giovedì, gennaio 28, 2010
OLTRE LE COLONNE D'ERCOLE
Secondo me, in una città lunga è più facile che la gente non vada mai in "altri" posti. Ci sono quartieri che io è una vita che non ci vado, ci sono persone del levante che a ponente non ci sono state mai - o se gli è capitato, per avventura, ne parlano ancora dopo vent'anni - e viceversa, e ci sono rioni, e vie e zone, per non parlar delle stradine, che solo chi ci abita sa che ci sono. Il KGgB dice che la lunghezza non c'entra nulla, anche nelle città concentriche è così, secondo lei: il problema, dice, è che la città lunga è Genova. Mah.
Fatto sta che oggi siamo coraggiosamente partite dalla Rocca per arrivare fino al Giro del Fullo, che già il nome sa di esotico e infatti è laggiù laggiù, che dopo si arriva all'Abbazia di Bobbio che è bellissima ma già non è più Liguria.
La missione era semplice: andare a trovare la mitica Pina altrimenti detta Highlander. trovare il filtro del frigo e comprare un bordo al Brico Center. Siamo partite bene, perchè dalla Pina c'eravamo già state, e questa volta non siamo arrivate fino Bobbio, neh?
Poi le cose sono precipitate, lì, tra la via Emilia (giuro!) e il West, chè al nostro passaggio venditori di filtri e bricocenter(s) si volatilizzavano, è l'unica spiegazione possibile.
Ma nel frattempo dei nostri giri di qua e di là dei ponti sul Bisagno, con un vento che portava via i nasi, abbiamo scoperto
*due negozianti gentili che sono andati a prendere l'elenco del telefono e l'hanno consultato per agevolare la nostra ricerca. Invano, ma.
* un panificio dove la commessa ci ha ringraziato un sacco per aver comporato anche la focaccia secca invece di prendere il resto in monete che non aveva, ma che ci ha ugualmente rifilato le brioches di ieri
*un negozio, dentro al centro commerciale formato mignon intorno alla Coop, che si chiama Cache Cache e ha magliette inconsuete e di buon cotone (questo blog offre un suo servizio ai consumatori, si sa: la stessa catena c'è anche alla Fiumara, se non vi repellono i centri commerciali andateci)
* un parrucchiere che si chiama "Hairteca". Ebbene, sì.
*una targa, tenuta bella lustra e su un palo apposito come fosse un avviso, che racconta che dal palazzo lì accanto partivano le azioni dei partigiani durante la Resistenza. Nella mia atecnologia non ho pensato a fotografarlo, peccato chè perfino le parole erano toste.
Siamo tornate a casa con due teli di plastica da muratori, quattro magliette e un trench. Ah, e la focaccia secca.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento