mercoledì, dicembre 20, 2006

COSA TI COMPRI DI MIGLIORE ?







L'amica e. lancia, su pretesto zucconiano che trovate qui http://www.repubblica.it/2006/12/sezioni/esteri
/puritani-anti-shopping/puritani-anti-shopping/puritani-anti-shopping.html , una bella riflessione sul non comprare. Ora, a me il non comprare comincia a piacere: in verità mi è sempre piaciuto di più il "fare" che il "comprare", ma ho anche sempre comprato. Mai le firme, le cose dell'ultima moda, i gioielli, le creme, tutte quelle robe lì: ma bisogna ammettere che in giro c'è anche cose belle o divertenti, e ad entrambe le suggestioni faccio fatica a resistere. Ma l'impoverimento del ceto medio è un regalo dell'operato al cuore, e la maggiore saggezza un regalo dell'età - sì, lo so che state ridendo su quest'ultima frase, ma passatemela, suvvia - così già da anni non compro più come prima. Anzi, senza tema di smentite, posso affermare che compro sempre meno. E c'è la sua soddisfa, in ciò: finchè posso comprarmi i libri... E anche quando non posso, c'è il suo vantaggio: ho riletto tutto Il Mondo del Disco di Terry Pratchett, mi sono fatta di nuovo delle grandi ghigne e ho finalmente capito che le storie dei quindici volumi della serie non c'entrano nulla una con l'altra. Perchè io credo che non comprare si può se prima hai comprato un sacco, per esempio. Oppure se hai un sacco di tempo: se hai bisogno un paio di collant, mettiamo, ora che li trovi nel baratto hai fatto in tempo a farti un bel paio di calzerotti a mano, coi ferri. Che però non fanno proprio la stessa figura, va detto. E se ti si rompe il tacco dello stivale, tanto per non fare casi personali? E' vero, puoi sempre ritagliare un pezzo di gomma e incollartelo da te, ma appunto devi avere il tempo di farlo, considerato che nessuno di noi ormai ha una grande esperienza da ciabattino. E via di seguito.
Ma detto così può sembrare che io sono contro, il che non è. Me, la cosa di non comprare un po' mi piace: mi piace come atto dimostrativo, perchè magari arriva a quei davvero poveri che ora si svenano per uno status-symbol del cavolo, mi piace perchè dice forte che c'è gente davvero stufa di questa vita a contar monete e basta, mi piace perchè individua l'enorme spreco che facciamo e che fanno gli altri, spreco di cui in realtà altri possono sopravvivere con intelligenza.
Epperò, così com'è americanamente concepita, mi pare tra il fanatico e lo snob: perchè sopravvivere per un anno non è un problema, il problema sarebbe vivere così per cinque o per dieci, quando roba tua in casa non ce n'è più a furia di scambiare e consumare. e perchè anche non comprare bisogna poterselo permettere: se lavori otto/dieci ore al giorno non hai davvero il tempo di andare a procurarti ciò che non costa, anche senza essere troppo esigente. Dice: ma se hai meno bisogno di guadagnare hai meno bisogno di lavorare: non è sempre così automatico, anche se ha una sua parte di verità, e comunque i beni primari (casa e bollette, medicinali e visite decenti, cultura e gioco p.es.) non sono ancora gratis. Che mi sta bene che un bambino non abbia il videogame, ma che debba aspettare che qualcuno baratti un pallone mi sembra eccessivo. E se non vuoi farlo aspettare troppo devi avere il tempo per cercare il pallone, che è di più di quello che occorre per comprarlo, e si torna sempre lì, al tempo.
Che se io fossi ricca, è l'unica cosa che mi comprerei davvero: il tempo per fare solo ciò che mi piace o che sento di dover fare. E secondo me, queste persone che per un anno non hanno comprato hanno fatto un acquisto a monte, ed è proprio questo.

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