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venerdì, aprile 08, 2011

RUMENTATOUR

la Rocca di notte ha presenze vegetali un po' fatate
Non ve li ho fotografati, no. Siamo usciti nella notte con quei dès chili di carta - altri cinque o sei chili erano già nel baule della macchina, ma abbiamo finto di dimenticarcene - il coperchio rotto di un cestina di vimini, il fedele leggidvd comprato a diciannoveenovanta e durato dieci anni (il che la dice lunga sulla nostra passione cinematografica) e, giusto per completare il tour, un sacchettino di vestiti che non si possono barattare o regalare ma che la Caritas, magari, cosa farne lo sa.  Ah, be', naturalmente non mancava la spazzatura propriamente detta, appunto la "rumenta" in genovese. 
Sul balconcino degli orrori sono rimasti ancora la secchiella dei vetri e il sacchetto delle plastiche, che dentro ci vanno anche le lattine, mentre il tetrapack e la
la bellissima compostiera riciclata degli orti sinergici di Terra!
stoffa di fibre naturali vanno nella carta. Dentro l'armadio, appesi alla porta, ci sono poi il sacchettino delle pile e quello dei medicinali scaduti, e finalmente domani potrò portare i turaccioli di sughero allo Zenzero che li raccoglie per farne isolante termico. 
E mi piange il cuore ora che mangio un sacco di verdura, che gli scarti tocca buttarli invece di fare un buon compost (sì, lo so che si può fare anche sul balcone, ma uno è il balcone mio e ci stiamo o noi o il compost): anche se, ammettiamolo, il riciclaggio è un lavoro, un lavoro un po' demente che fa venire in mente quelle prove delle fiabe... avete presente "entro domattina dovrai aver separato tutto il miglio dal grano, altrimenti ti taglierò la testa!" 

Noi no, non c'è nessuno che ci taglia la testa, però rischiamo di perderla lo stesso, insieme a tutto il resto. E quindi si va, pronti per il rumetatour. E' un ottima scusa per guardare la luna che si fa l'eclissi da sola, disegnando uno spicchio preciso contro un cerchio nero.

domenica, aprile 03, 2011

PRIMAVERA VERAMENTE

 
Va bene, lo so, mi sento un po' in colpa. Anche se condivido il pezzo di Castellina, non ci sono andata, alla manifestazione per la pace: non sono mai stata, nè lo sono tuttora, una pacifista "senza se e senza ma", ma molto più banalmente quello che mi ha bloccato è questo mal di gola fastidioso. 
Me lo trascino  da un po' e finchè ce la faccio mi dico che quello è il giorno in cui me ne starò buona buona, quieta quieta, così forse mi passerà. Verso sera, però, non resisto più alla primavera che chiama, con i suoi merli che mi fischiettano dal giardino, ed esco lo stesso. 
Così questo, insieme al mojito preso òbordelamér, è il bottino  di oggi, e vi prego di notare il messaggo sui sassi: auguri, Sara e Martina! Ma la parte migliore, con annessa idea interattiva, ve la posto domani. Non mancate, neh?

venerdì, marzo 18, 2011

SI FA QUEL CHE SI PUO'


Anche questo può essere un modo di celebrare, riconoscendo uno dei pochi dati davvero nazionali: la capacità di arrangiarsi. Ovvero, l'abilità nell'ingegnarsi. Ovvero, la necessità di infurbirsi. Ovvero, l'impossibilità di non arrabattarsi. Ovvero, l'imprescindibilità dell'adattarsi. 
Un'arte verso cui noi, pieni di orgoglio nazionale, abbiamo questo sorriso sornione, un po' di compatimento e un po' di ammirazione. 
Naturalmente, non occorre essere molto attenti per trovare esempi di
questa virtù nazionale, ce n'è dappertutto.

una grondaia, probabilmente, sul retro di una chiesa.


Sotto casa, per l'appunto, eccone due. 
Nel primo, la paletta rossa è indubbiamente il tocco del genio, del secondo bisogna narrare la piccola storia. L'aiola che si vede è pubblica, sul lungomare, accanto a un chiosco di bibite. Il gestore del chiosco ha adottato l'aiola, curandola e appendendo ai rami, fino all'anno scorso, poesie e pensieri plastificati. Ognuno poteva partecipare, ma a certo punto questo work in progress di arredo urbano fu abbandonato, non si sa perchè. Il chiosco è chiuso, ma ai piedi di un bell'albero ci sono variopinte piantine di primule e violette, segno forse che l'attività estetica riprenderà di qui a poco. Però, però, l'ingratitudine umana è grande: come si si può leggere sul cartello (anch'esso plastificato) "Questa zona è videoregistrata con videocamera. Abbiamo scoperto chi  ha rubato le piante. Si devono vergognare."
L'arte di arrangiarsi accumuna derubanti e derubati con triplo salto carpiato. Una ola.










lunedì, marzo 07, 2011

DUE PASSI SUI SASSI

Chissà se c'è un limite alle cose che si possono notare, sempre diverse e sempre mai viste fino a quel momento, nello stesso pezzetto di strada... Se c'è, non l'ho ancora raggiunto e ogni piccola spedizione nei dintorni porta con sè il suo bottino: ogni scoperta avrà dietro di sè una storia, ma non sono abbastanza importuna o abbastanza eccentrica da andare in giro a chiederle. 
Così vi regalo le immagini e la storia ce la costruite voi, se volete: per esempio quella degli ex-voto intorno all'edicola formato mignon, dedicata alla Madonna. Tanti ex-voto, tante storie, oppure una storia sola? Ormai è raro vedere le edicole con ancora intorno gli ex-voto: forse questa resiste perchè è su un palazzo abitato, tra il portone e una finestra.
Anche se, poco più in là, c'è questa improvvisa e inspiegabile aria di Bronx che fa venire in mente le descrizioni della Londra protondustriale, in cui bastava girare l'angolo per passare dai quartieri ariosi ed eleganti ai più miserabili slums. 
Va bene, esagero, ma le fotografie dimostrano che mica tanto: e chissà perchè quella macchina è lasciata a sfasciarsi laggiù, sotto un bel palazzo dei primi del secolo, e come possono gli abitanti delle case lì intorno affacciarsi sul cumulo di spazzatura che, evidentemente, costituisce la somma dei beni terreni dell'ingegnoso occupante del sotto-ponte.
Forse a trattenerli dal dire e fare qualunque cosa efficace è il timore che quella forra incolta - che non si vede nella mia foto, ma è pari a uno stadio, quasi - una volta portata all'attenzione venga tradotta in cemento, chissà. 
Ma oggi, comunque, era domenica e per di più di sole: anche l'homeless avrà scostato le sue coperte e lasciata entrare un po' d'aria, credo, e noi senz'altro siamo andati alla spiaggetta libera. Che fuori dalla stagione balneare è un posto delizioso, mentre d'estate viene rimpicciolita drasticamente e riempita di tutti i sassi che tolgono dagli altri pezzi, recintati e resi a pagamento. Oggi offriva anche una lunga passeggiata salutare dopo il caldo del sole, con acqua fredda e lieve moto ondoso, sassi e ghiaia sottile alternati a sabbia: una meraviglia per le gambe e anche per l'animo. Una bambina bionda che giocava, anche lei con i calzoni rimboccati, mi ha guardato stupita: un adulto a piedi nudi a sguazzare sulla riva, senza neppure un bambino a fare da scusa? Già, senza un centro benessere intorno pronto a farlo pagare, il percorso Kneipp non vale, evidentemente.

giovedì, febbraio 17, 2011

FOTO LETTERARIE


C'è "Questi cavalli americani conoscono le siepi come il palmo della loro mano", pronunciata da un fantino, ma c'è anche " Voi giornalisti continuate a scrivere bombardardamenti, bombardamenti, bombardamenti. Non sono bombardamenti. Sono supporti aerei", come da dichiarazione di un colonnello americano durante la guerra del Vietnam.
  
E c'è: "La protesta fisica vera e propria - andare in corteo con i cartelli - era reputata ridicola. Tranne che nel Giorno dell'Adunata, quando tutti uscivano in strada per feste in maschera, gare per lo striscione migliore, tiro alla fune di quartiere e barbecue gratuiti."

Qui invece ci sono i dati:"E'stato calcolato che da noi il costo medio annuo è 182 euro, contro i 161 della Germania, i 100 della Francia e i 40 ei 34 euro che servono per gestire annualmente un conto rispettivamente in  Gran Bretagna e in Olanda, beati loro." 


E anche qui: "In totale, sulla Cambogia vennero sganciate 2.756 tonnellate di bombe: una volta e mezzo quelle lanciate dagli alleati in tutta la Seconda Guerra Mondiale, comprese le atomiche su Hiroshima e Nagasaki. (...) Centottantatre bombe di Hiroshima in quattro anni, su un paese grande la metà della Svezia, due terzi dell'Italia." 


E poi:"Per tenere lontani i topi, si possono mettere feci secche di serpente negli angoli dei locali (fuori dalla portata dei bambini). Prendetene un po' in un rettilario o in negozio di animali domestici. "

 Quindi abbiamo: "Secondo la medicina cinese, il corpo ha oltre 360 punti di agopuntura, di cui più di 60 localizzati sulla pianta dei piedi. I cerotti da applicare in questa zona contengono una miscela di polveri minerali e argilla che aiuta a eliminare le tossine attraverso la pianta dei piedi, diminuendo il lavoro di fegato, reni e altri organi." 

E un grande: "Anche se l'obiettività è l'espressione più stupida della malafede, bisogna tentare di mettersi anche dalla parte di lui. Infilarsi nei suoi panni, o per meglio dire nella sua industriosa eppur fallimentare nudità: provare un minimo di comprensione, di solidarietà per questa persona (uomo, ma in fin dei conti anche persona) che ha deciso di affrontare l'impresa disperata: far godere una donna."

Ma anche: "Per la salsa al croccante, sciogliete la melassa, il burro e lo zucchero in un pentolino e fate sobbollire per tre minuti, mescolando fino a ottenere una miscela uniforme", preceduto fra l'altro da "Tagliate l'halloumi in cubetti di 2 cm di lato, infilateli in 4 spiedini di legno già bagnati nell'acqua e spennellateli con il condimento."  

E infine: "La gente dice apertamente che è un avventuriero e un truffatore. Nessuno finge di considerarlo un gentiluomo. Chiunque parli di lui sa che accumula denaro non commerciando onestamente ma con trucchi segreti, alla maniera di un baro. E' un individuo che non faremmo entrare in cucina e tanto meno accoglieremmo alla nostra tavola, in base ai suoi meriti. Ma siccome ha imparato l'arte di far denaro non soltanto lo tolleriamo ma ci appollaiamo sulla sua carcassa, come tanti uccelli da preda."

Eh, sì, oggi pioveva e pioveva e pioveva, così la passeggiata quotidiana si è svolta soprattutto dentro la libreria - provvista di scale, così che noi topi di biblioteca possiamo pensare di fare anche esercizio fisico.  Nel post avete perciò trovato le istantanee del bottino con cui siamo tornati a casa, una foto per ogni libro. 
Quale migliore fotografia della varietà umana, del resto, che quella offerta dal contenuto di una libreria?
(A proposito, se vi impegnate a non psicanalizzare le mie scelte e i miei collegamenti mentali, qui sotto vi dò i titoli dei libri da cui provengono le foto letterarie, nell'ordine:
"Panda non riesce ad accoppiarsi. E' ora il turno del veterinario." - Matteo Molinari
"Dopo il crash" - Fay Weldon
"Come risparmiare su tutto" - Vittorio Collini
"Il sorriso di Pol Pot" - Peter Froberg Ilding
"Pulizie lampo" - Lush, Fleming
"La dieta disintossicante in 48 ore" - Gill Paul
"Lui visto da lei" - Natalia Aspesi (d'epoca!)
"Facile e veloce"  - ricettario fotografico
"La vita oggi" - Anthony Trollope)




giovedì, febbraio 10, 2011

TEMPUS FUGIT, COME SEMPRE

E anche per oggi solo una foto dal Bronx del mio quartiere: improbabile scoperta - è giusto dietro l'angolo, uno di quegli angoli che non c'è nessuna ragione di girare - completata da un bellissimo negozio di Arredamenti per pied-a terre, anche se si chiama Design qualcosa. Ma quello lo fotograferò appena sarà possibile farlo con un po' di discrezione. Nell'intanto, ecco la mia suggestione hopperiana.

mercoledì, gennaio 19, 2011

GIRA LA CARTA

Sì, ecco, insomma, anche oggi abbiamo scarpinato tutto il giorno. Ma per saldi - wow, le scarpe! - e quindi quello che posso offrirvi è la foto del bagagliaio della Kangoo. In cui, tanto perchè abbiate un'idea sennò la foto non rende, ci sta una moto. Nel senso che ci è già stata, una volta. E due Billy Ikea, già montate. E otto sedie più il tavolino. E via così. 

Da un po', diciamo da dopo Natale, nel bagagliaio si accumula carta da avviare al dovuto riciclo. E se la carta da riciclare fosse considerata homeless, la Kangoo sarebbe la Caritas, ampia e accogliente. Io penso che dovrebbero premiarci, gli Stakanov del riciclaggio. Ma se non vogliono premiarci per la quantità, che ci riconoscano la bontà di cuore: perchè  la carta, i giri che si fa con noi, con nessun altro, neh?

(Va bene, lo so che il Paese tutto è impegnato chi a esecrare, chi a difendere e soprattutto chi a cercare la fidanzata: io, a tutto ciò, dedico solo il titolo di questo post. E già mi ripugna e mi inquieta il dover fare anche solo questo, chè siam finiti a un mano a un pazzo e ancora facciamo finta che non sia così.)

venerdì, gennaio 14, 2011

IL LEGITTIMO TRAMONTO


Siamo di fronte a un dilemma. Se esco, faccio foto. Se faccio foto, esco. Se esco e faccio foto, mi piace postarne almeno una. Se scarico e valuto le foto per decidere quale postare... be', ecco, adesso per esempio sono le undici passate. 

Ma il tramonto era così bello che si mangia perfino la notizia del legittimo impedimento semi-affossato,
senza che ci si debba sentire in colpa.
Che poi, diciamolo: ormai prende lo strizzone di stomaco solo a guardare i titoli dei giornali, per non parlare di quando ci si trova davanti la faccia del nano malefico. Allora, non so voi, ma io evito ancor più di pria e la considero legittima difesa:  e se per caso c'è una buona notizia - buona per noi - stento a crederci, nè mi aiuta a capire la caratteristica ambiguità del giornalismo italiano quando si tratta di gioire se il re è nudo. Sarebbe bello e semplice, ormai, se invece di tanti discorsi si desse - nel titolo, in fondo al pezzo, dove sembra più carino e immediato - il punteggio: noi 1-nanomalefico 0.  Non fosse mai che il linguaggio calcistico ottiene come risultato una qual certa partecipazione di chi finora se n'è fottuto... perchè noi, sia detto con possibilità di smentita come va sempre a finire, avremmo proprio bisogno di un cambioturno, neh?


lunedì, gennaio 10, 2011

LE CHAT NOIR O IL GATTO NERO?


Credo che i blog siano spesso, come le quinte di un teatro o le cucine di un grande ristorante, luoghi in cui il lavoro è sempre, per definizione "in progress". O, per dirla in italiano che è più bello, "in divenire": grazie alla sua immediatezza, il blog può registrare propositi e  rinunce, intenzioni e progetti, scoperte e riluttanze. Grazie al fatto di essere pubblico, però, fa sentire comunque impegnato  chi lo scrive a tenere e dar conto di rinunce, intenzioni,  scoperte, eccetera. 
Così registro qui l'evoluzione della foto quotidiana, che con progetto ancora impreciso va a trasformarsi nella Caccia al Particolare. Il progetto potrebbe chiamarsi Il Gatto Nero o Le Chat Noir, come da titolo anch'esso in divenire, riprendendo Matrix (avete presente il gatto-dejà vu che segnala un cambiamento improvviso nel sistema? ) e ai suoi fini dovrebbero valere solo quelle cose che in genere non si notano - incredibile quante ce n'è, se invece si comincia a notarle.
Cosa ne farò del Gatto Nero è ancora tutto da inventare, magari rimarrà solo qui, magari no. Ma sarebbe bello se, anche in questa sua forma ancora larvale, fornisse spunti a miei aff.tissimi lettori per mettere in moto curiosità e fantasia, che non fanno mai male.
Guardate la prima, inquietante,  foto della serie, per esempio: come non chiedersi quale terribile storia- di vendette di cugini, di odio per babbonatale, di partenze improvvise, di triste dimenticanza -  c'è dietro?


domenica, gennaio 09, 2011

CERCANDO L'AFRICA IN GIARDINO

 
Oggi le foto non sono scattate da me, ma questo non vuol dire che io sia rimasta in casa, nonnò. Che una volta tanto abbiamo fatto una domenica domenicale, con l'uomobarbuto che ha spazzato via i resti del Natale come il sol uomo che era, e poi siamo andati a profittare dell'offerta brunch+mostra al Palazzo Ducale. 
Il brunch di Mentelocale, sia detto, merita tutti i 14 euri che costa (16 per gl'ignurantotti che non vanno a vedere le mostre, ed è giusto punirli): buono e tanto e variato. Unico neo, a voler essere pignoli qual io sono, l'aria un po' viziata che fa un pochino mensa.   

 Ben satolli, comunque, siamo scesi a vedere "L'Africa delle meraviglie", e il titolo è ben trovato. Una scelta pulita, di giusta misura qualitativa e quantitativa, un allestimento curato nella totale semplicità che si adatta alle opere esposte e, appunto, la meraviglia. Perchè le maschere, i sostegni da colonna, i simboli rituali, le bandiere sono testimonianza di arte viva e di vita, e  vien da sorridere guardandole, o anche un pochino da commuoversi. Vien da chiedersi cosa fu, nella vita dell'artigiano che ne fece il motivo per la sua bandiera, il passaggio di quell'aeroplano all'inizio del secolo, si rimane colpiti dalle suggestive maschere nere delle società segrete e sacre delle donne, si riconosce la sbruffoneria magica dell'esagerazione di attributi maschili e femminili, e quel piccolissimo bambino aggrappato al seno di legno scuro e lucidato fa proprio tenerezza. La curiosità verso un modo diverso dal nostro fa venire voglia di sapere la storia di ogni scultura, di ogni espressione dei visi lignei, di ogni combinazione di genti e oggetti fossati per sempre sostenere una colonna o a formare un copricapo rituale, ma è una  curiosità partecipe, che si fa strada tra l'apprezzamento estetico.

Sarà che il poco che so di arte l'ho imparato dagli articoli di Raffaele De Grada su Fronte Popolare, ma mi piace ancora pensare che l'arte possa fondersi, o perfino  confondersi, con la vita: che vuol dire tutto e niente, detto così, me ne rendo conto, ma basta entrare nelle sale di questa mostra per avere una spiegazione pratica di quel che io non riuscirei mai a spiegare con le parole. Perchè la "meraviglia" che coglie comprende la bellezza dei manufatti esposti, ma anche la loro immediatezza e il loro bagaglio di tradizione e cultura, i sentimenti che ci sono dentro ma anche i sentimenti molto simili e molto basic che, scopriamo appunto con stupore, sono dentro di noi.

In uno dei filmati a corollario della mostra, un esponente di non so quale etnia spiegava che ci sono collezioni di oggetti che vengono tenute in case speciali: sono oggetti conservati per il loro valore, diceva. E il valore, ben lungi dall'essere quello economico, è quello della testimonianza: l'oggetto diventa importante per la qualità e la quantità di avvenimenti a cui ha preso parte. E' un bel concetto, che mi pare esista anche qui ma quasi solo in forma "minima", privata... non so ancora, ma è una bella idea su cui ragionare. 

E, grazie alla gentilezza dei ragazzi che assistono i visitatori e che ci hanno inseguito per darci uno dei ciclostilati con le notizie per accompagnare la mostra, posso anche raccontarvi una le fra le tante possibili notizie: riguarda "gli sposi dell'aldilà", di cui sono esposte un paio di raffigurazioni. Pare infatti che ognuno di noi abbia, prima di nascere, uno sposo/sposa in un qualche "aldilà", che ovviamente si trova a essere abbandonato quando l'individuo nasce.  Non gli fa piacere, a questo coniuge dell'aldilà, di rimanere tutto solo e soletto, tanto meno se il suo consorte si risposa in modo del tutto terrestre: quello che fa, quindi, è di mettere i bastoni fra le ruote alla vita di coppia. Solo grazie a rituali di cui è protagonista il feticcio apposito, il coniuge dell'aldilà si quieta: geniale, no? Se qualcosa va storto, la colpa è sua: il motivo del doppio, presente in un sacco di tradizioni compresa la nostra, qui diventa anche un utile escamotage per portare le colpe della vita di coppia "fuori da sè".


Infine, dopo la mostra, la spesa biologica al mercatino mensile appena fuori da Ducale, che è cresciuto moltissimo in qualità e comprende un buon numero di delizie inconsuete, da ricordare se si vuole organizzare una serata gastronomica. Cosa volere di più da una domenica? 


NIENTE DA DICHIARARE


C'è un bellissimo numero del Venerdì di Repubblica che avrei voglia di commentare, è il numero monografico uscito settimana scorsa sul mestiere del giornalista in vari posti del mondo. Merita un po' di tempo, ma questa sera se n'è andata nella visione del ghignantissimo "Mars Attack", un capolavoro demenziale che mischia la fantasia di un dodicenne (Tim Burton al suo meglio) con un cast eccelso. Così mi tocca rimandare anche stavolta, dal momento che in primo luogo è  il mio programma salutista a togliere parecchio spazio alle mie possibilità espressive. 
Per esempio, ora sto decorando un mio maglione vintage con i ritagli di un sacco di iuta che conteneva caffè, ma ho dovuto interrompermi per il mio giretto. Era ormai quasi sera, ma la spiaggetta era ancora aperta, e non ho mancato di scattare. 
Vi sembra forse un post sconclusionato, questo? Be', non avete mica torto, neh?

sabato, gennaio 08, 2011

OGGI


Be'.... pioveva. E finirò per farmi una nomea da eccentrica, ferma sul bordo della strada a fotografare rami.