lunedì, luglio 30, 2007

TRASLOCO!




Ma il trasloco è stato della Nessie, perciò io qui dirò solo ciò che mi compete: la Kangoo, benchè si avvii verso i suoi dieci anni, è una gran macchina. Ci sono entrati materassi, armadi interi, guardaroba d'inverno, zanzariere, monitor anteguerra, trolley, carta da spolvero, pentole, un ombrellone con base in granito e tesi di laurea. Lei ha cercato di vendicarsi lasciandomi partire giù da via Glutei Sodi con il portellone laterale aperto - e in posizione giusta per cadere giù alla prima curva numero uno trolley, numero due cestini, numero tre scatoloni contenuti in un armadio senza ante - ma è stato solo un attimo, poi ha fatto la brava per tutti i quattro viaggi. Del resto, dalla Flottiglia Vespista all'Eroico pedestre, avventure e disavventure, immagino vi conterà la Nessie sul suo blog.

giovedì, luglio 26, 2007

QUESTI POSTI UNGHERESI...

Che, intanto, ci siamo persi. Scavallando su e giù per la Valpolcevera, scusi sa la strada per arrivare a Villa Serra di Còmago? E chi diceva Mòrego e chi Manesseno, chi ci mandava a Serra Riccò e chi giù fino alla pizzeria Rocca, e tutti avevano ragione. Oltrepassando villette ordinatissime, murales "no al cantiere ma alberi di pere", pergolati d'uva e curve che più che a gomito sono distorsioni, abbiamo scoperto che alcuni di noi non avevano mai neppure sentito questi nomi sdruccioli, esotici perfino, e del resto lo stato d'animo era ormai quello che ci colse nelle sperdute langhe magiare. Ovvio che poi la strada giusta era lì, la prima che abbiamo ignorato anche se era visibilissima. Perciò, dopo aver fronteggiato un Terribile Attacco Di Fame dell'uomo barbuto, siamo entrati nell'agognata Villa Serra pagando il nostro biglietto da 2 euri. Un po' perplessi sul biglietto, da quando in qua il verde si paga? Ma, tutto sommato, la modica cifra non sembra del tutto sbagliata, tanto più che residenti e habitués pagano dieci euro l'anno, i bambini e gli anziani nulla: la villa restaurata è davvero bellina, il verde è curato per quanto lo permette la stagione e l'alto tasso di bambini piccolissimi e traballanti fa pensare che, tutto sommato, convenga pagare il pizzo all'inciviltà diffusa. E' triste, ma è così.
E in più, udite udite, era la giornata degli "anziani a villa serra": e un folto numero di vedove, con vestito bello e scarpette da prato, stazionava cicalando sotto i chioschi del bar, approfittando del gelato gratis.
Noi abbiamo mangiato i favolosi panini al forno - si manderà la ricetta qui - su una panchina au bord du lac, poi abbiamo scarpinato in giro, collaudando il primo-paio-di-sandali-della-sua-vita dell'uomo barbuto, di cui si dà documentazione fotografica a riprova. Al laghetto superiore ci siamo (chi più chi meno) entusiasmati davanti alle tartarughe perfino più numerose delle vedove, e
nel laghetto principale abbiamo contato le anatre diverse dalle altre (due coppie, diverse anche fra loro) e ci siamo chiesti chi fosse questo intruso quiz.
Davanti alla scultura "Ti te po capì" è scoppiato, improvviso, il dibattito sull'arte: a me piaceva perchè ci vedi quello che vuoi secondo il punto da cui la stai guardando, al KGgB non piaceva per lo stesso motivo. Troppa confusione, che diamine!
Abbiamo poi guardato gli alberi da sotto in su - ce ne sono
di pregevoli, anche se il vanto della villa è la collezione di ortensie - e rilassati sul prato, quand'ecco risuonare i tamburi in lontananza. Pigramente ma prontamente, abbiamo capito che era La Musica Per Gli Anziani e abbiamo ingaggiato una feroce partita di mucca volante sul prato. Ma proprio mentre avevo preso il ritmo giusto - ci metto un po' a coordinarmi e non mi ricordavo in che senso va ruotata la mucca prima di lanciarla - ecco che la musica giunge fino a noi sui suoi piedi. Era una banda! Non so a voi, ma me le bande mi fanno sempre ridere: ma non di cattiveria, proprio perchè sono buffe. L' abbiamo guardata passare per il viale, e non mancava neppure il bambino che fa lo scemo dietro all'ultimo suonatore. Ma c'è un limite all'indulgenza verso se stessi, e non l'abbiamo seguita, non subito: ma ci ha tentato di nuovo quando siamo andati a prendere una birretta al punto ristoro, chè lì accanto c'era il palco sul quale una stonatissima tromba ha massacrato un valzer di strauss insieme alle vedove che battevano le mani, non sempre a tempo. E così, quando il capobanda ha annunciato "qualcosa di speciale" sul prato ci siamo cascati subito e ci siamo uniti al codazzo, pregustando la minestrina serale a cui ormai avremmo avuto diritto.
Il qualcosa di speciale era un carosello di suonatori incrociantesi suonando, che il KGgB ha ammirato per la sua geometria. Alla fine, passando accanto ai parenti della banda che tenevano in mano chi un cappello chi uno spartito chi un pezzo di oboe - già, non si pensa mai a questi silenziosi ed eroici supporters della bande, neh? - abbiamo abbandonato la villa, stanchi e felici. E, come ha notato il KGgB, appena all'esterno ci ha accolto il caratteristico odore di hinterland genovese: pesto, con molto aglio.

martedì, luglio 24, 2007

LEGGERO COME UNA PIUMA


Chiamo un signore molto scorbuticamente gentile - quelli che preferisco - che mi ha già fatto i miei cuscini ungheresi, in passato. Lui e i suoi aiutanti vivono verso Marassi, in un mondo bianco: bianche le piume, bianche le fodere, bianche le fodere delle fodere, bianche ovviamente le cerniere e le rifiniture, bianco il pulviscolo che aleggia su tutto e fa prudere il naso. Gli chiedo se, avendo in casa circa tot piumini singoli e sparsi e avendo, fra due case, tre-quattro letti a una piazza e mezza più due matrimoniali (e nessuno singolo) mi convenga far fare (a lui) uno o più piumini matrimoniali con le piume dei singoli, invece di dirigermi all'Ikea. Essendo scorbuticamente non solo gentile, ma onesto, il signore mi dice: "Dipende tutto dalla qualità delle piume." Ah, ecco l'inghippo: e non avendo mai comprato i piumini danesi con il certificato che solo quello costa come un piumino Ikea, sto già per lasciar perdere. Ma lui aggiunge: "se i piumini che ha sono vecchi, vanno benissimo." Urca, uno vecchio, ma uno solo, ce l'ho: e non credo che glielo porterò, ma ora so che la piuma che c'è lì dentro è migliore di tutte le piume che ci sono adesso, perfino di quelle danesi. "Non c'è confronto tra la piuma di adesso e quella di cento anni fa, mi creda." Gli credo, dopo tutta una vita penso che saprebbe valutare anche le piume di un angelo. "E sa perchè?" No, perchè? "Perchè le oche vivevano in un mondo migliore." Ciapa lì. E il brutto è che sarà sicuramente vero. E che io andrò all'Ikea, a comprare un altro piumino scamarcio.

nota 1: per chi si sta chiedendo cosa sono i "cuscini ungheresi", la storia è questa. La prima volta che andammo in Ungheria, ai tempi in cui le piume nazionali venivano usate dai magiari e non dalle multinazionali, in albergo trovammo questa combinazione: due cuscini enormi, di piuma, con sopra due cuscinetti altrettanto. Li trovammo così comodi da comprarli: il viaggio di ritorno in R4 con i cuscini avvolti nel loro nylon ricorre ancora negli incubi di Nessie, che divise con il loro il sedile e la mancanza di aria condizionata. Noi, da quel momento, ci condannammo a una vita di federe fuori misura - mai coordinate, se non trovo qualcuno che sappia cucire - e di rifacimenti periodici dei cuscini istessi, chè adesso non li hanno più neanche in Ungheria. Siamo custodi di una tradizione perduta, di fatto, ma dormiamo comodi.

venerdì, luglio 20, 2007

DUE RIGHE


Sì, lo so è estate e non ci frega più niente delle robe troppo serie, chè la voglia di relax la vince su tutto.
E se di fronte alla centrale nucleare nipponica terremotata mi ero nobilmente astenuta dal sottolineare che se neppure i giapponesi riescono a:
1)avere misure di sicurezza efficienti
2)dire la verità su quello che succede
chi può pensare che ci si riesca in Italia?
dopo il treno deragliato e la nube tossica sull'Ucraina voglio invece far notare una cosa che in qualche modo riguarda un po' tutti. E che risponde in parte a chi dice che la chimica fa più danni del nucleare: la chimica che fa danno serio è soprattutto quella legata all'agricoltura industriale. Anche il fosforo ucraino era destinato ad essere fertilizzante, così come era destinato all'agricoltura chimica ciò che si produceva a Bhopal. Della "sporca dozzina" chimica messa fuorilegge per i suoi effetti micidiali sull'uomo e la natura, nove sono sostanze legate impiegate, direttamente o indirettamente, in agricoltura. E' anche per questo che comprare biologico, appena si può e senza prestarsi a speculazioni, è una forma di obiezione civile. E i collegamenti ideologici fra l'opposizione a un ritorno al nucleare e a uno sfruttamento intensivo della Terra che ci si ritorce contro in più modi, questa volta chi li vuole se li trova.

giovedì, luglio 19, 2007

VIE TRAVERSE

A volte i libri si trovano seguendo piste improbabili. Così è successo che, cercando qualcosa su/di Neil Gaiman che ha firmato come coautore l'ultimo libro di Terry Pratchett, io abbia trovato uno svedese che si chiama Mikael Niemi. Che era sempre riuscito, chissà come e perchè, a passare inosservato fra gli Iperborea che pure seguo con amore, chè la rarefatta e schizzata letteratura scandinava mi piace assai. Però questa recensione mi ha ispirato, e bene ho fatto ad ordinare "Il Manifesto dei Cosmonisti", che credo piacerebbe perfino alla parte scientista della comune-ty: è fantascienza, certo ( che a tratti ricorda DNA ma non in modo fastidioso) , ma per quello che posso capirne io mi sembra che affronti ogni argomento con buona cognizione di causa. Nel senso che motiva, senza farla lunga, ogni presupposto sociale o scientifico e rende credibili quel tanto che basta le sue invenzioni, partendo da presupposti scientifici. E siccome la recensione l'ho linkata e se volete andate a leggervela, qui segnalo solo uno degli "episodi" che formano il volume perchè l'ho trovato stranamente consono al mio modo di pensare. Ma non pensate che sia indicativo del contenuto del libro, perchè gli episodi trattano di argomenti diversi fra loro, dagli androidi alle sette religiose, dal big bang all'amore per un cane: qualcuno con un pizzico di follia, altri con un po' più di un pizzico.
L'episodio si intitola si chiama "Emanuel", dal nome del protagonista: che è uno sfigato pauroso e, sebbene sia un fisico decisamente dotato, la sua lagna e il suo rancore nei confronti del mondo fanno sì che tutti, a partire da lui stesso, lo considerino un fallito destinato a una vita mediocre. Al colmo della sua sfiga, il panino che cade dalla parte imburrata e la conseguente legge di Murpy - se qualcosa può andar storto lo farà - gli fanno balenare un'idea, ancora tutta da verificare. Chiede al CERN tutte le ricerche che sono andate storte e, attraverso metodi poco ortodossi ma rigorosamente scientifici, riesce a dimostrare l'esistenza dei Kurt, minuscole particelle dispettose, cariche di un'energia "acre e antipatica" di cui cercano costantemente di disfarsi facendo andare tutto a rotoli. La scoperta viene accolta da un mucchio di risate, tanto più che i Kurt si manifestano solo sotto forma di chiazze nere, tanto più concentrate quanto più un esperimento è importante o raccoglie molte speranze e ambizioni. Nonostante le sghignazzate, il dubbio si insinua nella comunità scientifica, a partire proprio dal CERN e, pian piano, si finisce con l'ammettere l'esistenza dei Kurt: Emanuel diventa perciò un uomo ricco e famoso, scoprendo nel contempo che i Kurt si sono allontanati da lui. Ma quando è al culmine del suo successo, trac, ecco che ricompaiono e lo fanno precipitare di nuovo nella situazione "pizza da asporto e troppe birre". E solo quando accetta senza troppo livore di poter tornare a essere lo sfigato di prima, i Kurt si stufano e se ne vanno, e le cose ricominciano girare. Emanuel da quel momento tiene un profilo un po' schiscio: fa quello che deve fare, gode ciò che la sua scoperta gli ha procurato, ma per così dire non si monta la testa, e tutto continua ad andare bene.
Mikael Niemi non dà morali facilmente riconoscibili ai suoi episodi e anche questo non fa eccezione, chè di gente che si monta la testa e tuttavia non viene colpita dai Kurt come si meriterebbe ne conosciamo tutti, così come è indubitabile che ci siano sfigati veri, gente da cui i Kurt non si allontanano neppure un attimo.
Però a me piace pensare che quello ho tradotto con il non montarsi la testa sia in realtà - dato che Niemi non specifica più di tanto - un atteggiamento di eccessiva finalizzazione, alla vita o a un obiettivo particolare, condito da un bel po' di presunzione spesso rancorosa. Secondo me è quello che attira i Kurt, chè io ho sempre creduto nell'avere abbastanza chiara una meta ma nell'ignorare la strada per arrivarci, accettando con curiosità e filosofia che ci siano deviazioni che possono portarci con altrettanta facilità e meno ansia dovunque noi vogliamo andare. E che il momento in cui uno comincia a pensare "oh, quanto sono fico, finalmente gli altri l'hanno capito" è il momento in cui i Kurt arrivano a frotte. Mentre se uno riesce a mantenere un atteggiamento rilassato e aperto, a volte perfino divertendosi o distraendo i Kurt con qualche obiettivo secondario... be', tutto funziona in modo più facile. Un po' come succede a scuola, dove il miglior modo di far smettere chi prende in giro e dà il tormento è quello di non prendersela troppo - e, se è proprio il caso, un papagno sul grugno, ma uno solo, quando è il momento.

martedì, luglio 17, 2007

GUARDA 'O MMARE ECC.


Oggi mi hanno deportato al mare. Io, da molto tempo affetta da inguaribile sindrome di Stoccolma, non solo non ho protestato ma mi sforzavo di gradire, chè mi dicevo fa bene alla salute, suvvia, e ogni tanto perfino a te ti piace. E una giornata al mare rientrava nei patti con l'uomo barbuto, che in circa trent'anni sarà riuscito a portarmici più o meno tre volte. Allora mi sono alzata, in ore da gufo ma non troppo, e quasi riuscivo a fingere buonumore, anche se, ops, l'ora del primo treno utile mi è sfuggita via. Ma l'uomo barbuto non ha fatto una piega e imperturbabile ha ripiegato sul secondo. E finchè eravamo in treno... be', il treno mi piace.
Dopo un'oretta abbiamo raggiunto Marco Beach, a Cavi borgo, su preziosa segnalazione di chi ne sa. Ma già la strada per arrivarci mi sembrava lunghissima, io odio il sole, il paesaggio da riviera e tutta queste specie di cose: però non mi sono lamentata, non ancora. E' stato quando abbiamo affittato per cifra relativamente modica un ombrellone e due sdraio che sono cominciati i guai: e mi mancava una cosa o l'altra, e non riuscivo a prendere la roba, e non sapevo come stare e avevo sete e la sabbia scottava. Il KGgB mi ha chiamato Calvin, e l'uomo barbuto ha scoperto perchè andiamo così raramente al mare: "Non mi ricordavo più quanto rompi le balle." Eggià, me l'ero dimenticata anch'io: e l'intervallo tra una gita al mare e l'altra è dato proprio dal tempo che ci vuole perchè entrambi riusciamo a dimenticarcene. Così ho deciso di fare il bagno, e dopo un quarto d'ora ero soddisfatta: a quel punto potevo anche andare a casa, ecco, cos'altro c'era da fare? Ma poi, pian pianino, mi hanno convinta giocare coi sassetti sul bagnasciuga: mi sono fatta un intero guardaroba partendo da un sasso missoni che sarebbe stato bellissimo per un cappotto e il pomeriggio è quasi scivolato via, tra chiacchiere di vicini di ombrellone (in olandese, credo) e lo stare a mollo massacrandosi i piedi sul fondale. Quando cominciava a piacermi - chè Marco Beach ci ha le sue attrattive, tra cui la musica ascoltabile e la gente verace che non se la tira, ma all'uomo barbuto è piaciuto anche il panino con le acciughe e, non in relazione, il bagno con il rotolo di riserva di cartigienica con la sua targhettina pleonastica "rotolo di riserva" - era ora di andare: una bella abbronzatura a chiazze è stata la ricompensa del mio sacrifizio, ma l'uomo barbuto e il KGgb erano contenti. E anch'io, va': così contenta che non avrò bisogno di altro mare per i prossimi cinque anni, sindrome di stoccolma permettendo.

lunedì, luglio 16, 2007

STANZIALITA'


Ecco, io sarei in vacanza. Solo che, come Paperino abbacinato da una lampada solare, circondato da dune di sabbia portata in casa e da palme di gomma , sto qua. Come Paperino e circa qualche milione di italiani, dicono le statistiche di quest'anno e dice anche la comune-ty, anch'essa più o meno stanziale. Ci si rifarà in autunno, forse in inverno, chissà. Ma per l'intanto si cerca di programmare cose carine, anche se la vita ci trita come al solito. Però oggi abbiamo fotografato cibi per la cucina di Vicolio - ebbene sì, la frazione fotografarestanca ha ceduto, ma bisogna ancora vedere quando riuscirà a postare le grandiose ricette che ha realizzato.
Ma, insomma, tutto ciò per dire che questo blog verrà aggiornato un po' meno del solito per tre settimane tre. Peccato, perchè sono certa che vi avrebbe interessato il mio parere su un romanzo di Trollope appena pubblicato in italiano, la segnalazione dell'ultimo film anni '40, o i mostri medievali come gli Sciapodi, gente che aveva un solo piede enorme e lo usava per ripararsi dal sole. Ma dovrete aspettare, sissì.

venerdì, luglio 13, 2007

LE GIOIE DELLA CIVILTA'


Oggi siamo tutti stanchi, perfino Laura. Che infatti ha lasciato che il brother risolvesse in tempo record un casino di compìutero, e che mi installasse un programmillo che ha scoperto, fatto da uno che scrive per gente che scrive. devo poi sapere chi è costui, e comprargli un libro per pura gratitudine. ma dopo cena l'uomo barbuto era scoppiato chè aveva preparato la suddetta cena - niente foto per il nuovo blog dell'amicae., spiacente. anzi, stiamo studiando una rivolta dei possibili collaboratori - la pacefortissima si è addormentata sul divano e io sono stata presa da un'acuta crisi di sbadigli. Ma è giovedì nonchè la prima serata calda dell'estate, così prima di andare a nanna faccio in tempo a cuccarmi un bel po' di liti per il parcheggio. Chè qualche depravato ha fatto sì che intorno a noi ci fossero solo parcheggi a pagamento e qui, gratis: o voi dei parcheggi, avete presente come si scatenano gli istinti più bassi dei genovesi in presenza di un parcheggio gratis fra duecento a pagamento?
E così, nei giorni di sole e nelle calde serate estive non posso fare a meno di sentire insulti e contumelie, che mi entrano dentro casa facendomi immaginare storiazze di nevrosi e divorzi, tradimenti e cacciaviti. Che io poi mi chiedo quale sia il concetto di giornata rilassante, se uno parte così ancor prima di esser giunto alla meta... un sano autobus, no, eh?
Epperò stasera non sono riuscita a inventare una storia per questo insulto, urlato a piena voce e seguito dal silenzio: "Dove cazzo sei, brutta esaurita?"
Aveva perso la moglie nel buio del parcheggio? Era lui, l'esaurito? Temeva un'amnesia nella moglie, già notoriamente giunta agli sgoccioli delle sue risorse? Mah... In ogni caso "esaurita" usato come insulto è un grandioso capovolgimento di logica, no?

mercoledì, luglio 11, 2007

TINKPINK, JA!

copincollo sfacciatamente da swissinfo.com:

La Svizzera non ha raggiunto gli obiettivi di riduzione dei gas responsabili dell'effetto serra. Dall'anno prossimo introdurrà quindi una tassa sul CO2 per i combustibili fossili.
La tassa su gasolio e gas mira ad incentivare le imprese e la popolazione a ridurre il consumo di combustibili fossili, e ad investire in energie rinnovabili.
Nel 2006 le emissioni prodotte dai combustibili sono calate solo del 4,6% rispetto al 1990. Non è stato quindi raggiunto l'obiettivo minimo del 6% fissato da Parlamento e governo. L'introduzione della tassa è quindi necessaria affinché la Svizzera possa rispettare l'impegno assunto nel quadro del Protocollo di Kyoto.
L'Ufficio federale dell'ambiente (UFAM) ha annunciato giovedì che la tassa diventa effettiva a partire dal primo gennaio del prossimo anno. La Direzione generale delle dogane riscuoterà sui combustibili fossili importati 12 franchi per ogni tonnellata di CO2 emessa, pari a circa 3 centesimi per litro di olio da riscaldamento e a 2,5 centesimi per metro cubo di gas.
La tassa aumenterà progressivamente a 24 e 36 franchi nel 2009 e nel 2010 se nel frattempo le emissioni di CO2 non saranno state sufficientemente ridotte. Il legno e la biomassa invece sono esentati.
Proventi ridistribuiti alla popolazione
Visto che non si tratta propriamente di un'imposta, ma di una misura d'incentivazione, i proventi saranno ridistribuiti due anni dopo alla popolazione, attraverso le assicurazioni malattia, e alle imprese, proporzionalmente alla massa salariale.


Come sottolinea Blogeko che ha segnalato la notizia, da noi le emissioni di CO2 sono aumentate del 12, 1% e, fra tante lagne sui soldi che non ci sono, una cosa così semplice non l'ha pensata nessuno.
Menomale che ci arrivano quei compagnoni degli svizzeri, neh?

VOGLIO IL GIRATEMPO


Così si chiamava quella robina di Hermione, no? quella che lei riusciva a seguire tre lezioni nello stesso momento... ecco, io per le cose che vorrei fare al mondo lo vorrei proprio. che poi io in tre, o quattro o cinque, dei momenti paralleli scriverei in tutti e cinque, però cose diverse, e poi mi terrei un po' di momenti per le altre cose. Che, a pensarci bene, non sarebbero poche neanche quelle: ecco, mi sa che lo consumerei in fretta, il Giratempo.
Ma la sorpresa dell'amicae. scatena un sacco di robe (già mandato la mia proposta articolata al CdR, vediamo se passa) e se ne porta dietro altre. Chè sarebbe bello che ognuno di noi ci avesse un blog parallelo mica alla rinfusa come sono i nostri adesso: cioè, i nostri adesso rimangono come sono, ma in più ce n'è un altro ciascheduno che c'è dentro solo una passione, o mania. Io ho già scelto i libri, che mi ero anche registrata sul kataweb e poi è morta lì, chè appunto il vero casino è che ci vuole un sacco di tempo per fare tutto. Però, almeno in linea teorica, sarebbe bello che ognuno di noi si scegliesse un argomento diverso e insieme facessimo una Grande Summa dello Scibile Improbabile, no?

martedì, luglio 10, 2007

TANA!

C'è un'oca che starnazza preoccupata, nel giardino sulla collina di fronte. credo sia lo stesso giardino dove furono invitati i savoia - sì, loro - quando erano qui e immagino che i proprietari delle oche non mi sarebbero molto simpatici, se li conoscessi.
Ma per fortuna non li conosco, così posso essere contenta di sentire le oche, ogni tanto, come adesso. E di vedere i pipistrelli la sera, o le rondini al tramonto. E di notte, quando sono qui nel mio studio, sento anche il mare se è grosso, o un verso strano che potrebbe essere di civetta. Il vento, che si infila giù per la via come se fosse in ritardo a un appuntamento di lavoro, mi piace un po' meno, un tantino di più quando viene dal mare ed è più morbido, carico di salino che mi si appiccica sui vetri e sul bucato. Sono tante le cose che mi piacciono di questa casa: il cancello che si apre da sè mi sembra ogni volta un giochino di lusso, il cortile con gli alberi, il mio studio pieno di vetri e di luce, gli inutili diciotto balconi con le piastrelle turchesi, i due più utili con l'orto e le sdraio, il bagno che potrebbe essere una stanza per gli ospiti...
la casa in quanto tale, in verità è sempre stata un po' troppo formale, per i miei gusti, ma si fa perdonare. E non è colpa sua se delle otto case in cui ho abitato con l'uomo barbuto - quelle di cui parla anche la nessie- l'unica che ho pianto nel lasciare era una tutta saloni e rebighi, corridoi della paura e muffa nel bagno. Ed era bellissima. E' la casa in cui sono entrati i ladri mentre dormivamo, chè ancora oggi ho l'antifurto solo per quello, chè anche allora si portarono via una macchina fotografica (mica magnifica, 'pena 'pena normale) un televisore che ci aveva 120 anni, e adesso mi sa che troverebbero ancor meno. Però non è stata una bella esperienza, per non parlare dei topini di campagna che mi scorazzavano in camera, sempre in quella casa lì. Dove la Nessie aveva paura della strega di biancaneve in corridoio - c'era una bella nicchia che pareva fatta apposta perchè la strega stesse proprio lì - e i cachi mi appestavano il giardino fin da agosto: erano la pacchia delle tartarughe, che se li mangiavano acerbi e poi entravano a cagare sul parquet, come segno di gradimento.
E poi siam venuti via, chè gli affittuari così fanno. E fra le tante case ce ne sono state due che proprio non andavano bene, e l'abbiamo scoperto solo dopo: dopo millemila scatoloni accatastati, mobili comprati, pareti dipinte, progetti disegnati, programmi varati e, ovviamente, soldi spesi. Però proprio non andavano: erano belle case, in un caso anche molto belle, ma non andavano per noi. E tutti ci hanno preso per pazzi, quando nel giro di un anno abbiamo traslocato di nuovo, e anche noi tanto sani non ci sentivamo. Però di tante cose che posso essermi pentita di avere o non avere fatto, anche dopo anni devo dire che non mi sono pentita di quei due traslochi che avremmo potuto risparmiarci: chè sono tuttora convinta che a volte la troppa saggezza faccia male. e se non si riesce a essere saggi prima, be', meglio dopo che mai. Chè se è vero che le case spesso parlano, è anche vero che la voce dell'ansia a volte sa assumere toni da casa, e ingannarci. E così, in questo periodo della comune-ty di traslochi e assestamenti, ripenso alle case e so che anche di qui me ne andrò, più prima che dopo. E comincio - solo un pochino, per ora - a pensare a cosa mi piacerebbe, ben sapendo che troverò tutto il contrario e che di quel contrario potrò innamorarmi. O che almeno si svilupperà un'affettuosa amicizia, come è stato per sei volte su otto: è una buona media, no?

PASSATA E' LA TEMPESTA


Ecco, è andata che il vikend non è stato proprio un successone, fra me e l'uomo barbuto. e poi, vabbe', è passata, non senza aver scomodato gli avi fino alla millesima generazione nonchè gli emuli di herrdoktorfroid che sono stati accusati di incapacità lampante nel non rinchiuderci, a turno. Chè quaggiù quando si scazza si scazza perbene, anche se mai tiriamo le teglie giù dalla finestra che abbiamo paura, tutti e due, della Terribile Signora Venezia.
Ma oggi guardavo il libro di Marlowe che il KGgB ha in programma fra le sue letture estive e fra noi si commentava la solita storia di scekspir ricopione, al che ho detto che certe cose del william erano comunque geniali, chiunque le abbia scritte. E guarda caso, fra tante me n'è venuta in mente una, anche se non la ricordo bene: è un tipo che dice a un altro "sei tutto pieno di rumore e di vento (...) " per dirgli che è talmente arrabbiato che non gli si può parlare. C'è qualcuno che se la ricorda giusta? e magari che anche dov'è, e chi la dice? Ma tutto sommato, non importa, che anche così serve per dire come mi sentivo in questi giorni. E, d'altra parte, è sempre lui, lo scekspir, che dice "Date parole al vostro dolore; il dolore che non parla sussurra al cuore troppo gonfio e lo invita a spezzarsi" (e questa l'ho trovata giusta e non a memoria) perciò, ecco, va bene anche così. tanto più che, come dicevo, è passata, fors'anche un pochino risolta. o almeno ci si prova.

giovedì, luglio 05, 2007

THINK PINK O' VERAMENTE


E' bellissimo, il piccolo delfino rosa? Lo hanno visto al largo della Lousiana, è un albino, ma colorino. Lo segnala Blogeko, con il link per arrivare a tutta la galleria fotografica

mercoledì, luglio 04, 2007

THINK PINK 2


' sendo che i giornali nel senso di quotidiani non li leggo, vengo ora a sapere una notizia di giugno, che stava lì quatta quatta fra le pagine di un Diario, nel senso di giornale, dimenticato in giro.
E' una notizia locale, e mi preme sottolinearla chè nei dibattiti con l'amicae. io sostenevo che, sulle amministrazioni locali ancor più che sul governo, dal pensiero rosa ci si può aspettare qualcosa di buono. Salvo che poi le cose non si sanno mai, e allora la dico qui per gli altri che gli fosse sfuggita.
La Regione Liguria, dunque, ha approvato una legge regionale che prevede un discreto tot di provvedimenti salva-energia: intanto, negli edifici di nuova costruzione (che vabbe', ci piacerebbe non ce ne fossero proprio, ma) diventa obbligatorio il solare per l'acqua calda, e anche per quelli ristrutturati di più di 1000 metri diventa obbligatorio il certificato energetico, da avere nei passaggi come la vendita o la locazione. multazze proprio multazze - fino a 50.000 euro per il costruttore - a chi non è in regola. Tutte le pubblicità e scritte varie notturne dovranno essere ad alta efficienza e dotate di "salvacielo", cioè di un qualcosa che concentri la luce verso il basso. E sono proibite le luci inutili, come i faroni da discoteca verso il cielo: le ultime due cose sono per ridurre "l'inquinamento luminoso" notturno che, oltre a impedirci di vedere le stelle, fa un sacco di danni agli animali notturni. Con tutto ciò, dice Franco Zunino che è l'Assessore Regionale all'Ambiente, si ridurranno i consumi energetici di oltre il 20% entro il 2012, riducendo i gas serra del 10%.
Be', a me mi piace.

PARANOIE GALOPPANTI

Lo gnomo gentilmente segnala, e io riprendo. La fonte è serissima, la notizia spero di no, ma così viene data:

Studio rivela: i castelli di sabbia uccidono più degli squali
Roma, 4 lug. – (Ign) – Quando siete in spiaggia, ricordatevi che a mettere seriamente in pericolo la vostra incolumità non sono più tanto gli attacchi degli squali, ma le buche fatte per costruire i castelli di sabbia.
Il curioso allarme è stato lanciato da uno studio di Bradley Maron pubblicato sul New England Journal of Medicine e poi ripreso dal quotidiano inglese The Guardian. Lo studio afferma che, dal 1990 a oggi, negli Stati Uniti, le buche lasciate sulla spiaggia da bambini e adulti che costruiscono castelli di sabbia, hanno causato sedici decessi contro i dodici avvenuti per l’attacco di uno squalo.
Sembra che in America abbiano preso molto sul serio la questione: l’allarme è così alto che alcune amministrazioni locali hanno chiesto ai loro bagnini di vigilare e bloccare la costruzione dei castelli di sabbia laddove lo ritenessero opportuno. Questo ovviamente ha generato molte polemiche fra i bagnanti, che si sono lamentati di vedere rovinate le proprie vacanze, inconsapevoli del rischio che corrono ogni volta che camminano su una spiaggia.

Ora, la curiosità è grande, come si può morire per un buco nella sabbia? si sparisce per sempre, inghiottiti? si prende una crania sull'unico sasso aguzzo che sfida le leggi della probabilità? mah... Però, per combinazione, sto rileggendo tutti i libri di Gerald Durrel, il naturalista de "La mia famiglia e altri animali". Lui fu bambino a Corfù, negli anni che precedettero la Seconda Guerra Mondiale e, a leggerlo oggi, è straordinario vedere quanti pericoli (e quante avventure) affrontasse da solo scorazzando per l'isola tutto il giorno. Mettiamo che lui esageri un po' per fini umoristici (se non l'avete mai letto, è un'altra lettura che coniglio per l'estate, soprattutto all'amicae., così può convincere il chimico che c'è di peggio del gattino cieco in casa, per esempio un puma), mettiamo che la sua mamma avesse, come lui la dipinge, nervi saldissimi uniti a una mente un po' svagata: rimane comunque il fatto che la maggior parte degli uomini - e dei bambini- fino a poco tempo fa affrontavano senza neppure rendersene conto quelli che sono i normali rischi della vita umana, e anche qualcuno di più se gli piaceva così. Ora, tutto questo proteggerci da improbabili incidenti lasciando in libera circolazione auto e motorini, fabbriche chimiche e reattori nucleari, pesticidi e contraffazioni alimentari... non sembra un po' insensato? Aspettiamo il divieto di camminare, dopo che avranno scoperto che inciampare provoca più morti del morso della tarantola.

SCIAINI 2, CHE S'IMPONE


Per niente comiche, invece, sono le chiavi di ricerca come queste: "ritardo mestruazioni ammissibile", "cliniche private per abortire" "metodo karman fertilità" - no, se non ci sono complicazioni, le interruzioni di gravidanza non nuociono alla fertilità futura, tranquilla - e già il mese scorso ce n'erano un po' di questo tipo. Allora, io spero sia sempre la stessa persona - convinta che una strega da blog possa magicamente sapere - e che nel frattempo abbia risolto il suo problema, ma per scrupolo scrivo un po' di cose qui chiare: il test di gravidanza costa pochi euri, si prende senza ricetta in farmacia, si fa in cinque minuti senza nessun problema anche al primo giorno di ritardo, nella tranquillità della propria stanza da bagno. I consultori pubblici del servizio sanitario nazionale sono gratis, l'Aied dove c'è costa pochissimo e ha un sito molto migliore del mio per eventuali dubbi, i medici sono tenuti al segreto professionale e si può fare un'interruzione di gravidanza senza il consenso dei genitori, anche se si è minorenni. in quest'ultimo caso ci sono procedure da seguire che un medico intelligente saprà come affrontare. Se, nonostante tutto ciò, incappate in un medico "obiettore di coscienza" (non all'Aied, comunque, chè lì non ce n'è) cioè contrario ad eseguire interruzioni di gravidanza e che cerca di colpevolizzarvi o di convincere a tenere il bambino anche se voi avete già deciso il contrario, come minimo provate a sentirne un altro che non sia obiettore. Così poi potrete decidere con più lucidità.
E, infine, se siete molto giovani e i vostri genitori non sono violenti nè perversi nè fanatici religiosi, se insomma non avete granchè da temere, parlategliene comunque: non la prenderanno bene, ovviamente, ma sarà meglio che star lì a macerarsi nei dubbi finchè non è troppo tardi per qualunque decisione.
Ecco, sarà stupido, ma su queste cose me la prendo: dove cazzo sono, le madri?

SCIAINI 1

Confermo, il mio sciaini mica fa ridere, di suo. E non vince di sicuro la pornogara, chè il più cochon che ho trovato è "lunghezza pene messicani", mi sa dello stesso che il mese scorso l'aveva presa larga con "lunghezza pene mammiferi". Amico/a, confermo: i messicani sono mammiferi, se intendi gli umani, epperò non ho statistiche in proposito, neh? Poi c'è "l'accaparratore compulsivo" - un gradino più su del consumatore o dal compratore, lui arraffa-arraffa - e quello che pensa che google gli legga nel cervello e trovi il nesso fra le parole "film comma 22 mike nicols (sic) sesso vietato". Ma magari chissà, c'ha ragione lui, chè non ho fatto la prova.
Ma se di per sè ogni chiave di ricerca è sul serioso andante, l'effetto comico a volte è dato dall'elenco, che a "mi si è rotta la lavatrice" fa seguire drammaticamente "un altro pezzo di me che se ne va".
Per le Grandi Domande della Vita, abbiamo invece "cos'è la passione?" e "chi paga le bollette vecchie d'acqua?" Io adoro chi interroga il gugòl prostrandosi e porgendo la domanda precisa, dimmi tu, o potente, tu che tutto sai... come, di chi sono le bollette vecchie? ma di mio cucino, no? giuva' il bastardo, lui, sì: ti lascio l'appartamento, diceva, un'occasione d'oro, seeeh...

martedì, luglio 03, 2007

CUCINA PICASSIANA


Rubo la geniale definizione ( rispose Picasso a chi gli chiedeva come facesse quando aveva finito il rosso per i suoi quadri:"ci metto del blu") al mio agente che la usò per la cucina di sua moglie, per raccontare uno dei rarissimi pomeriggi gastronomici chez nous.
Ieri, infatti, storica decisione del KGgb che, falliti tutti i tentativi di riempire frigo e credenza senza recarsi in apposite rivenditorie di cibi, annunciò:" Faccio i biscotti". I biscotti, da noi, sono quelli, i Biscotti. Che (quasi) mai ci tradiscono, venendo fuori dal forno in forma e sapore da grossi pavesini (ci sono ancora, i pavesini?): senza grassi e latticini, ma con l'aggiunta goduriosa delle gocce di cioccolato fondente.
Si montano le uova con lo zucchero, per cominciare. Aargh, sul secondo ingrediente siamo già in crisi, ma niente paura: vengono riesumati dalle profondità di uno stipo non solo dello zucchero a velo, ma anche del cacao dolce. debitamente assaggiati onde verificare che gli anni di sepoltura non li abbiano danneggiati, superano la prova e vengono abilmente mischiati allo zucchero di canna supersitite. Tre, la farina: appare poca, molto poca. Mezzo barattolo di farina gialla viene estratto dall'antro... suspence in attesa del responso della bilancia. Vai, ce la facciamo, niente farina gialla. Lievito, mezza bustina, ce ne vorrebbe una. Aggiungiamo un po' di bicarbonato, del tutto a occhio. Gocce di cioccolato... poche, ma c'è un quasi intero blocco di fondente da cucina: trita trita, aggiungi aggiungi.
L'impasto viene marrone scuro, denso di blocchetti di cioccolato, e le gocce le lasciamo per un'altra volta, mica siamo rockfeller. Forse un po' troppo denso... vai con un po' di latte di mandorla, anche lui previo assaggio chè da tempo staziona nel frigo. Ma nel medioevo mica lo usavano per niente al posto del latte normale, e neanche ci avevano il frigo, e infatti è ancora sano.
I biscotti sono venuti buonissimi, i migliori che abbiamo mai fatto. E, naturalmente, mica abbiamo le dosi dei tanti blu che abbiamo usato...

lunedì, luglio 02, 2007

ADVENTURE ECONOMY


Pare, dallo sciaini dell'ultimo mese, che il mio blog sia deputato alle papere, chè dopo "cosa mangiano le papere" con punto interrogativo e senza è arrivato "cosa mangiano le papere papere", casomai il concetto non fosse chiaro.
Ovvio che i fansoni delle papere non riescono a battere l'agguerrita squadra della "salvia impanata" che totalizza ben 7 richieste, ma il mio acume di gufo mi porta ad avere qualche sospetto su questi filosalvioti, vuoi vedere che è sempre baricco? ma, insomma, il post dello sciaini sarà un altro, chè ora devo appunto dare una notizia di papere.
E precisamente, di quelle trentamila papere di gomma che fecero naufragio quindici anni fa, fuggendo in massa da tre container e vagando, da allora, per i vasti oceani. Tanto vagano che uno scienziato in pensione le sta usando per studiare le correnti, rafforzato nel suo intento dai dissidi interni fra le papere, che a un certo punto portarono a una netta secessione. Ad oggi, quindi, un folto gruppo si sta dirigendo verso la Gran Bretagna e un altro, invece verso l'Indonesia: e se questo parlare di correnti e secessioni vi ricorda qualcosa, non è colpa mia.
Fatto sta, e qui è la notizia, che la ditta cui erano destinate le paperelle offre 100 dollari per ogni papera rintracciata e spedita a loro: ma non cascateci, neh? , chè i collezionisti offrono ben di più, la quotazione è arrivata a quasi 800 dollari. E c'è un avviso specifico per noi italiani: le papere devono avere il marchio ben visibile, First Year Inc.
Detto ciò, andare al mare non diventa più un piacere colpevolizzante, ma un duro lavoro perfettamente inserito nell'economia alternativa: un bel binocolo (di plastica, ovvio) e, una bracciata dopo l'altra, via verso la Manica armati di capace contenitore. Ulteriori notizie qui

domenica, luglio 01, 2007

BORN IN U.S.A.


il KGgb sospira, ma infine acconsente, così ci guardiamo il "Nata ieri" nella versione originale di Cukor, anno domini 1950, con il giornalista che assomiglia a Clark Kent. Ma le cabine in cui entra sono tutti ascensori, così non esce mai col costumino, mentre lei, la 'gnuranta cruda che alla fine lui redime a furia di libri e retorica, sfoggia una serie di incredibilissimi vestiti tutti abbinati all'apposito cappello. Ed essendo che lei fa la mantenuta di un quasi-gangster, gli ambienti (uno, in verità, non si può dire che il film sia pieno d'azione e movimento) sono di lusso, e mi stupisco sempre di quanto sia lussuoso il lusso mmerigano degli anni '50. Bicchierini con la base d'argento, porte intarsiate, pigiami e vesti "da casa" d'alta sartoria... e, ok, lo so che è un film, ma non posso non pensare a ciò che ho letto nell'ultimo libro di Bill Bryson, che si intitola appunto "Vestivamo da superman". Bryson è autore di un paio di ghignosissimi racconti di viaggio ("Una passeggiata nei boschi" e "Un paese bruciato dal sole") che raccomando a chiunque voglia sentirsi confortato per i viaggi che quest'anno non farà, e di altri libri minori, ma in "Vestivamo da superman" racconta la sua infanzia a Des Moines, Illinois. E, dopo una grandiosa foto di una famiglia di quegli anni circondata dalle due tonnellate e mezzo di cibo che una tipica famiglia americana - di quattro persone, of course - consumava in un anno, e qualche convenevole, Bryson inizia così: "Non riesco a immaginare che sia mai esistito un tempo o un luogo più gratificante in cui essere vivi dell'America degli anni Cinquanta. Nessun paese aveva mai conosciuto tanta prosperità. Alla fine della guerra, gli Stati Uniti avevano fabbriche per un valore di ventisei miliardi di dollari che prima del conflitto non esistevano, centoquaranta miliardi di dollari di risparmi e obbligazioni di guerra che aspettavano di essere spesi, nessun danno da bombardamento e praticamente nessuna concorrenza." Nessun americano si sentiva in colpa per questo, tanto più che l'esercito americano era appena passato alla storia come il principale artefice della vittoria sul nazifascismo, e il governo americano si dimostrava generoso con il piano marshall. Così, il 90% delle famiglie americane poteva godersi in santa pace il suo frigorifero, e quasi altrettante famiglie anche la lavatrice, il telefono, il battitappeto e la cucina a gas o elettrica. Ignorando,come si viene a sapere da un altro bellissimo libro, ("84, Charing Cross Road", da cui è stato tratto il film - un po' meno bello) in perfetta buona fede e bontà d'animo, che per esempio in Inghilterra vigeva ancora il razionamento dei generi alimentari. senza parlare delle condizioni in cui erano la germania o l'italia.
Ovviamente, sarebbe sommamente sciocco dare giudizi morali retroattivi e fare una colpa al popolo americano di essersi goduto una prosperità che derivava da semplici leggi economiche, tanto più che effettivamente l'entrata in guerra degli Stati Uniti contribuì a sconfiggere il nazismo: ma il libro di Bryson, che tocca punte di critica vera e pesante solo quando parla degli esperimenti nucleari condotti con una leggerezza che fa venire i brividi e che immagino abbia una qualche parte nel proliferare attuale di malattie degenerative a carico della mia generazione, è una lettura piacevole proprio perchè lui traccia con leggerezza il quadro di una nazione felicemente benestante, al riparo da incubi e timori, primo fra tutti quello delal povertà. In cui ogni persona era circondata da oggetti che da noi arriveranno solo dieci o quindici anni dopo, e che in qualche caso qui sono appena arrivati.
E ciò rende, a mio parere, più facile capire perchè gli americani di oggi siano così convinti del loro diritto ad avere a loro disposizione tutte le risorse del mondo.
Eh, sì, caro Cukor, leggere è una gran cosa... anche se, chissà perchè, ma dopo aver letto, l'integerrimo giornalista che rifiuta la corruzione - be', l'ho detto che è Clark Kent travestito da se stesso, no? - ci sembra in qualche modo un po' meno stimabile, no? Chè perfino un inglese - per non parlare di italiani, sennò è facile - a sentirsi offrire centomila dollari ci faceva su un bel pensierino, nel 1950.