sabato, settembre 24, 2011

OGNUNO CI HA I SUOI NEUTRINI...

Il mio agopuntore di riferimento ha certi ditoni da Peppone che non entrano nella tastiera di un computer, e ti chiedi come gli è venuto in mente di mettersi a trafficare con gli aghini. Poi è istruttore di qi-gong, ed è bravissimo in entrambe le cose. E anche nel tirar su di morale la gente, senza esagerare con l'ottimismo incauto.  Eppure, nel mio stordimento, me l'ero dimenticato. 
Ma una delle angurie da centrare con la crapa è stato proprio lui,  che ha ascoltato i miei guai nel suo solito modo burbero e frettoloso, dicendo poche frasi al momento giusto. Poi è arrivato il momento degli aghini, che a volte non si sentono e a volte sì, e mentre lui stava cercando il posto per il terzo aghino, io sono schittata, ridendo. Non lo reggo, il solletico. Non riesco proprio a far finta di niente, a comportarmi dignitosamente. Ma, guarda caso, il punto giusto per l'ago era difficile da trovare: così questo posto semi-ospedaliero, forse uno dei più potenzialmente tristi del mondo nonostante, si è riempito della mie sghignazzate per un buon minuto, o forse tre, o addirittura cinque. E  quelle risate mi hanno cambiato la giornata: non saprei e forse non voglio spiegare precisamente il perchè, anche se uno dei motivi è senz'altro il gesto gratuito, spontaneo, vitale e generoso di un medico che, come tanti altri, potrebbe invece comportarsi in modo distaccato o al massimo "cordiale".
Tutto il giorno ho reagito al dolore: che con gli aghi si era senz'altro attenuato, ma che è stato scacciato quasi del tutto dalla voglia di reagire, dall'eco di quel divertimento sciocco e infantile, da quella pausa del tutto inaspettata fra i guai.

Forse penserete che la sto facendo lunga, e magari avete ragione. Eppure, la sera ho anche visto il riccio.
Non che le due cose siano davvero collegate, lo so. Però quel riccio, o un suo parente, era stato avvistato un bel po' di tempo di fa in una tarda serata di pioggia, su uno dei vialetti della Rocca. Per fortuna andavo molto piano, e avevo inchiodato nel vedere quel coso beige sgattaiolare davanti alle ruote. Il tempo di scendere sotto l'acquazzone - e dietro di me c'era il vicino che già deve avere le sue idee sulla nostra sanità mentale - e il riccio si era disincantato, sparendo velocemente. L'abbiamo cercato più volte, senza mai vederlo. Ma ieri il KGgB mi ha chiamato, "c'è il riccio!" . Era nel prato ed è rimasto fermissimo per tutto il tempo che gli siamo stati vicini, convinto che fosse meglio sembrare morto. Ma era stato visto camminare e a un certo punto ha sussultato, come i cattivi attori. 
L'abbiamo lasciato lì, con mille raccomandazioni di stare attento ai pericoli della Rocca: solletico e riccio, quale combinazione più carina e più improbabile?

giovedì, settembre 22, 2011

EHI, HANS!

Giornate e momenti senza capra sono sempre meno, e parte del tempo buono è dedicato a far sì che aumentino, se possibile. Ma il blog langue, nè si può sempre parlare di scogli e difficoltà. 
Così, non resisto alla tentazione di condividere con il mio aff.tissimo gruppo di lettori un ritratto che abbiamo da poco appeso al muro in bella vista. Eccolo qui.

Era appoggiato ad un sedia, nel mercatino della pulci di Zurigo. E' senza passe-partout, la cornice da pochi soldi sbeccata in un angolo e stuccata alla meglio. 
La signora che lo vendeva non aveva la minima idea di chi fosse il soggetto, o il fotografo, però noi siamo rimasti incantati da questo umorismo teutonico, un serissimo travet prestato al surreale. 

Prima o poi, magari, qualcuno lo riconoscerà - abbiamo dovuto aspettare un aiuto di casa ucraino per identificare un Gorkij giovanissimo su una cartolina sovietica - o magari anche no. Quel guizzo di accennata ironia dietro l'occhiale mi basta in ogni caso.




lunedì, settembre 19, 2011

EVVAI, DOPOTUTTO.

Brezsny dice che dovrei spaccare angurie con la crapa, e credo che non siano pochi fra i miei amici a sottoscrivere la mia capacità di farlo. Certo, fino a ieri non ne avevo molta voglia, e può darsi che oggi sia una giornata eccezionalmente volitiva in mezzo ad altre che erano e torneranno ad essere medusevoli, spalmate in modo urticante sulla mia pur voglia di resistere. 
Ma non posso negare che i commenti arrivati qui sopra e altrove mi hanno dato forza e coraggio, nonostante le condizioni siano proprio difficili e confuse (vedi nota). Così ho messo in fila un po' di angurie, e da domani spero di centrarne almeno qualcuna.  Se non altro, per poter poi scrivere di qualcos'altro, neh?


n.b. : a proposito, non è che voglio far misteri scrivendone qui cripticamente: è solo che non mi piace essere trovata sui motori di ricerca per robe che si riferiscono a malattia & dintorni: ma se volete notizie più precise - e non siete affatto obbligati a volerle, neh? - potete scrivermi sulla mail che c'è nel profilo e vi rispondo volentieri appena posso.



sabato, settembre 17, 2011

ACC E DANN...

Ohi, come sono tristi le smentite... le ridanciane signore non hanno sconfitto la mia sfiga, neanche quasi, e la situazione è precipitata di nuovo. Rimane la buona notizia che non c'entra, ma tutto il resto sta sparapagliandosi dolorosamente in giro per l'aere, senza che per ora si riesca a porre rimedio immediato. Ci avevo in mente una bella divagazione su tacchi alti e vestiti stretti, ma ancora una volta l'è minga il mumènt. Si spera nella prossima settimana, come tutti gli assediati. 

giovedì, settembre 15, 2011

BILANCINO

La signora che ride ha portato quasi bene (lasciatemi la scaramanzia):
un po' di brutte notizie scongiurate
un'altra brutta notizia quasi scongiurata
una buona notizia, più una
una notizia gratificante
alcuni pareri incoraggianti
una piacevole giornata.
Da tempo non capitava, perciò posto un'altra signora simpatica - ma, anzi, direi che è la stessa o sua sorella: fate conto che sia la mia foto di oggi.

mercoledì, settembre 14, 2011

AUTOINCORAGGIAMENTO

che ne ho bisogno. ma l'utilizzo è libero, chi ne ha bisogno ne approfitti, neh?


lunedì, settembre 12, 2011

domenica, settembre 11, 2011

VOX TAXI, VOX HORRIBILI

...e questa volta il taxista non c'entra. Che quando siamo saliti (sono uscita, sì!) stava ascoltando improbabili risultati calcistici e poi, forse per fare un dispetto a noi che abitiamo in un Quartiere Bene, ha girato e senza una parola ci ha obbligato ad ascoltare in diretta un buon pezzo del discorso di Bersani.

E un dispetto ce l'ha fatto, sì. Perchè, almeno da dove l'abbiamo sentita noi, la concione era un concentrato di minacce per gli ex-alleati ("questa volta non riusciranno a far fuori la coalizione"), di rivendicazioni della propria assoluta importanza (ma pisapia ti dice niente, bersa'? ) e di apertura a tutti escluso il nano malefico e, vivaddio,  il collega rintronato. Capisco che uno un ruolo se lo deve pur dare, ma che spronfondità! O sprofondezza, o abisso. 
Chè io non sono particolarmente affezionata al Pd: la mia storia e la sua si sono osteggiate lungo l'arco di ben trentacinque anni, con critiche feroci (mie) che ovviamente non saranno importate nulla a nessuno, ma che non per questo si sono affievolite. Eppure, come ho già detto altre volte anche qui sopra, in questo momento ritengo che una salvaguardia democratica debba essere fatta da chi c'è, anche a costo di ampi compromessi, e chi c'è è appunto il Pd - sfiga. Ma "ampi compromessi" non può voler dire calare le braghe, tutto qui, nè dal punto di vista economico nè da quello politico. E invece...Ditemi che l'ho interpretato male, vi prego.
  
E se invece, ho capito bene, siccome sono una persona buona e comprensiva, ecco quello che gli farei, al Bersani nonostante si meriti di peggio: dite che è metafora che capisce?

giovedì, settembre 08, 2011

LE ZUPPE DI JANINA

"Il 1.10.1996 Janina Turek, madre di tre figli, pranzò con una zuppa di funghi e pastina, spezzatino con contorno di patate e barbabietole rosse stufate e uva per dessert. Anche quarant'anni prima, il 19.02.1956, aveva consumato un pranzo semplice: una salsiccia calda con senape dolce, pane, composta di mele, un pezzo di cioccolato e torta di noci e frutta secca.
Il 21.03.1973 ricevette due telefonate mute
Il 21.o6.1976 trovò per strada un paio di calzini elasticizzati da bambino non usati; 
Il 15.08.1981 cedette al figlio i suoi tagliandi di razionamento per la carne."

Questo l'incipit di "Reality", il racconto che dà il nome alla piccola raccolta di racconti di Marius Szczygiel - ogni promessa è debito - pubblicato dalla carina editrice Nottetempo con il contributo  del programma Poland per la traduzione.  E approfitto dell'assenza della capra per iniziare questo post che non so dove mi porterà.

Perchè il racconto prosegue con molte annotazioni dello stesso tipo tipo - attenzione allo spoiler, neh? -  che si allargano a comprendere categorie come "persone viste di sfuggita"e "regali (fatti e ricevuti, di qualsiasi genere)", ma anche "eventi mondani", in cui un caffè con la panna mangiato in passeggiata conta esattamente come il passaggio di Fidel Castro ammirato dal mezzo di un'aiola di fiori.
Tutte queste annotazioni, talmente neutrali da registrare le visite dei figli con il loro nome e cognome senza alcun dato accessorio, vengono scoperte dalla figlia alla morte della donna, registrate con cura su quasi 800 quaderni chiusi in un armadio: dietro di loro, completamente ignorata se non nel caso raro e improbabile  in cui  tocchi direttamente Janina, scorre la vita della Polonia  dal 1943 al 2000. 
Non sono certo anni privi di avvenimenti, ma le cartoline registrano quanti zloty sono stati dati come offerta alla messa prima di smettere di andare in chiesa, o il film visto il giorno della morte di Stalin ("Fanfan laTulipe") senza che l'evento storico compaia nel quaderno, così come non compaiono le esecuzioni di massa naziste o la liberazione di Cracovia.
Dopo i quaderni, la figlia troverà anche un pacco di cartoline, mai spedite, su cui le annotazioni si fanno più intime, ma anche più partecipi della vita sociale e politica: ma i quaderni rimangono il luogo in cui Janina ha fissato la sua vita, con una serie di spilloni che ne immobilizzano la routine. Non prive di fascino, così come non lo sono le farfalle morte, pur a dispetto della contraddizione in termini e sentimenti.

E allora uno, dopo aver letto il racconto (che, vi assicuro è carino assai e lo sono anche gli altri, se non cercate l'azione) si chiede se poi, in fondo, non sia Janina da aver ragione: se non contino di più le visite fatte e ricevute, anche senza pretesa di descriverne affetti ed effetti, o i regali fatti ed avuti, anche senza pretesa di registrane importanza e peso emotivo, di... che so, un successo sul lavoro o un evento che sul momento ci pare eccezionale.  
Il primo, infatti, è probabile che abbia importanza solo per noi, e dunque perchè non metterlo sullo  stesso piano della cotoletta di pollo mangiata a pranzo? Il secondo rischia di essere assolutamente soggettivo comunque - la partecipazione a una manifestazione di cui tutti si scorderanno il giorno dopo - o soggettivo nella nostra incapacità di raccontarlo e farlo rivivere. 
Non è la stessa cosa, già: ma perchè? 
C'è qualcosa che appare disumano nella mera catalogazione dei nostri momenti di vita, senza che ne traspaia una partecipazione emotiva: eppure, non è l'unico modo per cercare di definirci, anche nella posterità, con assoluta precisione? Gli altri aggiungeranno quelle note che noi non riusciamo a sapere con certezza finchè siamo in vita ("era amabile generoso, gentile, cordiale, gli piaceva la bella vita..." o il contrario), ma saremo noi ad avere lasciato una traccia definita, una bava argentea ma indelebile di lumaca, dei nostri giorni e delle nostre azioni. 
Definendo tutto e non dicendo niente, ma togliendo alla posterità il potere di evidenziare solo aspetti della nostra vita scelti in modo totalmente arbitrario. 

Ecco, ve l'ho detto che non sapevo dove andavo a parare... ma a questo punto potete cominciare a porvi il problema voi, se vi va.

lunedì, settembre 05, 2011

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Ecco, io tornerei ben volentieri a scrivere su questo blog - e anche altrove. Ne avrei così voglia che a volte, nei momenti di quiete, mi penso i post che potrei scrivere e me li scrivo nella mente. Ma i momenti di quiete sono pochissimi: anche il sonno della salute genera mostri, e devo vedermela con loro. 
Avrete, o voi lettori costanti che venite a vedere se finalemnte qualcosa di nuovo c'è, ancora un po' di pazienza?