martedì, agosto 31, 2010

CAPRE E PANCHINE

E alla fine tutto è andato a posto, nella zona Cesarini delle ferie.
Sono state fatte (con Fimo e bottoni) le maniglie per l'armadio che le aspettava da febbraio, è stato appeso lo stemma di famiglia (l'insegna della polleria dei miei nonni) e si è ricreato l'Angolo dello Gnomo (con tavolino mignon irrinunciabile, come direbbe un'agenzia immobiliare).
L'urlo di Munch gonfiabile e gonfiato ha trovato la sua collocazione e io non devo più stendere contorcendomi come un derviscio, chè il balconcino è stato sgombrato.
Sono stati fatti progetti di guadagni etici e divertenti (no, non dico quali sono, per ora: ma pensate all'improbabile e aggiungete un po' di assurdo), e subito dopo progetti di spesa -uh, quanto siamo più bravi, in questo.
E già che eravamo in vena di repulisti, è capitato anche di spazzare via un eccesso di
soldatinismo coraggioso che era lì a mettere in tensione tutto il resto: ma per fare ciò ci sono voluti un po' di passaggi - non del tutto piacevoli, neh? - compresa una furente camminata sotto la pioggia, sul mare grigio sotto i mattoni rossi e bagnati della Passeggiata di Nervi, fino in fondo. Bellissima, pur nel silenzio e nella rabbia che non si smaltivano neppure sulle panchine azzurre appiccicose di sale.
E poi ci sono stati un po' di amici e un po' di risate, un bagno crepitante (ah, è troppo carino: li vendono in bustina, nei reparti bambini) e la voglia di fare un sacco di cose nonostante l'ennesimo tentativo di eliminarmi. Che dev'essere come per Babbo Natale, che se non ci credi non ti porta i
regali, ho pensato: lassù qualcuno mi odia, essendo io atea più atea. A dimostrazione, questa volta mi è caduta addosso una lastra di marmo: piccola, d'accordo, ma sempre di marmo era. E io, tiè, con un triplo salto carpiato l'ho evitata, mi ha colpito solo di striscio alla gamba, come Tex Willer. E finalmente ho potuto sfoggiare i cerotti neri con i teschi, ben in vista.

Ma le ferie sono finite da otto minuti, perciò devo sbrigarmi a contarvi la conclusione: che è stata l'Aperitivo delle Capre di Mare. No, non è Kamasutra, è un doppio Mojito in un posto che definire affascinante è davvero fargli torto per difetto. E' dentro il mare, in pratica: per arrivarci bisogna aspettare lo stacco fra le onde.
E poi si è lì, tra una fila di cabine azzurre e una ringhiera, nella luce dorata che si spegne laggiù, a guardare il traghetto che pian piano raccoglie la luce dell'orizzonte fino a sembrare un iceberg, e le onde dalla spuma sempre più bianca nel buio che aumenta. I gestori sono giovani, e carini, la roba buena, e la colonna sonora ha fornito il tocco finale di surrealtà, con Joe Hill di Joan Baez.
Non si corre il rischio di stufarsi, di un posto così: anche perchè quasi duecento gradini tagliati negli scogli, più una lunga creusa lo difendono bene dal pericolo di risultare "troppo visto": se c'è qualcosa di peggio delle creuse in salita e dei gradini in discesa per arrivarci, sono i gradini in salita e le creuse in discesa del ritorno, al buio, e con i mojitos in corpo. Ma merita, merita assai.
Dulcis in fundo, non solo abbiamo trovato sulla bancarella di corsitalia il prezioso volume "Le domande della gente a Bertand Russel e le sue risposte", ma ho avuto la sorpresa di sentirmi orgogliosa delle mie origine comasche. Chè, diciamolo, non è una cosa che in cinquant'anni mi sia capitata spesso, specie dallo spargersi velenoso della leganort in poi: ma questi comaschi che cacciano via Dell'Utri gridando "Mafioso, mafioso" e poi cantano Bella Ciao mi sono piaciuti proprio.

mercoledì, agosto 25, 2010

LETTURE SERALI ALLA ROCCA


ASTUZIA DEL CONTRABBANDIERE
Un macellaio genovese aveva escogitato un ingegnoso trucco per contrabbandare la carne. I dazieri di Genova da tempo vedevano entrare in città una lussuosa macchina pilotata da un autista in livrea. Dietro se ne stava un signore, sempre in abito grigio, con in testa un cappello floscio. Sulle gambe portava una leggera coperta. La frequenza dei viaggi mise in sospetto le guardie che un giorno fermarono l'auto. Un daziere tolse il cappello al signore immobile e scoprì che la testa era di plastica e che sotto l'abito si nascondeva mezzo vitello.

La Domenica del Corriere, 28 agosto 1960

domenica, agosto 22, 2010

LA SVIZZERA LA SVIZZERA



A volte il mio citarandom qui a fianco ci prende quasi come l'oroscopo dell'Internazionale - che anche questa settimana mi propina un ottimo consiglio senza alcuna indicazione su come fare a seguirlo, come se il problema fosse il sapere le cose e non il riuscire a farle - e si intromette nei miei pensieri fregandosene della privacy.
Oggi, pies, mi stuzzica con questa massima, nientepopodimeno a firma Adorno:

"La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta." e mi coglie sul fatto, che proprio di ciò vado pensando da qualche tempo, e soprattutto oggi che torno dalla Svizzera.
Ora, lo so che quasi nessuno dei miei lettori ama granchè questo paese e proprio perciò non ne scrivo volentieri, di solito, se per citare il dato indiscutibile della bellezza dei paesaggi. Anche se bisogna ammettere che anche prati e montagne vengono spesso definiti, da quei sublimi esteti che sono gli italiani che vivono circondati da eternit e cartelloni pubblicitari, "noiosi, troppo ordinati". Ma, insomma, come diceva qualcuno da piccola "uno ha i sui gusti" e non starò ad impelagarmi in polemiche inutili o in una difesa ancora più sciocca della Svizzera in quanto tale.

Quando si è lì, però, non si può fare a meno di notare quante cose gli svizzeri tengono all'aperto, o comunque incustodite, senza nessuna protezione: divani con tanto di cuscini asportabili, ogni tipo di giocattoli e mezzi di trasporto per bambini, sculture e sculturine, vasi con piante comuni e vasi con piante rare, attrezzi, opere d'arte e pezzi da collezione.
Le tengono all'aperto, o in musei senza custodi, perchè in genere non vengono rubate.
Sì, lo so, l'osservazione è banale, ma si presta ugualmente a un pensiero, una fantasia: pensa a quanto tempo, soldi, fatica risparmierei se potessi lasciare incustodite le mie cose. E non parlo di gioielli - che non ho, anche se non lo dico alla mia vicina che afferma "uh, tanto quelli li teniamo tutti in cassetta, vero?" E come no? - e neppure di cose obiettivamente preziose. Parlo della faccia della portinaia che, piena di solerzia, ci ha avvisato che la nostra cassetta postale era aperta: " sì, la lasciamo così", abbiamo spiegato sorridendo, e lei non ci poteva credere. La cassetta della posta, nell'era di Internet, in un palazzo che ha portinai e cancelli oltre al portone! "Contenti voi..." ci ha detto, quasi offesa.

Tenere aperta la cassetta della posta ci regala alcune libertà: quella di non avere la chiave, quella di poter chiedere a chiunque venga su di ritirarcela, quella di risparmiare ogni volta quei due o tre minuti necessari per trovare la chiave, aprire, richiudere. E, forse più di tutto, ci regala la libertà di poterci fidare degli altri, visto che non è mai sparito niente: e la libertà di fidarsi produce a sua volta altre piccole libertà.

Allora, senza chiedere scusa a chi crede che il rispetto delle regole sia il contrario della fantasia, io sono arrivata a pensare che vivere in un contesto in cui le regole sono rispettate permette a chi ha la fantasia di poterla esprimere: per esempio, utilizzando il tempo risparmiato in una vita che scorre senza mille difficoltà e imprevisti per creare, che siano orsi di peluches o quadri o pasticcini. E permette che questa creatività venga resa nota, fatta magari fruttare o comunque sottoposta a un benefico confronto: se posso lasciare le mie sculture in un giardino visibile e accessibile dalla strada, se posso vendere i miei dolci, se posso partecipare alla Fiera degli orsi di
peluche, indubbiamente riceverò più stimoli a continuare a creare che non se dovessi tenere tutto sotto chiave o sottopormi a quei mille balzelli e burocrazie che cercano di escludere (?) la possibilità di "fare i furbi".
Si può obiettare che se il rispetto delle regole è interiorizzato, di per sè ci rende meno liberi: mah, io credo che l'obiezione sia vera soprattutto se intorno a noi tutti si comportano in modo diverso. Se sono l'unico legalitario in una compagna di furbi, è vero, apparirò noioso e sembrerà che siano gli altri a divertirsi, a essere pimpanti e innovativi, autonomi e perfino geniali.
Ma se il giorno dopo, poniamo, il risultato delle loro genialate sarà un cancello di più, un altro divieto insulso, un ulteriore balzello che andranno a colpire indistintamente tutti, quale potrà essere il divertimento?
Mi troverò, prima o poi, a dover scegliere tra il bianco e il nero, tra l'adeguarmi a norme stupide e inutili o il provare ad aggirarle: e infatti così viviamo sempre, noi italiani, cercando la "giusta misura" di compromesso, quel malcostume che non è neppure considerato tale, quell'onestà che se poi a vai a vedere non è mai del tutto onesta. E, diciamolo, non si può fare altrimenti, qui.

Ci siamo abituati a considerare virtù ciò che in buona parte del mondo - e non solo in quello occidentale - è considerato un difetto e un obbrobrio, una necessità da poveracci, un'ipocrisia senza senso: e sopportiamo al governo da ormai troppi anni chi questa "virtù" la rappresenta benissimo. E pazienza, chè questo è solo un post. Ma, ecco, forse libertà e fantasia sono un po' un'altra cosa, no?

giovedì, agosto 12, 2010

CARTOLINA PREVENTIVA


Una delle letture collettive della vacanzina sarà "Stecchiti e censiti", un volumetto che raccoglie dieci anni di ricerche sui modi più assurdi di morire, nonchè sulle curiosità correlate alla morte. Va bene, adesso non ditelo che siamo cinici, perchè già lo sappiamo.
Abbiamo anche "Crimini e misteri per la stanza da bagno", mini-gialli da risolvere sul momento, per vedere chi ha letto "Julia" con più profitti - non io, che poi me li sogno di notte, specie se c'è Myrna.
Ecco, questo è solo un modo per dirvi arrivederci senza che possiate sospettarmi di tristezza se non scrivo per un po' (ma sarà pochissimo, chè gli anni di traslochi non fanno molto bene alle vacanze, già
).

GIUSTO PRIMA DI DORMIRE....


Be', a me questo brutto pulcinotto fa tenerezza, anche se l'hanno messo fra gli animali più brutti del mondo.
Ma, a propòs di brutte robe, a voi non sembrano - oltretutto - scemi quelli che se sono della lega si mettono la cravatta verde e se sono lacchè dello psiconano se la mettono azzurra? un po'come le classi dell'asilo, no?

mercoledì, agosto 11, 2010

DESIDERIO SENZA LA STELLA



Chi si ricorderà di farmi questa sorpresa, prima o poi?
(be', senza formaggio, senza cetrioli ecc.... ma sarà bellissima lo stesso)

martedì, agosto 10, 2010

CERTO, E' AGOSTO, MA...


C'è un fin troppo famoso wiz raccontato da Moni Ovadia, secondo il quale due psicanalisti, entrambi con studio nello stesso grattacielo di New York, salgono tutti i giorni sullo stesso ascensore, alla stessa ora, e salgono insieme 30 piani.
Arrivati al 31°, il primo psicanalista scende, ma prima si gira verso l'altro e gli sputa in faccia, tutti i giorni. Il lift, allibito, assiste a questa scena più e più volte: e qui Moni Ovadia la tira in lungo un sacco con lo stupore e l'incredulità del ragazzino, che vede ripetersi questa scena e non si dà pace della completa impeturbabilità dello psicanalista che riceve lo sputo in faccia.
Finchè, comunque, il lift non ne può più e chiede, supplica, una spiegazione. E lo psicanalista, asciugandosi lo sputo con tutta calma, gli dice: "Oh, ragazzo mio, è lui che sputa. Questo non mio problema, questo suo problema!"

Come il ragazzo dell'ascensore, guardo sempre più incredula l'indifferenza che sta circondando gli incendi russi: l'indifferenza della gente e, almeno per quello che ne sappiamo noi, ancor più dei governi europei.
L'amichetto dello psiconano, ser biss, assicura che tutto è a posto, che ce la faranno da soli: e intanto sono andati a fuoco milioni (milioni!) di ettari di foresta e di campi di grano.

Le centrali nucleari sono a rischio: un incendio potrebbe avere conseguenze inimmaginabili sull'intera Europa.
Ma anche senza questa ipotesi tragica, gli alberi bruciati - bruciati anche per poter concentrare le non formidabili difese russe intorno alle centrali nucleari - non erano solo russi, erano alberi di tutti.


Si respirerà peggio non solo a Mosca, da domani, e l'effetto serra che sta provocando sia incendi che nubifragi, a pochi chilometri di distanza gli uni dagli altri, aumenterà ancora.
Ma per la UE, per i governi, per i media e giù giù fino alla percezione del cosiddetto "uomo della strada" , a quanto pare "questo non mio problema". Applauso.

domenica, agosto 08, 2010

A SAPERE COME..


Toro
20 aprile – 20 maggio

Nella canzone This bitter earth, del 1960, Dinah Washington cantava: “Se la mia vita è come la polvere che nasconde lo splendore di una rosa / a cosa servo lo sa solo il cielo”. Ti ho citato questi versi, Toro, perché ora puoi di dimostrare una volta per tutte che la tua vita non è come la polvere che nasconde lo splendore di una rosa. Quindi, per favore, esci dal tuo guscio e rivela tutta la magnificenza del mondo in cui vivi. Cerca di far emergere e di valorizzare lo splendore delle persone che incontri. Entro la fine della settimana potresti essere in grado di dire, come fa Dinah Washington nell’ultimo verso della canzone: “Questa terra amara, dopotutto, forse non è così amara”. (Magari ascolta il brano su tinyurl.com/BitterEarth).



Sì, è l'oroscopo dell'Internazionale, il nuovo (be', già da un po') delirio della sinistra tutta.
E, corpo di bacco, mi restano ancora solo cinque giorni e non ho neppure sentito la canzone.

venerdì, agosto 06, 2010

PRESENTI E ASSENTI



In "Comma 22" - che consiglio a chiunque di leggere, senza lasciarsi scoraggiare dal film - uno degli straordinari personaggi è il Maggiore Maggiori. Non ci si può ricordare cosa fa il Maggiore Maggiori, perchè la sua specialità è quella di non esserci: il Maggiore (qualifica) Maggiori (nome proprio), infatti, riceve i soldati solo quando lui non c'è.
Mi sono sentita il Maggiore Maggiori quando, aprendo il blog dopo lunga assenza e controllando, così tanto per fare, gli accessi e le presenze, ho scoperto che proprio in uno dei giorni di questo periodo il numero di visitatori del mio blog ha battuto - cheddico, doppiato e triplicato! - ogni precedente record.
Apparentemente, senza nessuna ragione: ma anche se una ragione ci fosse, ovviamente non la saprò mai.


Non mi resta perciò che tornare al mio punto di partenza, all'incipit originale: a grande e pressante richiesta dei miei lettori (due su due), questo blog riprende. Accantonando per il momento la tentazione di dichiararlo chiuso, kaputt, finito, faccio i conti con l'atroce Morbo del Blogger, quello di non sapere cosa scrivere dopo un periodo di assenza: ma già questo sarebbe un bell'argomento, chè le esitazioni che così spesso portano alla morte per inedia dei blog si potrebbero analizzare e studiare per definire l'essenza del blog
istesso in quanto precipuamente blog. Che è, almeno teoricamente, immortale e immarcescibile, eppure raccoglie l'effimero più spinto, la narrazione di momenti privati che - e questo secondo me è il dato più curioso, a meno che altri non mi smentiscano - non viene mai riletta neppure dagli autori.
Uh, ci si potrebbe filosofare per ore, ma vi risparmio. Fatto sta che da quando la Comune-ty si è fatto dissolta senza senza un lamento, gnanca un plissè ( come forse sarebbe stato logico prevedere ma come io credo tutti speravamo che potesse non accadere) noi blogger rimasti attivi ci sentiamo un po' troppo alle prese con la nostra singola individualità. Non che siano, una per l'altra, individualità da poco, anzi.
Ma, forse non solo a me, a volte viene un po' il dubbio se ciò che vorremmo dire qui sopra può interessare chi ci legge, ora che non si è più certi dello zoccolo duro di riferimento. Chi mai, pies, potrà appassionarsi al modo per ottenere un hamburger morbido, con chi posso fare polemica sulla martavincenzi (a favore, nonostante), a chi esternare i miei ponderati e ponderosi pareri politici?
Partescherzi, che ci sono alcuni lettori attuali, usuali, lo so: alcuni, anonimi e non, mi lasciano qualche commento, altri sono soprattutto o sempre silenti, e a tutti loro penso quando scrivo, contenta e grata che ci siano. Ma insomma, manca un po' di feedback per rendere più movimentate le cose, che già di loro tendono al piatto - be', lo so, è anche agosto, oltretutto.

Perciò adesso posto la foto di questo bellissimo mezzo di trasporto - e intanto smetto di far la lagna, neh? - annunciando che vorrò provarlo durante la mia vacanzina a Thun, Sguizzera (come dice Achille, il bradipo star) , insieme alla caccia al tesoro turistica e alla visita alle grotte/cascate. Le vacanze demenziali mi piacciono un sacco, a me.
E noto di seguito che leggendo il Manifesto ho potuto sentirmi per un attimo Maria Antonietta: me lo ha permesso la mia dieta, che da due mesi ha cancellato il grano dalla mia vita. Senza peraltro cancellare i chili che dicevano essere correlati. Perciò, per quanto mi riguarda, che speculino pure ( e sia detto a dimostrazione di quanto le diete possano rendere cattivo un essere umano).
Nel frattempo, non manco di usare la dieta stessa come spunto per le mie riflessioni a pera, che vi regalo: nella speranza di arrivare a Thun come taglia singola e non doppia, in quest'ultima settimana ho eliminato (su indicazione della dietista) tutti i carboidrati e gli zuccheri.
E ho così potuto constatare la fondatezza di quanto avevo letto una volta in un saggio storico: nel passato, diceva questo libro che non so più quale, la gente definiva "carestia" lo stato in cui scarseggiava il necessario per fare il pane, indipendentemente da quali altri cibi erano a disposizione.
Non si parla delle grandi carestie, ovviamente, in cui davvero non c'era nulla da mangiare: ma molte delle carestie che si sono succedute nei secoli erano appunto, "mancanza di pane" e non carenza assoluta di cibo. Questa tesi mi era sempre sembrata un po' strana ed opinabile: dopotutto, perfino un lombardo (" ... con una voglia di pasta col pane che riempia, magari, un bidet" , cantava Jannacci ) se ha a disposizione altre cose, del pane può fare a meno. Non è così: o meglio, sembra di poter sopportare la privazione finchè qualche cereale o zucchero , in un modo o nell'altro, lo si assume. Ma nutrirsi di sole proteine e verdure... ecco, ora non ho dubbi che fosse considerato "carestia". E credo che a uno qualsiasi dei nostri trisnonni sembreremmo tutti scemi noi, che ce la autoinfiliggiamo.

Ditelo, che sentivate la mancanza dei miei post dipaloinfrasca...