sabato, dicembre 30, 2006

MA SENTI UN PO', COMUNE-TY...

Succede che da giugno il Contadino Bio Doc ci porterà la verdura, se vogliamo (e spero di sì, e bisognerà dirglielo entro marzo, così da avere la Semina Personalizzata). Succede che per dividerci la verdura bisognerà comunque vedersi a scadenza più regolare. Succede che tanto ci vediamo lo stesso, ormai. Succede che l'amicae. e l'Amor Chimico vogliono fare le conserve e, eccelsa idea, la birra. E il pane possono già farlo, quando ne hanno voglia. Succede che l'uomo barbuto si è fortemente appassionato alla produzione autarchica dei liquori di balcone e che non si fermerà lì. Succede che stiamo mettendo insieme un menù di Capodanno grandioso, e che c'è fra noi uno Chef Frustrato. Succede che le cose banali, quelle che si comprano dappertutto, non ci piacciono e che abbiamo grandiose idee su cose inedite, anche in fatto di cibo. Succede che, p.es., a me piace fare una cosa che si chiama Conserva dello Scapolo, oppure le Rissoles, e anche i Biscottoni e altre cose ancora, che sono tutte cose che per pochi poi va a finire che non le fai.
Allora, comune-ty, perchè non mettiamo su un pregevole giro di cibi, che uno quando fa una cosa la dà anche agli altri che la vogliono? Tipo "la zia ha fatto i gnocchi, umma umma" solo che gli gnocchi ci sono davvero.
Bisognerebbe studiare il modo di farne una cosa dis/organizzata, come piace a noi, e davvero scambievole che poi non finisce che uno fa e gli altri mangiano, chè è brutto anche se a uno gli piace fare. Io penso che sarebbe molto bello e giovevole per tutti: si varia il menù, si risparmia e ci si diverte. Chi ci studia con me?

giovedì, dicembre 28, 2006

INTERNO, BOSCO


ecco, lo metto qua anche un po' più grande, il mio gufino con la luna. perchè mi piace proprio, e solo oggi ho scoperto che la coda è un muso di porcellino e che il tutto è anche un fischietto. fa parte di una famiglia, li fa un signore immagino più famoso di quello che che so io - che in fatto d'arte sono la classica capra - che si chiama Riccardo Biavati. Il gugol dice qui http://www.vivipiacenza.it/index.
php?option=com_content&task=view&Itemid=132&id=2180 così, di questo signore:
"Egli ha plasmato, in lunghi anni di costante e assiduo lavoro, ceramiche sonore, strumenti animati, giocattoli per adulti, lanterne magiche, animali notturni, ciotole abitate" e dice che ha fatto anche una cosa che si chiama "Borgopignatta", un paese costruito su una pentola. Ecco, forse l'arte le racconta sempre, delle cose, ma a me quest'arte che gioca e ti fa subito immaginare una storia è quella che mi piace più di tutte, e per esempio pur nel mio essere capra non capisco come fa a non piacere Tinguely, con tutte le sue robe arrugginite dai movimenti di fiaba. E anche Biavati, del resto, dice che l'inizio di tutto sono state le favole che inventava suo nonno, e i merli - che secondo me sono le robe naturali più simili a un giochino a molla.
Così mi è venuta voglia di vedere queste altre cose di Baviati, perciò ho cercato su altro gugol finchè ho trovato queste: la prima si chiama "Scatola di bosco" (c'è anche una Scatola della notte, ma questa mi piace di più), l'ultima un semplice "Ramo con 5 civette", ma la seconda è quella che mi piace più di tutte perchè si chiama "Albero ventoso" - e il gufino di mezzo è tutto disordinato da quel vento lì.
Ma il laboratorio delle ceramiche fischianti e della macchine evocatrici - chè pare che lui le chiami anche così, le cose che fa - è a Ferrara, uno di quei posti dove sempre dico si potrebbe anche andare ma poi mai ci vado. Allora, grazie alla Ambra del Vicolo che un po' di gufini li porta qui, che magari poco per volta li prendo, e all'amica Triz che mi ha portato al Vicolo un giorno che io ero pronta per vederli, i gufini. Chè mica sempre è così, mille volte capita che le cose le guardi e non le vedi. E grazie anche all'uomo barbuto che mi ha regalato quello che sarà il primo della serie.

mercoledì, dicembre 27, 2006

LANESSIE STA MEGLIO!


dopo due giorni di febbrone, ecco che la nessie rivive. e per toglierci i dubbi e le angosce sulla sua salute, per dimostrare che effettivamente sta risanando, ecco che pianta un casino. che non lo racconto perchè le voglio tanto bene. ma, per darvi l'idea, finisce che nessie si scusa: il che dovrebbe farvi capire quanto il casino era incontrovertibilissimamente inutile. e ciononon, siamo contenti che stia meglio. eh, i figli 'sso piezz'e core...

UN BEL NATALE


di molto ingegno. uno di quelli che partono tipo "oh, quest'anno non aspettiamoci granchè, neh?" e poi lo spazio sotto l'albero si riempie di pacchi e pacchetti e meraviglie. perchè ognuno aguzza l'ingegno, appunto, ed è bellissimo scoprire quante cose si possono regalare con un budget limitato e un cervello +cuore invece no.
Che uno dice ma in fondo perchè lo racconti, che intorno all'albero c'era praticamente tutta la comune-ty ed altri ancora? Uno, perchè è bello scrivere una cosa bella. Due, perchè me l'ha chiesto la mia amichetta del cuore, che vive lontano. Allora mi piace contare che io e l'amicae., con la fattiva collaborazione dei rispettivi folletti, ci siamo scambiate un cestino autoprodotto, e a me è piaciuto tanto: mostarda contro chutney, gelatina di barbera contro marmellata di zucca e amaretti, saponi contro scrub per il viso. Mi sa che io e l'amicae. potremmo metter su un laboratorio streghesco, e ci divertiremmo anche un sacco. E poi ci sono state traduzioni inedite (giàggià), e libri da bancarella
o web - la cucina milanese, che non farò mai ma che mi piace leggere, e gialli rintracciati con pazienza perchè quelli e solo quelli leggo, fra i gialli - e tè degli scrittori comprato in estate al Nord e magneti per il frigo beatlesiani, che anche loro arrivano da ancora più su, dalla danimarca. E a me questa cosa che in estate uno si sobbarca oltre a bagagli i regali per il natale che verrà mi piace molto. E, ancora, un evelyn waugh mai letto che quando ho aperto il pacchetto ho detto "ah, che bello, l'avevo visto in libreria!" . E l'uomo barbuto ha riso e sospirato: "sì che l'avevi visto... l'abbiamo comprato insieme." ma è bello farmi i regali, chè per me sono sempre sorprese, anche se me li comprano sotto il naso chè poi mi dimentico. e poi sono sicura che qualcosa mi dimentico anche adesso, ma non prendetevela se per caso è il vostro regalo perchè non me lo sono dimenticato davvero. e i pacchettini erano tanti. e senza neanche comprare una carta o un nastrino, tutto trovato in casa. E poi abbiamo bevuto il tè degli scrittori e quello di natale, e mangiato biscottini
e panettone e aggiustato finestre. O meglio, uno di noi ha aggiustato la finestra tra l'ammirazione degli altri. Il valoroso era uno dei due amici arrivati all'improvviso, senza che li aspettassimo: che bella cosa. E ci hanno portato due maipiùsenza, ed erano talmente maipiùsenza che nessuno di noi sapeva che uno dei due, il separauovo, si usa con l'uovo crudo. e menomale che ci hanno spiegato, sennò ci infilavamo le uova sode e le spiaccicavamo tutte. Ma il regalo erano loro, gli amici, che hanno suonato
e sono arrivati. così, semplicemente, come dovrebbe essere sempre. o almeno a natale.

ADERISCO


ke nn ci capsc mai nent, qnd skrivono csì.

e poi perchè sono così contenta di leggere il blog del brother - quando c'è qualcosa da leggere - che aderirei anche a una petizione per il salvataggio delle zanzare albine.

domenica, dicembre 24, 2006

NATALE 2

Sarà che a me la poesia dialettale piace, sarà che l'emiliano mi affascina con i suoi stravolgimenti di lettere, sarà che io e il KGgB l'abbiamo scoperta insieme su un'antologia davvero bella che ha scovato lei (Foglie di memoria, ed. Ediesse, a cura di Pierini), ma insomma anch'io metto una poesia, stavolta.


NADEL
Ch'u n'avnéss mai Nadèl
i lòmm, la bòba, al machini, la zénta,
ch'u n s pasa invéll,
'na préssia tòtt, bèvar alzèd, pachétt,
la nèbia, al fazi lòstri di mazlèr,
auguri, auguri, chérti culurèdi,
al melarènzi sérbi,
agli anéusi, i féigh sécch, ch'i t s mètt tra i dint,
spatàsi, ucèl panèd, tòsa, sgadézz,
butàighi tòtti zàisi fina agli òt,
e la mateina dòp 'na férma, un zétt,
u s sint caminé in piaza qualcadéun,
l'inznìr e' pòrta fura e' chen, adlà
l'Alba la guèrda la televisiòun,
e' pèpa e' fa i auguri in trenta lèngui,
pu i pi sòtta la tévla fina al tre,
ch'u s fa nòta t'us sbréss, e tè disdài
te schéur, csa fét aquè? t vu un pèz 'd tiròun?
mo zènd la luce, l'era schéur cumpàgn,
an, la vzéiglia, quant l'à sunè e' telefan,
chi parla? non si sente, l'era li,
da dalòngh, pronto, pronto, non si sente,
pronto, chi parla? pronto,
non sento niente, e invìci ò sintì tòtt.
(R. Baldini)

Traduzione: Non venisse mai Natale,/ le luci, il
chiasso, le macchine, la gente,/ che non si passa da
nessuna parte,/ una fretta tutti, baveri alzati,
pacchetti,/ la nebbia, le facce lustre dei macellai,/
auguri, auguri, carte colorate,/ le arance acerbe,/ le
noci, i fichi secchi, che ti si mettono fra i denti,/
spinte, occhiali appannati, tosse, segatura,/ negozi
tutti accesi fino alle otto,/ e la mattina dopo, un
fermo, un silenzio,/ si sente camminare in piazza
qualcuno,/ l'ingegnere porta fuori il cane, di là/
l'Alba guarda la televisione,/ il papa fa gli auguri
in trenta lingua,/ poi i piedi sotto la tavola fino
alle tre,/ che si fa notte in un batter d'occhio, e tu
seduto/ nel buio, cosa fai qui? vuoi un pezzo di
torrone?/ ma accendi la luce, era buio uguale,/ l'anno
scorso, la vigilia, quando ha suonato il telefono,/
chi parla? non si sente, era lei,/ da lontano, pronto,
pronto, non si sente,/ pronto, chi parla? pronto,/ non
sento niente, e invece ho sentito tutto

sabato, dicembre 23, 2006

NATALE

aspettavo un'occasione per mettere questa bella frase di Massimo Troisi, che nella sua semplicità riesce a dire molte più cose di tanti discorsi: be', a natale ci sta, no?

E' finito il comunismo,
incapace forse di svolgere il
ruolo che la storia gli aveva
assegnato, ma non i poveri,
'e muort 'e famme.
E qualcuno dovrà pure
prendere in mano la loro bandiera,
occuparsi di loro,
accorgersi della loro vita


BELL'ANNIVERSARIO

di matrimonio. con il regalo di un gufo con la luna sulla testa e di un pendolo made in ussr, ma soprattutto con il passatempo più sano ed economico. La Settimana Enigmistica, certo, maliziosi. dopotutto siamo sposati da 26 anni :-)

venerdì, dicembre 22, 2006

UNO STRANO NATALE

a giudicare dai dati, qualche lettore che mi legge dall'ufficio ce l'ho. perciò pensavo di fare un bel saluto natalizio, un post perfino intelligente di arrivederci. avrei raccontato - ma solo un po' per non rovinare le sorprese - dei regali autoprodotti e del che bello metterci l'ingegno, avrei detto delle facce e delle persone che in questo periodo sono tristi e delle cose tristi che se ne fottono del natale, vi avrei reso edotti sulla risposta del domenico che gestisce il sito di eco-riciclo e che magari proviamo a dargli una mano chè pare che meriti, avrei delirato progetti insieme all'amicae. che manco a natale ci fermiamo, avrei sorriso con voi delle persone che a natale trovano più facile dirti in un modo o nell'altro "siamo amici", anche se sono qundici anni che non ti telefonano (giuro! ed è stato bello), o di quelli che a natale ci avresti voglia di vedere e invece, mannaggia che stanno in un'altra città (vero, brother e gabbiano? ma vale anche per gli amici). Ma forse soprattutto vi avrei detto di questa strana aria dello sciopero, che sì che lascia l'uomo barbuto tranquillo a fare i suoi pacchettini per la prima volta nella storia, ma insomma è un'aria pesante. Che un padrone che manco ti guarda in faccia è una brutta cosa, anche se sei un lavoratore privilegiato - che, insomma, anche quello sempre meno, neh? E allora di questo sentirsi "in lotta" e al tempo stesso un po' ridicoli, che 16 giorni di sciopero sono proprio tanti per non aver neanche cominciato la vertenza, ma insomma 'ntanto ci stanno arrivando i consueti pacchi natalizi che ci fanno sempre vergognare un po', ma è indubbio che la dispensa la riempiono. E così non è che dobbiamo andare alla SOMS - e menomale chè tanto non ce n'è più - ma la lotta c'è lo stesso, ed è più importante di quello che può sembrare. Ma, appunto, ve l'avrei detto bene se non fossi così stanca: e invece lo sono, ed è tardi, e domani è l'anniversario di un astuto matrimonio sotto natale. Così parlerò di tutto ciò un'altra volta: adesso , che vi piaccia il natale o no, mi limito a sperare per tutti noi una giornata serena e di cose calde, che a volte è già tanto.

mercoledì, dicembre 20, 2006

EPPERO'...

...epperòperò: già tanti anni fa, io volevo fare un libro su tutti gli spazi che la società dei consumi offre a chi non vuole pagare ciò che comunque consuma. però un bel po' di cose erano illegali - tipo il modo per sbaincare il biglietto dell'autobus, ma non chiedetemelo perchè me lo sono dimenticato, e magari nel frattempo hanno anche cambiato gli inchiostri - e così non se n'è fatto niente, chè il mio agente ha detto che non voleva agentarmi in galera. Ma non tutto era illegale: a Parigi, che l'ultima volta siamo andati che il KGgB era piccola ed era quindi un bel po' di tempo fa, la gente raccoglieva la roba avanzata dal mercato della fruttaeverdura, come dice l'amicae. Ma quelli che lo facevano non erano tutti sfigati, anzi la maggior parte no: erano studenti, o mamme e papà giovani, signore anziane normalissime, pensionati. E i verdurai, andandosene, lasciavano la roba ancora nelle cassette, perchè non si rovinasse per terra. Coi campioncini di profumeria io e l'amicae. ci tiriamo avanti quando sembra troppo scemo spendere soldi in profumini, e sui cosmetici c'è tutto un discorso da fare che rimando a dopo natale. E, apropos di natale, l'anno scorso c'era in giro gente che regalava un sacco di roba: quest'anno forse no, o sono io che non sono andata in giro. Altri esempi di roba legale davvero gratis non me ne vengono, ma sicuro c'è gente più creativa di me che ne sa di più. Però, secondo me, il punto non è non comprare in assoluto: il punto è comprare meglio. Sì, lo so, sembra un precetto da vecchio genovese, ma non voglio dire che bisogna comprare due maglioncini l'anno da berti e poi tenerli tutta la vita. E' vero però che esiste un concetto di qualità che si sta perdendo perchè vogliono farcelo perdere: perchè un maglione di puralana - va bene , è un tormentone, ma è vero - dura una decina d'anni, una camicetta in seta anche di più. Dopo due, tre anni, li lasciate riposare nell'armadio e poi tornano anche di moda, e sono perfetti, se li trattate come meritano. E se aspettate i saldi per comprarli, li pagate uguale al resto. E se li comprate all'usato, ancora meno. Certo che tutta la trafila industrial-commerciale ci guadagna ben meno, se la roba vi dura dieci anni: così, tutte le magliettine su cui i cinesi si consumano le dita - non è metaforico, è reale - durano mezza stagione, poi sono da buttare, stinte e sformate. Come per il cibo industriale, paghiamo poco in cambio di niente, e il prezzo maggiore lo pagano quelli più sfigati di noi.
Detto ciò, credo che in ogni caso si dovrebbe tendere a ridurre lo spreco, puranco comprando, e questo è un altro motivo per cattare roba buena, chè si può poi scambiare o rivendere nei mercatini. Ma credo che, prima di tutto - e specialmente in questa città - vada superato il concetto dell'orgogliosa povertà quanto quello del "prendo e non do mai niente in cambio": non sto parlando di gente che conosco (soprattutto nel secondo caso, per fortuna no), ma di un atteggiamento mentale che disdegna - oppure al contrario, arraffa - la roba altrui. Credo che nel giro delle merci non ci sia nulla di disonorevole, che gli scambi siano divertenti oltre che saggi, e che nella rumenta non dovrebbe mai finire qualcosa che può ancora servire a qualcuno o a qualcosa. Forme di microeconomia, come oggetti in cambio di servizi - io e il mio amico fotografo lo facevamo senza neppure bisogno di sancire la cosa, era ovvia - non hanno nulla di disonorevole per nessuno: che colpa ne ho se non so fare quasi niente di manuale e invece mi avanzano un sacco di biscotti? o, ancor più, di libri? Fra amiciamici sono cose che passano con naturalezza, ma io credo che bisognerebbe cercare di estendere il concetto, facendone una prassi normale appena è possibile. E comprando, quando si ha da comprare, anche con un occhio alla durata di ciò che che compriamo, chè in fondo il miglior comportamento etico, adesso, è proprio quello di non rinnovare continuamente gli oggetti di cui ci circondiamo, volenti o nolenti. Io è da tanto tempo che il baratto lo farei volentieri, p. es: perchè non facciamo un roba di annuncini nella comune-ty, per cominciare? Libri contro films, lo butto lì che è il più facile.
Ma c'è anche un signore di nome Domenico che ha fatto un sito apposta per questo: gli ho chiesto chi è e cosa fa, chè voglio segnlalare il sito del baratto anche sulla mia rubrica di mentelocale. Non mi ha ancora risposto ma poi vi dico, appena lo so, intanto date un'occhiata qui:http://www.eco-riciclo.it/
Non c' ancora quasi niente, ma si potrebbe cominciare e vedere come butta.

COSA TI COMPRI DI MIGLIORE ?







L'amica e. lancia, su pretesto zucconiano che trovate qui http://www.repubblica.it/2006/12/sezioni/esteri
/puritani-anti-shopping/puritani-anti-shopping/puritani-anti-shopping.html , una bella riflessione sul non comprare. Ora, a me il non comprare comincia a piacere: in verità mi è sempre piaciuto di più il "fare" che il "comprare", ma ho anche sempre comprato. Mai le firme, le cose dell'ultima moda, i gioielli, le creme, tutte quelle robe lì: ma bisogna ammettere che in giro c'è anche cose belle o divertenti, e ad entrambe le suggestioni faccio fatica a resistere. Ma l'impoverimento del ceto medio è un regalo dell'operato al cuore, e la maggiore saggezza un regalo dell'età - sì, lo so che state ridendo su quest'ultima frase, ma passatemela, suvvia - così già da anni non compro più come prima. Anzi, senza tema di smentite, posso affermare che compro sempre meno. E c'è la sua soddisfa, in ciò: finchè posso comprarmi i libri... E anche quando non posso, c'è il suo vantaggio: ho riletto tutto Il Mondo del Disco di Terry Pratchett, mi sono fatta di nuovo delle grandi ghigne e ho finalmente capito che le storie dei quindici volumi della serie non c'entrano nulla una con l'altra. Perchè io credo che non comprare si può se prima hai comprato un sacco, per esempio. Oppure se hai un sacco di tempo: se hai bisogno un paio di collant, mettiamo, ora che li trovi nel baratto hai fatto in tempo a farti un bel paio di calzerotti a mano, coi ferri. Che però non fanno proprio la stessa figura, va detto. E se ti si rompe il tacco dello stivale, tanto per non fare casi personali? E' vero, puoi sempre ritagliare un pezzo di gomma e incollartelo da te, ma appunto devi avere il tempo di farlo, considerato che nessuno di noi ormai ha una grande esperienza da ciabattino. E via di seguito.
Ma detto così può sembrare che io sono contro, il che non è. Me, la cosa di non comprare un po' mi piace: mi piace come atto dimostrativo, perchè magari arriva a quei davvero poveri che ora si svenano per uno status-symbol del cavolo, mi piace perchè dice forte che c'è gente davvero stufa di questa vita a contar monete e basta, mi piace perchè individua l'enorme spreco che facciamo e che fanno gli altri, spreco di cui in realtà altri possono sopravvivere con intelligenza.
Epperò, così com'è americanamente concepita, mi pare tra il fanatico e lo snob: perchè sopravvivere per un anno non è un problema, il problema sarebbe vivere così per cinque o per dieci, quando roba tua in casa non ce n'è più a furia di scambiare e consumare. e perchè anche non comprare bisogna poterselo permettere: se lavori otto/dieci ore al giorno non hai davvero il tempo di andare a procurarti ciò che non costa, anche senza essere troppo esigente. Dice: ma se hai meno bisogno di guadagnare hai meno bisogno di lavorare: non è sempre così automatico, anche se ha una sua parte di verità, e comunque i beni primari (casa e bollette, medicinali e visite decenti, cultura e gioco p.es.) non sono ancora gratis. Che mi sta bene che un bambino non abbia il videogame, ma che debba aspettare che qualcuno baratti un pallone mi sembra eccessivo. E se non vuoi farlo aspettare troppo devi avere il tempo per cercare il pallone, che è di più di quello che occorre per comprarlo, e si torna sempre lì, al tempo.
Che se io fossi ricca, è l'unica cosa che mi comprerei davvero: il tempo per fare solo ciò che mi piace o che sento di dover fare. E secondo me, queste persone che per un anno non hanno comprato hanno fatto un acquisto a monte, ed è proprio questo.

lunedì, dicembre 18, 2006

OGNI PROMESSA ....














...è debito, perciò ecco il puffo diavolo nel mio presepe. Che merita un post - il presepe, non il diavoletto - perchè è un raro presepe verticale tutto di riciclo, l'ha fatto il mio amico Carlo ed è geniale - il presepe, ma anche lui carlo - come già dicevo nell'ultimo post di novembre.
E visto in azione e nel suo contesto natalizio, con la fontana che spruzzacchia, le scale illuminate, le luci che filtrano dietro le persiane e i passaggi segreti è davvero bellissimo - il presepe, non carlo. E siccome è il nostro presepe, alla grotta sta arrivando il corteo dei migrantes (quelli che non ne potevano più di stare sull'albero) che non hanno nulla da
perdere se non i loro gancetti - ehi, non è colpa mia, c'hanno un cartello che dice così - e poi c'è un sanfrancesco che c'ha il suo daffare con i mostri arrampicati sulla scala,












il puffo poeta con la testa nelle nuvole,















il canguro, il coccodrillo e rataplan, il cane scemo di lucky luke, che punta le oche. E Visnu che aspetta, a tante braccia aperte, la pentola degli spaghetti che sta calando dal piano di sopra. Se avete altri contributi multietnici della misura giusta, prestateceli: vi li ridaremo il 6 gennaio.

sabato, dicembre 16, 2006

BERSANI, MA CHE SEI, SCEMO?

La ciminiera è quella della centrale Enel a Porto Tolle, in Sardegna, che la stessa azienda - che dice a noi consumatori di ridurre i consumi per limitare le emissioni che provocano l'effetto serra - sta convertendo in centrale a carbone, ossia nel tipo di centrale peggiore rispetto all'effetto serra. Greenpeace si è arrampicata là sopra, Enel gli ha tolto la luce, stanotte: star lì a 250 mt. d'altezza, al buio, non è uno scherzo.
Il resto della storiazza potete vederlo sul sito di Greenpeace Italia www.greenpeace.it/portotolle, compreso il video del brasiliano che dalla ciminiera si è buttato col paracadute (http://www.greenpeace.it/pics/video_151206_03.mov).
Ma quello che conta è che Bersani, che potrebbe revocare o quanto meno sospendere l'autorizzazione a questa intelligente "conversione" dell'Enel, non lo fa.
E siccome continuiamo a sperare testardamente che questo governo non faccia le peggio cose (be', non abbiamo mai sperato che facesse le meglio, ci basterebbe limitasse il danno possibile), vogliamo credere che sia stato finora troppo occupato per dar retta a Greenpeace, e che presto si sveglierà.
Ma a quanto pare dormiva anche un po' di tempo fa, e precisamente quando ha stanziato 5 miliardi di euro al biotech, il 25% dei quali all'agroalimentare. Se vi state chedendo cosa significa, ecco: significa che una parte delle tasse che NON siamo riluttanti a pagare andrà a finire nelle tasche dei signori che producono OGM. Per produrre OGM in Italia, quando tutti sanno e dicono che l'unica cosa che può salvare i prodotti italiani, con quegli sputacchi di campi che ci ritroviamo, è il puntare sulla qualità. Bersani non se n'è accorto?

Qui sotto il comunicato di Legambiente, cui sono seguite, che io sappia, reazioni zero.

"Non possiamo crederci". È attonito Roberto della Seta, presidente di Legambiente, alla notizia del finanziamento pubblico, di ben 5 milioni di Euro, al biotech anche agroalimentare stanziato dal ministero dello Sviluppo economico per imprese italiane che partecipano a progetti europei. Nel bando dei precedenti finanziamenti compare un sostanzioso 25% all'agroalimentare.

"Nonostante nel programma di governo venga indicata la via della qualità per l'agricoltura italiana, -- continua Della Seta -- nonostante il ministero delle Politiche Agricole abbia imboccato tutt'altra strada e nonostante cittadini italiani ed europei abbiano più di una volta espresso nelle più diverse sedi la loro contrarietà, Bersani, orecchie da mercante, calca altre vie nella più completa solitudine. La ricerca ha certamente bisogno di soldi e di concreto incoraggiamento, eppure -- conclude il presidente di Legambiente -- noi crediamo che ci siano settori che soffrono più dell'agroalimentare la mancanza di fondi. Perché non dirottare quel 25% in altri campi, anche biotech?".

UN PO' COSI'

Ci sono giorni che il mondo sembra un po' così, dietro una rabbiapreoccupazionestanchezzastress che ti occupa la mente e rende tutto grigio. e ti si rompe il tacco dello stivale, e l'autobus non arriva, e i sacchetti con tre cose sminfie che almeno avessi fatto lo siopping ti pesano, e poi l'autobus arriva ed è pieno e tu sogni solo che arrivi il controllore così fai una bella rissa e finalmente te la puoi prendere con qualcuno. poi la nebbia passa, la senti che è ancora in agguato ma intanto è passata, così com'era arrivata. e pensi, però che nervi, chissà quante belle cose, quante belle facce, quanti bei pensieri mi sono persa, nella nebbia.

venerdì, dicembre 15, 2006

COSI' POCO, COSI' TANTO


Giornate in cui tutto va storto, che mi astengo dal commentare chè piangermi addosso lo odio. epperciò metto qua la letterina di Lidia Ravera, che spesso dice cose giuste, che ho trovato qui: http://ventidasinistra.blog.kataweb.it
Sembra una letterina di natale, nella sua ingenuità, ma quell'ingenuità è esattamente una delle cose preziose che abbiamo noi, popolo di sinistra. In ogni caso, la condivido, anche se la ritengo eccessivamente ottimista: chiedere la sincerità è un obiettivo minimo e grandissimo.

Governo: aiutateci ad aiutarvi

Caro Governo di Centro Sinistra, amato e votato e fatto votare, sognato come un soffio d'aria pura nei cinque anni di apnea, cari Voi che avete conquistato il potere di fare tutto quello che, noi e voi, abbiamo detto e continuiamo a dire, come state? Siete infelici, nervosi, confusi e fragili come sembrate, oppure determinati, fiduciosi, lucidi e compatti come tutti speriamo? Se siete determinati, fiduciosi, lucidi e compatti è evidente il difetto di comunicazione, visto che sembrate infelici, nervosi, confusi e fragili. Un drappello coeso si aiuta a vicenda (alludo al duello fra signore: Serafini versus Turco, ma non è l'unico), non patteggia col nemico (alludo all'indulto).

Né si sdraia ad ogni esternazione di Benedetto sedicesimo come se contrapporre alla visione del mondo religiosa una, per così dire, etica laica, fosse una forma di cattiva educazione.

Quindi, cari e care, chiedete al Santo Protettore dei Potenti, la forza di essere sinceri. Provate. È un timbro che non si è sentito mai forte e chiaro, in politica. Dite serenamente agli elettori: perdonate le nostre lentezze e indecisioni. Il problema è che dobbiamo tenere insieme exdiccì e expiccì, non tanto cattolici di sinistra e comunisti, perché, fossero persone e non avanzi di partito, troverebbero mille punti di contatto, essendo lo spirito del Vangelo parecchio affine al Manifesto del Partito Comunista.

Dite, con sincerità: a noi l'immagine sconcia così amata dal precedente governo, di mani che si infilano nelle tasche degli italiani, come per uno stupro simbolico, non piace. Noi non vi stiamo rubando dei soldi. Noi, con la Finanziaria, stiamo cercando di tirare fuori dai guai questo paese depredato dalla precedente gestione. Quindi vi chiediamo, semmai, un prestito, per aiutarci ad aiutarvi.

Quando andrà meglio restituiremo tutto. Con gli interessi: perché vivere e lavorare in un paese sano è meglio che arrabattarsi mentre tutto frana. Caro Prodi, il vostro slogan, lo so, è «la serietà al Governo». Propongo una piccola correzione: la sincerità al governo.

Basta palle, basta presunzione, basta linguaggio criptico, basta gergo politico. Siate semplice, siate sinceri. Chiedete aiuto. Chiedete. E vi sarà dato

Lidia Ravera




mercoledì, dicembre 13, 2006

LETTERINA MINIMA

No, ecco, facciamo che i limiti di velocità non li superi e che neanche salti d'un balzo il guard-rail, renne o non renne. Ma se per caso ti capitassi di imboccare un'autostrada, caro babbonatale, ti fermeresti a un autogrill per comparmi le Ricola? Quelle vere, originali, quadrotte alle erbe, in sacchettino o in lattina che è ancora più bella e fa a meno della carta su ogni caramella. Perchè la coop le ha sostituite con squallide imitazioni - più dolci, bleah - e in giro si trovano solo quelle piccole, gommose e senza zucchero, che di Ricola hanno solo il nome. E io mangio solo quelle caramelle lì, due al giorno max, e mi perciò mi durano tanto se il KGgb non me le frega: ma ormai sono quasi finite e andare in Svizzera a far la spesa non è esattamente comodo. Perciò, carobabbonatale, dillo anche a quelli che conosci, folletti viaggianti ed elfi gentili, chè potrò ricambiare con biscotti, liquorini, cene maffe, bacetti...

lunedì, dicembre 11, 2006

CANTO LIBRE




E' morto. non lo nominiamo, non qui. un giornale lo definì, al suo rientro in cile dopo essere riuscito ancora una volta a scampare alla giustizia che lo aveva beccato a Londra, "dead man walking". sopravvisse a se stesso e agli orrori di cui fu responsabile, tuttavia non pagò mai. ebbe lunga vita, garantita dai soldi degli americani, dall'acquiescenza di chi volle "pacificare" il Cile. Per esserne più sicuro, aveva già provveduto all'uccisione sistematica e orribile di tutti quelli che potevano opporglisi
Allora qui ricordiamo una delle sue vittime, quel Victor con il sorriso aperto e strafottente da ragazzotto degli anni'70.
Indymedia Cile, nel maggio di quest'anno, ha pubblicato qui http://santiago.indymedia.org/news/2006/05/49240.php
nome, indirizzo e numero di telefono del tenente che lo uccise con 44 pallottole: ora è dirigente al Ministero del Lavoro di Santiago. C'è anche l'e-mail: magari l'avrà cambiata, ma si può sempre provare.
ma è su un altro sito che si può festeggiare meglio la morte del macellaio, questo: http://www.memoriapopular.cl
Ci sono le commemorazioni, agghiaccianti, per i tanti uccisi o fatti sparire dal regime. Ma c'è anche, nel sito o sui tanti link, tutto quello che il macellaio non è riuscito a uccidere, e che vivrà ben più a lungo di lui: la memoria, i canti, le lotte. E la voce e il sorriso del Victor, che questi ragazzi portano oggi in manifestazione con loro.

domenica, dicembre 10, 2006

LUISONA DAY NEI PRESSI DI DIAGON ALLEY

Luisona Day, in una libreria nella zona di Diagon Alley. Una ventina di persone, un po' stranette, così come è stranetto chi si ostina a leggere. Apertura di prammatica con brano di Benni, "luisone" sui tavoli, glassate di verde malato, a disposizione. Qualcuno fra le venti persone si è portato il suo libro, con il suo brano preferito, si legge a turno. Fra una lettura e l'altra si parla, si scherza, si fanno girare le luisone - chi ha il coraggio di mangiarle? io. Fra quelli che parlano, una tipa di cui si potrebbe dire che l'aspetto la penalizza: maglioncino sfigato da mille lavaggi, calzino grigio stinto sotto la scarpa da ginnastica, capelli che mai hanno sentito il bisogno di un parrucchiere. Anche quando parla, conferma quest'impressione: si scusa, tra l'aggressivo e il timido, perchè non saprà indovinare neppure un incipit nel gioco che è stato proposto. A nulla vale dichiarare che nessuno riconosce gli incipit, è un gioco malato inventato da un sadico.
Il gioco viene rimandato e dopo un po' tocca a lei leggere: si scusa, di nuovo, perchè ormai legge solo poesia, trascurando la narrativa.
E poi apre il libro, un'edizione anni '70, Neruda. Legge un canto breve, che parla di fabbriche e mancanza: forse noi tutti la ascoltiamo un po' distrattamente, anche se la poesia è fra le meno note. Ma c'è un po' di casino che arriva dal bar, e lei non dà una particolare intonazione ai versi, non è certamente quel che si dice un animale da palcoscenico. Sugli ultimi due versi le si spezza la voce, pronuncia l'ultima parola asciugandosi, con furtivo gesto di stizza, una lacrima scivolata via. "Scusatemi - dice, con voce ancora rotta, guardandosi intorno un po' persa - ... mi fa sempre così. non so perchè, ma mi fa così."
Ecco, in questi casi io mi chiedo: che bisogno c'è di credere a un dio, quando l'umanità è capace di queste cose?

venerdì, dicembre 08, 2006

ESOPO?

Comune-ty più o meno felicemente dispersa, in questo immacolatoso lungo uìkend. Solo io e il KGgb siamo alle nostre scrivanie, chi lavora e chi studia. Così questa foto la metto qui, per evitare che qualcuno se la perda: è stata scattata durante un'inondazione dai fotografi della Reuters. Non so se ancora adesso la Reuters sia un mito come lo era per noi, ma in ogni caso si merita di esserlo. Date un'occhiata anche alle altre, su Repubblica.it

giovedì, dicembre 07, 2006

MA QUANTO CI VOGLIONO BENE!


Io odio le suole in gomma. Prima che i vegani mi uccidano, preciso che più che odiarle non le sopporto, ora di sera mi si gonfiano le gambe. Da qualche anno, cercare scarpe con suola in cuoio è diventata un'impresa. Quest'anno, un'impresa impossibile. Il massimo a cui posso aspirare è una bella scarpa fetish con tacco di 12 cm. , ma non è esattamente il mio stile. Così, entro e chiedo
"avete stivali o scarpe con suola in cuoio?" Mi guardano perplessi, come se non gli risultasse un articolo così bizzarro. Mica le commessine nate negli anni'80, i titolari che hanno la mia età, poco più poco meno. e poi gli scatta: "mannò, signora, le suole sono in gomma per non scivolare!" Variante "per non far passare l'acqua" - chè, si sa, ognuno di noi possiede un solo paio di scarpe buone per ogni tempo meteorologico - o "per non prendere freddo", ma questo ormai non hanno più il coraggio di dirlo, con i 20° esterni. Cerco invano di dire che le porto da tutta la vita e, facendo i debiti scongiuri, non mi sono rotta neanche un osso, ma è inutile.
Perchè, lo ammetto, sono una rompipalle: e, non contenta, cerco anche i maglioni in pura lana e le magliette e i calzini in puro cotone. Niente. i maglioni li fanno in cotone chè da qualche parte tutto il cotone pesticidato devono pur metterlo - le magliette sono sintetiche. "La pura lana??? - mi chiedono mentre un'espressione di orrore gli si dipinge in viso - mannò, signora, chè poi si rovina." "Il puro cotone??? mannò, signora, chè poi si sforma. E poi, guardi, questo sintetico è naturale!"
E si va in giro tra olezzi di sudore, chè il sintetico anche quando ossimoro, va lavato ogni due ore se si vuole evitare la micidiale combinazione antitraspirante+ effetto serra. E dopo tre volte, cinque se l'hai pacato ben bene, è il classico straccetto. Ma commessi e titolari scuotono la testa mentre io esco ringraziando, c'è gente (io) che non capisce la propria convenienza. Vaglielo a spiegare che i maglioni di pura lana si rigenerano da sè, e fanno risparmiare tempo, acqua, elettricità, detersivi, medicinali contro le allergie...
Però il prossimo che mi dice che non siamo più capaci di camminare rischia di "inciampare" sul gradino del suo negozio: perchè il non-ragionare mi esaspera, e l'essere portata per culo come diceva la Ballestra, ancor più.
Chè se il petrolio costa e si fanno rendere tutti gli scarti col pretesto della moda (se è questa la spiegazione, sennò è ancora più folle) almeno rendiamocene conto.
A quando la lobotomia così non ci viene più mal di testa?

SE IO FOSSI IL PAPA

Se io fossi il papa, andrei un giorno di questi a Diagon Alley. E camminerei dietro a un bambino chiacchierino che racconta un sacco di cose, e guarda e chiede perchè al suo papà, camminando accanto a lui con i piedini tenuti un po' storti e le scarpine correttive. Non sta per mano, questo bambino, non ce n'è bisogno: lui e il papà passano accanto a tutta l'umanità di cui al post precedente, guardano una bambina che pulisce per gioco, con una vecchia scopa, la piazza senza macchine di fronte alla chiesa, si parlano senza alzare la voce perchè gli unici rumori sono quelli della gente. E seguendo il bambino, senza essere vestito da papa chè sennò sai quante domande al povero papà, arriverei all'angolo della strada, e mi fermerei a guardare anch'io le vetrine di un negozio piccolissimo, dove ci sono tutti i mestieri della gente. Sono statuine del presepe, e tutte si muovono: il pescatore tira su la rete piena di pesci, la donna fila al telaio, il mulino gira, il fornaio infila il pane nel forno... Tutte le cose che la gente ha sempre fatto, e non importa se ora non ci sono più, ci appartengono lo stesso. E, da papa, guarderei la meraviglia del bambino, ma ancora di più quella della ragazza nigeriana che da un quarto d'ora è ferma lì davanti. E forse un po' si vergogna, o forse chissà cosa pensa, ma intanto guarda affascinata. E allora, da papa, penserei che la crociata contro l'Ikea è proprio un'idiozia. Chè se proprio si vuol far trionfare il presepe che lo si faccia così, con la meraviglia e la quotidianità, chè il presepe quello è, un'invenzione della gente per sentire il dio a sua misura. E trasformarlo in una ragione di astio è... be', cos'è che qualcuno che diceva a proposito dei poveri di spirito? Da atea ancora in buon parte marxista mi rallegro, che il papa a Diagon Alley non ci venga; da persona, non posso che avvilirmi di fronte a tanta stoltezza.

Per la cronaca, Diagon Alley è via della Maddalena, nel centro storico di Genova: quello stesso centro storico che ai media piace dipingere come "violento". E io, che di Genova pur non sono e neppure ho mai amato particolarmente questa città, mi chiedo di cosa parlino, e perchè.

DIAGON ALLEY

L'ora è quella tra il lusco e il brusco, la gente anche. Improbabili artigiani nelle botteghe colorate, ragazze già al lavoro e che sia il più antico del mondo gliene frega meno di zero, indiani impegnate in filosofiche conversazioni con giovinotti in mafioso-style, misteriosi oggetti nella vetrina di acconciature afro. L'uomo barbuto ha rotto il cinturino dell'orologio e addocchia, fra tante, una piccola bottega con una porta veri anni '50. Entra, dall porta lasciata socchiusa esce un'aria d'opera. Entro anch'io.
L'orologiaio si sistema il monocolo per cambiare il cinturino, mi dice "Le piace l'opera?" Nella bottega due metri per due, un vecchietto di almeno cent'anni sta seduto immobile, le spalle alla porta. Un altro, un po' più giovane, sta in piedi. Orologiaio e vecchietti ascoltano rapiti le note che si diffondono nella limitata atmosfera. Hanno l'espressione sospesa, quando una nota sta per finire anticipano la frase che verrà dopo: si lasciano a trascinare e, pur reverenziali, l'ultima parola la cantano. A guardarli, e non si può farne a meno, sembra che stiano mangiando un piatto gustoso, li vedi assaporare sillaba dopo sillaba, nota dopo nota. Quando il brano finisce, il vecchietto in piedi si rivolge a noi: "Beniamino Gigli. E' il migliore. Come dice "fango", per esempio, ti fa sentire tutto il..." e fa una smorfia "Disprezzo" suggerisce l'orologiaio "No, il... il disgusto, ecco, il disgusto. Beniamino Gigli, eh, è un'altra cosa."
Beniamino Gigli è morto da anni - saranno 50 l'anno prossimo - ma per loro, mai.
E in mezzo alla via stretta e piena di gente di ogni colore e mestiere, Beniamino Gigli continua a cantare, fra rotelle e ingranaggi, per la gioia di tre uomini e di chi apre quella porta magica.

martedì, dicembre 05, 2006

AUGURI AL KGgB!

che fa finta di niente, ma intanto cresce.

AUGUSTO, IL TRISTO PAGLIACCIO

Augusto, nel circo, è il pagliaccio triste. E questo augusto un pagliaccio lo è stato, marionetta sadica al soldo degli usa, mascherone indifferente alle atrocità che ha ordinato, faccia di biacca immarcescibile, aggrappato alla vita come solo un vampiro può essere.
E allora per lui un requiem - sperando che finalmente sia arrivata l'ora di farglielo - scritto da un clown come si deve, uno di quelli che fanno ridere la gente perchè la risata, il divertimento, la gioia non cedono neppure di fronte agli augusti di questo mondo. Chi lo ha scritto è Terry Pratchett, chi parla è un mago che è andato a vivere nei territori della Morte per sfuggire al proprio destino di mortale perchè, dice, si è creato un bel po' di nemici quando era in vita, alcuni dei quali lo "aspetteranno dall'Altra Parte" :
Tirò su col naso "E non hanno nemmeno tutti due gambe. Alcuni di essi non ne hanno affatto. Nè hanno volti. La Morte non mi spaventa. Quello che viene dopo sì"
Auguri, augusto, sentiti auguri di trovarli tutti dall'Altra Parte.

sabato, dicembre 02, 2006

RICICLO FOLLE


ecco, queste qui le devo proprio far vedere all'amicae. e a tutti quelli che si stanno scervellando, ora e sempre, per un riutilizzo creativo. perchè quello che tutti tendiamo a fare è imitare l'esistente, magari poi frustrandoci perchè i nostri sforzi non gli assomigliano abbastanza. E invece, qui :
http://chiba.deliriouniversale.com/home.html
troviamo due tizi che fanno robe fuori di testa. Non tutte belle,
non tutte di ottimo gusto, sicuramente non tutte utilizzabili . Ma rigorosamente basate sul riutilizzo, e spesso divertenti, ironiche, un po' ciniche e umorali. E allora, tutto sommato, credo che sia la via più giusta per il riutilizzo: partire da una forma o da un materiale e lasciare che esca la nostra parte bizzarra, bambina, o perfino poetica. Chè così oltre a non far del male al mondo gli faccimao anche un po' di bene, togliendogli un po' di grigio. Poi, se ci provate, be', magari non regalate le vostre creazioni a chi compra i vestiti firmati, ammesso che conosciate qualcuno così. Oppure sì, per vedere la faccia che fa.

Dal link indicato andate poi a vedere cosa fanno quelli dell' Occhio del riciclone, che han messo su tutto un meccanismo di redistribuzione della rumenta - che rumenta non è affatto, in molti casi.

"Non è sufficiente diminuire il tasso di distruzione...
dobbiamo incrementare il tasso di creazione." -- Tom Hayden (Seattle WTO 1999)

venerdì, dicembre 01, 2006

'AZ!


sì, lo so, ci mancherebbe altro ed era ora e tutta questa specie di cose (vere). ma questa bandiera italiana ammainata - l'unica che vedrete mai sul mio blog - a Nassirya la aspettavamo da tempo, ed è giusto provare comunque un po' di soddisfa, no?

CON TUTTI I CONIGLI CHE CI SONO...



... in giro sui siti per fare regali sostenibili, io mi sento di troppo, anche se nel corso degli anni ho sperimentato un sacco di cose. Perciò prima di tutto parlo dei regali che invece ci sono arrivati dall'amicae., quella che il natale lo schifa ma fa doni dolcissimi. Quando era baby-sitter del KGgb, per esempio,arrivò con un barattolo carino carino di marmellata di fragole, l'anno scorso con un mini-album di foto nostre e comuni. Il brother, invece, l'altro che regali a natale non ne fa, è l'eminenza grigia dei regali altrui che è sempre disposto a cercare, montare, consulentare. e anche questi sono doni. Nella famiglia si sono avute idee di ogni sorta, dalla raccolta di cruciverba pazientemente raccolti dalle vecchie copie di Settimana Enigmistica alle scatole decorate, dalle collane alle candele, dai vassoi alle antologie personali di musica, poesie o ricordi vari.
Sono tutte idee copiabili, naturalmente, chè il loro valore non è nell'originalità dell'idea ma nella voglia di farli e nella certezza che saranno apprezzati. Detto ciò, che fare quest'anno? Allora, a me per esempio piacerebbero dei pani. Il pane buono mi piace assai di più dei biscotti e se c'è qualcosa già incorporato... yum! Per esempio, le noci. O la frutta secca, come le nocciole, le pesche secche a pezzetti e l'uvetta. O, meraviglia, le gocce di cioccolato fondente: chè la baguette così la mangiavo a Parigi durante una vacanza e non capisco perchè qui non la fa nessuno.
Oppure, mi piacerebbero i sacchettini di lavanda, chè non ne ho mai abbastanza per gli armadi: anche sacchettini per modo di dire, quadrati di belle stoffe tagliati con le forbici a zig- zag chè così non sfilacciano e poi chiusi con un nastrino. O miscele di scorze d'agrumi e foglie aromatiche spezzettate, da bruciare nel mio braciere da scrivania, o ridotte quasi in polvere per metterle nei portacenere chè così si fa meno schifo nell'aere anche se si fuma. Ma mi piacerebbero anche orecchini sobri e luminosi, o piccoli ed estrosi: autoprodotti, of course, magari recuperando qualche pezzo bello di altra bigiotteria.
Cosa faccio io, invece, non lo posso dire chè rovino le sorprese, però vi posso dire come fare le decorazioni natalizie più economiche: al forno. Si fa una pasta come da biscotti, solo che si aggiunge vinavil all'acqua dell'impasto:
si taglia nelle forme volute con uno spessore decente perchè non si pieghino nella cottura, si fa il buco per infilare il gancetto e si cuociono come i biscotti. Se le volete lucide, spennellatele con il solito bianco d'uovo, se le volete profumate unite qualche goccia di olio essenziale, se le volete colorate metteteci spezie troppo vecchie per la cucina o inchiostro da stilo o erbe tritate. Per decorarle, va bene qualunque cosa non troppo pesante, ma se avete vecchie perline di vetro potete inserirle prima della cottura. Per decorare casa e albero, poi, i pop-corn fanno davvero un bell'effetto, se si ha la pazienza di infilarli su un filo di nylon, a ghirlanda. E, sapendo che molto del mais che c'è in giro ha buone probabilità di essere OGM, non avremo neppure lo scrupolo di destinare del cibo a scopi futili.