venerdì, novembre 10, 2006

DELL'OTTIMISMO


Che a questo ragionamento mi ci porta la nessie, con la sua nota sull'ottimismo mio e di KGgb di questo periodo postale, nel senso dei post.
Perchè vero che fra noi ci sono i giustamente ermetici - che poi nella comune-ty è tutto un gran chiedere "ma cos'è, cosa vuol dire, perchè ha scritto così, manno vedi quella frase lì, no, guarda quell'altra" , ma questo ognun di noi lo sa - ma me l'ermetismo mica mi è venuto mai tanto bene. E d'altro canto, un post non è la chiacchierata notturna con l'amica che viene da roma e non dorme per ascoltarti (o che tu non dormi ecc., sennò che amicizia sarebbe se non si stesse sulla giostrina quella maffa pedagogica della nessie?).
e così qui dico solo che uno dei più bei complimenti che mi siano stati fatti risale a un po' di anni fa, quando i raghi (due figlie e un brother), tornando dall'aver visto il disneyano Nemo mi hanno detto "Vai a vederlo, ci sei troppo tu!" E io sono andata, e c'era questa Dory svanita che saltava fra le meduse e si divertiva un mondo e io mi sono sentita proprio capita. Perchè invece a un sacco di gente sembro una pessimista tendenzialmente depressa con sfumature paranoidi - gente che mi vuol bene, peraltro, ma che vede di più quello che sembro - quello che dico, magari - di quello che sono.
Perchè è difficile, troppe volte, far capire che il proprio modo di fare le cose è buttarsi fra le meduse sapendo che si arriverà dall'altra parte, ma lo si può fare solo dopo che si è capito il problema. E troppo spesso questa ricerca di ragioni sembra una specie di lusso, una tappa inutile o magari una depressione cosmica.
Invece uno si rintana un po' dentro di sè, lascia che le mani e un pezzo di cervello facciano le cose che devono fare mentre un altro pezzo di cervello accumula dati, impressioni, sogni (anche quelli veri, un sacco di dritte mi vengono dal mio inconscio), ragionamenti, discussioni davanti allo specchio. A volte, per forza, c'è anche tristezza in tutto questo. A volte tutto quel lavoro lì prevede tappe di tristezza, a volte anche la conclusione può essere triste. ma triste non vuol dire pessimista, vuol dire solo che la soluzione sarà più difficile da trovare. Ma un soluzione c'è sempre, io credo. Se servono occhiali diversi per vederla, sto ferma un po' e usmo tutt'intorno, di solito arrivano. magari in un libro, magari in una sola frase. e si riparte, hop, un'altra medusa.
così adesso è un periodo così, e non so ancora se la tristezza è una tappa o una conclusione. ma sono contenta che sembro ottimista: perchè il primo senatore socialista u.s.a. sarà di sicuro un pirla ma è bello che ci sia, perchè lula ha vinto, perchè i maestri han bisogno lo stipendio, perchè le figlie sono come sono, perchè ci sono i pensieri sugli specchi e l'ombra, perchè gli amicici sono proprio belli e importanti, quelli della comune-ty e quelli che no. e allora, in questa stupida età di bilanci per forza (amicae., altro che orologio biologico...) io non posso perdere tutti questi pezzi del mondo e di me per una tristezza, neanche se fosse/sarà/sarebbesse/sarù una grande tristezza. devo cambiare un sacco di cose, forse, e un po' ci penso e un po' comincio a farlo e poi da una medusa si passerà a un'altra. anche se non è proprio facile come raccontarlo qui.

3 commenti:

lanessie ha detto...

l'ho risolto, l'ho risolto il problema dei commenti...spero...

lastreganocciola ha detto...

oh yeah, chissà come c'ervate riuscite, tu e L'Aura...

lanessie ha detto...

è che io le meduse me le piglio in piena faccia...:O)