giovedì, novembre 30, 2006

MA GUARDA COSA CI TOCCA FARE...

che, sì, l'Ikea ci è sempre stata simpatica: grazie a lei abbiamo arredato numerose case e accolto innumerevoli libri senza doverci svenare come succedeva quando c'erano solo i mobilieri. Ma l'Ikea è pur sempre una multinazionale, e allora che è simpatica ce lo dicevamo fra noi, magari anche inventando canzoni del trasloco che avevano per protagonisti bulloni, brugole e pacchi piatti.
Ma adesso ci tocca difenderla: perchè l'attacco clericale ha toni che fan venire voglia di difendere perfino la Rinascente, ma in più l'Ikea il presepe non l'ha mai venduto, com'è ovvio. E allora, questi ignoranti fondamentalisti cattolici cos'hanno ci hanno in testa? Ma ce l'avranno, poi, una testa? Saranno felici, le famigliole cattoliche, di andare a comprare le robe di Natale nelle cartolibrerie di lusso, come no?
Ma poi questa cosa mi tocca anche sul personale: noi il presepe non l'abbiamo mai fatto, ma quest'anno ce l'abbiamo, e vorremmo metterci i puffi, se non cambiamo idea.
Il nostro è un raro presepe verticale, costruito pezzettino per pezzettino dall'amico napoletano Carlo, che è ateo come noi ma ciò non gli impedisce di sapere che il presepe è anche un fatto culturale, della sua cultura. E allora lui, durante l'anno, costruisce questi presepi bellissimi, con le insegne dei negozi in napoletano e le fontane e i quadri dentro le case e altre meraviglie: per farli, a parte il sughero che compra a Napoli, adopera tutto ciò trova. Tappini, legnetti, bottigliette rivestite, carte di riciclo, pezzettini di vetro e plastica.... un presepe davvero sostenibile, a proposito.
E quindi, porcamiseria, giù le manazze dal presepe, fanatici. Chè lo faccio lo stesso e magari ci metto anche il puffo diavolo, giusto per farvi dispetto.

ECCO, IL GIORNO DI SCIOPERO E' FINITO


... chè io mica ero d'accordo e non l'ho fatto, però non si può parlare di Natale con davanti la faccia di chi ha ucciso Carlo Giuliani . E chissà se conta balle adesso o le ha contate prima... Ma insomma, adesso l'hanno tolto da repubblica.it e respiro meglio.
Che il post dell'amicae. con il suo gesùbambino che adesso oddio andrà trovata una soluzione mi ha fatto pensare perchè invece a me il natale ci piace, tanto. E mi è venuto in mente che quando avevo l'età della nessie io il natale praticamente non lo festeggiavo più: sì, si mangiava insieme tutti quanti, ma da anni ormai mica lo aspettavo granchè, nè mi sprecavo più di tanto a pensarci. mica lo schifavo, no, semplicemente 'un me fregava.
Forse perchè a casa mia, nel senso della mia famiglia d'origine, Il Gesùbambino - chiamato così, con l'articolo - era sempre stato un gran paccaro. Mai una volta che arrivasse quello che avevo chiesto, sempre robine che non c'entravano niente, massimo massimo la cosa più piccola della lista. Chè non si deve pensare a una lista di adesso, neh? Noi bambini del boom economico siam venuti su che tutto è arrivato dopo, perciò la lista era tre, quattro cose, e sempre una era meglio che fosse utile. perchè se avevi per caso bisogno la sciarpa, ecco che quella Il bambinogesù era capace di portartela, e allora meglio metterci che la volevi rossa. Vaccamondo se non la portava beige, anzi "un bel cammello che va su tutto". Davanti alle nostre facce, la consolazione rituale era "... magari la Befana..." E infatti la Befana, di cui non si sapeva niente, che non era festeggiata nè simpatica, che era l'ultimo giorno utile per giocare, di solito portava quello che avevamo chiesto.
In realtà, eravamo così abituati che quello che volevano mica c'era, da non farci un gran caso, a questi natali di ripiego: facevamo lo stesso la letterina con gli sberluscichi, ci svegliavamo lo stesso alle sei e mangiavamo il panettone - milanès, minga quello genovese, mai entrato in casa.
A un certo punto, però, il mistero si è svelato da sè: al mio papà, invece di dargli i ticket pasto che nessuno li aveva inventati, gli davano un buono da spendere al Paradiso dei Bimbi. Dopo Natale. Perfido, vero? E poi uno si chiede come è scoppiato l'autunno caldo.
Forse per tutte queste cose qui, insomma, quando ho incontrato l'uomo barbuto che mai aveva festeggiato il natale in vita sua, mica era un problema. Tanto non era un problema che ci siamo incautamente sposati il 22 dicembre, beatemente ignari di regali e tradizioni e dello scompiglio fra gli invitati invece usi a festeggiarlo, che in più si dovevano preoccupare di far fronte a una data così bizzarra. (Se vi state chiedendo perchè, l'abbiamo scelta per il solstizio d'inverno: ma il mio matrimonio lo conto un'altra volta, se ci tenete).
Neanche un anno dopo, è nata la Nessie, e tanto era il casino che già allora faceva ( mica lei sola, è il ruolo del primogenito) che quel natale lì mica me lo ricordo. Ma quello dopo sì: che io ero con lei a casa, e faceva freddo, e il giornale dell'uomo barbuto aveva chiuso o stava per e chissà se lo stipendio c'era, e fuori era Natale. Allora ho preso un cartoncino, ho fatto un cono e ci ho spruzzato su tutto lo spray rosso che tenevo per altre evenienze. E quando era asciutto ci ho ficcato dentro qualche orecchino spaiato, un paio di pupazzini tenuti su con la graffetta, e ho fatto il mio albero di natale. chè quando l'uomo barbuto è arrivato, gli ho detto: "d'ora in poi lo facciamo il natale, vero?" E anche pesach in primavera, e il coniglio pasquale, e la festa della frutta, e i compleanni e hannukah quando ci si ricorda.
Perchè più feste ha un bambino e meglio sta, e anche i suoi genitori.
e il natale, quello vero e non griffato/porno/plasticato/sbulaccone è la meglio delle feste, finora: perchè, perfino in mezzo a tante porcate di cui l'hanno circondato, una cosa continua ad insegnarla, testardamente.
Quella cosa lì è il valore dell'attesa, dell'immaginare cose belle, del darsi da fare perchè le cose belle ci siano davvero per gli altri, contando fiduciosamente sugli altri perchè facciano altrettanto con noi. E scusate se è poco.


NO COMMENT, PERCHE' ?


Oh, macari che io so' 'gnurante, e mo' vaddo affa' la figura di chi nente ne capisce e arriva cor vestito d'affesta al picchenichhe, ma 'sendo che scrivo per mestiere mio sarei 'n po' abbituata che quando i altri me leggano , poi me dicono quarchecosa. Tipo macari "uuuh, maronna mia, che robe che te scrivi!" o quelli più ammoddo , invece "...belliino...", che te fa' capì che 'un te vogliono offende. Ma 'nzomma. E allora, che qui sul blog il gugle me dice che i lettori mia ce li ho, che metti che conti pure fregnacce e che le figlie mie ci cliccano trenta volte per fare contenta la mammachèsemprelamamma, ma gli altri 4? Chè, leggono e se ne vanno? Che a me mi piace di sentire le opinioni dell'altri, no?Anche se mica mi piace parlare di vviulenze e di sesso, chè quelli tutti c'hanno da commenta'. ma, dico io, quarcheccosa che se po' penzà anche su tutto il resto ci sarà, no? che sennò meglio che vi pigliate un bel caffè invece che stare 'ncollati qua, no? E allora, 'gnori lettori, quando se po' un commento, che è pure aggratis. e pirfino anonimus, se a voi ve piace così.
ma l'amicae., che c'ha difficoltà con la macchina sua, po' pure seguità a mandarmeli sulla meil, che c'è apposta per chi c'ha le sfighe informatiche, nevvero?

mercoledì, novembre 29, 2006

Il WEB E IL KGGB SONO COETANEI

Sto litigando con blogger, con la mia posta, perfino con il cestino che nasconde dietro di sè i documenti invece di buttarli via, quindi non sono nella migliori disposizioni d'animo riguardo al mondo informatico. Epperò mi colpisce questa notizia riportata dal solito Paolo Attivissimo, il tipo che in rete praticamente ci vive, facendo utili anche se lievemente fanatiche cose per noi dummies dell'informatica.
Nel post sul suo blog ( che trovate qui; http://attivissimo.blogspot.com/2006/11/il-web-compie-16-anni.html)
ci dice che la prima pagina web, scritta appunto pochissimo prima della nascita di KGgb, è ancora visibile. e su questo dato l'Attivissimo fa brevi ma interessanti considerazioni sulla condivisione del sapere e delle possibilità. Leggetela, se avete un attimo.
e se siete di quelli che col computer hanno sempre qualche casino, iscrivetevi alla NL dell'Attivissimo stesso: avrete lo stesso casini, ma pian piano ne capirete almeno il perchè.

PER CHI HA L'AUDIO

Una risata li seppelirà, si diceva un tempo. riproviamoci, amicae., e non sembri cinico: magari prima o poi ci riusciamo.


All'uopo, guardate qui cosa segnala il rutilante Attivissimo quello dell'Antibufala: il mitico sketch dei Monty Python da cui nasce il termine "spam", che in origine indicava la carne in scatola, l'unico genere distribuito senza razionamento nell'Inghilterra del dopoguerra e perciò onnipresente.

lunedì, novembre 27, 2006

AH, MA DICIAMOLO, CHE SIAMO PIENI DI BUONE IDEE


e, acc, devo lavorare e non c'ho tempo per altro. e sono già nel panico perchè è dicembre, e per me dicembre, tra compleanni, anniversari e natali è un mese che dovrei solo fare cose che mi piacciono - lavoretti, idee, cibi, pacchetti, tutto un mese così. E invece no, e mi prende l'ansia di quando vuoi che le giornate durino almeno 57 ore. Ma siccome cosi non è, trascuro un po' questo blog cercando di togliermi tutto il mio daffare, però vi segnalo questo video di Chavez, anche per festeggiare la vittoria della sinistra in Ecuador. Chavez spiega l'introduzione della moneta locale alternativa e ve la riassumo sintetica se non avete voglia di seguire il suo spagnolo: i produttori sono obbligati a vendere parte della loro produzione alla "località" che gli dà in cambio moneta che ha valore solo entro confini ristretti prestabiliti. Questa moneta è a scadenza, accumularla non serve a nulla, e può essere impiegata per tutti beni di consumo, ma non per i beni durevoli - in modo che non ci si possano fare su speculazioni. La moneta alternativa è complementare a quella ufficiale, ma ha un ruolo importante nel rilanciare la piccola economia locale e renderla svincolata dal potere delle grandi aziende.
Anche in Europa ci sono già diversi tentativi in questo senso, su base locale o comunitaria, che funzionano, e l'idea è una delle elaborazioni teoriche il movimento no-global (per usare questa pessima definizione, ma non ce ne sono altre) sta andando accumulando e mettendo in pratica.

Ma guardate il video fino all'ultima parola di chavez: vi farà piacere sentire che qualcuno ancora la pronuncia.

COME LA EMA! (I COMMENTI A DOPO...)

You Are Lemon Meringue Pie

You're the perfect combo of sassy and sweet
Those who like you have well refined tastes

giovedì, novembre 23, 2006

NELLE VESTI DI ESPERTO

Be', con tutti quei neretti lì - che io non uso mai ma mentelocale sì e magari c'hanno ragione loro - non è che mi riconosca tanto, però insomma alla mia rubrica ci arrivate da qui:http://www.mentelocale.it/societa/contenuti/index_html/id_contenuti_varint_16696.
Parla del Natale e del boicottaggio alla multinazionale che produce lo scottex: boicottaggio che è inutile predicare in questa comune-ty di gente saggia e squattrinata, che usa al massimo i sacchetti del pane riciclati.
Però potete aderire alla petizione, che ci è particolarmente gradita perchè questi gentili signori dichiaravano di rispettare rigorosi standard ambientali, e poi utilizzavano fibre proveniente dalle foreste canadesi. Quelle che ci hanno messo millenni per formarsi, che stanno valorosamente combattendo, sempre più sole, contro l'effetto- serra. Perchè il ragionamento che si fa sui tovaglioli e i fazzoletti di carta è che sono "più igienici": uuuuh, quant'è più sano vivere in questa bella caldazza umida buttando via una manciata di alberi e virus ogni volta che ci soffia il naso...
Insomma, aderite qui, va' :http://www.greenpeace.it/community/index.php?id_campagna=1&id_action=6&type=2

QUEL 62%

di narcisismo me lo devo pur meritare, no? e allora darò per buono che stiate tutti fremendo nell'attesa del mio progetto annunciato e commentato con favore, e non dirò che in realtà non merita tanta aspettativa, e neanche vi dirò cos'è, non ancora. Perchè è la una e mezza e ho finito adesso di lavorare alla mia rubrica, che cito qui sempre per il mio 62% e per dare qualcosa da leggere all'amicae., su mentelocale. essa si chiama, indovinate un po'? , "Speriamo in bio" ma non parla di cibo, il link non ce l'ho ancora ma lo trovate. Poi: se riuscissi a mettere le categorie metterei anche l'apposita Mia Martini, e cmq ci sto, e pure al concorso letterario, se ci riesco (bello!). Ci sto al trivial se non ci sono veti figlieschi, e invece venaus me l'aggio a guarda' che non ci ho avuto tempo. Ho risposto a tutto? Che so bene che eravate tutti lì a aspettare me, vero?
E, per favore, che qualcuno tiri su di morale il gabbiano, senza crociate e con molte coccole, non se può più di vederlo rimuginare. anche se è arrivato il suo turno, ahilei.

lunedì, novembre 20, 2006

PROPONIMENTI



che, come tutti i proponimenti, avranno le loro brave eccezioni. il primo è quello di scrivere colorato, che già mi piaceva con la pennastilo e quindi anche qui. il secondo è quello di non scrivere più delle cose su cui tutto il web si anima: ieri mi sono fatta un giretto tra i blog, tanto per vedere chè ormai la giornata lavorativa si era traviata da sè, e ho notato tre cose. La prima è che la comune-ty spicca, pur sullo stesso universale argomento (tipo la campagna di repubblica), per originalità e lucidità di pensiero divergente. La seconda è che, nonostante tutto, è bello che la rete scateni e liberi rifessioni che forse altrimenti non verrebbero neanche mai fatte. La terza è però una sensazione di inutilità, per quanto mi riguarda: e parlo solo per me, naturalmente. Io sulle discussioni sono picciona, ci casco sempre, anche alle cene dove mai bisognerebbe farle. e sul blog uguale, che lì per lì mi sembra importante dire la mia chè mi indigno e mi lascio trascinare. ma in fondo ho pensato che è un po' inutile: se ogni tanto mi leggo con molto piacere il divergentpensiero della comune-ty è più che abbastanza. e
casomai ci discuto a una cena :-) Il che non vuol dire zero attualità - per esempio, il Secret Santa di oggi mi piace, ancorchè molto americano - ma poi il tempo umano è limitato, e ci sono fin troppe altre cose di cui invece nessuno parla.
Per esempio, i libri: e belle assai sono le citazioni metabolizzate del gabbiano e dellanessie. e su questa cosa - dei libri, non delle citazioni - ci ho un progettino che potrebbe diventare randomicamente collettivo. Adesso mi aspetto un sacco di curiosità da parte della comune-ty, così finalmente magari mi decido a farlo invece di rotolarlo in giro per la mente e lasciarlo lì.

domenica, novembre 19, 2006

POI BASTA CON LE COSE PESE, NEH?


La Lilla è la signora che mi aiuta a fare i mestieri, come si dice dalle mie parti. Ha due figli, la più grande ha iniziato la scuola media. Abitano in un quartiere popolare, come tanti: non particolarmente degradato, con una sua "vita di quartiere" in cui il tasso di istruzione non è alto e spesso prevalgono invidie e pettegolezzi di paese, che ora si modellano sulle telenovelas e i giornali da parrucchiere. Ma, insomma, non è certo la banlieu dei Tg. Si parla con lei del caldo che fa, e che sarà sempre peggio. "Ma è vero che sta per finire il mondo?" La Lilla mi spiazza sempre con queste domande, quando non sa qualcosa lo chiede a me. Cerco di spiegarle molto sinteticamente il riscaldamento globale e la fine delle risorse enregetiche, e che è probabile ci aspetti un periodo di casino. "Ma cosa può succedere?" insiste. Le dico che in verità non lo sa nessuno di preciso, purtroppo. " Sai, perchè l'hanno detto a mia figlia che il mondo sta per finire. Lei si è spaventata moltissimo." Penso a un discorso fra ragazzini e già mi si stringe il cuore, a immaginare 'sti pischelli che parlano di fine del mondo. "A scuola, gliel'hanno detto, l'insegnante - aggiunge la Lilla. Questa non è considerata violenza, non finisce su You Tube: epperò quell'insegnante è un criminale, a togliere ogni prospettiva a esseri che stanno crescendo e affacciandosi alla vita. E allora mi chiedo: non c'è forse da meravigliarsi se la classe di questa bambina non ha rovesciato e dato fuoco a tutto, piuttosto che stupirsi se - se - qualcuno lo fa? In questo natale australiano, la mia generazione ritiene di aver davvero diritto di rimproverare la mancanza di rispetto ai ragazzi? Due scuri non fanno un chiaro, come dice il GGG, e non è buttando i banchi contro le finestre che si risolvono i problemi, certo. Ma che faccia di tolla ci vuole, mentre gli orsi vagano in giro e le balene si spiaggiano e gli alberi non hanno ancora perso le foglie e gli iceberg arrivano in nuova zelanda e le guerre continuano a essere guerre (ops, peccato, errore tecnico), a rimproverare ai ragazzi di essere senza speranze. Meno male che una buona parte di loro se ne fotte di queste polemiche da sepolcri imbiancati, e continua a sperare nonostante.

sabato, novembre 18, 2006

BLEAH!

Che il gabbiano abbia ragione o torto (e io penso abbia ragione), mi disgusta questo tipo di giornalismo. Con il culo fermo sulla sedia, i signori di Repubblica.it spulciano You Tube alla ricerca di qualunque cosa possa parere violenta - e certo che lo appare, credete che i ragazzi si divertano a filmarsi mentre sudano sul compito in classe o mentre aiutano un amico? qualcuno si ricorda che nell'adolescenza ciò che conta è essere tosti? Trovano le perle che abbiamo visto, le mettono on-line così da farle vedere a chiunque, compresi tutti quei ragazzi che mai li avrebbero scovati e che magari gli viene qualche idea, no? Indi scatenano, forti della loro moralità (e qui se ne potrebbero raccontare delle belle sulla vita morale e l'alto senso civico dei giornalisti, ma non ce n'è bisogno giacchè la fama della categoria è esattamente quella) un bel coro di forcaioli a cui plaudono dalle colonne on-line. Contro chi? Contro i ragazzi, of course. Avete mai visto una redazione? Ci sono tre ossessivo-compulsivi costretti a digrignare i denti perennemente, e intorno un casino e un'incuria che fa schifo, ma ai giornalisti piace. Ci vedono il segno del genio. Quella dei liceali, invece, è vandalismo. E allora vien da pensare che l'obiettivo sia raggiungere lo stupendo risultato degli Usa, dove gli sceriffi entrano in classe a mettere le manette ai bambini che si ribellano alla maestra - succede, per chi si fosse perso la notizia - e gli assistenti sociali o i medici scolastici imbottiscono di Prozac gli altri. Dove le carceri sono state privatizzate, i detenuti lavorano in fabbriche delle stesse aziende che hanno comprato le carceri e, to', guarda, la popolazione carceraria è aumentata a dismisura.
Ma il brutto è che questi idioti che montano 'ste campagne - e che evidentemente non hanno mai letto neppure "Cuore" e non si ricordano che per ogni Franti c'è come minimo sempre un buon Garrone - non hanno obiettivi, se non quello di aumentare gli introiti pubblicitari di un'azienda che non gli vuole neppure rinnovare il contratto.
Come dice Cipolla, lo stupido è uno che ti fa un danno senza guadagnarci niente. Loro sono davvero semplicemente e ferocemente stupidi: e, ben più degli adolescenti che espongono al pubblico furore, non afferrano le conseguenze delle loro azioni.. E a me mi viene un senso di schifo che, se non mi fosse costato lacrime e sangue, il mio tesserino dell'ordine dei giornalisti lo butterei nel cesso. Con tutte le cose intelligenti che bisognerebbe dire, prima che sia troppo tardi perfino per dirle...

venerdì, novembre 17, 2006

MANIFESTO


Le barche di lago - del mio lago - non hanno àncora. Hanno vele rettangolari, semplici come una tenda. Non serve altro, di giorno la breva soffia da sud e le spinge su verso l'alto del làc, al tramonto arriva da nord il tivàn e le riporta a casa. All'arrivo, si legano per un poco alla riva, un nodo lento e fermo che le streghe del lago possono sciogliere per volare in Africa con la barca, di notte. L'àncora che non c'è non si butta, il fondale è troppo profondo.
Quando soffia la tramontana, feroce e gelida, si chiama solo "vento". Se una barca di lago viene portata in un posto pieno di Vento, accetta anche l'àncora. Là fuori è mare, non ci sono rive e pontili, anche se ci sono le stesse streghe che fanno gli stessi voli, di notte. La barca sa che ha bisogno di un'ancora, la sua vela rettangolare la porterebbe lontano spinta dal Vento, senza mai potersi fermare a pensare, a riposare. Così l'ancora, pesante, salda, incostrata della sua ruggine e di alghe gentili e vischiose, è laggiù, con un tonfo sordo ha afferrato la sabbia: dall'alto le arriva il movimento. Fluttua la barca con la sua lunga catena forata, e chi può distinguere il movimento della barca da quello del mare? Vibrano gli anelli, si tendono e si rilassano, disegnano curve nell'acqua e si raddrizzano di colpo, pesci e meduse guizzano intorno.
La barca non è mai ferma: ha piegato la sua vela, il grande mare non è per sempre per tutti. Ciò che importa è la danza dell'acqua, i tramonti del cielo. Gli spruzzi che saltano a bordo, il giallo sole dell'inverno, saette nelle notte laggiù all'orizzonte, nere nubi di temporale. e pesci e colori e oggetti che galleggiando spariscono alla vista, e profumi aspri da riva. a bordo amici che cantano e piangono e sotto il sedile, ben al fresco, due birrette.
Legate l'una all'altra da un filo duttile e forte, l'ancora vive la sua vita da àncora, la barca da barca.
E poi ci sono i giorni che laggiù, proprio laggiù ! bisogna andare. e la barca prende a bordo l'àncora e al riparo della velatenda volano insieme sull'acqua, ferro e legno, memoria di bosco e memoria di fucina. e la barca accoglie il peso dell'àncora, e l'àncora scivola sulla levità della barca, e di schiuma in schiuma si va, incontro al grande mare. E poi si fermano, e l'àncora torna alla sua vita di àncora, e la barca di barca, legate da un filo duttile e forte. fino a che il grande mare chiamerà di nuovo.

mercoledì, novembre 15, 2006

AH, NESSIE, GUARDA UN PO' IL PRIMO!

Personality Disorder Test Results
Paranoid |||||| 26%
Schizoid |||||||||||| 50%
Schizotypal |||||||||||||||||| 74%
Antisocial |||||||||| 38%
Borderline |||||||||||| 46%
Histrionic |||||||||||| 42%
Narcissistic |||||||||||||| 58%
Avoidant |||||||||| 38%
Dependent |||||||||| 38%
Obsessive-Compulsive |||||||||||||||| 62%
Take Free Personality Disorder Test
personality tests by similarminds.com

UNA VOLTA LO SCANDALO...

si doveva soffocare a tutti i costi. Il signorino incintava la cameriera, la madre del signorino filava via la cameriera con il suo pancione e s-ciao. se necessario, il silenzio si pagava: quello delle amanti, della ragazze oneste intortate con la promessa di sposarle, degli amanti delle mogli bene, dei fidanzati inopportuni che era meglio sparissero... non erano loro a ricattare - se non mi dai i soldi metto il filmino hard su internet - ma i bravi borghesi a offrire denaro. purchè non si facesse scandalo. Buuuh, che morale del cazzo, si può fare purchè non si dica. Ci faceva schifo, a noi beat-generation, questa morale. E ci fa schifo ancora, se per esempio suggerisce che la vittima di una violenza debba tacere e non denunciare chi l'ha violentata.
Ma in certi casi abbiamo il dubbio che fosse comunque meglio di quella attuale. Perchè io, per rispondere al sacrosanto post dellanessie, davanti al caso della Supplente Porcona, mi sono chiesta: a parte lei, che dicono sia psicolabile e probabilmente lo è (a meno che fra un anno non esca un suo libro o un suo film, chè allora forse mica tanto) ma 'sti ragazzini come possono aver vissuto la cosa? Che io maschietto non sono, ma credo che a quell'età lì possa anche capitare di fare esperienze sessuali in situazioni un po' anomale, al riparo del gruppo: quando i giornali parlano di "branco" parlano proprio di quello, della paura che spinge a essere aggressivi (non che giustifichi, ovviamente).
E a questi qui gli capita una supplentina fuori di testa e immagino che, imbarazzo a parte che si vede perfino nelle interviste, non gli sembri vero. Ma tutto è interruptus sul più bello, e amen. L'imbarazzo cresce, ma dopotutto cosa stava succedendo? uno di loro stava facendo (o subendo consenziente) sesso, gli altri guardavano. La letteratura è piena di scene di questo genere, e una ragione ci sarà. Il posto è anomalo, è una scuola. Dove si presume che gli insegnanti siano "guide morali" per gli allievi e, come dire, a chiunque abbia un figlio in età scolare la pretesa appare eccessiva, visto appunto il livello degli insegnanti. però è giusta, in teoria.
allora, giusto allontanare l'insegnante che autorizza la schizofrenia fra amore e sesso, anche se è tutto da dimostrare che la visione giusta sia quella di mischiare le due cose. dopodic, silenzio. ai ragazzi si parla, si cerca di fargli capire che non è stata tanto bella cosa, non si drammatizza eccessivamente tanto più se non sono stati loro a pensarla. Invece no: se ne parla sui media, diventano famosi, i compagni gli si fanno intorno per sapere com'è andata veramente (e si può giurare che nel frattempo sarà diventata un'esperienza che neanche nel film più porno che c'è), li ammirano. i genitori si preoccupano della loro infanzia violata (a 14 anni, quando gli ormoni li farebbero ballare su un filo per un bacio), si avanza addirittura l'ipotesi che l'insegnante li abbia "corrotti" promettendo buoni voti (! incommentabile). E io mi chiedo: ma questi rgazzini, che vita sessuale avranno? Si aspetteranno che come una donna fa un'avance scattino i flash dei fotografi? Penseranno che è un comodo modo per diventare famosi e ammirati? Saranno terrorizzati da qualunque donna gli si avvicini? Si porteranno dietro per sempre l'impressione che il sesso sia comunque una fonte di guai, che le donne son tutte puttane, che sono stati davvero violati e corrotti? che il sesso è "cosa sporca", come si sosteneva un tempo, tanto da richiedere un lavaggio generale e pubblico delle coscienze. Forse nulla di tutto questo, d'accordo: ma se è vero che l'approccio al sesso, e soprattutto ai rapporti uomo-donna, è tema delicato, tutti quelli che hanno montato il caso mi sembrano assai più colpevoli della supplentina furbina o tontina.

martedì, novembre 14, 2006

AQUILONI


No, no, è sbagliata la metafora. Parlo di spettacoli, acquari e zuppe di pesce. Chè una zuppa di pesce la pensi, la prepari, la curi, la cuoci, la assaggi fino all'ultimo se sei un po' maniacale, e poi - glub - sparisce dentro a uno stomaco. e certo che è atto creativo pure quello, tanto più se ti viene in mente guardando un acquario con un bel cinismo, ma bisogna pur ammettere che c'è una creatività "alta" e una creatività "bassa".
Di quest'ultima la vita della comune-ty è piena, per necessità e per ingegno e per puro piacere. e probabilmente la vita della comune-ty è piena anche di creatività alta, solo che qualcuno decide che è il momento di osare e qualcuno non ancora, e un po' come in tutto ci diamo i turni anche qui. La distinzione fra la creatività alta e quella bassa ve la lascio fare a voi, che secondo me ognuno la sa di suo ed è anche un po' variabile nei suoi criteri; me ne sto sul fatto che c'è e che nessuno di noi si aspetterebbe la stessa reazione di fronte a un testo, una regia, una programma, un libro, un racconto.... e via di seguito, che di fronte a una zuppa di pesce.
Perciò, cambio metafora. E dichiaro che un risultato della creatività alta è un aquilone. Sì, d'accordo, mica è una metafora tanto originale, ma se la usano tutti è perchè è giusta. Perchè un aquilone lo costruisci, ci metti dentro tuoi colori o il tuo buio e poi puoi anche tenerlo in angolo della stanza e ogni tanto lo guardi e sospiri un po' a metà tra la gioia e la tristezza. Ma quando lo porti fuori, allora c'è solo un filo sottile tra te e lui. E capita anche che il vento ti strappi di mano il filo, a volte. O magari si mette a piovere, e i colori si sbavano un po'. Sono i rischi dell'aquilone. Ma tu l'hai portato fuori apposta perchè voli, e le ali sono sue. Un aquilone legato con un filo di ferro, che va solo dove tu vuoi che tu vada, non ha più niente a che fare, lo regaliamo alle guide turistiche per farsi vedere dai giapponesi ingruppati che sennò si perdono. E tenereun pochino il filo senza metterci i piedi sopra non è mica facile, nè mentre si costruisce l'aquilone - che sei lì sul poggiolo e flap, un vento di colpo te lo sta portando già via: lo tieni, mica è finito ancor, ma se lo stringi troppo lo rompi. e, to' guarda, il colpo di vento ti ha fatto vedere dove starebbe bene un bel rosso, chè bisogna anche sapere quando l'aquilone un pochino vuol farsi da sè - nè, soprattutto, quando lo lasci andare.
E allora, secondo me l'amicae. ha tenuto bene il filo del suo testo-aquilone. che non importa se non era proprio come l'avrebbe pensato lei, o se non era come se lo aspettava chi il testo l'aveva letto. Il testo c'era, funzionava, era lì sulla scena e la gente ghignava - che è molto, molto difficile far ghignare la gente, soprattutto con intelligenza. e l'amicae. in ultima fila, lo lasciava volare. sì, d'accordo, non c'era proprio quella bella tramontana che ti porta via, ma insomma volava. per conto suo, che è quello che bisogna avere il coraggio di lasciargli fare. e che è è quello che conta. io fosse per me nel prossimo ci metterei un po' più di senso ultimo, che una bella storia val la pena che scavi anche un po' di più, ma ci saranno altri aquiloni e questo non è il tema del post. magari ne parliamo alla beauty-farm :-)

POST PER L'AMICAE.


Chè mi sono svegliata pensando che oggi avrei scritto un post per lei e il suo spettacolo - che rigorosamente non nomino qui :-) - e lei ne aveva scritto uno per me. Che quando dice "non so tu, ma io" ecco, anch'io, preciso preciso. E davvero è proprio bello sapere che da qualche parte, ma è ancor meglio perchè è qui vicino, c'è un'altra diversamentesquilibrata che mi capisce benissimo. E che un po' cerca di razionalizzare, ma mica tanto chè poi si rovina tutto a furia di ragionare. e che lei si sta leggendo Donne che pensano troppo e io un libro sui timidi e dentro ci scopro cose interessanti, perchè alla fin fine la serata Francamente Me Ne Infischio - ci sto! quando? - bisogna prenderla con una lunga rincorsa. E che se trova un qualche psicotico che ci paghi la beauty-farm in cambio dell'adorazione dei nostri piedi (che potrà ammirare mentre noi ci facciamo le chiacchiere sul bordo della piscina) io ci sto subito anche ai quindici giorni, o venti perfino. Ma che intanto sto già meglio, perchè mille dubbi e esitazioni hanno preceduto la pubblicazione del mio post, che era una specie di outing dato sì il mio ruolo nella comune-ty reale, e alla fine però mi sono detta che la Visione Monolitica delle madri, o sister, o dei nati prima come si diceva all'asilo della nessie, mica fa bene a nessuno. e che c'è gente che sbandiera ai mille venti tutti i cazzacci suoi urlando nel cellulare davanti ai figli, cognati, astanti, e che a me tutta questa Riservatezza Galattica mica mi ha portato gran frutti. Allora mi normalizzo un po', che c'è questa medusa immensa che è meglio se ogni tanto ne scrivo invece di farmi beccare dai virus. E poi mi leggo il post dell'amicae. e sto ancora un po' meglio, che tutto passa dal blues al jazz. e adesso le scrivo quello per lei, chè mica me ne sono dimenticata.
e allora stai lì, con la boule sullo stomaco che un qualche virus ti ha beccato e anche il tuo medico ti dice questi sintomi non hanno nulla di umano, sarà cimurro bovino. e cazzi tuoi che c'hai un medico col senso dell' iùmor, che ti tranquillizza e ti fa ridere anche se il mal di stomaco perdura. e poi ti suggerisce una vendetta bellissima, chè se è davvero uno stupido virus gli facciamo quello che noi ci stiamo facendo da soli, gli cambiamo l'habitat per rendergli la vita impossibile. E glielo cambiamo come? bevendo acqua e limone calda. Geniale, no? Ma poi ti dà anche i rimedi omeopatici che, giusto per far dispetto alla medicina normale, funzionano, e così ora sei qui sempre con la boule ma seduta. chè star di lì sul divano, con dylan che mugola nasale e due grattini sulla testa quando non deve girare la pagina dell'intellettualissimo Julia, la depressione diventava cosmica e due lacrimucce si affacciavano furtive ad onta della mia venerabile età. chè quando gli chiedi l'acqua calda col limone te la porta bollente, forse pensa che tu voglia metterla nella boule. e per la tua sigaretta della disperazione - peggio di così non posso stare, e naturalmente mica è vero - ti porge il portacenere di cristallo che poi andrà lavato e ingombrerà mezzo lavandino, chè pensarci prima che quando uno fuma ha bisogno il portacenere è un casino per un Vero Uomo Oberato di Preoccupazioni, e tornare di là in cucina dove c'è quello di plastica magari perde il filo. E quando si risiede sospira, ohiohiohi che vita dùra con la moglie che l'è malada. e va bene, va bene, ti fai l'autocritica. gliel'hai detto tu di lasciarti stare per un po'. e mica hai aggiunto la clausola in piccolo che quando uno sta male gli fa piacere se un altro si interessa e un pochino, giusto un pochino, partecipa. Ma egli è forse uno niomo, che prende tutto alla lettera? o un soldatino del furher, che lo sai che è cosa da non dirsi, ma sarebbe ancor più da non farsi. E quando ti alzi e te ne vai dal tuo divano di dolore è evidentemente arrivato a quando julia è sola nella stanza con la maniaca che fa a fette le vittime, perchè manco ti chiede se stai meglio, manco alza lo sguardo.
E in questa comune-ty in cui adesso tira forte aria di piantaggi e tristezze, io penso che a 14 anni non capivo perchè Clark Gable si scusasse con Rossella del suo "comportamento indecoroso" da ubriaco: o scemo, non vedi che sta canterellando? Ma è una delle poche scene veritiere del cinema sui rapporti uomo-donna: semplicemente, non ci arrivano a guardare, ad ascoltare. e manco sono tutti Clark Gable, per di più.
Vabbe', facciamo che questo virus picchia sull'umore, va'.

lunedì, novembre 13, 2006

DOPO BLAIR, IL PAPA


A poca distanza uno dall'altro, il liberista e guerrafondaio Tony Blair e il Difensore degli Embrioni Benedetto XIV si sono accorti che siamo nei casini.
Il primo, dopo aver contribuito a incendiare mezzo mondo per assicurarsi il petrolio che rimane, si è accorto che il suo mentore daboliù ha cannato tutte le previsioni, compresa (speriamo) quella di un dominio incontrastato sul mondo, e si è smarcato proprio sul tema dell'energia e dell'ambiente. Benvenuto, mr. Blair, peccato che il riscaldamento globale sarebbe stato un tantino minore senza tutti quegli arei mandati su e giù con bombe e soldati, senza i pozzi di petrolio incendiati, senza le enormi risorse sprecate in una guerra insensata. Che, evidentemente, non sta dando i risultati sperati neanche per gli accaparratori di petrolio, se si svegliano così all'improvviso gridando "allarme, allarme, c'è qualcosa che non quadra." Ma va'...???
Ma ora interviene anche il papa, e secondo Repubblica.it lo fa così. " (...) ha puntato il dito contro i comportamenti dell'Occidente ricco, e la struttura economica dell'economia mondiale "che destina le maggior parte delle risorse del pianeta a una minoranza della popolazione". Per risolvere il problema, ha concluso il Pontefice, "è necessario convertire il modello di sviluppo globale". Ma anche "ogni persona e ogni famiglia può e deve fare qualcosa per alleviare la fame nel mondo adottando uno stile di vita e di consumo compatibile con i criteri di giustizia"
Fine citazione. Bisognerebbe saperne di più anche sul resto del discorso, ma in ogni caso non si può dimenticare l'enorme "serbatoio di anime" costituito dai Paesi del Terzo Mondo (che ora non si sa più come chiamare, perchè "terzo mondo" non gli piace e hanno ragione, chiamamoli dunque "Paesi diversamente sviluppati"): ragion per cui, non è che proprio l'appello del papa sia disinteressato. Ma non si può negare che abbia comunque un valore, e si può sperare che induca qualcuno di più a ragionare: la signoravenenzia mia condomina, per esempio, chè la prossima volta che mi stuzzica ci sfodero il papa e voglio vedere come se la cava.
Certo che a noi, che ci sobbarchiamo i chili di carta e vetro da riciclo da più di un decennio, che compravamo bio quando tutti ci prendevano per il culo, che siamo stati davanti alle scuole a volantinare contro il nucleare e che eroi non siamo sicuro ma neanche ecologisti dell'ultima ora, ci fa un po' strano pensare a un papa che di punto in bianco si accorge dell'esistenza delle multinazionali: mica lo schifiamo come compagno di strada, e neanche ci aspettiamo di vederlo compilare i Bilanci di Giustizia (quanto per le scarpette, Santità? e cosa ne dice se invece di andar di qua e di là con l'areo facciamo un biglietto chilometrico? ), siamo comprensivi, suvvia.
Però, visto che ci esorta tutti a fare uno sforzo - parole sante, come si dice - sarebbe bello vedere cosa fa anche lui, no? Che in fondo, cazzo, ci ha tutto uno Stato, mica un appartamento: e lampadine a risparmio, riduttori di flusso, giardini curati solo con i prodotti bio, pranzi di lavoro altrettanto e, perchè no, il mercatino dell'usato per i vestiti dei preti, che tanto non van giù di moda. Non sarebbe più efficace di un discorso della domenica?

venerdì, novembre 10, 2006

NATALINPROPR


e vabbe' che non c'è bisogno di dirlo, in questa comune-ty di precari che più precari non si può, ma oggi sono andata all'Upim - più pessima di pria, ora che è di bel nuova - e col caldo che faceva c'era già tutta la roba di natale. e per una volta non mi ha fatto voglia, mi ha fatto un po' di tristezza. e così rilancio il mio vecchio pallino del natale autoprodotto, chè quest'anno è anche scelta politica, sicura di trovare un intelligente sostegno nell'amicae., i cui regali autoprodotti sono sempre stati un pregio. sì, lo so, ci vuol tempo, fantasia (un po'), pazienza, e anche preveggenza chè alcuni vanno preparati già da ora. ma oggi più che mai s'ha dda fa', e il perchè politico lo scrivo un'altra volta - anche se sono sicura che lo sapete già - perchè per stasera già troppo scrissi. sarà il mio tormentone natalizio.

DELL'OTTIMISMO


Che a questo ragionamento mi ci porta la nessie, con la sua nota sull'ottimismo mio e di KGgb di questo periodo postale, nel senso dei post.
Perchè vero che fra noi ci sono i giustamente ermetici - che poi nella comune-ty è tutto un gran chiedere "ma cos'è, cosa vuol dire, perchè ha scritto così, manno vedi quella frase lì, no, guarda quell'altra" , ma questo ognun di noi lo sa - ma me l'ermetismo mica mi è venuto mai tanto bene. E d'altro canto, un post non è la chiacchierata notturna con l'amica che viene da roma e non dorme per ascoltarti (o che tu non dormi ecc., sennò che amicizia sarebbe se non si stesse sulla giostrina quella maffa pedagogica della nessie?).
e così qui dico solo che uno dei più bei complimenti che mi siano stati fatti risale a un po' di anni fa, quando i raghi (due figlie e un brother), tornando dall'aver visto il disneyano Nemo mi hanno detto "Vai a vederlo, ci sei troppo tu!" E io sono andata, e c'era questa Dory svanita che saltava fra le meduse e si divertiva un mondo e io mi sono sentita proprio capita. Perchè invece a un sacco di gente sembro una pessimista tendenzialmente depressa con sfumature paranoidi - gente che mi vuol bene, peraltro, ma che vede di più quello che sembro - quello che dico, magari - di quello che sono.
Perchè è difficile, troppe volte, far capire che il proprio modo di fare le cose è buttarsi fra le meduse sapendo che si arriverà dall'altra parte, ma lo si può fare solo dopo che si è capito il problema. E troppo spesso questa ricerca di ragioni sembra una specie di lusso, una tappa inutile o magari una depressione cosmica.
Invece uno si rintana un po' dentro di sè, lascia che le mani e un pezzo di cervello facciano le cose che devono fare mentre un altro pezzo di cervello accumula dati, impressioni, sogni (anche quelli veri, un sacco di dritte mi vengono dal mio inconscio), ragionamenti, discussioni davanti allo specchio. A volte, per forza, c'è anche tristezza in tutto questo. A volte tutto quel lavoro lì prevede tappe di tristezza, a volte anche la conclusione può essere triste. ma triste non vuol dire pessimista, vuol dire solo che la soluzione sarà più difficile da trovare. Ma un soluzione c'è sempre, io credo. Se servono occhiali diversi per vederla, sto ferma un po' e usmo tutt'intorno, di solito arrivano. magari in un libro, magari in una sola frase. e si riparte, hop, un'altra medusa.
così adesso è un periodo così, e non so ancora se la tristezza è una tappa o una conclusione. ma sono contenta che sembro ottimista: perchè il primo senatore socialista u.s.a. sarà di sicuro un pirla ma è bello che ci sia, perchè lula ha vinto, perchè i maestri han bisogno lo stipendio, perchè le figlie sono come sono, perchè ci sono i pensieri sugli specchi e l'ombra, perchè gli amicici sono proprio belli e importanti, quelli della comune-ty e quelli che no. e allora, in questa stupida età di bilanci per forza (amicae., altro che orologio biologico...) io non posso perdere tutti questi pezzi del mondo e di me per una tristezza, neanche se fosse/sarà/sarebbesse/sarù una grande tristezza. devo cambiare un sacco di cose, forse, e un po' ci penso e un po' comincio a farlo e poi da una medusa si passerà a un'altra. anche se non è proprio facile come raccontarlo qui.

DUE SORRISI NOTTURNI


... uno per figlia. una perchè me la vedo tornare da teatro con la gonna: nel suo stile serio e sobrio, ma, perdio, è una gonna. e sembra non abbia mai portato altro, lei che fino a due mesi fa eran tutti lì a dire "ma dài, ma non puoi mica essere così poco femminile!" e anche a me lo dicevano, e io facevo il tifo per questa figlia in pantaloni che quando è il suo momento, e non prima, le cose le fa e le fa bene. e dimostra di far suo il mondo di fuori, quando è necessario, senza lasciare che il mondo si imponga a lei, senza adeguarsi piattamente o ribellarsi senza scopo. L'altra perchè aaahhh, questo festival me l'ha portata via, ahimè ahimè, ma mi posso anche prendere per il culo però mi è mancata, che era così in mezzo a tutti i suoi doppi tripli quadrupli stravolgimenti, che "vedi? cosa ci posso fare se le cose mi cadono addosso?" E adesso che si è fermata, mi ha chiamato tornando a casa e abbiamo fatto tutta la strada insieme col telefono, e recuperato un po' di chiacchere rimaste indietro: e questa figlia l'ho trovata bella saggia e bella tosta, chè io lo so che lo è ma non so mai quando lo sa lei. e sono stata contenta di non aver detto nulla e di lasciare che se ne accorgesse da sè, che ragionasse sulla propria esperienza e decidesse secondo la sua testa, anche se il suo cuore ne va un pochino di mezzo, ma ogni tanto nella vita capita così. e mi è piaciuto, ma tanto, il suo modo di non farsi troppo male, senza negare nulla. e allora due figlie così sono molto di più di un sorriso, o forse sono un sorriso che vale sempre, che fa tutta la strada con te.

giovedì, novembre 09, 2006

SORRISO


Ma sono tornati tutti! Be', quasi tutti, chè la gattadinah ancora latita, e anche il chimico del miele. Ma la schietta nessie, il poetico KGgb, i diversamente ermetici brother e amicae. Tutti lì, che io mi alzo all'alba del mezzogiorno e do un'occhiata e ancora in camicia da notte mi dico che solo un attimo e invece c'è un sacco da leggere, tutta la comune-ty che fa più bello il risveglio. e così sono ancora qui in camicia da notte e sorrido. Poi stasera torno anch'io e mi guardo meglio il pastore aggiunto e magari lascio qualche commento qua e là - nessie, cos'hai combinato che non te li posso più lasciare? - e ci metto qualcosa sul gufo e il suo ottimismo. che non è così vero, ma per il momento è tutto goduto dalla sconfitta di Bush, almeno. E dalla notizia incredibile che al Senato americano è entrato il primo socialista - sono in ritardo di un po', circa un secolo sano sano, ma insomma...

sabato, novembre 04, 2006

UN MAESTRO MOLTO MAGRO


ed ecco, del tutto imprevisto, che a tirarmi fuori dalle mie seleniche riflessioni arriva un bustone di Action Aid.
Dentro c'è il solito bollettino, ma c' è anche la foto di una bellissima bambina e, accanto, quella di un ragazzo sfigatissimo. magro, con un'aria da più sfigato da quello che è che ricorda quella della mia generazione negli anni '60, due occhi castagne e un sorriso un po' imbarazzato davanti all'obiettivo.
Si chiama Narayana e il cognome ve lo risparmio perchè sembra una stazione del Galles, e tutto il giorno fa il raccoglitore di bambini. Già dal mattino è alla stazione, li cerca mentre scendono dai treni, quando si tirano su da dove hanno dormito, quando chiedono l'elemosina. E, dopo averli avvicinati con mille cautele perchè non si spaventino e non scappino, li convince ad andare con lui, spesso con la promessa di un pasto.
E li porta nel centro di accoglienza di Azione Aiuto.
Pensavate tutto il contrario? Avete tirato un sospiro di sollievo? Anche quei bambini lì. Perchè non gli sembra vero di poter stare in un posto dove nessuno li picchia o li sfrutta, non gli sembra vero di poter mangiare e perfino studiare, di avere un posto asciutto, sicuro e sereno in cui vivere.
Non si sa quanti siano i bambini di strada in India, perchè molti neonati non vengono denunciati all'anagrafe, ma si pensa siano 11 milioni. Un quarto della popolazione italiana, sottolinea Action Aid. I centri di accoglienza aperti dall'organizzazione sono finora 8.
Narayana ha 21 anni: in un Paese in cui milioni di bambini lavorano in condizioni durissime fin da quando ne hanno 7, o 4, lui è pienamente un adulto. Ed è felice, ci dice nel depliant, di fare il suo lavoro. Settemila bambini, finora, sono stati salvati dalla strada e dalle sue ovvie conseguenze: chi può e vuole torna in famiglia, che viene aiutata a prendersene cura, chi non ha famiglia viene avviato a un lavoro attraverso l'istruzione e la formazione professionale.
Action Aid, che seguo nel suo lavoro da tanti anni, si è trasformata da organizzazione puramente assistenziale a organizzazione che interviene, a volte molto criticamente, con intelligenza per migliorare le condizioni di vita della gente in un'ottica che privilegia il raggiungimento dell'autonomia delle persone, delle famiglie, dei villaggi.
E l'India, nonostante si legga del suo boom economico, è un Paese in cui i poveri, i contadini, gli urbanizzati, sono massacrati dalle multinazionali: e massacrati è, nel loro caso, un termine anche fisico. Ci sono racconti di Vandana Shiva, un'ecologista indiana autorevole e capace di intuizioni geniali e a volte anche poetiche, su quello che hanno fatto e fanno le multinazionali nel suo paese che mettono i brividi. I bambini raccolti da Action Aid sono una delle conseguenze di questo tipo di politica e di sfruttamento senza limiti.
E allora, certo, ci vogliono soldi: e lo so che è una menata, e che non possiamo sentirci responsabili per tutto il mondo, ecchecazzo anche noi siamo sempre lì a litigare con il bancomat (e vince sempre lui, per di più). Ma ci vogliono 100 euro per dare un mese di stipendio a un insegnante del centro di accoglienza. La cifra si commenta da sola, e sarà che c'è già il mio post sul Messico dove gli insegnanti invece li hanno ammazzati, sarà che nella comune-ty la vocazione didattico-pedagogica è forte, sarà che quello sfigato di Narayana mi pare che abbia diritto a un po' di soddisfazione anche lui, chè lui i bambini li prende e li porta lì ma poi lì c'è anche un maestro, che bello. Sarà che mi fido di Action Aid perchè so che i pazzi ci sono, e sono ben di più di quel che sembra. Sarà che mi fido perchè di qualcuno ci si deve pur fidare e di loro ne ho letto tanto da fonti diverse, e sempre bene.
Sarà che ogni volta penso che solo per caso sono nata qui e non là. Sarà che ho il cuore tenero, ma insomma io rilancio l'appello alla comune-ty: li mettiamo insieme 'sti 100 euri? Che se li mettiamo insieme a ognuno viene poco, ma per il maestro è sempre tanto. e se poi per caso al maestro ci paghiamo due mesi ancora meglio, ma uno è già qualcosa.
Così, la Nessie finisce il festival martedì, e io la delego d'autorità a raccogliere i vostri contributi, se ci saranno: perchè lei vi vede di più e perchè io non avrei il coraggio di ricordarvelo, e magari lei sì. Voi mettete: se ne mancano li aggiungo io fino ad arrivare a 100, sennò ci metto la mia parte in proporzione. Se volete, aderite nei commenti qui sotto. Se non volete, nessuno se la prende salvo il maestro.

Ah, ovviamente la foto non viene dall'India: è stata scattata nei primi anni del '900 negli Stati Uniti, da Lewi W. Hine. come dire, un secolo fa non bastava neppure nascere qui. Tutta la serie di foto, una più bella dell'altra, la trovate su:http://www.historyplace.com/unitedstates/childlabor/

venerdì, novembre 03, 2006

E ALLORA FACCIAMO...


... a chi non scrive e perchè, che dopo la giornata di internazionalismo anch'io ho latitato. che un par di giorni non è molto, forse, ma per una grafomane è già parecchio.
e allora potrei dire dello shopping con Gg - che, udite udite, si comprò vestiti da donna! moderatamente, s'intende, e ancora non ha finito, però.
o potrei dire che il lavoro in fase di progetto porta via più tempo ed energie di quando c'è, e in più non si guadagna un cazzo, altro che bancomat silente.
o potrei dire di scazzi perduranti, ma con ciò mi indigno lo stesso per i due ceffoni della debo chè quelli non si danno e non si accettano, mai. e da nessuno.
o potrei dire, per passare a cose liete, di due amiche che non sentivo da mesi e che nel giro di due giorni si fanno entrambe vive con un sms. e al momento sono rifinite nel nulla, ma è bello lo stesso.
o potrei dire del blog ad personam con l'amica triz, che ormai quasi tutte le sere ci scriviamo.
e potrei dire anche un sacco di altre cose, che sono quelle che fanno la vita anche quando ci sembra che la giornata sia volata via senza nulla di interessante dentro, e non è mai vero.
ma la verità è che non scrivo perchè mi sono persa in rilfessioni sugli specchi. sugli specchi e l'ombra. sul perdere la propria ombra, sullo scappare dalla propria ombra, sull'uscire dallo specchio e poi? chi c'è dentro lo specchio? sul guardare lo specchio quando tu non ci sei dentro, sul vedere il mondo rovesciato, sullo specchio diviso in due ante che se non sono perfettamente allineate ti fa nano, o monco, o bassissimo, o picassiano - ore ci passavo, da bambina.
Ma se dicessi queste cose il mio blog finirebbe per assomigliare a quello dell'amicae. , e senza neanche il miele dentro. perciò mi astengo, per il momento. ma presto torno.