" e "quiz intruso gufo e gatti". Poi c'è anche ""pedofili-adolescenti-giapponesi-zibibbo forza genoa alè", come vaticinato in un commento dello gnomo, ma questa volta il burlone non è l'omino. Però nessuno batte, finora, la migliore invenzione del mese scorso, chè l'omino sa quanto sono crudele con gli errori di ortografia e mi ha inventato, tutto per me "poesia non me l'ho aspettavo". Che il divertente non è tanto l'errore, quanto il pensare ha quando mai l'havrà trovata...

lunedì, settembre 10, 2007

SILENZIO

Insonnia, stanotte. che non è certo una novità, ma di solito tra le quattro o le cinque mi addormento, solo poche volte mi capita di tirar mattina.
E' la terza volta che invece mi capita così, quest'estate: e anche stamattina, come nelle altre due precedenti, il chiaro dell'alba mi ha colto a tradimento, entrando dalle tapparelle insieme al rumore delle prime, ancora pochissime, macchine. Chè, fino a un po' di tempo fa - ma quando fosse non saprei, se quest'inverno o ancora prima - prima della luce c'era il canto degli uccellini.
Qui è zona di verde, e tutte le case in cui ho abitato avevano un po' di verde intorno, sennò non resisto: e sempre, nella mia vita da insonne, il cinguettio degli uccellini di città mi dava il segnale che le angosce della notte erano sparite.
Mi addormentavo sentendo i fischi del merlo - ce n'è sempre uno più petulante, riconoscibile, che si sveglia per primo - e le risposte dei suoi compari più pigri, che trillavano nel silenzio i bizzarri vocalizzi che mi hanno sempre divertito. Se il sonno tardava ancora, facevo in tempo a sentire anche i pennuti più piccoli, che finalmente svegliati da quei rompiballe dei merli, ciangottavano fra loro, prima con vocine sommesse da sonno e poi via via più sicuri e, mi piaceva pensare, allegri. Per ultimi arrivavano i monotoni piccioni, ma a quel punto dormivo già, chè i piccioni non mi sono simpatici.

Stamattina, come già le altre due volte quest'anno, c'era e c'è solo il silenzio: da quando sono seduta qui alla scrivania, da dove posso vedere alberi vecchi e alberi già ricresciuti dopo l'inutile strage a favore del garage, ho sentito solo due o tre strida di un unico pappagallo.
Lo ammetto, non sono tanto pronta, soprattutto sul finire di una notte insonne. E perciò solo stamattina ho realizzato che il fatto che io non senta più cinguettii mattutini significa che non ci sono più uccellini. E ho sentito d'un tratto anche il silenzio delle giornate, nella quali mi stupivo di sentire le anatre che abitano nello stagno - invisibile - di una villa di fronte, mi lasciava perplessa il fatto di distinguere come mai prima d'ora ogni singola parola detta giù in strada, il rumore di un trolley trascinato al ritorno delle vacanze o di una portiera sbattuta, nitidi come se abitassi a pianterreno. Per tutta estate è mancato un rumore di fondo: ma non era rumore, era vita. Che non c'è più.

E non ci sono state nè api nè vespe nè bombi, solo zanzare e qualche mosca.
Si può pensare che io sia esagerata: sono sparite tante altre cose - i bottai, le fontanelle, gli schifosamente dolci blocchi di gelatina di prugne che ci davano a merenda - e solo nelle serate nostalgiche viene da rimpiangerle (be', magari non i bottai no chè nessuno di noi ne ha mai visto uno, ma ho sentito con queste orecchie rimpiangere dolcetti e biscotti durati lo spazio di una generazione), e chi può avere nostalgia delle vespe? però...
Però ci sono cose che , semplicemente, non possono sparire così, da un giorno all'altro: e il canto degli uccellini, per infimo che possa parere soprattutto ai cittadini, è fra queste.

martedì, settembre 04, 2007

LOGICO, NO?


sanlorenzo, nove di sera. pochi passanti, ovviamente niente auto. in lontananza si vede e si sente arrivare il classico "matto" che tanto classico non è: aspetto più che decente, look casual ma non troppo, mezza età. Se tacesse, passerebbe del tutto inosservato, ma urla. Alterato ma non incazzato, come chi si esaspera con chi non vuol capire. Non si rivolge ai comunque rari passanti, è del tutto evidente, ma a qualcuno che vede solo lui. E urla: "Certo che parlo da solo!" Pausa, viene spontaneo pensare "be', almeno se ne rende conto", ma poi continua: " Non c'è nessuno, per forza parlo da solo! Parlo da solo perchè non c'è nessuno, ma siete scemi?"
Non è un capolavoro del surreale?


Colonna silenziosa del bibliofilo:
Ho finito:
"Storia naturale dei giganti" di Cavazzoni. Non è un saggio, è la storia di uno che scrive un saggio sui giganti, documentatissimo e interessante, e ci infila gli svarioni suoi. Anche svarioni scientisti, come si diceva, che sono un buon esempio di come la scienza può acquistare tratti anomali. L'inizio è un po' lento e il finale non soddisfa del tutto, ma in mezzo ci sono punti eccelsi da ghigne, come le sue esortazioni al fidanzato della ragazza che è finalmente, e temporaneamente, riuscito a portarsi a letto. difficilissimo da descrivere, non merita così tanto come mi era sembrato, ma continua a meritare.
Ho letto nel frattempo:
"La duchessa di Blooomsbury street", di Helene Hanff. Seguito dal titolo ironico, di "84, Charing Cross road" da cui è stato tratto un film ben più melenso del libro, è un librettino senza pretese ma del tutto gradevole, che ci restituisce un'immagine perduta dell'Inghilterra e di quando anche gli americani sapevano avere un po' d'umiltà.
"Il padre" di Elizabeth Von Arnim. Questa scrittrice, bizzarro personaggio di inizio '900 che fu tra l'altro l'amante di H.G. Wells, pare piaccia solo a me. Io adoro le sue storie di donne indipendenti nella testa e generalmente impegnate a fare qualcosa che le renda indipendenti del tutto, narrate nel massimo rispetto - sottilmente ironico - delle convenzioni. Questa è la storia di una doppia sudditanza morale, di ricatti emotivi incrociati e di campagna inglese con tutti suoi riti e le sue piccinerie. Con tanto di happy end regolamentare, dietro cui rimane un sorriso da gatto del Cheshire.
Sto leggendo:
"I gemelli" di Georgette Heyer. L'avevo detto che non avrei mentito: Heyer non è "alta" letteratura, ma riesce a diventare una passione. Ne riparlerò.