venerdì, marzo 28, 2008

URGH!


ieri, giornata di cervicale con gli effetti speciali, dalle vertigini alla realtà glitterata davanti agli occhi.
però, se siete così carini da volermi leggere lo stesso, andate a beccarmi qui, chè la cosa che ho scritto è importante, ma a doppiarla non ce l'ho fatta.

giovedì, marzo 27, 2008

QUARANT'ANNI


Stanno girando per i blog, e non a caso. Le parole, che anch'io riporto qui sotto nella traduzione di Eddyburg sono state pronunciate quarant'anni fa, il 18 marzo 1968.
A proposito non so più se proprio di queste parole o di altre simili, il KGgB ha commentato, pochi giorni fa: "Ehi, lo sapevo che era bravino, Bob Kennedy, ma non lo facevo così sinistro..."
Mah, io non lo so se era lui a essere "così sinistro" o se adesso è il mondo ad essere "così destro", in confronto.

Chè di Bob Kennedy ho già parlato su questo blog e già confessato che mi piaceva, come uomo e come simbolo, come politico e come enfant terrible, per quello che diceva e quello che faceva. Ma mai avrei pensato che quarant'anni dopo mi sarebbe piaciuto ancora di più; e che avrei sentito ancora il suo assassinio come un'occasione che tutti abbiamo perduto per avere un mondo un po' migliore di quello che poi è arrivato. Se la teoria secondo cui dietro l'uccisione di Bob c'era la CIA corrisponde alla verità, bisogna ammetter che i bastardi l'avevano calcolata bene.
Comunque, tornando all'anniversario, ecco uno stralcio del discorso sul PIL, e ci si chiede: ma qualcuno l'ha mandato al kennedyano doc? così, per rinfrescargli la memoria...


[…] Ma anche se agiamo per eliminare la povertà materiale, c’è un altro più grande compito, cioè affrontare la miseria dell’appagamento – scopo e dignità – che ci affligge tutti. Troppo, e troppo a lungo, è sembrato che l’eccellenza personale e i valori comunitari si fossero arresi alla mera accumulazione di beni materiali.
Il nostro Prodotto Interno Lordo è oggi oltre gli 8 miliardi di dollari annui, ma questo Prodotto Interno Lordo – se giudichiamo gli USA da questo – questo Prodotto Interno Lordo mette in conto l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze necessarie per ripulire le nostre strade dalle carneficine. Mette in conto le serrature speciali per le nostre porte e le carceri per le persone che le infrangono. Mette in conto la distruzione dei boschi sempreverdi e la perdita delle nostre meraviglie naturali nel caotico sprawl. Mette in conto il napalm e le testate nucleari e i carri armati che la polizia usa per combattere le rivolte nelle nostre città. Mette in conto i fucili Whitman’s e i coltelli Speck’s, e i programmi della televisione che glorificano la violenza per vendere giocattoli ai nostri bambini.

Ma il Prodotto Interno Lordo non mette in conto la salute dei nostri bambini, la qualità della loro educazione o la gioia dei loro giochi. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità delle nostre famiglie, l’intelligenza dei nostri dibattiti e l’integrità dei nostri funzionari pubblici. Non misura né la nostra intelligenza né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né il nostro sapere, né la nostra compassione né la nostra dedizione al nostro paese. In sintesi, misura tutto, fuorché quello rende la vita degna d’essere vissuta. Ci sa dire tutto sull’America, fuorché ciò che ci rende orgogliosi d’essere americani.

Se tutto questo è vero qui a casa nostra, allora è vero in tutto il mondo. Dall’inizio dei nostri più orgogliosi vanti c’è la promessa di Jefferson, che noi, qui in questo paese, saremmo stati la migliore speranza dell’umanità. E adesso, se guardiamo alla guerra in Vietnam, ci meravigliamo se ancora potremo rispettare sufficientemente le opinioni dell’umanità, e se gli altri manterranno un sufficiente rispetto per noi. Oppure se, come l’antica Atene, perderemo la simpatia, e l’aiuto, e infine la nostra stessa sicurezza, a causa dell’egoistico perseguire i nostri esclusivi bersagli e i nostri esclusivi obiettivi. […]


Il testo originale è qui il video, con una traduzione più suggestiva, qui

mercoledì, marzo 26, 2008

SE L'ORIENTE E' STURLA


C'è una bellissima scena in un film di Woody Allen (Io e Annie? oddio, non lo so più, qual è...), un flash back in cui scorrono faccine di bambini nei loro banchi di scuola mentre una voce ne racconta quello che sarà il loro futuro: "spaccia coca", "pornostar" "in ospedale psichiatrico dopo un party un po' agitato" "ingegnere", e così via.
Io non ce lo sapevo che Andrea Ceccon diventava uno che fa ridere, però mi faceva già ridere quando eravamo insieme sui banchi di scuola. Ma anche la scuola, in effetti, faceva ridere, non perchè fosse allegra ma perchè era uno di quei ghetti per intelligenze divergenti, in cui non si sa mai in quale direzione diverge la tua, se verso lo spaventosamente basso o il pericolosamente alto. Tanto il risultato è più o meno uguale, spesso.
A dimostrare quest'ultima affermazione c' è "Il Vapfan-ghala" che forse chi guarda la tv conoscerà, ma che adesso è diventato anche un libretto.
E, al contrario di quasi tutt i libri scritti da comici o giù di lì, questo libretto riesce a far ridere anche per conto suo. O almeno, così sostengo io, mentre altri dicono che io sia influenzata dal ricordo delle risate di trent'anni fa. Così sospendo ogni giudizio e riporto qualche esempio dal Vapfan-ghala:

"Davanti alle evidenze della vita

il saggio si chiede: perchè non c'è un rastrello
che porta via solo gli scemi?"

"Riconoscerai lo stolto
perchè quando muoverà la testa
sentirai il suono delle maracas."


"L'amato è dentro di me,

colui che venera è colui che è venerato,
però adesso girati che facciamo al contrario."

"Dice la iena alla scimmietta:
il mio padrone mi porta in bicicletta.
Dice la scimmietta alla iena:
il mio mi porta sulla schiena."

'Desso basta chè c'è il copirait e anche ceccon ha il diritto di guadagnarci su: ma voi andate in libreria, lo sfogliate il librino, ne leggete qua e là e se vi fa ghignare incontenibilmente gli date i suoi dieci eurini.

AND THE WINNER IS....


.... tadaaann, La Tarma!!!
Un congruo numero di lettori è arrivato al mio blog seguendo questa pista, e chissà se è una riunione fra pochi eletti o se davvero è in atto un'invasione galattica di tarme. Epperò qualcosa si deve pur fare di fronte a cotanta richiesta di lumi, perciò mi linko da me sul mio
altro blog, che vede le tarme e i tentativi per stroncarle protagoniste dei primi post.
Naturalmente si sta parlando dello sciaìni mensile, che vede in buona posizione anche l'epiteto riferito al più antico mestiere del mondo, che non riporto qui onde non dare esca a rimandi infiniti come quelli delle papere - il burlone che se ne occupa è davvero costante, anche 'sto mese due "cosa mangiano le papere", complimenti.
Ma, insomma, l'epiteto è ben presente in molte delle sue accezioni e usi, compresi un paio di slogan femministi e un dubbio teologico: "perchè la madonna è sempre più esponente-del-mestiere-più-antico-del-mondo?"

In due si giocano il premio tenerezza: il primo cerca "coffe shopp amsterdam accessibili a sedie a rotelle" (auguri, amico, divertiti!) e il secondo credo fosse già comparso un paio di mesi fa cercando "Lina del G8". Non deve averla trovata chè ora, pieno di nostalgia, vaga per il web cercando almeno le "belle tette di Lina". Il gnurantone di turno, quello che non manca mai, questo mese cerca "a pensare male ci si trova sempre imparati", una filosofia lungimirante e aperta.



Niente da ridere, invece, per tutte le voci che riguardano aborto e dintorni, appena un po' meno delle tarme: si cercano le voci "mammane", "abortire" "ferro da calza" e soprattutto "prezzemolo" combinato alle prime due nonchè a "decotto". E si cercano le "dosi giuste per abortire" e in questo caso probabilmente non sono quelle del prezzemolo ma del farmaco che pare l'ultimo ritrovato in materia. Non ne parlo qui se non per dire che ne sono già morte un tot e altre ne hanno avuto conseguenze pesanti sulla loro salute.
Quello che ho detto su questo blog riguardo la 194 e il diritto di scegliere se portare avanti una gravidanza o no spero serva a qualcosa e soprattutto a qualcuno, ma chi vuole può trovare altro sul blog collettivo che presento qui ufficialmente:
http://semprelottomarzo.wordpress.com
Lì si parla in modo più specifico - e concreto, per chi vuole partecipare alle iniziative reali e virtuali - non solo di aborto e 194, ma di diritti delle donne e di laicità e, insomma, di tutte quelle cose che ora la destra e la Chiesa cattolica si divertono a ri-mettere in discussione.

lunedì, marzo 24, 2008

PASQUETTA


alla mia scrivania arrivano: lo sbattere di portiere, i pianti dei bambini trascinati, le risse per il posteggio, lo sbatter di portiere, i pianti dei bambini stanchi, i clacson di chi ha fretta di tornare. E i luccichi del sole sulle foglie del grande albero di fronte.

giovedì, marzo 20, 2008

INTERATTIVO

La foto è mia, e oguno può trovare il significato simbolico che più gli aggrada.

NELL'IMMINENZA DI...

... vikènd vuoi più vuoi meno romantici piace ricordare a tutti, overossia ai protagonisti dei più e anche ai protagonisti dei meno (e prego notare che funziona anche viceversa, ovverossia ai protagonisti dei meno ma anche ai protagonisti dei più):

"Amatevi, ma non tramutate l'amore in un legame. Lasciate piuttosto che sia un mare in movimento tra le sponde opposte delle vostre anime. Colmate a vicenda le vostre coppe, ma non bevete da una sola coppa. Scambiatevi il pane, ma non mangiate un solo pane. Cantate e danzate insieme e insieme siate felici,
ma permettete a ciascuno di voi d'essere solo."
Gibran Khalil (1883-1931), poeta e scrittore libanese.

E per non cadere nello smelensoso, piace poi aggiungere la foto a contrasto

MANCA L'ALITO DI DRAGO...


... però il resto c'è praticamente tutto: rospo, due tipi di funghi e stramonio sono la cura che mi ha dato il medico. gli animalisti si rassicurino, e anche chi si preoccupa per me, chè la cura è omeopatica, Ma ciò non toglie che le sostanze sian queste e la mia natura di strega ormai indubitabile: se lo dice anche il dottore...

LA DONNA E IL MOBILE


E' il nuovo mobile del mio studio. Anche se la foto è un po' sparata per compensare il controluce, esso denuncia chiaramente la propria origine di espositore. Ma un espositore proprio bello, tutto di perspex a scaffalini piccini picciò incollati fra loro. Quando l'ho visto, dalla mia parrucchiera, ne sono innamorata e gli ho fatto un filo spietato, riuscendo infine a barattarlo con tre bicchierini da liquore da collezione.
Nella foto non si vede, ma lui prosegue fino a terra e fa da schermo alla scrivania che c'è dietro. Dentro agli scaffalini mignon ci sono i miei quaderni bellissimi che mai oso adoperare perchè appunto troppo belli, la cartina di forcine degli anni '50 con Liz Taylor testimonial, gli inchiostri di ogni colore, le pistolette di legno, i pennini, i vetrini da lanterna magica... non volete che continui, neh?

E' bellissimo, il mio mobile, soprattutto vicino alle poltroncine da camera foderate di rosa antico damascato. Chè quando leggo sulle riviste di arredamente che "adesso" si usa lo stile fusion ci faccio le gnerre e quasi quasi ci chiedo il copirait, a nome di tutti gli sfigati creativi.

martedì, marzo 18, 2008

PERO'...

però, diciamolo,anche un po' così non ci starebbe mica male, via.

VACANTI VACANZE

Vi dirò, le vacanze di Pasqua mi hanno sempre schifezzato assai: troppo poche per essere utili, troppo cattoliche per essere piacevoli, troppo meteorologicamente imprevedibili per poter organizzare qualunque cosa. Se volete, posso proseguire. Ma insomma il punto è che nonostante tutto sono vacanze, e mettono addosso quella smania pre-festiva che uno è meglio che abbia finito tutto e che sia parrucchierato, cerettato, casaordinato così non ci si pensa, frigoriempito idem, e  anche qui si può continuare. E ci si sbatte fra le proprie non-partenze e le partenze altrui, fra le voglie di totale relax e le mille voglie di mille-cose-ora-che-è-vacanza. Senza contare che il lavoro, poco ma assassino, attende al varco del primo giorno utile, ma fors'anche prima. 

e invece una vacanza, ma vacanza vera, dovrebbe essere solo così:

venerdì, marzo 14, 2008

SCUSATE


Scusate la lunghezza, scusate la pesantezza. Chè un vento di serietà ha colto la comune-ty in questi ultimi tempi ed è buona cosa, ma uno dice "...almeno nel vikènd..." neh? E invece no.

Proprio perchè è il vikend, se mi leggete da casa. Quando avete un attimo, se invece mi leggerete lunedì dall'ufficio: chè la lettera che riporto più sotto - Peacereporter l'ha tradotta da
qui
e dallo stesso sito arriva anche la foto - è quel che si dice una mazzata. Anche se dice cose che sappiamo già, anche se noi non abbiamo nessun bisogno di essere convinti di quanto sia sporca lurida la guerra in assoluto e questa guerra in particolare.
Prendetevi un attimo e un respiro per leggerla, questa lettera: non per quello che dice, non tanto per come lo dice, ma perchè lo dice. E questo è il dato nuovo rispetto al passato: non basta, ma c'è.


Stati Uniti - 11.3.2008
La madre del soldato
La lettera di un'americana a tre donne irachene le cui vite si sono tragicamente incrociate con quella del figlio Marine, che ora vive nel rimorso


Il vapore caldo della mia tazza di caffè è svanito ormai da tempo mentre mi affanno a scrivere questa lettera a voi tre. Voi non mi conoscete, e una di voi non avrà mai l'opportunità di leggere questa lettera, ma ciascuna di voi ha lasciato il suo segno nella mia anima. Nonostante non conosca i vostri nomi, capirete a chi mi rivolgo e vi parlerò da donna a donna, da madre a madre e da madre a figlia.

Prima che inizi vorrei dirvi, nel caso non lo sappiate già, che l'esercito degli Stati Uniti può insegnare ad un uomo come uccidere ma non può insegnare a quello stesso uomo come affrontarne le conseguenze dopo averlo fatto. Per questa ragione, tra le molte altre, mio figlio John, un Marine, che ha toccato le vostre vite in Iraq (e di conseguenza anche io attraverso di lui), è sotto terapia insieme ad altri veterani di questa e di altre guerre precedenti. Sono in tutto dieci combattenti feriti, cinque in Iraq e cinque nel precedente fiasco americano chiamato Vietnam.

John ha legato molto con uno di questi veterani del Vietnam più vecchi, “Vecchio Uomo” lo chiama. Come mio figlio, anche quel “Vecchio Uomo” è entrato da poco nel programma. La ragione per cui vi racconto di lui è perché gli ci sono volute migliaia di bottiglie d'alcool, dozzine di lavori diversi, sette matrimoni e quarant'anni per riconoscere di non essersi mai ripreso dalle sue esperienze di guerra. Non si sono mai ripresi veramente, voglio che lo sappiate.

Così mi rivolgo a voi tre, donne irachene, perché, sebbene non lo avessimo capito da subito, le nostre strade si sono tragicamente incrociate, ed ora siamo legate. Questo legame mi ha fornito alcuni dettagli sulle vostre vite che sento di dover condividere, ammesso che anche solo un po' di luce possa illuminare luoghi oscuri.

C'è stato uno scontro a fuoco a Baghdad, una battaglia a 360 gradi nella quale i Marines erano bersagliati da tutte le direzioni e da sopra le loro teste. Tu eri lì, non come partecipante attiva allo scontro, ma come civile, tu sei il mio primo legame, sebbene l'ultima di cui sia venuta a conoscenza, perché mio figlio non è stato capace di parlarmi di te se non di recente.

L'addestramento fa si che un Marine risponda al fuoco verso qualsiasi cosa si muova, veicoli, cani randagi, la vaga forma di una camicia. Il Marine che ha sparato a tuo marito e ai tuoi due bambini era a circa 90 metri di distanza, ha respinto la sua arma in preda all'orrore dopo la raffica di colpi ed ha visto la tua famiglia morire.

Non te ne sei accorta lì sul momento, ma ti ha vista correre allo scoperto verso la tua famiglia. Ti ha vista avvolta nel tuo scialle azzurro mentre passavi da un corpo all'altro. Ha cercato di distogliere i suoi occhi da te mentre raccoglievi tuo figlio morto e poi l'altro e nel tuo dolore piangevi. Ha cercato di guardare altrove, ma quel colore celeste era sempre nel suo campo visivo, e lo attirava, lo richiamava. Potrebbero essere stati cinque, sette o anche dieci minuti quando, in quel che John descrive come la cosa più agghiacciante che abbia mai visto, quel giovane Marine non riuscì più a sopportare i tuoi lamenti e ti ha ucciso. Ecco vedi, noi siamo legate perché mio figlio ti ha vista morire.

Ti importa qualcosa dell'uomo che ha ucciso te e la tua famiglia? Forse no, ma lui è nato in quello che noi chiamiamo il Profondo Sud. 6 piedi e 5 pollici (1.98m – n.d.t.) di salute e solidi muscoli, sembrava il perfetto Marine. Nonostante sia tornato dall'Iraq tutto intero, le cose non gli sono andate molto bene da quel giorno a Baghdad. Dopo mesi dal ritorno in patria, ha collezionato molteplici accuse di aggressione a causa dell'alcool ed è caduto in tutti i tipici comportamenti autodistruttivi dei combattenti veterani.

Alla fine, in quello che John chiama Karma, si è gettato da una scogliera sul mare ed è stato in coma per mesi. Se non il Karma, forse una penitenza auto imposta, ma solo ora sta imparando di nuovo a parlare.

Alla madre di Fallujah, la quale ha perso anche lei la sua famiglia. Non molto tempo fa ho incontrato un soldato scelto che, durante l'assedio alla vostra città, decise che lui e i suoi uomini sarebbero dovuti entrare in casa tua in cerca di combattenti (nemici – n.d.t.). Lui ha preparato e piazzato dell'esplosivo con un timer per aprire un varco su un lato dell'edificio. Ha raccolto tutte le informazioni in suo possesso, ha fatto un quadro della situazione e alla fine ha dato ordine di far esplodere l'ordigno, i suoi uomini si sono lanciati nella breccia appena aperta e infine lui dietro di loro.

Ti ricorderai di lui perché quando è entrato, trovando tuo marito e i tuoi bambini morti a causa dell'esplosione, tu stavi lì in piedi urlando “lemad'a, lemad'a” (perché, perché?). Ti ricorderai di lui perché, quando ha visto cosa aveva fatto, le sue ginocchia hanno ceduto e il sangue del suo volto ventiduenne si è prosciugato. Ti ricorderai di lui perché è caduto all'indietro contro il muro afferrandosi il petto e cominciando ad ansimare.

Hai visto la sua reazione. Lo hai visto farsi carico della mostruosità dell'ordine che lui stesso aveva dato e quando alla fine i suoi occhi hanno incontrato i tuoi, hai posato la tua mano sulla sua guancia e hai detto, “masha, Allah” (volontà di Dio). Dovresti sapere che la tua compassione, la tua comprensione ed il tuo perdono quel giorno lo hanno distrutto.

Ti prego sappi che lui darebbe la sua vita per annullare ciò che ha fatto. Ti prego sappi che lui lavora duro per porre fine all'occupazione del tuo paese. Ti prego sappi che ti ho pensato ogni giorno dal momento in cui lui mi ha raccontato la tua storia.

Ora a te giovane ragazza di Ramadi, non dovresti avere più di sei anni in questo momento. Per fortuna non ricordi quel giorno di Ottobre del 2004 quando i tuoi genitori morirono. Per fortuna sei lontana dall'Iraq ora. Con te sento il legame più stretto, per te sento la più grande responsabilità e il più profondo tormento. Vedi, tuo padre voleva solo salvarti. Lui voleva solamente strapparti dalle braccia della tua mamma morta, e provandoci ha dato la sua vita, perché ti amava immensamente.

Mio figlio e il suo sergente non hanno capito. Hanno visto il tentativo di tuo padre come una minaccia per i loro compagni e hanno fatto fuoco uccidendolo. Vedi, noi due siamo legate perché mio figlio ha ucciso tuo padre. Ti prego sappi che quando gli uomini del plotone ti hanno trovata, spaventata e in lacrime, molti di loro, tra cui anche John, sono crollati a pezzi. Li hai distrutti. Tu, con quei grandi occhi marroni spaventati e i tuoi riccioli neri, hai messo molti di loro in ginocchio.

Ti hanno fatto una foto quel giorno. Tu sei un esile fagotto di fiori rosa e blu dalle maniche gonfie posta sulla giacca mimetica del sergente, il quale non ti ha messo giù per ore. Ti prego sappi che John conserva ancora la tua foto sebbene la guardi di rado perché gli fa così male ricordare.

Cosa posso dirti? Che mi dispiace vien da sé, non è necessario che lo dica. E' di qualche aiuto sapere che mio figlio soffre a causa di quel giorno? Conta qualcosa ai fini della tua vita il fatto che porterà con se la tua foto per sempre? Probabilmente no, non vedo come possa, ma ti dirò comunque che ti voglio bene.

Da donna americana a voi tre donne irachene, sicuramente non potete accogliere di buon grado questo legame, ma ciò nonostante io lo sento. Aver strappato a ciascuna di voi le vostre famiglie mi ha fatto perdere mio figlio, tanto che lui non potrà mai tornare ad essere lo stesso. Per questo noi saremo profondamente legate per sempre. A ciascuna di voi, “Assalamu alaikum” (la pace sia su di voi).

La mamma di un Marine

MASSI'....


... lo dico. Chè mi sono svegliata stamattina e ho pensato che, stante la mia volontà di essere cremata quando prima o poi mi capiterà di morire come capita a tutti, mi piacerebbe avere in testa il mio cappello da strega. Sembra un pensiero triste, che uno dice "ehi, ma ti sei svegliata bene, eh?" e invece non lo è: soddisfa il mio senso logico e il mio amore per i particolari, quel che si dice una  conclusione coerente. e non aggiungo i soliti riti scaramantici del "più tardi possibile ecc.", chè le streghe non ne hanno bisogno, si sa.

giovedì, marzo 13, 2008

ADOTTA UN VOTO


Il tassista dagli occhi blu, età fra i trentacinque e i quaranta ma non so bene chè la nuca non rivela tanto l'età, ce l'ha con i partiti. ci conosciamo, ormai, chè sono due o tre volte che i miei terribilissimi ritardi toccano a lui, con relative ansie ("mi dica che non c'è traffico" "ce la facciamo a essere in centro un quarto d'ora fa?") e così oggi mi ha fatto la domanda da millemila euri: "Ma lei cosa vota?"
Aaaaaaah, ecchecosa dico? Ma lo sa che sono di sinistra, quindi tantovale confessare inclinazione e dubbi - che qui non li dico ancora, no.
E lui: "Ma tanto Berlusconi perde. Perchè è un... è un rozzo, un arrogante, è un.., maleducato, ecco cos'è. Che anche l'altra volta ha dato dei coglioni a quelli che non votavano per lui, e ha perso." Be', il ragionamento non è profondo però è nuovo e forse indicativo dell'aria che tira (speriamo), però mi limito a dire che se ci toccano altri cinque anni di Berlusconi io emigro.
E lui, pronto:
"Ah, io non voto - pausa - Tanto son tutti ladri."
"E bravo - dico io - così vince sì Berlusconi."
Silenzio. Si è incazzato, penso.
"Ma perchè, se io non voto, il mio voto va a Berlusconi????"
"Be', un voto in meno per uno è come un voto in più per il suo avversario, no?" faccio io, col tono di "magari non ci hai pensato, ma adesso mi dici ahgiàchescemochesono".
"E se io metto, che so, una fetta di salame nella scheda? Eh Eh?"
Spiace fin deluderlo, ma lo casso: "Uguale. Scheda nulla, scheda bianca, non voto: quando il risultato è in bilico, ogni voto in meno è un regalo agli altri." E glielo spiego meglio che posso.
Ci pensa, è evidente che è un ragionamento che non ha mai sentito. Gli dò una spintarella ancora: "E poi, tutti i ladri... il sistema dei partiti è quello che è, ma brave persone da votare se ne trovano, su."
"E chi?", mi chiede con una certa protervia, ma si vede che ha le orecchie basse.
Ecco: chi mi sa dire il candidato ideale? uno che magari non sia solo "non ladro" ma abbia anche qualcosa che ispira? Gli ho promesso che mi sarei informata e gliel'avrei detto al prossimo ritardo, mi tocca. Sennò chissà cosa combina.

!






ormai lo sapete, le foto di natura - specialmente di animali - sono la mia passione. ma sono sicura che sarete d'accordo che queste Best Nature Photo Awards sono davvero eccezionali , in particolare il grandioso "mavaffan'..." della tartaruga.


mercoledì, marzo 12, 2008

PROVOCAZIA


Non pensavate mica che me la sarei lasciata sfuggire, la ghiotta occasione di sottolineare chi vuol rilanciare il nucleare, neh?
A dimostrazione che, se sul discorso teorico sono possibili uno o più punti di contatto, compromesso e convergenza, quando si tratta di metter in pratica è inevitabile scegliere la parte in cui si vuol stare.

E, per completare la provocazia, la segnalazione di mille modi diversi di produrre energia: simpatico e stupidamente ignorato finora quello che sfrutta il movimento della gente sui marciapiedi del metrò, attraverso le porte girevoli ecc., però c'è anche la casa a spinaci, l'energia lunare... E tutto ciò non è molto più bello, sicuro e creativo di un immenso e costosissimo (e brutto, altro che pale eoliche) mamozzione radioattivo?

martedì, marzo 11, 2008

LE MONDE AU CONTRAIRE


E' il titolo della trasmissione, ma sta bene anche per il post: che io segnali una trasmissione Tv, infatti, è evento degno di nota. non mi si crede, in genere, ma le mie eccezioni al nonvedere la tele sono state pochissime, in trent'anni: perciò non so com'è report, di cui ho solo letto qualche trasposizione su internet. però la segnalazione originaria arriva da rete lilliput, e ve la giro chè l'argomento merita (non sbuffate che vi ho visto, neh? sarete autorizzati a farlo solo tra dieci anni, se avrò avuto torto)


Alla trasmissione di Report parteciperanno Maurizio Pallante, oltre a Mario Palazzetti (maestro tecnico di Pallante, inventore del centro ricerche fiat) e a Roberto Lorusso di costellazione apulia e DePilAzione.it COMUNICATO STAMPA “REPORT” IN ONDA DOMENICA 16 MARZO RAITRE – ORE 21.30 “Il mondo alla rovescia” di Michele Buono e Piero Riccardi www.report.rai.it Petrolio, gas, uranio sono concentrati in poche zone del pianeta mentre i consumatori sono dappertutto. Sole e vento invece sono ovunque e sempre vicini a chi consuma energia. Intanto i consumi di energia fossile crescono anno dopo anno e insieme gas serra e polveri sottili. I trasporti e i consumi energetici delle abitazioni rappresentano i due terzi del problema. Quali sono allora le conseguenze di una crescita incontrollata su un pianeta dalle risorse non infinite? Ha senso allora un modello di sviluppo basato sulla crescita illimitata, in cui anche traffico, rifiuti e malattie fanno crescere il pil? E’ possibile ri-orientare l’economia e pensare a un nuovo modello di sviluppo che impieghi meno risorse e produca più benessere? E’ possibile far camminare diversamente le merci e le persone, facendo consumare meno energia alle case e facendo viaggiare in maniera differente anche gli elettroni in una rete elettrica pensata come internet: niente grandi centrali in cima alle piramidi e giù in basso tutti i consumatori? Se si rovescia la piramide i consumatori potrebbero diventare anche produttori e l’energia si consuma e si scambia. Come con l’informazione in internet. Risultato? Le fonti di energia rinnovabile diventano protagoniste e marginali le fossili. La chiamano democrazia energetica i Ribelli dell’energia di Schonau un paese nella Foresta nera in Germania ovvero gente comune che dopo Chernobyl per dire no al nucleare si comprò la rete elettrica locale e cominciò a produrre energia sganciandosi dalle centrali atomiche. Un viaggio tra chi sta provando a fare il mondo alla rovescia.

lunedì, marzo 10, 2008

PERSONALE PER LA GIULI


Felicitaciones por tu cumpleaño! te deseo lo mejor y que tus sueños se conviertan en realidad!!!

sabato, marzo 08, 2008

SORRISOTTOMARZO


Odio le donne perche' sanno sempre dove sono le cose.

Voltaire

BUONOTTOMARZO



E siate pur gentili, ma ferme, e al maschietto che vi offre la mimosa dite No, grazie.
Senza rancore, ma non è la Festa della Mamma, quella della Fidanzata, quella della Collega, quella della Fica che magari ci provo anche così, vuoi vedere che?


No, è la Festa
delle donne, non per le donne.
E soprattutto spiegatelo alle donne che invece la mimosa se la fanno regalare dai maschietti, e magari si offendono pure se loro non ci pensano proprio. Ditelo, che una volta l'anno si può provare che delle cose ce le prendiamo, magari che ce le regaliamo fra noi: e non che ci vengono generosamente elargite dalla metà più potente del genere umano.

giovedì, marzo 06, 2008

SABATOTTOMARZO


GENOVA
8 marzo — Inviato da flat @ 19:41
ORE 16_PIAZZA SAN LORENZO

A tutte le donne!

Per affermare la libertà delle nostre scelte di sessualità e maternità
e per esserne protagoniste creative.

Troviamo insieme la forza e il coraggio di scegliere e autodeterminare le nostre vite.

Facciamo dell’8 marzo, di cui quest’anno ricorre il centenario, una giornata di mobilitazione contro la violenza sulle donne, contro le ondate oscurantiste: diciamo basta!

Scendiamo tutte in piazza!
Sabato 8 marzo dalle 16:00
P.zza San Lorenzo
Presidio cre/attivo, musica, mostre,…

Donne di Genova contro la violenza
Per contatti: ventiquattronovembre@hotmail.it
Tel: 328-1681891

continua qui

mercoledì, marzo 05, 2008

DICIOTTOMARZO


Nella Comune di Parigi, che nacque ufficialmente il 17/18 marzo del 1871, le donne ebbero un ruolo fondamentale, così come l'avevano avuto fino a quel momento nel resistere all'assedio dei Prussiani. 

Se la storia della Comune finora è rimasto un buco nero per voi, su Wiki c'è una sintetica ma buona ricostruzione che val la pena leggere, a cui mi piace aggiungere che il 10 aprile una giornalista, Leodile Champseix, tenta ingegnosamente di rompere l'isolamento in cui era rimasta la Comune, tagliata fuori dai contatti con i lavoratori francesi. Leodile scrive un volantino rivolto a contadini ed operai - "Se Parigi cade, il giogo della miseria vi resterà sul collo e passerà sulla testa dei vostri figli (...) La terra al contadino, l'arnese all'operaio, il lavoro a tutti " - e, oltre a farlo stampare sui giornali, lo fa volare in gran quantità sopra le campagne da una mongolfiera. 

Le donne sono parte importante della Comune: provvedono al cibo, come da ruolo, e svolgono preziosi compiti assistenziali: ma riescono anche a far riaprire le scuole (e solo quelle non religiose) nella Parigi comunarda, organizzano riunioni fra le operaie e fondano i Club femminili in cui si discute di politica e di diritti. 
Sono talmente importanti, anzi, che per loro viene creata una leggenda metropolitana ad hoc: diventano le petroleuses, responsabili degli incendi di edifici simbolo come l'Hotel de Ville e le Tuileries. Appiccare il fuoco è da sempre, e molto di più in epoche passate, considerato un crimine odioso e subdolo e il governo reazionario che si opponeva alla Comune nel diffondere queste voci puntava sullo scandalo che avrebbe suscitato una donna intenta a distruggere vilmente anzichè creare e nutrire.

Nonostante le resistenze maschili da parte dei comunardi, soprattutto fra i soldati che si erano ribellati all'esercito e sostenevano la
Comune, le donne combattono sulle barricate fino all'ultima battaglia. Quelle che non ci muoiono, alla caduta della Comune verrano processate e deportate in Nuova Caledonia, in condizioni durissime. E, val la pena di notarlo, la Comune viene proclamata ufficialmente il 26 marzo 1871 con il risultato vincente di elezioni popolari a suffragio universale". Cioè, tutti gli uomini potevano votare. e non le donne, già.

Ma tutto ciò è solo una specie di introduzione a questo proclama
del Club delle donne patriote di Montrouge e Belleville che, a quanto pare, in fatto di mezze misure era ben più carente di una femminista degli anni '70 del secolo successivo.
"Cittadine,
gli uomini sono dei vigliacchi, si dichiarano padroni del creato e non sono che un mucchio di imbecilli. Si lamentano di ciò per cui li si obbliga a battersi e non smettono mai di brontolare sulle loro disgrazie. Che partano e vadano a raggiungere la banda dei poltroni di Versailles! Difenderemo noi, da sole, la città. Possediamo asce e cuori forti, e siamo in grado di reggere la fatica altrettanto bene di loro. Difenderemo le barricate, e dimostreremo che non ci lasceremo mai più calpestare da loro. Quelli che saranno ancora disposti a combattere potranno farlo al nostro fianco. Donne di Parigi, avanti! (...)"


Le notizie che non sono di Wikipedia o della mia testa sono tratte da "Esistere come donna", ed Mazzotta 1983, un catalogo di mostra che raccomando di comprare su E-bay: immagini davvero molto belle e saggetti monografici sui vari periodi, pieni di notizie storiche. Un po' agiografico, quel tanto da far bene all'animo.

martedì, marzo 04, 2008

PRIMA E DOPO





Il lago Ciad, in Africa, nel 1972 e nel 1987.



La foresta tropicale di Santa Cruz, Costarica, nel 1975 e nel 2003.

Via Republikit, le anticipazioni di Fragile Earth, il prima e il dopo di un pianeta massacrato. non è allegro, no, ma sembra davvero fatto bene: da regalare agli insensibili, agli economisti e agli spreconi ad oltranza. O, se siete pessimisti, da tenere in libreria per fare vedere ai nipoti com'era quando eravate piccoli.

NIUS ONLAIN - tchu


Chè non so se ne verrà una cosa terribile o divertente, ma l'idea del Berio Cafè è carina e la segnalo alle genovesi:

Sabato 8 Marzo 2008 alle ore 16.30
“Misoginia, una sindrome maschile?” con presentazione di Raffaela Gallini, Vice Presidente del Comitato Nazionale di Parità del Ministero del Lavoro - Consigliere di Parità della Provincia di Genova.
Letture tratte dal Trattato di Misoginia di J. H. Pleasance (Liberodiscrivere® edizioni) ovvero l’evoluzione del pensiero misogino dall’antichità ad oggi.
All'uopo, le/i partecipanti potranno portare fischietti o altri evidenziatori acustici per accompagnare i sintomi più virulenti della misoginia mostrati dal dott. Pleasance.
Segue una merenda a base di dolci e torte accompagnate da tè aromatizzati.
Si consiglia la prenotazione telefonica chiamando il 010.57.05.416.

NIUS ONLAIN - uan




Siamo a cinquantaduemilaerotti, a questo punto, e sarebbe bello doppiare, come dicono i promotori, qui sotto. Micromega si trova da feltrinelli, nel caso.

Al momento in cui vi scrivo (ore 15.30 del 28 febbraio) il nostro appello (www.firmiamo.it/liberadonna) ha raggiunto le 47.780 firme. Probabilmente nel momento in cui leggerete questa mail saremo a 50mila adesioni, raggiunte solo grazie a passaparola. Noi vorremmo lanciare una sfida: arrivare a 100 mila firme! In fondo basterebbe che ciascuno di noi convincesse una sola persona che non ha ancora firmato a unirsi a noi. Ce la possiamo fare. Anche sfruttando le varie iniziative che si stanno organizzando un po' ovunque in Italia in vista dell'8 marzo: noi non potremo essere fisicamente presenti a tutte, ma saremo lieti se ciascuno di voi si facesse promotore in autonomia dell'appello e del numero speciale di MicroMega. Ricordatevi che per inserire la propria firma sono necessari, oltre al nome e al cognome, anche un indirizzo e-mail valido e il cap.

Il numero di MicroMega in cui è pubblicato l'appello (e che in buona parte è dedicato all'offensiva contro le donne) esce domani, venerdì 29 febbraio. In fondo a questa mail trovate il sommario e sul sito di MicroMega (www.micromega.net) potete scaricare la copertina. Sempre sul sito potete iscrivervi alla nostra newsletter: è l'unico modo per rimanere in contatto con noi ed essere aggiornati sulle nostre iniziative. E' importante che vi iscriviate direttamente voi: per ragioni legali noi non possiamo aggiungere i vostri indirizzi alla nostra newsletter e questa è l'ultima mail che vi spediamo tramite la piattaforma firmiamo.it.

Vi prego anche di comunicarci, con la maggiore precisione possibile, le zone in cui non riuscite a trovare la rivista: trasmetteremo queste indicazioni all'ufficio diffusione.

grazie ancora a tutte e a tutti
un caro saluto
Cinzia Sciuto
( redazione@micromega.net )

OLTRELOTTOMARZO


Un tempo, c'era l'autocoscienza. Io la odiavo e non l'ho fatta mai.
In manifestazione, e alle iniziative "per le robe nostre" ci si andava da sole, senza i compagni: chè, si diceva, basta coi paternalismi. che era poi un modo di dire che anche i migliori tanto meglio non erano, e che non volevamo fornire a nessuno l'alibi per continuare ad essere quel che era in privato e sul fondo. e spesso neanche tanto in privato, e ancora più spesso neanche tanto sul fondo.
Ma, occhio, chi allora non c'era non pensi a orchi terribili, chè comunque - minimo - si parlava di compagni, e compagni sul serio. Il che non significa, appunto, ma siam tutti d'accordo che più a destra si va più maschilisti si diventa. E quindi.

Io non ero in un gruppo femminista. Io ero nel Collettivo Donne in Lotta, e ricordo liti terribili con le femministe in testa a un corteo tutto di donne, che non volevano gli slogan che chiedevano la libertà di un qualche compagno (maschio) appena arrestato. Le "femministe" ufficiali erano in genere un po' più grandi di me: qualche anno di differenza, ma faceva la differenza. Avevano storie, matrimoni o convivenze già adulte, spesso complicate, qualcuna aveva già un figlio. Altre erano gay, ed esserlo era ancora più difficile di quello che è oggi. Tutte, grandi e più piccole, etero o gay, eravamo dure e intransigenti: ma quelli erano i tempi, lo eravamo tutti.

E proprio nei collettivi di autocoscienza, che costavano lacrime e sangue a chi partecipava, quella durezza e quell'intransigenza cominciarono ad incrinarsi. Chè - mi raccontavano, raccontano - non c'era pietà per chi voleva solo sottrarsi, per chi recitava una parte o cercava di rimuovere i propri e altrui fantasmi, per chi non accettava di mettersi in discussione. 
Ed erano critiche e pianti, liti e segreti di quelli pesi, gente che stava male sul serio: ma, pare, anche gente che per la prima volta scopriva non solo la solidarietà ma soprattutto lo scavarsi dentro, il cominciare a distinguere tra quello che, perdio, è nostro e guai a chi lo tocca, e quello che ci hanno insegnato a credere nostro. ma che non lo è, e anzi ci fa male.
Il cominciare, anche, a capire quali verità si nascondono dietro le parole: chè ognuno di noi ha bisogno di gettare ogni tanto qualche preda viva ai mostri del dentro, ma le donne ne hanno sempre un po' più bisogno. E di solito sono più brave con le parole, per non parlare di quanto sono brave a giustificare tutti, comprese se stesse. a meno che non si autocrocefiggano, che lì sono ancora più brave.

Così, anche chi ai collettivi di autocoscienza non ci andava, come me, in quegli anni ebbe in regalo una straordinaria lucidità di pensiero, chè tutto quello spaccare capelli in quattro oggi appare ossessivo e strambo, ma ebbe risultati incredibili.
Ci fu davvero, a differenza di quanto era avvenuto perfino in quegli anni nella sinistra anche non tradizionale, un percorso ciclico delle idee, roba che gli stilisti cercano ancora oggi di copiarci. Nei collettivi le idee venivano esaminate e spolpate fino all'osso, discusse ed accolte e rilanciate migliorate. Se vi sembra che io stia facendo del mito provate a leggere "Dalla parte delle bambine" in versione uno e in versione due.
io l'ho fatto e secondo me non c'è paragone di lucidità, di linearità di pensiero, a favore del primo: e credo che il merito non sia tutto dell'autrice, ma appunto del gran discutere che c'era.

E poi ci siamo rotti tutti le palle: a ragione, a torto, per autodifesa o per ignavia chissà. E tante cose sono rimaste, tra cui la 194, un po' sono sparite, altre rimaste
in bilico per un po' e poi sono state come sommerse da altro. e spesso è difficile distinguere se questo "altro" è roba buena, o schifo consumistico e buonista. ed è difficile come prima capire, da sole, quando parliamo noi e quando i nostri fantasmi.

Io, che mai mi sarei raccontata e snudata nell'animo come mi dicevano si facesse nei collettivi di autocoscienza, io che da sempre affronto questioni e conflitti sulla base del rigorosamente razionale, io che ho provato e provo a capirmi e distinguermi in un cammino personale che spesso tocca - e come no? - il politico ma che rimane individuale, ecco, io penso che invece allora avrei fatto bene ad andarci, alla malefica autocoscienza. Perchè dopo, negli anni, avrei fatto meno fatica a separare le mie esigenze e voglie da quell'assumersi i bisogni dell'altro che è tipico delle donne, e avrei fatto più fatica a trovare motivazioni convincenti per questa "assunzione di bisogni altrui".

E allora, io che da sempre sono convinta che gli uomini ci debbano a essere, nelle "nostre" lotte, che oggi in particolare sono convinta non solo che più siamo meglio è, ma che l'attacco ai diritti delle donne è il mandare i carriarmati sul fronte che si pensa più sguarnito e che invece si sta dimostrando il più forte, ecco, io penso anche adesso che sono contenta che i maschietti ci siano, in manìf, nelle meleliste, nelle discussioni. Ma che sarebbe importante per tutte, per chi l'autocoscienza l'ha già fatta e chi ne ha solo sentito parlare, che le donne riuscissero a ritagliarsi degli spazi in cui ri/cominciare il confronto fra donne, lo scambio di esperienze e dubbi e pensieri, le paure e i problemi e le gioie e la solidarietà.
Perchè la difesa dei propri diritti comincia dalla chiarezza su quali siano, nella vita privata come in quella pubblica, e quali invece non si vadano a confondere con i doveri.
E i "doveri" delle donne non sono ancora uguali a quelli degli uomini, checchè ci piaccia pensarne e pensarci.

domenica, marzo 02, 2008

OTTOMARZOLOTTOMARZO


' Tanto, questo è il volantino per la manìf di sabato a Milano, che fino a questo momento sembra alquanto boicottata dai media, che danno spazio a quella "della Cigl" a Roma e alle conseguenti polemiche, ma di questa non parlano.
Perciò, visto che Milano ci è più vicina e senza polemiche - per ora - diffondete il volantino per mail, magari, chè chi non lo sa lo possa sapè'.
E non sembri poco importante o rituale: chè come sottolinea il mio amicodelcuore "Siamo invitati anche noi maschi e non volevo lasciarmi sfuggire l'occasione, anche perchè in questo momento le donne, mi sembra, sono quelle che stanno difendendo la democrazia in Italia." E credo che l'opinione del mio amico sia condivisa - in positivo o in negativo - da parecchi.

IO LOTTO MARZO
LIBERE DI SCEGLIERE
PER 194 RAGIONI

Siamo donne e uomini, giovani e meno giovani, provenienti da esperienze diverse e
dalla società civile, convinte/i che qui, ora e in particolare in Lombardia, si stia
giocando una partita decisiva sulla libertà e l’autodeterminazione femminile
nell’ambito di una più vasta messa in discussione della laicità dello Stato.
Per questo l’assemblea della rete lombarda “194 ragioni “ha deciso di organizzare
una grande mobilitazione
sabato 8 marzo
alle ore 14.30 in largo Cairoli
dando spazio a tutte le voci attraverso un video-box

Un otto marzo di lotta per la libertà e l'autodeterminazione delle donne

per non svuotare la legge 194, rivendicando:
- il pieno sostegno alle attività di prevenzione dei consultori pubblici: spazi e
modalità adeguate, completamento e stabilizzazione degli organici, presenza di tutte
le figure necessarie e con mediatrici linguistiche e culturali per le donne migranti;
- l’impegno a circoscrivere l’obiezione di coscienza, che in vari ospedali mette a
repentaglio l’interruzione di gravidanza nei tempi previsti;
- un piano rinnovato di educazione alla sessualità, alla contraccezione, alla
prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, da realizzare nelle scuole e nei
consultori;
- l’impegno ad estendere anche in Lombardia metodi alternativi, meno dolorosi
e meno costosi della tradizionale interruzione di gravidanza, come la pillola RU-486.
partecipiamo per dare insieme una risposta forte e unitaria,
diffondiamo l’iniziativa perché più saremo, più avremo voce pubblica
Rete lombarda 194 ragioni (www.194ragioni.it)


Troviamoci tutte e tutti

sabato 8 marzo alle ore 14,30
in Largo Cairoli
per una grande manifestazione
di lotta e di proposta
*per non svuotare la 194
*per il pieno sostegno alle attività di
prevenzione dei consultori pubblici
*per l’impegno a limitare gli effetti
dell’obiezione di coscienza
*per un piano rinnovato di educazione alla
sessualità, alla contraccezione, alla
prevenzione delle malattie sessualmente
trasmissibili
*per l’estensione dell’uso della pillola RU486

Io lotto marzo

Rete lombarda 194 ragioni (www.194ragioni.it)