venerdì, gennaio 29, 2010

MIGRANTI


L'ennesima malefatta di Silvio il flagello diddio è la deregulation sulla caccia. Vien fatto notare, non bastasse la previsione di strage di animali, che si potrà sparare in agosto, quando per boschi e prati ci sono anche villeggianti, specie umana finora protetta.
Ma forse non è un caso che il provvedimento liberalizzi la caccia nel periodo delle migrazioni, che qualcuno glielo dica che non si tratta di un replay di Rosarno che tanto gli è piaciuto...
Nell'intanto, sostenete e diffondete l'appello delle 100 associazioni, va'.

CACCIA, “BERLUSCONI, FERMA LA STRAGE”.
Appello di 100 associazioni da tutta Italia al Presidente del Consiglio
“Cancellare l’articolo 38 dalla Legge Comunitaria. E’ un inganno all’Europa e ai cittadini italiani e il via libera ad nuovo assalto agli animali”.

“Ci rivolgiamo a lei, Signor Presidente, perché intervenga immediatamente e impedisca
l’approvazione dell’articolo 38 della Legge Comunitaria, oggi in aula al Senato. Un articolo
ingannevole, che traveste da risposta alle richieste europee un’inaccettabile concessione a caccia selvaggia”.
E’ l’appello urgentissimo che oltre 100 associazioni ambientaliste, animaliste, civiche,
culturali, sociali, di cittadini, consumatori fotografi, escursionisti eccetera rivolgono
stamattina al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a poche ore dal voto in aula del senato
della Legge Comunitaria.
Una valanga di adesioni che non si ferma.
“L’articolo 38, tra le altre cose, prevede la cancellazione degli attuali limiti massimi della
stagione venatoria e dunque permetterà, se approvato, l’estensione della caccia anche oltre i
già lunghi 5 mesi attuali, con l’ennesima strage di animali selvatici, di uccelli migratori, di
cuccioli ancora alle dipendenze dei genitori, ma anche la presa in giro dei cittadini italiani
che dovranno tollerare la presenza e i fucili dei cacciatori nei propri terreni per un periodo ancor più lungo di quanto non lo sia già oggi.
Il paradosso, Signor Presidente, è che tutto ciò avviene in risposta ad una durissima procedura di infrazione europea che contesta all’Italia di concedere troppe deroghe e di non prevedere il
divieto assoluto di caccia nei periodi di dipendenza e migrazione degli uccelli. In sostanza, ci
contesta di cacciare troppo e male. Bene: qual è invece la risposta che darà oggi il Governo?
Quella di aumentare la caccia. Quella di concedere più deroghe e una più lunga stagione
venatoria.
E tutto questo si consumerà nel 2010, in apertura dell’anno internazionale della natura e della biodiversità, con il primo provvedimento del Governo e dello Stato italiano che sarà una
riduzione delle tutele per la biodiversità e il via libera ad un nuovo assalto alla natura.
Le chiediamo dunque, Signor Presidente, di intervenire in prima persona sul suo Governo e in
particolare sul Ministro Ronchi, chiedendo la cancellazione dell’articolo 38, ed evitando
questo vero e proprio inganno per quel 90% di italiani che sono fortemente contrari ad ogni
ulteriore concessione alla caccia e anzi chiedono più tutele e più rispetto per gli animali, la
natura, la tranquillità dei cittadini”.

Segue elenco associazioni

giovedì, gennaio 28, 2010

DOMANI


Franco Carlini, il collaboratore del Manifesto e ricercatore scientifico morto improvvisamente qualche anno fa, scriveva anche o soprattutto di informatica. E ormai molti anni or sono aveva scritto, parlando di computer, che più o meno presto il computer in quanto tale sarebbe sparito, così come era già successo ai motori.
Non diciamo motore-che-frulla per parlare del frullatore, o motore-che-trasporta per dire l'auto (fa eccezione il motorino, è vero, pignolini: ma il diminutivo lo qualifica come oggetto del tutto diverso dal motore e basta) e così, diceva Carlini, avverrà con i computer. Oggi è già così in molti aspetti della vita - bilance, auto, sveglie, e insomma apparecchi di ogni sorta - ma paradossalmente tutte le funzioni che noi riconosciamo come tipiche dei computer rimanevano finora appanaggio del computer.
Vale a dire che quello che noi ci siamo abituati a considerare come la vera forza dell'elettronica, e cioè internet, giochi, notizie, video ecc. è rimasto, finora, una specie di "funzione globale" a sè stante."Mi metto al computer" significa, automaticamente, svolgere una di queste funzioni. L'IPad di Steve Jobs a me sembra che sia il primo fra i pur mille gadegts elettronici ad andare oltre: pesa come un ombrello pieghevole e le funzioni che assolve escludono forse giusto quelle dell'ombrello. Ci si può leggere, scrivere, telefonare, guardare, filmare e via via tutte le altre robe da programmilli: ma il riunire in sè le principali attività intellettuali e sociali lo rende, secondo me, esattamente quello che diceva Carlini.
Un po' come il modello T della Ford, forse, ma non più come l'omnibus a cavalli.
Che poi piaccia o no, che sembri invadente o magnifico, sta ad ognuno: io, in quanto macchista, sono un po' di parte.

nota del giorno dopo: come prevedibile,le polemiche sull'IPad si sono scatenate in quantità, e i difetti che vengono fatti notare - ad esempio, non è vero che si può filmare - non sono irrilevanti. Tuttavia, credo che l'IPad rimanga ugualmente un tentativo importante di superare Il Computer in quanto tale, assai più che l'IPhone o i notebook. Poi, può anche darsi che il tentativo non ci azzecchi ancora, ma a parere di un dummy qual sono io, la direzione è quella giusta.

OLTRE LE COLONNE D'ERCOLE


Secondo me, in una città lunga è più facile che la gente non vada mai in "altri" posti. Ci sono quartieri che io è una vita che non ci vado, ci sono persone del levante che a ponente non ci sono state mai - o se gli è capitato, per avventura, ne parlano ancora dopo vent'anni - e viceversa, e ci sono rioni, e vie e zone, per non parlar delle stradine, che solo chi ci abita sa che ci sono. Il KGgB dice che la lunghezza non c'entra nulla, anche nelle città concentriche è così, secondo lei: il problema, dice, è che la città lunga è Genova. Mah.
Fatto sta che oggi siamo coraggiosamente partite dalla Rocca per arrivare fino al Giro del Fullo, che già il nome sa di esotico e infatti è laggiù laggiù, che dopo si arriva all'Abbazia di Bobbio che è bellissima ma già non è più Liguria.
La missione era semplice: andare a trovare la mitica Pina altrimenti detta Highlander. trovare il filtro del frigo e comprare un bordo al Brico Center. Siamo partite bene, perchè dalla Pina c'eravamo già state, e questa volta non siamo arrivate fino Bobbio, neh?
Poi le cose sono precipitate, lì, tra la via Emilia (giuro!) e il West, chè al nostro passaggio venditori di filtri e bricocenter(s) si volatilizzavano, è l'unica spiegazione possibile.

Ma nel frattempo dei nostri giri di qua e di là dei ponti sul Bisagno, con un vento che portava via i nasi, abbiamo scoperto
*due negozianti gentili che sono andati a prendere l'elenco del telefono e l'hanno consultato per agevolare la nostra ricerca. Invano, ma.
* un panificio dove la commessa ci ha ringraziato un sacco per aver comporato anche la focaccia secca invece di prendere il resto in monete che non aveva, ma che ci ha ugualmente rifilato le brioches di ieri
*un negozio, dentro al centro commerciale formato mignon intorno alla Coop, che si chiama Cache Cache e ha magliette inconsuete e di buon cotone (questo blog offre un suo servizio ai consumatori, si sa: la stessa catena c'è anche alla Fiumara, se non vi repellono i centri commerciali andateci)
* un parrucchiere che si chiama "Hairteca". Ebbene, sì.
*una targa, tenuta bella lustra e su un palo apposito come fosse un avviso, che racconta che dal palazzo lì accanto partivano le azioni dei partigiani durante la Resistenza. Nella mia atecnologia non ho pensato a fotografarlo, peccato chè perfino le parole erano toste.

Siamo tornate a casa con due teli di plastica da muratori, quattro magliette e un trench. Ah, e la focaccia secca.

mercoledì, gennaio 27, 2010

OGGI


mi sono svegliata piena di dolori, e la tosse mi fa le finte, sembra che non ci sia più e poi torna. perciò è il momento di mettere questa filastrocca ligure (usata un tempo per consolare i bambini di una caduta) trovata in questo bel sito
che raccoglie filastrocche, conte e insomma robe da bambini, ognuna con la sua brava traduzione e le diverse versioni quando ci sono.
Che, a ben pensarci, non stona con il Giorno della Memoria, vero? Ricordare le buone cose per coltivarne dentro di sè il sapore e trasmetterlo a una nuova generazione è speculare al ricordare gli errori per non ripeterli, giaggià.


BÜZÜ DE BÖ


Büzü de bö
büzü de vacca
tuttü u mó
cu vagghe in ciassa
su nu ghe n'è
mói ciù ghè ne nassce.

trad.: STERCO DI BUE

Sterco di bue,
sterco di mucca,
tutto il male vada in piazza.
Se non ce n'è,
mai più ne nasca.

(ricevuta da Alma)

lunedì, gennaio 25, 2010

OGGI


Be', insomma, ecco, sì, oggi non è stata una gran giornata.

domenica, gennaio 24, 2010

DUNDU U L'ERA UOLLI?

Si pensava, a tavola, che quest'anno cadrà il 50° anniversario del 30 giugno 1960
Do per scontato che chi mi legge sappia cosa fu il trenta giugno, ma in ogni caso c'è il link dove potete leggere i dati salienti, nonchè Wikipedia, da cui prendo questa bellissima citazione:
"Il 25 giugno durante un corteo di protesta vi furono alcuni incidenti, il 28 giugno il futuro presidente della Repubblica, Sandro Pertini affermando la sua opposizione al congresso (del Msi, n.d.r.) disse:
« La polizia sta cercando i sobillatori di queste manifestazioni (...) non abbiamo nessuna difficoltà ad indicarglieli. Sono i fucilati del Turchino, di Cravasco, della Benedicta, i torturati della casa dello studente. »
Grandiosissimo, neh? E i tipi nella foto sono i dirigenti dei sindacati e dei partiti di sinistra, in giacca e cravatta ma con i cordoni ben serrati, come si vede.

Epperò qui nella Casa nella Rocca si era su uno spirito più frivolo, pensando a cosa si potrebbe produrre per commemorare il 30 giugno.
Dalla
maglietta a righe bianche e rosse dei camalli - che nel caso, si può sempre rilanciare come la maglietta di Wally - siamo ben presto passati ad altri gadgets, sia commemorativi che attualizzanti, di cui vi fornisco l'elenco.

- racchiuso in un'elegante busta trasparente, un cubetto di porfido altrimenti detto "sanpietrino".

- riproduzione fedele - in metallo la "lusso", in plastica la più economica - del gancio, o rampino, da portuali che, dicono, comparve negli scontri di piazza qual segno distintivo della categoria.

- cartina di Genova ad uso dei congressisti: com'è come non è, sembra che i congressisti del Msi che chiedevano come arrivare all'hotel in cui avrebbe dovuto tenersi la manifestazione si ritrovassero facilmente sulla collina del Righi, vuoi condotti là dai taxi, vuoi seguendo le indicazioni. Nella cartina commemorativa, perciò, tutte le strade portano, da Brignole o da Principe, al Righi.

- giochino sonoro: capovolgendolo si potrà sentire, invece del Muu della normale mucca, il classico grido strascicato, lo slogan ripreso poi negli anni '70 e qualche volta anche un po' più in là: "A mooooeeeia, a mooeeia, a moeia", trad. "monta, matura" inteso come opposizione, rivolta, e fors'anche rivoluzione.

- souvenir di piazza De Ferrari: la fontana, purtroppo, è rotonda e priva di guglie, ma insomma.
- kit karaoke, con base e testo di "Emmu vinto na battaggia"
- riproduzione, in linea con la moda di oggi che privilegia modellini di armi, della mitraglietta: si racconta, e nessuno confermò nè smentì del tutto la voce, che un congegno di questo tipo fosse stata piazzata sulla caserma di polizia di Sturla appositamente per fronteggiare la rivolta. Peccato che, pare, i portuali se ne fossero prontamente impadroniti rimanendo lassù, sul tetto, a vegliare le sorti delle giornate.

Ecco, se avete altre idee siete liberi di contribuire: e se sapete chi può essere interessato a produrre questi gadegts, che tanto possono fare per instillare l'amore per la Storia, ditelo.

sabato, gennaio 23, 2010

?


Avete letto, ultimamente, i commenti lasciati dai lettori al Manifesto on-line? O sono capitata male io quando li ho letti, ultimamente?

giovedì, gennaio 21, 2010

'AMO DELIBBERATO...


Il punto è che ho sonno. Il raffreddore è diventato influenza, l'influenza tosse e la tosse non mi lascia dormire. Così mi barcameno in queste giornate stupidine - niente uscire sennò non mi passa più, niente lavorare perchè sono troppo cotta, niente rilassarmi perchè questo "far niente" un lombardo doc qual sono fa fatica a sopportarlo - e arrivo a sera che mi sono persa anche la memoria e la voglia di quello che volevo scrivere sul blog. Perchè niente ragionamenti lunghi perchè sono troppo cotta, niente cose troppo leggere perchè hai visto cosa sta succedendo in parlamento, niente... be', avete capito.
In verità, come molti altri assisto esterrefatta e impotente alle picconate inferte allo Stato di diritto così come era finora concepito, e come molti altri sogno di poter emigrare mentre mi rassegno, giocoforza, alla constatazione che non si può fare niente.
Inutile girarci intorno: non c'è nessuno che raccolga con coerenza i sentimenti, la rabbia e la giusta indignazione di chi non è d'accordo con questo governo, di chi non è d'accordo con quello che sta facendo, che sia una cosa sola o tutte.

Il discorso è complesso: - c'entra la censura di fatto sulle iniziative in senso opposto, c'entra il bombardamento mediatico, c'entra il frazionamento della sinistra e la svendita da parte di Pd e Cgil (già, dov'è finita?) delle battaglie, dell'opposizione vera e concreta. Ma, senza fare un elenco che sarebbe ancora lungo, bisogna pur constatatare che quando il marxismo-leninismo parlava della necessità di un partito che organizzi le masse sapeva quello che diceva.
Così, ecco, io avrei deciso che questo blog potrebbe tornare da essere, com'era nei primi tempi, anche uno spazio per idee e consigli utili. Che so, ricettine, trucchi di casa, idee creative...

UN'IDEA


C'è questa libreria bellissima - La Libreria Cibrario, in piazza Bollente - ad Acqui, che c'è venuto il nervoso di esserci andati solo dopo natale, perchè ci sarebbero stati regalini molto belli per tutti. Sarà per il prossimo anno, ci siamo detti mentre cercavamo di resistere a libri graficamente stupendi di edizioni spagnole, libri recuperati dagli anni '70, libri locali curiosi e intelligenti, libri raffinati e inconsueti. E anche a un po' di oggetti sparsi qua e là con discrezione, dai calendari alle marmellatine, dai profumi naturali alle borse di carta riciclata e peccato che mi ricordo solo i più banali.
Se ne parlo qui e ora, infatti, è perchè finalmente èavvenuto il Grande Riordino della scrivania, sulla quale si erano accumulati strati: e tra gli strati ho ritrovato anche tre numeri di una rivista a cui, appunto, non ho resistito.
Si chiama
"Un sedicesimo", il formato che le Edizioni Corraini affidano ogni volta a un artista, un grafico, un illustratore eccetera perchè lo riempia come vuole. Il risultato è davvero notevole e se qualcuno mai volesse farmi un regalo un abbonamento potrebbe essere un'ottima idea.
Ma l'idea si presta ad applicazioni diverse, da quelle di documentazione a quelle di testimonianza, riassunti grafici di attività o presenze o eventi. Fra quelle che mi sono venute in mente, l'applicazione più carina è dedicata al
Circolo dell'Anima che inaugura giusto domani: non sarebbe bello preparare quaderni artigianali in ottavi (siam mica un editore, noi) da far riempire graficamente ad ospiti e associati, a tema libero ma partendo ognuno dalla propria cultura e radici? Collages, disegni, foto, scritte... a me piacerebbe se al Circolo dell'Anima ci fosse uno scaffale che si arricchisce man mano, di genti e culture diverse, da sfogliare quando fuori piove.

martedì, gennaio 19, 2010

IL MIO CARATTERE


è questo qui, secondo lui.
Se avete voglia di fare un bel test - bello in senso estetico, soprattutto - invece di quegli sgramaticati sul facciabuco, potete mettere character come pass. La segnalazione è di stranastrega, sempre lei.

COSE SU CUI INNERVOSIRSI


* Al tipo che contrabbandava la roba nella foto, squali e coccodrilli di specie in via di estinzione, hanno dato poco più di 6000 euro di multa. Non è pochissimo, per un furto all'umanità intera?
* Napolitano, c.t.m. ?
* L'ulteriore tassa - ma non bisogna chiamarla così- che pagheremo alla Siae su qualsiasi cosa contenga una memoria, quindi anche cellulari e decoder: dice che fa parte dell' "equo compenso" per gli autori che, ingrati, stanno invece protestando perchè da tempo non vedono una lira.
* I soldi scudati che già è una definizione orribile, ma in più servono a mafia e dintorni (non esclusa la mafia russa, perchè in questo caso non abbiamo pregiudiziali verso gli stranieri) per riciclare i loro guadagni: facendo "scudare" un capitale dal titolare di un'azienda in crisi, si trasformano i solidi sporchi in puliti e si entra in aziende insospettabili, con cui concorrere agli appalti. Che appalti? L'expo' di milano, pies.
* Il piano di studi del KGgB che è sparito, inghiottito dai meandri della burocrazia. e non è una bella cosa da fare a una matricola, neh?
* Anche la nostra posta pare sparito nel nulla: abbiamo fatto domanda al servizio "Seguimi", ma essa non ci ha seguito. neanche si è mossa, proprio, e ora chissà dov'è.
* del resto, noi abbiamo avuto la macchina sequestrata per tre anni e nessuno l'ha saputo. Nè noi, nè loro. Noi avevamo il foglio che diceva che no, non c'era più il sequestro, ma all'ufficio giusto nessuno l' aveva detto. E ci hanno messo un bel po' a capire come uscirne e quanti bolli dovevamo pagare, la macchina non essendo a noi pur essendoci. O viceversa?

In compenso abbiamo messo a posto un bel po' di robe nella Casa sulla Rocca, nonostante l'influenza che mi colpì.
E, be', sì, poi dicono che uno si rifugia nel privato...


domenica, gennaio 17, 2010

OGGETTI MISTERIOSI


E' arrivato fastweb.
Era già venuto due volte, una volta per arrivare fino alla porta della Casa nella Rocca, allora ancora vuota, e un'altra per arrivare dalla porta all'angolo del mac, sistemare la centralina al contrario e andarsene di nuovo. Telefonate, rimostranze, disguidi, rimandi: niente di originale, vi risparmio.
Fatto sta che a un certo punto giunge un ragazzo disinvolto, preciso ed efficiente e perfino corretto e gentile quel tanto giusto.
Il quale, dopo aver risolto la centralina senza neppure far uso di turpiloquio all'indirizzo dei suoi colleghi, mi illustra due diverse possibilità di collegamento tv. Nella seconda, che si rivelerà poi quella più adatta a noi, fastweb ci noleggia a riscatto due apparecchietti.
Forse hanno un nome tecnico questi due cosini, ma non lo so: il ragazzo fastweb infatti, li chiama i due "Oggetti". Pronuncia la parola con precisione, si sente che c'è la maiuscola. Necessaria, del resto, per distinguerli dalla miriade di altri, vili e banali, oggetti con la minuscola che fastweb neanche se li fila, neh?
"A fine anno, gli Oggetti diventeranno vostri", ribadisce il tipo. Così potremo dire, con l'orgoglio di sentirci proprietari: "Dove hai messo gli Oggetti?" "Vuoi che ti presti i nostri Oggetti?" "Ehi, non rompermi gli Oggetti!"

A rischio di sembrare uno dei fondini scritti da pieroottone, mi vien da pensare a quanto è veloce e superficiale un mondo che non riesce neppure a dare un nome a ciò che usa. No?

venerdì, gennaio 15, 2010

OGGI

è una giornata così.

ANCORA


Sì, lo so, dovrei parlare di Haiti. E, in verità, che siano venuti giù tutti gli ospedali mi ha fatto impressione. Ma che c'è da dire? tragedie e sciagure si susseguono a quello che pare un ritmo impressionante: ora, io non so se anche i terremoti siano collegati ai cambiamenti climatici, ma il resto - inondazioni, tempeste, eccezionali ondate di questo e di quello - in gran parte sì. E benchè ovviamente la raccolta di fondi e materiali per le popolazioni colpite mi sembri cosa buona e giusta, comincio anche a sentirmi un po' pirla. Loro fanno bìsness alla faccia dell'equilibrio ambientale e noi paghiamo, in mille modi e maniere. A voi non pare?
Ciò detto, Medici Senza Frontiere li spenderà bene, meglio che nei saldi.

mercoledì, gennaio 13, 2010

ALTRA ZONTA


irrinunciabile, ingranditela

ZONTA


Non amo particolarmente la figura di Suor Teresa di Calcutta, benchè sia impossibile non stimarne il coraggio e la dedizione. Ma trovo geniale questa frase che mi ha segnalato il mio citarandom, qui a fianco:

HOME, GREEN HOME


Quando ero piccola, ma piccola assai tanto che ero ancora a Como, il mio papà mi portava a giocare in un pezzo di prato sopra casa dove c'era un salice. E che un albero fosse "piangente" deve avere giocato ben bene con la mia immaginazione bambina, tanto più quando un giorno siamo arrivati e nel prato del salice c'erano le ruspe. Era il boom edilizio, che iniziava allora e non si sarebbe più fermato.
La Casa nella Rocca è della stessa epoca, precisa: e non voglio pensare a quanti alberi devono aver tolto quando l'hanno costruita, preferisco guardare i due salici che sono rimasti, insieme a pini marittimi e ulivi e magnolie e oleandri, proprio sotto la mia finestra. E' per questo, e per la quantità di cielo, che mi è piaciuta la Casa nella Rocca: l'albero dei pappagalli verdi è proprio dietro la curva, la rosa lilla ho fatto in tempo a vederla sbocciare prima delle gelate, nel pino marittimo di rifugiano le grandi gazze (?) bianche e nere, mentre certi uccellini piccoli e velocissimi sfrecciano dentro e fuori dai cespugli e dagli arbusti più bassi. Durante le vacanze, tre o quattro bambini giocavano sul prato nell'unica giornata di sole, ieri un grosso gatto grigio perla si aggirava pigramente nel viale, nell'antico giardino confinante è comparso Heathcliff di Cime Tempestose: è invecchiato, tiene in mano un paio di lunghe cesoie e si toglie i guanti da giardiniere con gesto lento e insofferente.
Tutto questo per me è lusso, il lusso che io e l'uomobarbuto ci concediamo, quello di stare in mezzo a cose vive pur non uscendo dalla città. E le prime cose vive sono proprio gli alberi, che ora sto cercando di far entrare anche dentro casa.
Un'amica ha detto che questa casa è proiettata verso l'esterno e mi piacerebbe che fosse davvero così: nel senso che amici e genti possano venirci con voglia e agio e senza problemi (gli autobus sono comodi, il parcheggio è garantito, la tavola è grande anzi sono due), nel senso che a me venga più voglia di uscire - ed è così infatti, che l'altro giorno sotto la pioggia mi hanno chiamato fuori i rami di olivo potati da raccogliere - e anche nel senso estetico, come se il dentro continuasse nel fuori e viceversa.
Ho già avuto un paio di idee che aspetto solo di avere il tempo di realizzare, e spero che la mia amata pianta ricadente - qualcuno sa come si chiama? è lì nella foto, io non lo so più - sia pronta a figliare dalle talee, ma per prudenza ho comprato anche due ederine, e moltiplicato la dracena ... Ma, be', questi particolari tecnici interessano solo gli appassionati, lo so, e neppure io lo sono. Però foglie, rami, tronchi e sagome di alberi diventeranno pian piano il leit-motiv dell casa, se ci riesco, e l'idea mi affascina. Il giardinaggio della domenica è solo un modo di aumentare quest'effetto, ma devo dire che c'è un libro capace di fare venire mille voglie al riguardo. Si intitola "Smalto, rossetto e pollice verde"e, non ridete, l'avevo regalato allo gnomodelgiardino (o uomobarbuto che dir si voglia, sempre lui insomma) perchè è pieno di belle idee semplici da realizzare: adesso me sono impadronita io e chissà cosa ne verrà fuori...

OGGI...

...per saldi con le figlie.

martedì, gennaio 12, 2010

SPECIALITA' NAZIONALI


Sarà un commento superficiale, ma il fatto è che noi, oltre ai problemi di tutti, ci abbiamo anche quella della mafia, camorra, 'ndrangheta che si dir si voglia.
Le miserevoli e vergognose condizioni di vita e lavoro dei braccianti del terzo milennio erano già state descritte da Felicity Lawrence in "Non c'è nell'etichetta", un libro che tutti dovrebbero leggere per sapere che valore si può dare, oggi, a parole come "alimentazione"e "igiene", ma anche "diritti" ed "equità".

Il libro è uscito nel 2005 e la situazione descritta, in tutto simile a quella di Rosarno e dintorni, è quella inglese. Lawrence sostiene che la realtà non può che esser così, allo stato attuale delle cose: il sistema della grande distribuzione - leggi supermercati, e poco importa che siano di destra o di "sinistra" - può sopravvivere e prosperare (nonchè garantirci la presenza dell'abbondanza di cibo che siamo abituati a considerare normale) solo se c'è chi raccoglie grandi quantità di frutta e verdura quando sono pronte.
E dato sì che l'agricoltura non è più quella di un tempo (e neanche un tempo, comunque, la stagione di qualsiasi frutto durava poi così tanto) e i sistemi agricoli garantiscono la più o meno maturazione di tutto nello stesso periodo, ci vogliono grandi quantità di lavoratori per garantire grandi quantità di prodotti.
Lavoratori che, è ovvio, mica possono stare il resto dell'anno a farsi pagare per nulla, magari in un posto dove non cresce più niente. E lavoratori che, è ovvio, non possano pretendere di essere pagati il giusto, sennò il guadagno del supermercato - che, per definizione e status è perennemente in concorrenza con gli altri supermercati, e tutti puntano sul ribasso dei prezzi - e delle filiera correlata dove va a finire?
Non che per le altre robe, ormai, le cose funzionino diversamente, quanto a sfruttamento dei lavoratori: ma il peggio della frutta e della verdura, rispetto ad altri prodotti, è che deperisce in fretta e può diventare una perdita secca.
I supermerecati, infatti, tendono a scoraggiare il consumo di questi generi deperibili e anarchici: non è un caso che frutta e verdura ormai costino ben di più della carne, nonostante i contadini non navighino propriamente nell'oro.

Quindi, detto in breve, ecco che vien bene che ci sia una massa di gente che sta lì ad aspettare il lavoro, vivendo di niente sparsa nella vicinanze, e qualcuno che raccolga la gente che raccoglie, ogni giorno un certo tot. Questo qualcuno qui da noi si chiama "caporale", in England non so, ma c'è uguale.


Ora, io non so se anche nella zone descritte da Lawrence ci sono state, prima o poi, tensioni razziali: probabile che sì, il degrado fisico e psichico di alcuni è quasi sempre in stretta correlazione con il degrado morale di tutti.
Ma è facile intuire come una massa di diseredati del tutto simile a quella che vive e lavora anche in altri Paesi occidentali, ma da noi immersa in quella realtà di rancorosa arretratezza in cui da sempre viene tenuto il nostro Meridione, dia risultati esplosivi.
E c'è chi ha tutto l'interesse a maneggaire esplosivi con disinvoltura: se la vicenda della munnezza napoletana è stato uno dei grimaldelli con cui far cadere il governo Prodi, la rivolta di Rosarno può servire a qualcos'altro.
Cosa, ora io non so: ma pare che la violenza sia stata scatenata da due notizie false, diffuse ad arte fra gli uni e gli altri, l'uccisione di un bracciante nero e la morte di un ragazzo bianco nei primi scontri. E sono tantissime le
voci e le testimonianze di come la criminalità organizzata si stesse impadronendo del territorio e di tutti i gradini della produzione e della distribuzione agricola, a Rosarno e altrove.
Dinamite umana, così sono sia i bianchi che i neri, gli italiani e gli stranieri di Rosarno: basta agitarli un po' per ottenere un bel botto. E a chi, o a cosa, serva il botto forse noi non lo sapremo mai. Non per questo, è ovvio, il razzismo dimostrato dagli italiani è giustificabile: due scuri non fanno un chiaro, dice il GGG, e non parla del colore della pelle.

Ma, si torna sempre lì, razzismo, ignoranza, biechi interessi e sistema economico pervertito non sono un'esclusiva italiana: il tener la gente perennemente in ansia, perennemente ricattabile è, invece, una specialità che il nostro Paese coltiva prima di tutto con i suoi cittadini.
E abbocco alla provocazione del brother aggiungendo che certo non è etico che ora al posto dei neri arrivino i rumeni: da che mondo è mondo, la storia ci insegna che chi prende il posto di un poveraccio sarà poveraccio due volte. Nello specifico, un giornalista dell'Espresso lo raccontava già tre anni fa, e grazie alla stranastrega che ha ritrovato l'articolo.

E allora? Al boicottaggio no, non ci credo: come tante cose lanciate su facciabuco è desolatamente demagogico. O crediamo che i mandarini siciliani o del Brasile siano ottenuti con minore sfruttamento?
Io penso che la cosa più sensata che potremmo fare - dal momento che fare, per reagire a questa ulteriore vergogna, bisogna pur - sarebbe sostenere, nelle nostre rispettive possibilità, chi si oppone alla mafia, allo sfruttamento degli uomini ma anche delle terre, all'illegalità e alla violenza. E chi fa qualcosa per rimediare concretamente: queste persone ci sono, dai valdesi a
Medici Senza Frontiere, da alcune realtà Arci ad altre libere e coraggiose associazioni, basta guardare sul gugòl. Hanno tutti bisogno di sostegno, spesso economico, ma io credo anche morale: se davvero non potete privarvi del caffè, forse una mail per farli sentire meno soli può servire.
E se però volete sentirvi impegnati anche in modo più politico, il migliore è quello di evitare la produzione industrale del cibo: comprate attraverso i Gas, comprate dai contadini doc, imparate almeno a riflettere su ciò che mangiate. Senza sentirvi in colpa su un mandarino, ma cercando di cambiare, poco alla volta, il vostro modo di rapportarvi al cibo: chè non sembra, ma da lì passano un sacco di cose, anche il razzismo.



lunedì, gennaio 11, 2010

GUARDA GUARDA...

Mai annunciare un post, neh?
Nel frattempo, infatti, mi sono dimenticata quello che volevo dire sugli alberi e anche se me lo ricordassi neppure stasera avrei il tempo di scriverlo.
Allora invece annuncio un proposito per il nuovo anno, che è quello di postare un'immagine, o più, quando non ho il tempo per scrivere.
Immagini magari gratutite ma che mi sono piaciute, oppure foto che non ho avuto voglia di mettere su facciabuco, come quelle che ancora avanzano del trasloco. Ma voi che siete su facciabuco, se la foto è di voi medesimi e volete portarvela là, nel caso fate pure.


Ed ecco, per cominciare, una bellissima foto dedicata ai
Ranocchi




e poi, nell'ordine:

"L'Insalata ai tempi del Colera" (ma ci è andata bene)
"Le Traslolimpiadi"
e
"Qualche Perplessità?"

domenica, gennaio 10, 2010

PRO DOMO MIA


Oggi ho messo a posto uno scaffale - su cinque che ne ha la credenza - ho messo un grande ramo di olivo in un vaso a forma di testa, ho pazientemente tagliato e scortecciato un altro ramo, più grande, per farne un graticcio che userò quando mi regarleranno un mazzo di fiori. Ora c'è profumo di alberi, in casa. Ho cucinato del salmone, a cena, e c'era profumo di aneto. Ho riempito il frigo con la spesa biologica, la verdura che non sta nel cassetto va in grandi ciotole; sopra la macchina del pane ci sono le cinque caraffine dell'ikea, pensili, ognuna con una farina diversa. E il "Cosa manca oggi" di plastica, che non mi sono lasciata sfuggire in un mercatino e che ha ha il pallino che evidenzia le mancanze dello stesso colore delle piastrelle, è stato finalmente appeso nel posto giusto e ci avvisa che bisogna comprare crema da scarpe, pomice e lardo.
Così, lentamente e con ogni apparenza di vaghezza e dispersione, prende forma la casa. Così le donne danno forma alle cose, ed è un piacere che val la pena di conservare.

venerdì, gennaio 08, 2010

E GLI ALTRI?


Dove va il bambino 31%? E nelle classi dove gli italiani non raggiungono il 70% - perchè non sono nei quartieri di pertinenza, e magari neanche un po' più in là - cosa si fa, li si noleggia? o si fanno classi piccolissime, così che sette bambini italiani possano diventare un bel 70%?
Oddio, magari la ministra li ha già previsti questi casi, nella sua mente razionalissima, e sono io che non so le risposte, sicuramente geniali. Ma me le guardo dopo che ho finito di vomitare, neh?

A DOMANI


Ho da fare la brava. E' già mezzanottemmezza e non posso cominciare un post adesso, che al mio medico gli viene lo sturbo, poerino. Allora facciamo che torno domani, credo per parlare di alberi. Se gli alberi non vi piacciono, saltatemi. ma se gli alberi non vi piacciono non capite niente. lasciatevelo dire, neh?

giovedì, gennaio 07, 2010

COSE CHE SI VEDONO DALLA ROCCA


... se esce la B, posso mettere "Boscaiolo"

IL QUESITO DELLA SUSI


Oggi ho messo a posto:
mezzo scaffale della credenza o, a scelta, una mensola - i barattoli di spezie che erano sul primo sono andati sulla seconda, insomma
tre piante da rinvasare su quattro: la quarta è stata abbandonata al suo destino dentro un vaso di terra, tipo prova di sopravvivenza - lei o me, sul balcone si gelava
un sacchettino di semi di cumino, che ha trovato posto in un bel barattolo tutto tondo
la roba stesa ormai asciutta
la roba bagnata da stendere
la roba sporca da lavare - dentro un pellicano, sissì.
tre piccoli elettrodomestici, sul nuovo mobiletto in cucina
due appendini, di cui uno multiplo, dietro la porta in camera
un cappotto - trasferito a chi lo porta meglio di me
quindici tazze e tazzine, trasferiti da un pensile a quello di fronte
dodici, o forse quattordici, maglioni in una cassettiera
un orologio di corto maltese (grazie, amici!)
sette asciugamani ricamati, più due di lino

Contando che la Casa nella Rocca ha una decina di ambienti tra stanze e corridoi, calcolare i chilometri percorsi moltiplicando il tutto per quello che mi sono dimenticata.
E il peggio è che mi diverto.



mercoledì, gennaio 06, 2010

AH, L'AMOUR


E quindi, iniziare l'anno sul blog con un post che parla dell'amore non mi sembra neppure malaccio, no? Certo, parlare dell'amore è un rischio, soprattutto con trent'anni - quasi - di matrimonio alle spalle. Ma le mie saranno solo riflessioni sparse, una specie di esercizio di scrittura, niente di personale insomma. E' che, un po' per accademia un po' per silente partecipazione a fatti altrui, da un po' mi sforzo di definire qual è la misteriosa qualità che ci fa pensare che una storia d'amore sia buona e bella.
Dice: be', ma tutte le storie d'amore lo sono, sennò che storie d'amore sarebbero?
Ecco, no. Mica vero.
Ci sono storie d'amore esaltanti. Ce ne sono di morbose. Ci sono quelle rassicuranti e quelle fiacche, quelle esasperanti e quelle lacrimose. Ci sono le storie destinate a finire e le storie che si trascinano tra un addio e l'altro. Posso continuare per ore, ma chi legge ci è già arrivato da sè: ognuna di queste storie può esser bella e buona, perfino quella destinata a finire, ma non necessariamente lo è.

Le storie d'amore esaltanti, ad esempio, quelle che è come essere sempre un po' ubriachi: sono magnifiche, no? Un attimo si ha voglia di gridare di gioia, l'attimo dopo ci si sente eroici addirittura, passa un minuto e tutto il mondo, là fuori, sembra strano e irreale, le notti folli... ah, nessuno le ha mai avute tanto folli!
Com'è come non è, se le pensiamo in astratto lo sappiamo tutti che una storia d'amore così di solito non è una storia buona e bella. Sembra magari che ci sia un po' di invidia, quando guardiamo con diffidenza l'amica - difficile che sia un amico, neh? - che ci conta tutta la sua esaltazione: e magari l'invidia può anche esserci, ma insomma lo si vede lontano un miglio che vai a farti male, no? Può valerne la pena, certo. Soprattutto se l'esaltazione non impedisce la lucidità, chè ognuno ha piacere di scegliersi i suoi rischi, già.
Troppo spesso, troppo facilmente, invece, a noi stessi raccontiamo delle gran storie. Non tutta la colpa è nostra: in parte, a raccontarle è quel malefico Istinto di Sopravvivenza a cui di noi, come individui, non frega niente di niente, quello che gli interessa è la Specie e il suo riprodursi. E' un istinto tanto scemo che scatta anche fra i gay, invece di lasciare in pace almeno loro, e si affida agli ormoni e ad altre robe ancora più inaffidabili: magari agli edipi, agli irrisolti, ai primi amori mai lasciati del tutto, al primo bacio del cuginetto, al richiamo dei rotolini di ciccia sui fianchi... robe così, pensa te.
Ci si casca sempre, alle balle che raccontano gli ormoni e i loro alleati: per un po', ci casca chiunque, ovvio.
Ma neanche gli Istinti della Specie possono raccontare bugie a tutti per tutta la vita, chè un po' di Libero Arbitrio in genere rimane. Così, ecco, il difficile è proprio lì, nello stare nell'angolino del Libero Arbitrio mantenendo un po' di lucidità. Non troppa, altrimenti è un guaio. Ma anche troppo poca non fa mica bene, appunto.
Quanto è troppo, quanto è troppo poco? Cosa è buono, cosa è bello? Come nelle ricette di chi ormai in cucina ha ormai imparato a starci anche se non è un drago, le risposte vanno a buon senso più che a precisione: ci sono storie d'amore che richiedono giusto un pizzico di sale e quelle che almeno una buona presa.
Io ho pensato due cose, giusto per provare a essere un po' più scientifica: una buona storia è, per esempio, quella che ti fa fare buone cose. Non cose in più, o continuamente cose: magari anche, ma soprattutto "cose buone". Se invece le cose buone le fai di più quando sei solo... mmm, già non è tanto una storia bella e buona, direi. (i patiti dell'autonomia a tutti i costi sono pregati di non fraintendermi, che non di quello si parla).

Seconda cosa è la limpidezza: ci sono storie d'amore che non gli daresti un soldo, epperò ti accorgi che non ti senti di parlarne male. Io credo che sia per questa loro qualità ineffabile, un'involontaria glasnost, un qualcosa che ti fa pensare a biscotti fatti in casa: anche se i protagonisti magari non ci piacciono neppure granchè, o se sono un designer e un'astronauta. Ultima cosa, e per me la più importante, è una roba con la coscienza e l'amor proprio: io credo che, nel fondo, quali storie ci faranno male lo sappiamo. Ancora di più, io credo che ognuno di noi sappia benissimo - da subito o quasi - che quella persona sì, proprio quella che ci attrae così tanto, è la persona sbagliata. Ci si sbaglia sulla persona giusta, raramente ci si sbaglia sulla persona sbagliata.
Ciononon, in quella che è stata definita la lotta tra la Ragione il Cuore, è difficile che sia la prima a vincere, lì per lì: e quando la Ragione non c'è, si cerca di darsi delle Ragioni, a tutti i costi. Spesso sono Ragioni validissime, sacrosante: salvo che non hanno niente a che fare con quella storia, con quella persona. Tipo "ho i diritto di vivere la mia vita", per capirci.
Sissì, visti da fuori, siamo tutti un po' buffi e un po' tonni, nelle storie d'amore.
Ma quando cominciamo a fare le cose un po' di soppiatto - che non vuol dire di nascosto, o fingendo alcunchè, ma insomma, ecco, son più i momenti che non si ha voglia di parlarne che gli altri - quando anche gli amici per non parlar dei parenti ci fanno sentire un po' a disagio, stronzi che sono, anche senza fare o dire nulla, quando insomma tocca ammettere almeno in qualche momento che la vita si è fatta più pesante invece che piacevole e leggera come ci si aspetterebbe dall'amour, quando sentiamo il bisogno - anche più del solito- di aver intorno qualche supporter che non critichi, quando cominciamo a trovar scuse puerili per la semplice paura della disapprovazione altrui, ma anche quando ostentiamo la nostra storia per la stessa motivazione... be', insomma, c'è tutto un quadro di queste cose da cane che fa il furbo per fare lo stesso ciò che sa bene che non deve fare che è inutile descrivere ancora, ma che è un indizio sicuro anche per noi stessi.
Chè, per quante balle abbiamo voglia di raccontarci, per quante scommesse crediamo di poter sopportare nella speranza di finalmente vincere, ci rende almeno un po' coscienti di ciò che stiamo facendo. Non basta per impedirci di farlo, in genere, altrimenti non esisterebbe la letteratura: però basta per fraci stare male con noi stessi, oltre tutte le giustificazioni, o ragioni, che riusciamo a darci.
Io credo, ma chi ha voglia può dar vita un dibattito assai poco scientifico dicendo la sua, che in queste storie che non sono nè belle nè buone ci si possa crogiolare, o al contrario si possa decidere che non sono per noi, nonostante tutte le frattaglie si schierino a loro favore, dal cuore alle gonadi. Penso che sia anche una questione d'amor proprio, di quanto ci si rispetta e ci aspetta da se stessi. Voi che ne pensate?

sabato, gennaio 02, 2010

BUONA FINE E BUON INIZIO


'Az, pensa te cosa ti va a succedere, che il mio ultimo post dell'anno è già scivolato nel primo post dell'anno nuovo, profittando di un mio momento di distrazione.
La distrazione, del resto, era stato il motivo su cui era iniziato questo blog, tot anni fa che non so perchè mi sono dimenticata anche questo, ma è facile saperlo, basta cliccare sul colonnino apposito e andare a vedere i primi post, senza che ve li linco chè tanto siete tutti lettori intelligenti. E comunque, ero qui e pensavo, acc, cosa posso scrivere per prendere congedo da questo 2009 che dopotutto è passato senza colpe e senza lodi? Ho tirato avanti, ho tirato con le unghie e coi denti, ho imparato a incrociare le dita ma devo ancora imparare a tenere lungo il respiro. Ci sono state genti che fanno il tifo per me, e ancora non riesco a pensare che me lo merito. Però comincio a capire che non c'è modo di meritarsi una cosa così, ma già non meritarsi il contrario è quacchecosa, no?
E però tutto ciò non è riflessione profonda e fondante, non è certo quel post sull'amore e gli amori che vorrei scrivere già da un po' senza trovarne il tempo, non è mica quel complesso ragionamento sociopolitico che mi ronza in testa da ancor più tempo, non è neanche il raccontino della tante cose buffe e belle del trasloco. No, è solo una pensata buttata lì così, tra un cosa mi metto al cenone e il chissà se la cucina andrà mai a posto. Poi esco, vado al Circolo dell'Anima e torno e sempre penso a cosa mettere in questo post di fine anno, ma ecco che l'altro anno è giù iniziato, mannaggia. E il post di inizio anno... urgh, no, non lo avrete.