giovedì, luglio 19, 2007

VIE TRAVERSE

A volte i libri si trovano seguendo piste improbabili. Così è successo che, cercando qualcosa su/di Neil Gaiman che ha firmato come coautore l'ultimo libro di Terry Pratchett, io abbia trovato uno svedese che si chiama Mikael Niemi. Che era sempre riuscito, chissà come e perchè, a passare inosservato fra gli Iperborea che pure seguo con amore, chè la rarefatta e schizzata letteratura scandinava mi piace assai. Però questa recensione mi ha ispirato, e bene ho fatto ad ordinare "Il Manifesto dei Cosmonisti", che credo piacerebbe perfino alla parte scientista della comune-ty: è fantascienza, certo ( che a tratti ricorda DNA ma non in modo fastidioso) , ma per quello che posso capirne io mi sembra che affronti ogni argomento con buona cognizione di causa. Nel senso che motiva, senza farla lunga, ogni presupposto sociale o scientifico e rende credibili quel tanto che basta le sue invenzioni, partendo da presupposti scientifici. E siccome la recensione l'ho linkata e se volete andate a leggervela, qui segnalo solo uno degli "episodi" che formano il volume perchè l'ho trovato stranamente consono al mio modo di pensare. Ma non pensate che sia indicativo del contenuto del libro, perchè gli episodi trattano di argomenti diversi fra loro, dagli androidi alle sette religiose, dal big bang all'amore per un cane: qualcuno con un pizzico di follia, altri con un po' più di un pizzico.
L'episodio si intitola si chiama "Emanuel", dal nome del protagonista: che è uno sfigato pauroso e, sebbene sia un fisico decisamente dotato, la sua lagna e il suo rancore nei confronti del mondo fanno sì che tutti, a partire da lui stesso, lo considerino un fallito destinato a una vita mediocre. Al colmo della sua sfiga, il panino che cade dalla parte imburrata e la conseguente legge di Murpy - se qualcosa può andar storto lo farà - gli fanno balenare un'idea, ancora tutta da verificare. Chiede al CERN tutte le ricerche che sono andate storte e, attraverso metodi poco ortodossi ma rigorosamente scientifici, riesce a dimostrare l'esistenza dei Kurt, minuscole particelle dispettose, cariche di un'energia "acre e antipatica" di cui cercano costantemente di disfarsi facendo andare tutto a rotoli. La scoperta viene accolta da un mucchio di risate, tanto più che i Kurt si manifestano solo sotto forma di chiazze nere, tanto più concentrate quanto più un esperimento è importante o raccoglie molte speranze e ambizioni. Nonostante le sghignazzate, il dubbio si insinua nella comunità scientifica, a partire proprio dal CERN e, pian piano, si finisce con l'ammettere l'esistenza dei Kurt: Emanuel diventa perciò un uomo ricco e famoso, scoprendo nel contempo che i Kurt si sono allontanati da lui. Ma quando è al culmine del suo successo, trac, ecco che ricompaiono e lo fanno precipitare di nuovo nella situazione "pizza da asporto e troppe birre". E solo quando accetta senza troppo livore di poter tornare a essere lo sfigato di prima, i Kurt si stufano e se ne vanno, e le cose ricominciano girare. Emanuel da quel momento tiene un profilo un po' schiscio: fa quello che deve fare, gode ciò che la sua scoperta gli ha procurato, ma per così dire non si monta la testa, e tutto continua ad andare bene.
Mikael Niemi non dà morali facilmente riconoscibili ai suoi episodi e anche questo non fa eccezione, chè di gente che si monta la testa e tuttavia non viene colpita dai Kurt come si meriterebbe ne conosciamo tutti, così come è indubitabile che ci siano sfigati veri, gente da cui i Kurt non si allontanano neppure un attimo.
Però a me piace pensare che quello ho tradotto con il non montarsi la testa sia in realtà - dato che Niemi non specifica più di tanto - un atteggiamento di eccessiva finalizzazione, alla vita o a un obiettivo particolare, condito da un bel po' di presunzione spesso rancorosa. Secondo me è quello che attira i Kurt, chè io ho sempre creduto nell'avere abbastanza chiara una meta ma nell'ignorare la strada per arrivarci, accettando con curiosità e filosofia che ci siano deviazioni che possono portarci con altrettanta facilità e meno ansia dovunque noi vogliamo andare. E che il momento in cui uno comincia a pensare "oh, quanto sono fico, finalmente gli altri l'hanno capito" è il momento in cui i Kurt arrivano a frotte. Mentre se uno riesce a mantenere un atteggiamento rilassato e aperto, a volte perfino divertendosi o distraendo i Kurt con qualche obiettivo secondario... be', tutto funziona in modo più facile. Un po' come succede a scuola, dove il miglior modo di far smettere chi prende in giro e dà il tormento è quello di non prendersela troppo - e, se è proprio il caso, un papagno sul grugno, ma uno solo, quando è il momento.

4 commenti:

e.talpa ha detto...

Ottima filosofia.
Ora mi leggo la recensione e vedrò di cercare il libro... che mi creerà sicuramente qualche problema a non fare proiezioni su un certo fisico livoroso verso il mondo (ma mi posso salvare con un pizzico di logica, se Emanuel era pure un fisico brillante :-D)

lastreganocciola ha detto...

giurin giurella, non c'era nessun riferimento personale, al massimo ho notato la coincidenza - ma vale almeno per due comune-tardy - sull'essere fisici :-)

e.talpa ha detto...

Hola! un mese e più trascorsi, ho attaccato e quasi finito il libro. Ne farò commento non appena finito-finito (forse).

Sull'episodio specifico, devo cercare di farti arrossire dicendo che, si, è carino, ma la tua recensione lo supera :-P.

Che le motivazioni tanto plausibili non sono, ma anche gli scientisti (o perlomeno lo scientista in questione) se ne infischiano quando si tratta d'intrattenimento, vieppiù se si tratta di una comoda scusa-spunto per le riflessioni.

E infine, che a me hanno fatto ridere molto gli "intermezzi" di poche paginette con conclusioni bislacche.

Ottimo consiglio, insomma.

lastreganocciola ha detto...

arrossisco e mi becco la soddisfa - sempre grande per i bibliomaniaci - di avere azzeccato un consiglio su in libro. ma, soprattutto, aspetto il tuo commento.