sabato, giugno 30, 2007

NO,GLAZIE

come sempre, ignorando ciò che dice la tv, mi trovo in difficoltà a distinguere ciò che sanno già tutti da ciò che rimane ignorato dai più, ma insomma mi pare comunque giusto rilanciare questo allarme sui prodotti alimentari - e non - cinesi.
Chè, vuoi per la bolletta del gas vuoi per lo sfizio, magari a qualcuno la tentazione viene, ma sarebbe meglio di no. Dopo i dentifrici con un ingrediente velenoso, distribuiti nelle carceri e nei centri assistenziali USA, dopo il cibo per per pets che ha mietuto vittime fra felini e cani americani, la Cina ha ammesso che nei prodotti nazionali vengono impiegate sostanze chimiche tossiche e illegali. Non in tutti, ovviamente, ma perfino il direttore dell'Agenzia cinese per il controllo di qualità ha dovuto ammettere che quelli venuti alla luce non sono "casi isolati". Infatti 180 fabbriche sono state chiuse e 37 licenze revocate, ma in sei mesi i casi individuati di adulterazione sono stati 23.000. Cifre cinesi, e non abbiamo il numero totale delle fabbriche per fare un raffronto: ma secondo Federico Rampini di Repubblica sono stati trovati adulterati "prodotti come la farina, le caramelle e i biscotti, le conserve e i sottaceti, i frutti di mare. Tra gli ingredienti pericolosi e proibiti che sono stati rilevati in quei prodotti ci sono olii minerali derivati dal petrolio, paraffina, formaldeide e coloranti cancerogeni. Non è stato precisato se alcuni degli alimenti incriminati erano destinati all’esportazione."
Personalmente, non credo che l'industria agroalimentare del resto del mondo sia granchè più "pulita" (se volete disgustarvi leggete "Non c'è sull'etichetta" di Felicity Lawrence) ma la spinta accellerata al neoliberismo che più selvaggio non si può facilita molto le cose a chi non si fa tanti scrupoli. Perciò, ecco, siete avvisati, e vale anche per i cosmetici e la famiglia degli integratori e affini.
La bellissima foto la trovate qui insieme ad altre ancora più belle.

giovedì, giugno 28, 2007

CHI FA LA STORIA

Sospendo il giudizio, per ora, sul nuovo capo della polizia, chè ne avevo dato un parere niente affatto meditato, poi mi sono un po' mi ricreduta e di nuovo mi sono indignata - la talpa posta i vituperi del Comitato verità e giustizia, e a volte davvero non si sa che pensare, chè il riformismo è un male che ti attacca da dentro e non sai quando nè come.
Perciò taccio su questo, ma anche perchè secondo me la vera notizia è un'altra: come ormai è accettato, il G8 di Genova fu una prova generale di repressione. Poi c'erano anche gli scazzi fra i vari coirpi di polizia, magari ci furono anche errori e, ops, qualche sbadataggine, suvvia, ma la sostanza rimane quella.
E la notizia è che quella prova fallì. Riuscimmo a farla fallire, questo è il punto importante.
E non solo chi di noi c'era, era lì a prendersi botte o a battere il record dei centro metri su scalinata genovese, ma molti di più. Tutti quei giornalisti che iniziarono i primi servizi mettendo in rilievo - come si aspettavano di dover fare, e in un primo tempo provarono a fare, magari anche in buona fede - la "violenza" dei manifestanti e finirono per urlare nei microfoni o dalle colonne dei giornali, tutta la gente che distribuì acqua e porte aperte, tutti quelli che perfino in Albaro stesero le mutande alle finestre, tutti i volontari del soccorso e parecchi medici, tutti quelli rimasti oscuri. Quelli che prudentemente non erano in città ma poi parteciparono alle manifestazioni successive, dopo essere andati a vedere il sangue sulle scale della Diaz, quelli che avevano votato la destra e si scusavano e si vergognavano... ecco, io credo che ancora facciamo fatica a capire che il G8 di Genova è stato una vittoria. Di cui avremmo fatto a meno, certamente, ma lo è stato: perchè ha dimostrato che, almeno in questa città (ma sarebbe riduttivo, chè ampia è stata anche la risposta dei media nazionali) la "zona grigia" non è così vasta nè così potente. E che, almeno di fronte a palesi e feroci ingiustizie, c'è tanta gente che non riesce a non reagire, a non indignarsi: ora, forse, ci si adoprerà da destra e da "sinistra" a rendere più accettabile il ricordo di quella pagina nera nera, si faranno distinguo, si assolverà qualcuno e pian piano si cercherà di modificare la memoria, come già si è fatto per altre cose vergognose successe in questo Paese. Già oggi, molti di quelli che si vergognarono si sono forse dimenticati, o sono tornati a pensare da destri (ma non tutti, no), già oggi la memoria si confonde un po': è normale, purtroppo. Però le ammissioni di questi giorni e la sostituzione di De Gennaro, indipendentemente da chi lo sostituisce, sono un riconoscimento della nostra vittoria: che non va sottovalutato, sia pure senza illusioni.
E anche se sul piano politico le cose di questi giorni si dimostrassero poi del tutto ininfluenti, io penso che la nostra vittoria, in sè, sia stata una bella dimostrazione di un semplice fatto: che non sempre il potere può tutto.

mercoledì, giugno 27, 2007

PROCREARE HA UN SENSO?


Eccolo qua, dalla solita republik arriva il mangiatore record di hot- dog, che quest'anno non potrà raggiungere i suoi eccezionali risultati perchè si è fratturato la mandibola nella preparazione alla gara. "Non potevo smettere di allenarmi" ha dichiarato, perciò ha insistito fino a quando si è spaccato tutto. Ma parteciperà lo stesso: "voglio essere l'orgoglio di mamma ", dice.
A nome della categoria, già afflitta da tanti guai e tante discutibili presenze, chiedo l'espulsione di sua madre. che purtroppo non è retroattiva.

FRIVOLITA'


La mia amica siciliana racconta cose abbastanza atroci dei suoi 47° gradi fuor dalla porta (47°! fino a qualche tempo fa i 50° estivi della Siberia erano dati come prova dei misfatti del socialismo reale, che mandava gente dove gente non avrebbe dovuto vivere) e del condizionatore che non tengono acceso perchè l'elettricità è a singhiozzo, quando c'è.
Ma qui finora il campo magico ci protegge (zitti, non bisogna dirlo) e posso perciò postare una cosa frivola come la ricetta facile per uno scrub corpo. Chè forse non tutta la comune-ty lo sa, ma se all'inizio del caldo avete in casa farine - in particolare quella gialla - avanzate dall'inverno, meglio usarle subito o buttarle. E se non avete in previsione la polenta (no, eh?) o le pappette salutiste a colazione, prendete farina gialla, miele e limone. La proporzione è 2 cucchiai di farina per 1 ciascuno del resto: indi impastate il tutto che dev'essere fluido e schiaffatevelo addosso a manate, sfregando bene. poi, mi raccomando, fate la doccia.

EHI, CIONNY, DOVE SONO I MIEI 500 DOLLARI?

E' da un bel po' che gira la voce che ad appiccare i fuochi nei boschi siano le stesse persone che vengono "assunte" e pagate per spegnere gli incendi e per riforestare il territorio. In Sicilia, fra le fiamme che stanno divampando ovunque, dice che ne hanno arrestate due, di questi galantuommene: non che la storia sia tanto chiara, perchè stavano appiccando il fuoco a un terreno agricolo, che magari era del cucino che ci stava sulle palle, ma insomma così è girata. E vivendo noi nel paese che viviamo, chi può dire che le voci siano false?
Tant'è che un tipo che si chiama Tonino Perna e che può essere benissimo uno di quelli che tutto il mondo sa chi sono e io no, ha deciso di comportarsi come se le voci potessero essere vere: lui è stato fino a poco tempo fa presidente del Parco Nazionale dell'Aspromonte, e in questo video di republikit spiega come ha fatto a ridurre gli ettari bruciati da 1000 di media a poco più di 130 all'anno.
Partendo dal principio che un fuoco, quando viene appiccato, può essere spento con poche persone e pochi mezzi purchè lo si avvisti subito, il Tonino (insieme con le associazioni ambientaliste e la protezione civile, ci tiene a sottolineare) ha proposto alle cooperative e società che prendono in appalto la cura del territorio un contratto che ricorda molto i patti dei western: metà subito, metà dopo. Metà dei soldi del contratto venivano incassati subito dalle coop, l'altra metà solo se, al momento del rinnovo annuale del contratto il territorio appariva intatto al 99%. sennò nisba, e l'anno dopo niente contratto. Per chi ci riusciva, invece, oltre ai soldi una festa di paese alla fine della stagione.
Come dire, a volte non è che ci vuole così tanto...
E, a postilla, sempre il Tonino aveva anche inventato la "moneta locale" dell'aspromonte, come quella del Chavez: sarebbe bello sapere quanto e come ha funzionato, ma non ho trovato nessuna notizia in merito.

lunedì, giugno 25, 2007


Chissà in quale angolo della rete ho trovato questa foto, ma me la ritrovo in una cartella e la posto oggi, chè un po' di leggerezza ci vuole.
perchè, invece, a voler commentare la sostituzione di De (Di?) Gennaro con Manganelli viene da piangere: che va bene che non è educazione fare ironia sui cognomi, va bene che nomen omen è troppo facile (ma, diosanto, un po' di senso di opportunità no, eh?), ma quello che preoccupa è che Scajola lo approva. La sinistra anche, perchè durante il G8 era in ferie. Che grande Paese, il nostro.

sabato, giugno 23, 2007

INFINE


Ecco, con questo credo di concludere l'Argomento, ormai Troppo Ponderoso: ma, spero che i miei quattro lettori capiscano, quando si affronta un argomento "ecologico" nella sua globalità, saltan fuori dal cappello le altre Questioni Correlate, cioè praticamente tutte. Però mi sono rotta un po' io per prima, perciò vado per brevi notazioni, alcune delle quali in risposta al post della Talpa
La chimica è peggio del nucleare: probabilmente vero, da tutti i punti di vista.

e molte battaglie, di vario tipo, sono esattamente contro l'industria chimica e le sue più sciagurate applicazioni che, tra parentesi, concorrono alla scarsità di petrolio, visto che ce lo ritroviamo ovunque in forme diverse. Ma, e questo vale anche in riposta ad altre obiezioni dello stesso tipo, non ho mai capito chi, constatando un danno, ne fa argomento per sostenerne un altro. C'è un limite ai rischi che possiamo correre, ai danni che possiamo fare: e ci siamo già troppo vicini.
Il rischio del radon dic ui parla la Talpa a proposito di radiazioni, è conosciuto già da anni e anni. Eppure la maggior parte degli italiani non ne sa nulla, nè tanmeno sa come difendersi: questo dovrebbe essere un argomento contro il rischio di ulteriori radiazioni, non a favore. Chè istituzioni che non sanno o non vogliono far nulla per prevenire un rischio accertato e perfino privo di responsabilità, cosa farebbero per prevenire quelli che derivano da loro decisioni?
Le questioni tecniche: sono fondamentali, certo, chi lo nega? Il fatto di non conoscerle nel dettaglio, però, non può bloccare la discussione: non tutto si può fare, ok, ma tutto è perfettibile. E le questioni tecniche sono subordinate a scelte di fondo, da un lato, e a pragmatiche considerazioni caso per caso, dall'altro.
Tanto per fare un esempio, pare che le centrali idroelettriche saranno le prime a saltare - così dice republikit a proposito del piano UE sui cambiamenti climatici, ma non ne so ancora abbastanza - quindi forse è già un po' inutile considerane le questioni tecniche.
E ciò ci porta direttamente alla ricerca: di fisica ne so pochissimo e di come (non) viene gestita la ricerca ancora meno, però mi sembra un po' eccessivo attribuire la mancata ricerca sul nucleare civile solo all'opposizione degli italiani alle centrali. E prima di quella data fatidica, la ricerca italiana in questo settore cos'aveva prodotto? Non mi sembra, poi, che gli altri settori della ricerca stiano molto meglio, anche senza bisogno di referendum: diciamo che in questo caso c'è un bel capro espiatorio, no? Di processi che prevedono un "nucleare pulito" ogni tanto se ne parla, e il profano non ha modo di sapere se sono bufale, belle speranze o realtà: ma, se è vero che esistono questi altri modi, perchè in Romania - per fare un solo esempio - si costruisce una centrale con una tecnologia vecchia e rischiosa? Che non si possa o non si voglia avere un nucleare "pulito" a conti fatti mi sembra uguale, per i comuni mortali. Credo che il momento sia ormai maturo per indirizzare la ricerca su altri fronti, più attuali: è di questi giorni la notizia che il mercato delle energie alternative pare ormai stabile, che non tornerà indietro neppure se il prezzo del petrolio dovesse diminuire. E mi pare impossibile che la ricerca scientifica, anche italiana, non possa affiancarsi a questo mercato - dato che così vanno le cose - per migliorarlo e renderlo più efficiente.
Infine, il peso ambientale delle energie alternative: chi oggi si oppone alle pale eoliche e ai pannelli solari accetta senza batter ciglio pannelli pubblicitari giga, allevamenti industraili, capannoni di eternit... l'intero territorio italiano è sempre più massacrato da ogni sorta di bruttura destinata ad arricchire qualche privato, ma se si tratta di interesse collettivo ci fa schifo tutto.
Anche senza che vi siano rischi, solo in nome di una "bellezza" dei luoghi destinata a soccombere alla prima nuova ondata di garages. E in ogni caso, ormai ogni giorno ci sono notizie relative a nuovi e meno invasivi modi di sfruttare le fonti energetiche rinnovabili: i marciapiedi dei metrò che sfruttano l'energia dei passi, l'auto a aria compressa di cui ho già parlato, turbine eoliche più piccole, mille forme di edilizia sostenibile. Non c'è solo la decrescita, c'è anche un nuovo business che, pur con i consueti eccessi e speculazioni, potrà ridurre il fabbisogno di energia.
Tutto ciò basterà, e ci conforta un sacco? No, sinceramente non credo: e credo anche che una vera svolta, se ci sarà, sarà dopo - e non prima - una qualche catastrofe. Ma se è una scommessa, perchè puntare sul brocco, quello che siamo sicuri arriverà al traguardo, sì (forse), ma il giorno dopo? Io sono per dar fiducia al nuovo, e mettercela tutta perchè si dimostri valido. E penso che, fra tutte le cose inutili di questo periodo, che son tante, recriminare sul nucleare perduto dell'italia sia fra le più inutili. E anche pericolose, per gli spazi che offre a chi continua a mettere solo il profitto al primo, e anche al secondo e al terzo, posto.

NON NEL MIO GIARDINO?


Seconda puntata del no al nucleare, chi si muffa è avvertito e può saltare.
Per antico principio, provo sempre a non demonizzare nulla, ad eccezione del fascismo che non ha alcun bisogno che lo demonizzi io, ci pensa da sè.
E quindi, in teoria, non sono contraria al nucleare civile, nè agli ogm, nè - lo dico, lo dico - all'alta velocità su rotaia. Anzi, l'alta velocità è la cosa che, sempre parlando in teoria, fra queste tre mi sembra la meno demonizzabile e temibile, che di per sè rimane un'alternativa valida ed efficace al trasporto su ruota o per via aerea, entrambi molto più inquinanti e distruttivi.
In pratica, trovo giusto che non si buchino colline piene di amianto per farci passare i treni dentro. In pratica, cerco di evitare non solo gli ogm, ma anche i pesticidi e l'altra chimicazza, e mangio biologico ogni volta che posso, cercando di poterlo fare sempre di più e che lo possano fare anche gli altri. In pratica, non sarei contenta se al posto delle piscine, a dieci passi da casa mia, ci mettessero una centrale nucleare.
Neanche la Talpa, che pur con tutti i distinguo ha scelto di fare in questi blog l'avvocato del diavolo atomico, dice che la centrale la vorrebbe, a casa sua. E così credo che direbbero tutti, o quantomeno che al momento del via alla costruzione pianterebbero un bel casino, sarà dura! E ciò vale anche per i depositi di scorie, come si è già visto con lo scorso governo (che ha dovuto fare una bella marcia indietro, si è trovato contro perfino i suoi).
Come si sa, però, l'Italia abbonda di lande desertiche e acri a acri di terreno di nessun valore, un po' come l'Australia, insomma. Allora le centrali nucleari le mettiamo lì, e siamo contenti tutti. I soldi per costruirle ce li danno le banche e gli investitori stranieri (in cambio di niente, si sa come son generosi gli stranieri, basti pensare al piano marshall), le scorie le regaliamo al terzo mondo (e intanto diciamo che questi stranieri, insomma, che io non sono razzista però puzzano, mica potremo prenderceli tutti qui, no? con un bel paese radioattivo come quello che gli stiamo preparando, ingrati..), la "nostra" ricerca va avanti chè il mondo senza il genio italico è perduto e, poveretto, da solo non ci arriva a far le cose un po' meglio... e insomma tutta questa specie di cose. E così, fra un decina, ma forse una ventina, d'anni saremo autosufficienti invece di comprare l'energia dalla Francia che, diciamolo, con la sua grandeur riesce sempre a farci perdere il lume della ragione, ma chi si crede di essere? Le centrali le facciamo pure noi, cicca cicca.
Prima che la Talpa, notoriamente un po' suscettibile, pensi che sto sfottendo lui, preciso che non è così, che a differenza di altri bloggers - chè in rete ho visto ragionamenti davvero a pera, su questo argomento - lui porge i suoi ragionamenti col beneficio del dubbio: però ritengo che, a prescindere da qualsiasi possibile ragione teorica, se c'è un Paese europeo dove il ricorso all'energia nucleare sarebbe suicida, è l'Italia, e per molti motivi.
Il primo è che siamo in ritardo, ferocemente in ritardo: fra i paesi già industrializzati, l'unico che sta costruendo una centrale nucleare adesso è la Finlandia. Io credo che questo nostro "ritardo", cioè lo stop al nucleare, sia un merito e un vanto, ma anche chi lo considera una colpa credo non possa negare che si parte svantaggiati e che gli effetti peggiori della carenza di fonti energetiche, se ci saranno, saranno nei prossimi anni e non fra venti.
Non bastasse lo svantaggio obiettivo, ci penseranno le mobilitazioni contrarie a ritardare ulteriormente il tutto: non a caso, sempre Finlandia a parte, i Paesi in cui si stanno costruendo nuove centrali sono Stati fortemente centralizzati, in cui le istanze della gente sono tenute in scarsissima considerazione. Noi, per quanto in teoria invidiosi dell'atomo dei cugini d'Oltralpe, siamo uno Stato fortemente litigioso e localista. L'inceneritore no e la centrale sì? Il ponte no e la centrale sì? Le scorie no e la centrale sì? la (il ?) Tav no... ops, su questo la Talpa ha già risposto.
D'altro canto, l'esperienza insegna che le ragioni per essere litigiosi ci sono e sono spesso fondate: chi si fiderebbe della valutazione ambientale - una contraddizione in termini, ma passiamola - delle misure di sicurezza, delle gare d'appalto? Siamo pur sempre il Paese di Tangentopoli e, come deprechiamo spesso, molti dei coinvolti sono ancora o di nuovo più o meno allo stesso posto. Chè i corrotti ci saranno ovunque, non ne dubito, ma Tangentopoli e i clamorosi conflitti d'interesse sono una specialità tutta italiana.
Last but ecc., in Italia è a rischio sismico (e mica lieve) oltre il 60% del territorio: in pratica rimangono fuori la Sardegna quasi tutta, e il triangolo industriale. In Giappone sono messi anche peggio, è vero, e tuttavia stanno costruendo una centrale (e dell'opposizione popolare, che c'è stata, non se n'è saputo più nulla): e anche se è vero che in caso di terremoto qualsiasi misura di sicurezza può rivelarsi inefficace per una centrale nucleare, c'è da dire che in Giappone hanno efficientissimi piani antisismici (non per evitare il terremoto, ma per limitarne danni e sciagura, ovviamente) e tutti li prendono sul serio. Da noi, quando fanno le simulazione di evacuazione nelle scuole, gli insegnanti sono i primi a riderci su e renderle del tutto inutili.
A questo punto demonizzo l'Italia? Mah, c'è gente (italiana e non) che ne parla anche ben peggio di me: ma, insomma, mi pare giusto riconoscere qual è la situazione del nostro Paese e portare il discorso dal piano del principio a quello del concreto. Chè sui princìpi siamo bravissimi a scannarci, e a trovare soluzioni concrete un po' meno: e dire che forse si è sbagliato a bloccare il nucleare non significa certo affermare che lo si vorrebbe in casa propria.
Allora, nel concreto, cosa rimane? La soluzione più stronza: il nucleare italiano con le centrali all'estero, e le scorie pure. Magari con tecnologie obsolete o mai sperimentate, chè così si risparmia e forse si fa anche più in fretta. E' esattamente quanto stanno facendo in Romania, come ho già detto, e non a caso l'emendamento che ha permesso quest'operazione è stato introdotto dalla CdL. E se poi la centrale obsoleta e rischiosa esplode e la nube arriva ben presto fin qua? eeeh...p'cato, neh?

venerdì, giugno 22, 2007

THINK PINK 1


Ecco, inauguro subito la nuova rubrica con l'iniziativa di: 1) pecoraro scanio 2) mussi 3) ferrero 4) bianchi, tutti ministri, che hanno scritto una garbata lettera a prodi dissociandosi dal modo in cui viene affrontata la questione sociale. Non so se fa punti, chè una lettera non è poi un granchè: però ne trovo consivisibili sia il modo che la sostanza. Per ora prodi ha risposto con altrettanto garbo - il che, abituati com'eravamo a contumelie deliranti e velenosi strali dell'opposta coalizione mi pare già quantomeno civile - e poi vedremo.

AVANTI VERSO IL MASOCHISMO, COMPAGNI.

Ci rifo: altra cena, altri amici, tutti in varie gradazione di
rosarossoegiùdilì. dove che poi le posizioni son tutte mischiate e il sacro indigno non arriva da chi te lo aspetteresti ma da tutt'altri, e fa piacere anche così, forse perfino di più. Ma, a parte il sacro indigno che saltella sulle teste a esplode ogni tanto del tutto a muzzo, anche qui gran scuotere di teste ed elenchi di malefatte.
Malefatte "nostre", naturalmente: chè se non sono Rifonda e perfino Legambiente a essere tacciati delle peggio cose, è l'assessore ds che è incompetente, la giunta di sinistra della località di villeggiatura a fare porcate, il dirigente a essere colluso. Chè poi io mi dimentico nomi, fatti e persone - dicono per snobismo, in realtà perchè non so mai di chi e cosa stanno parlando - ma, ecco, basterebbe un quarto di ciò che è stato detto per far venire il disgusto a chiunque. e infatti noi, chi per un verso e chi per l'altro, disgustati e delusi lo siamo. e chi può darci torto?
Ma più ascolto, e più giudico moralmente positivo questo incazzo e questa testardissima "voglia di fare" da cui non riusciamo a guarire nonostante le facciate, più sento dire, deprecando, che poi la gente rimpiange il cavbanana e non va a votare ("io non ho votato", dice uno di noi, subito insultato da un altro), più a me la scena ricorda le cure mediche di un tempo.
Quelle che pensavano di guarire il malato con i salassi e i clisteri, onde purificare gli umori. Li purificavano talmente che spesso i malati ne morivano, inguaribilmente debilitati da un gran numero di buone intenzioni.
Dopodic, a volte mi sento l'unica scema che ancora balla sul titanic, perciò accolgo la proposta che la nessie fa nel commento al post precedente e la generalizzo: una rubrica fissa con le cose che il governo di destra non avrebbe fatto mai, in positivo e in negativo. chè a me, nella mia mancanza di illusioni, se ce n'è un tot delle prime e poche delle seconde ... ecco, viva il rigore morale, davvero, ma per adesso mi sta bene anche così.

giovedì, giugno 21, 2007

UNA FOLATA ROSA PALLIDO?

Antefatto: cena con due amici coetanei, sinistri più impegnati attivamente di noi. ci si frequenta poco, il terreno comune è la politica e ogni tanto un confronto pacato ma serio è fin gradevole. e tutta la sera è uno scuotere di teste, raccontandosi a vicenda le malfatte e le nonfatte del governo prodi, o della sinistra in genere.
Tutto vero, ma

De Gennaro sostituito e indagato, i poliziotti di Ferrara pure, e mettiamoci anche Manhunt 2 bloccato. Ma soprattutto mettiamoci che alla Camera è passata una legge grazie alla quale l'acqua tornerà di proprietà pubblica, allo scadere delle concessioni fin qui rilasciate. La legge deve ancora passare in Senato, con le difficoltà che sappiamo, ma la Camera il suo dovere l'ha fatto.
Mettiamoci gli incentivi per rottamare i motorini inquinanti (e non poco, neh?) - anche se non ne compri un altro - e per comprare bici e veicoli elettrici, mettiamoci la gestione intelligente delle manifestazioni anti-bush a roma: chè se noi abbiamo imparato qualcosa dal G8, senza dubbio, e i primi a isolare i black block questa volta sono stati i manifestanti, la polizia non era certo quella che ci siamo trovati a genova. o, se più probabilmente lo era, aveva ricevuto consegne ben diverse. mettiamoci la confessione del vice, che da che mondo è mondo i pentimenti tardivi sono sempre segno che uno si sente più tranquillo e che, minimo, individua come scotto per la sua "onestà" un margine di rischio affrontabile in confronto alla certezza di venir abbandonato per lo sgarro.
Mettiamoci che questo governo è davvero un disastro immane in fatto di comunicazione, chè anche la notizia dell'acqua era nascosta non so più neanch'io dove e nessuno ne sa, figuriamoci altre più piccole.
Lasciamo pure tutto quello che non va, e poco non è, e diciamo che anche il positivo è ancora tutto in divenire, come i ritocchi delle pensioni e quelli previsti alla legge Biagi: ma, ciononon, comincio a confortarmi. solo un pochino, anche se un poco di più quando vedo l'incazzo del cavbanana che di per sè vale.
ma, insomma, io credo che davvero si dovrebbe provare a smetterla di darsi la classica zappa mettendo in rilievo solo le cose negative. chè poi gli altri (e magari anche noi, perfino) ci credono, e urlano più forte che il cavbanana era meglio.

mercoledì, giugno 20, 2007

UN ALTRO PEZZO CHE SE NE VA

Forse è in un certo senso inevitabile, immagino faccia parte dello scorrere del tempo il veder sparire persone, oggetti, edifici che sono stati un mito per una generazione. Ma trovo la chiusura del Chelsea Hotel di New York particolarmente triste: famoso tra artisti e rockettari per la sua ospitalità generosa sarà riconvertito in albergo di lusso, dove i clienti pagheranno in sonanti dollaroni invece che con quadri o canzoni. già... e cosa ti compri di migliore?
Adatta alla circostanza, una delle tante canzoni che hanno celebrato il Chelsea Hotel, un amarissimo Leonard Cohen in memoria di Janis Joplin:


Ti ricordo bene dentro il Chelsea Hotel,
Parlavi con voce così ferma e dolce,
Tenendomi testa su un letto disfatto,
Mentre le limousine aspettavano in strada.
Quelle erano le ragioni e quella era New York,
Correvamo per il denaro e per la carne
E ciò si chiamava amore per i lavoratori della canzone
E forse è ancora così per quelli che restano.

Ti ricordo bene nel Chelsea Hotel
Eri famosa, il tuo cuore era una leggenda.
Dicesti di nuovo che preferivi uomini belli
Ma che per me avresti fatto un'eccezione.
E stringendo li pugni per quelli come noi come noi
Che sono oppressi dalle figure della bellezza,
fissavi te stessa, dicesti, ''Bene, non importa,
Siamo brutti ma abbiamo la musica.''

E poi te ne sei andata, non è vero, piccola?
Hai girato le spalle alla folla,
Sei andata via,mai una volta ti ho sentito dire,
Ho bisogno di voi, io non ho bisogno di voi,
Io ho bisogno di voi, io non ho bisogno di voi
E tutte quelle stupidaggini simili.

Non voglio insinuare che ti ho amata nel modo migliore ,
Non posso tenere la traccia di ogni pettirosso che cade.
Io ti ricordo bene nel Chelsea Hotel,
Questo è tutto, e non penso neanche a te così spesso.

lunedì, giugno 18, 2007

PERFIDE GHIGNE


A proposito, una storia vera da Blogeko, che la riprende da Le Monde e dal Calgary Herald. La storia infatti si svolge a Calgary, Canada, dove alla manifestazione "Gas and Oil Exposition" si presentano fra gli altri, come oratori, un esperto del National Petroleum Council di Washington e un rappresentante della Exxon Mobil, e iniziano a magnificare un nuovo prodotto, il Vivoleum.
Dal Vivoleum, ricavato dai corpi di tutti quelli che sono morti per fenomeni legati agli sconovolgimenti climatici, come la siccità, le inondazioni, le ondate di caldo ecc., hanno ricavato candele che presentano dal palco. I due parlano un bel po' senza che nessuno li interrompa e distribuiscono candele - che, notare, hanno forma umana - osservate con interesse dal pubblico. Qualche sospetto nasce solo quando danno un nome (e un cognome) alle candele, dichiarando che erano state ricavate da un'ex dipendente Exxon Mobil - per chi non se lo ricorda, la Exxon è la compagnia che ha legato il suo nome a uno più grandi inquinamenti da petrolio nel mare. Solo allora li hanno bloccati e si è scoperto che erano i due Yes Men, non nuovi a provocazioni di questo tipo.
L'arma della beffa non è nuova: Jerry Rubin la usò negli Stati Uniti contro l'estabilshment politico e la guerra del Vietnam, una Virginia Woolf giovanissima si travestì da dignitario africano, insieme agli amici, per mettere alla berlina la diplomazia e la Marina inglesi. Nel mio inguaribile ottimismo cosmico, trovo che il ritorno di questo tipo di beffe sia un buon segno.

AVANTI COME I GAMBERI

Mah... è il momento dei Grandi Argomentoni, mi circondano da ogni parte: la Nessie con Priebke e la Talpa addirittura con il nucleare, senza contare che sul G8 di cui hanno parlato l'amicae. e di nuovo la nessie mi è venuta in mente proprio una bella cosa, e parlando di Priebke si risponderebbe anche in parte al commento della Talpa sugli intellettuali. Chè tutto si intreccia, in fondo e magari pian piano ci si arriverà, a parlar di tutto.
Così per ora comincio dal nucleare, chè mi fa davvero triste constatare, in giro per il web e non solo, come l'arma della paura porti sempre a casa qualche risultato, specialmente se la memoria non viene coltivata.
La paura, in questo caso, è poi una paura strisciante e subdola: immaginare un mondo in cui viene a mancare, poco o tanto, l'energia elettrica richiede prima di tutto uno sforzo di immaginazione. E molti - senza offesa per la Talpa che cita correttamente la decrescita - non riescono proprio a immaginare, prima ancora che a mettere in atto, scelte che vadano in una direzione diversa da quella fin qui sostenuta. Ma, capiamoci, non faccio una colpa a chi non ci riesce: mentre si parla di carenza di energia, escono da noi anche le micidiali e generalmente inutilissime lavasciuga, che da sole negli USA consumano tanta elettricità quanto un Paese africano a scelta, e nessuno vede contraddizione fra le due cose, perchè finora nessuno ha interesse a fargliela vedere.
So bene che anche qualcuno fra i guru dell'ambientalismo sostiene che il nucleare è l'unica risorsa attualmente "disponibile" per rimpiazzare il petrolio, e so che la decrescita (su cui infuriano peraltro le discussioni anche all'interno del mondo "alternativo") non sembra al momento poter passare nè come concetto di massa nè come rimedio risolutivo.
Però, esattamente come succede quando metti a posto le librerie, se guardi le cose nell'insieme ti sembrano tragiche e irrisolvibili, se cominci a guardare caso per caso ti accorgi che almeno un po' di margini ci sono. Il margine dello spreco, dell'inutile, del surplus assomma, e ipotizzo chè nessuno ha mai fatto il calcolo, a ben più di ciò che produrre una centrale nucleare, per esempio.
Allora qui ci si imbarca in un discorso difficile, proprio perchè è un margine che nessuno ha interesse a calcolare: ma si può aggirare la mancanza di dati notando che non sono poche le industrie che invece si sono improvvisamente accorte che può essere economicamente redditizio produrre robe molto meno energivore ed inquinanti. E' successo nel giro di due soli anni, lo so con certezza perchè quando raccolsi materiale per il mio libro ciò che si poteva trovare in questo settore era pochissimo, mentre ora c'è un pullulare di tecniche, motori, accorgimenti, ritrovati ed idee tutte tese a consumare meno&meglio.
Non è sensibilità ambientalista dell' industria, in genere: è soprattutto l'apertura di nuovi mercati, come può succedere (e dovrebbe succedere, visto che la produzione è già iniziata) con le
auto ad aria compressa destinate alle città dei Paesi caldi. Altri, che fanno riferimento a un target "evoluto e sensibile" (basti pensare alla Apple) sono spinti a produzioni più rispettose proprio dal tipo di consumatori a cui si rivolgono: e di esempi, ormai, ce n'è per così. Questa sarà la soluzione, e il petrolio durerà all'infinito quando verrà usato solo per gli scopi per cui è essenziale? No, non ho gli occhiali rosa e nessuno può dire quello che accadrà davvero: ma è un fatto che tutti i discorsi sull'energia sono tarati sui consumi attuali, mentre ci sono già molti segnali di inversione di tendenza.
Il punto che molti - primi fra tutti gli ecologisti "pentiti" - mettono in rilievo è il dato della corsa contro il tempo: non si farà in tempo, dicono, a cambiare tutto prima del disastro finale.
E qui ovviamente discorsi e profezie si sprecano e si può credere ai pessimisti e ai catastrofisti oppure dar retta a chi continua a proporci l'asciugaunghie elettrico, che non sia mai che non mi asciughi lo smalto nei tre secondi previsti. Soprattutto a proposito di nucleare in Italia, però, la corsa contro il tempo è un argomento boomerang: quanto tempo ci vorrebbe anche solo a rimettere in funzione - con criteri di sicurezza severi - le centrali che già esistevano, per non parlare di costruirne di nuove? Spendendo soldi pubblici - una montagna, chè non sono scherzetti da due euri - che non abbiamo (come fortunatamente ha fatto notare Bersani, chiudendo il discorso) senza riuscire ad evitare nessun effetto disastroso della scarsità di petrolio, chè arriverebbero troppo tardi?
E, Talpa, nessun sano di mente sostiene le centrali a carbone invece del nucleare: Greenpaece ha fatto recentemente più di una manifestazione, anche contro l'Enel e le sue centrali puzzone, come al solito bellamente ignorata dai media. L'alternativa facile e praticabile fin da subito sono le energie rinnovabili, e con ciò si intende soprattutto il sole e il vento, le uniche due cose di cui l'Italia è davvero ricca. Senza contare che il ricorso alle fonti alternative, prodotte da meccanismi semplici, di facile installazione, porterebbe una ricaduta economica diffusa che le centrali nucleari sono ben lontane dal portare.
Può darsi che ciò non basti, è vero: ma prima che mi mettano sotto casa un bel reattore io credo di avere il diritto di chiedere che si eliminino gli sprechi e si provi a produrre elettricità in modo pulito. Dopo, nel caso, ne riparliamo. E non mi dite che dopo sarà troppo tardi, chè troppo tardi è già adesso, come vediamo tutti: o si pensa che aggiungendo quattro striminzite centrali nucleari italiane si eviteranno i casini della crisi del petrolio? Suvvia, siamo realisti: il primo casino è la guerra in Iraq e se anche l'Italia alla fine dovesse vergognosamente guadagnarci il petrolio che c'è a Nassirya (già, non è un caso strano? ) possiamo star sicuri che l'Italia, da sola, non avrebbe scatenato un tal casino per averlo. Così come non si sarebbe tirata fuori dalla guerra se anche non avesse avuto "bisogno" del petrolio.

Ultimo argomento: i materiali radioattivi non sono infiniti. Anche con nuove ricerche e nuove scoperte non diventerebbero "rinnovabili", potrebbero al massimo durare un po' di più: ha senso riproporre la stessa logica che ci ha portato sull'orlo del disastro mondiale? Ok, per noi ce ne sarà (forse: anche qui i dati mancano) e forse per i nostri figli o nipoti: ma, anche a prescindere dal fatto che l'Italia non è una gran produttrice di uranio, non è che sarebbe il caso di smetterla di consumare tutto il consumabile? Non so se il "consumo" di uranio o materiale radioattivo sia minimo in confronto alla resa, ma la resa delle centrali la so: wikipedia - fonte per definzione neutrale - ci dice ben 433 centrali sparse in tutto il mondo producono il 17% dell'energia mondiale prodotta. A occhio, direi che non è una resa ottimale, soprattutto se confrontata ai costi e ai rischi.

Allora, io credo che dietro questa rivalutazione del nucleare ci sia, prima di tutto e soprattutto, un bel business, come dimostrano gli investimenti delle banche nelle centrali che dovrebbero essere realizzate nei Paesi dell'Est. Un business che renderà a pochi, se non a pochissimi, e che non sarà legato all'energia prodotta ma alla costruzione stessa: come tutti sanno, i costi sono altissimi e a qualcuno, da qualche parte, arriveranno come minimo gli spiccioli. Gli spiccioli di milioni di euro. E' più facile, così, capire come il nucleare sia preferibile alle pale eoliche, che costano sì e no qualche migliaio di euro? E quanto sia potenzialmente redditizio ricominciare a stordire le gente agitando lo spettro di un mondo buio salvato da Atomino bip-bip?


Infine, l'argomento "ce l'hanno tutti, perchè noi no?", a cui gli italiani sono sempre molto sensibili. E' vero, contro un incidente non siamo tutelati da nulla: e Chernobyl non ha di sicuro fatto meno morti di Bhopal, è solo che gli effetti a lungo termine su una così vasta zona sono difficilmente quantificabili. Se anche qualcuno volesse quantificarli, e non è così. Ma non sono pochi i medici che ipotizzano un legame fra le disfunzioni e i tumori alla tiroide - i più direttamente collegati alle radiazioni - oggi frequentissimi mentre fino a qualche anno fa erano eventi piuttosto rari, e l'incidente di Chernobyl: ma anche chi lo dice e lo pensa non potrebbe sostenerlo ufficialmente, chè prove non ce n'è e non ce ne saranno mai.
Ma la nostra smania nazionale di copiare il cugino ricco è piena di implicazioni e merita un altro post: se vi faccio due palle, saltate i Grandi Argomenti, non me la prenderò.

domenica, giugno 17, 2007

IL DEMENZIALE, UNA PASSIONE


Un sacco di Questioni Serie e Grandi Questioni in questi giorni si pongono, per motivi diversi ma alla fine convergenti, come d'obbligo sul blog. A partire dal G8, rievocato dalla testimonianza tardiva (ma, lasciatemelo chiedere chè sembra che solo io non lo sappia: perchè una macelleria "messicana"? forse quella nostrana sarebbe stata meno atroce?) per arrivare alla condanna di Amnesty da parte della chiesa (Amnesty!), dal bel fondo su Republikit di Michele Serra sul Gay Pride a Roma - non amo Michele serra, ma gli va riconosciuto - al ruolo degli intellettuali su cui mi stuzzica la Talpa in un commento, da Hanefi di cui si aspetta l'effettiva liberazione al casino che sta scoppiando in medio oriente. Tutte questioni che, per un verso o per l'altro, mi interessano e mi invogliano a parlarne. Senza contare il nuovo libro di Bill Bryson, autore di ghignosi resoconti di viaggio, che è sull'america degli anni '50, con un paio di inquietanti capitoli sugli esperimenti nucleari e sul maccartismo.
Ma è una domenica grigia, ho lavorato finora e non ho neppure finito: le Grandi Questioni possono quindi aspettare chè di sicuro non sentiranno la mia mancanza, e sottolineo invece il mio bisogno di svago con le idee rubate al Riutilizzo
Demenziale.
E' di produzione svizzera e se volete sapere altro chiedetelo al brother che sa il tedesco.



venerdì, giugno 15, 2007

NO, I MIEI AMICI ROSPI NO.


L'amicae. mi manda, per competenza streghesca, un'incredibile ricetta a base di rospi, che copincollo qua sotto. Ma non la raccomando affatto e anzi mi dissocio, sperando soprattutto in un errore di traduzione, visto che la ricetta è croata, chè a me i rospi sono proprio simpatici e una notte sono rimasta a lungo a guardarne uno nel giardino della mia amica Pallotta. e anche le streghe mica li mangiano, i rospi: ogni tanto, si sa, qualcuno doveva finir dentro il calderone, ma per fini esclusivamente scientifici. e tutto ciò appartiene al passato (be', se la giustificazione è buona per la chiesa, è buona anche per le streghe, no?): oggi si usano ingredienti cruelty-free. E come si fa a mangiare chi si chiama bufo-bufo, uno dei nomi scientifici più carini che ci siano?
Per sottolineare la mia dissociazione, copincollo anche un'iniziativa di legambiente piemonte valle d'aosta che mi fa tanta tenerezza, esprimendo solidarietà. Eccola qui sotto e, di seguito, la ricetta:


"La Notte dei Rospi consiste nel limitare le stragi che ogni anno decimano le popolazioni di Anfibi.
Abbiamo bisogno di squadre di volontari che di sera, quando gli animali iniziano il loro movimento, li assistano negli attraversamenti stradali.
Con questa campagna proponiamo ai volontari di trascorrere alcune serate “diverse” per salvare i “rospi innamorati”, e insieme ad amici e familiari scoprire mondi spesso sconosciuti, per vivere il territorio e il rapporto con la natura in un modo diverso.

Rane, Rospi, Raganelle, Tritoni e Salamandre sono gli Anfibi più noti. Purtroppo, anno dopo anno, la presenza di questi animali sul territorio appare sempre più minacciata e a forte rischio di estinzione. Negli ultimi decenni, si è registrata una loro drastica diminuzione, dovuta, direttamente o indirettamente, alle attività dell'uomo.

Pochi sanno che gli Anfibi abitano il pianeta terra da oltre 250 milioni di anni, oggi però molti di loro sono a rischio di estinzione. Per la permeabilità della loro pelle sono più sensibili a vari agenti tossici o a cambiamenti climatici e ambientali."


Tutto il contrario di ciò che dice la ricetta - che a questo punto, vista appunto la permeabilità della pelle dei rospi, diventa anche un po' insana, neh?

Polpette di rospo con il radicchio selvatico
Ingredienti per 4 persone
Per le polpette:
600 gr di rospo senza ossa
100 gr di pane bianco secco (imerso nel latte)
1 uovo
80 gr di limone
15 gr di prezzemolo
sale
pepe
200 ml di olio per friggere

Per il contorno:
800 gr di radicchio selvatico
400 gr di patate
2 spicchi di aglio
50 ml di olio di oliva
sale
pepe

Tagliate (macinate) la carne di rospo. Aggiungete il pane, l'uovo, la scorza di limone e il succo, prezzemolo, sale e pepe.
Formate le polpette e frigettele con olio caldo.

Per il contorno:
Bollite il radicchio e le patate tagliate a fette, e quando è tutto cotto schiacciatele con la forchetta. Mettete in una pentola olio di oliva, aglio, radicchio e le patate. Aggiungete sale e pepe.


Insomma, l'insalata mi sembra meglio: magari la provo stasera.

NON E' POCO


di corsa di corsa, copincollo un paio di cose che dice David Grossman nella sua bella intervista su Repubblica.it, commentando gli scontri tra Fatah e Hamas e la possibile vittoria di quest'ultimo.
Non è una bella svolta quella di questi ultimi giorni: gli integralisti non ci piacciono ovunque siano, e men che meno in una polveriera.
Ma Grossman, da sempre esponente di quella parte di israeliani che vuole la pace e cerca il dialogo (e ancor più dopo la morte di suo figlio, ucciso nella stupida guerra) fa alcune riflessioni che vanno oltre la situazione contingente, e che mi sembrano proprio belle.
La prima risponde alla domanda dell'intervistatore "secondo lei, perchè è così facile il ricorso alla guerra?" (ah, l'ineffabilità delle interviste...)
"Questa è una questione davvero molto grande. Ho la sensazione che nessuno cominci veramente una guerra, le guerre si continuano. La pace, quella è una cosa che si deve cominciare. Guerreggiare, disgraziatamente, è una cosa quasi naturale per troppi paesi, troppe culture e troppe religioni. Ci vogliono molti sforzi e alle volte bisogna agire contro i propri istinti per cominciare a dare fiducia agli altri, per cominciare ad aprirsi, per essere in grado di vedere la realtà attraverso gli occhi dell'altro.
La tragedia è che più siamo coinvolti nella violenza, più questa forma il nostro vocabolario, detta il modo con cui guardiamo il mondo, quali siano le cose che siamo disposti a vedere e quali quelle verso le quali siamo quasi ciechi".

E la seconda è la chiusa dell'intervista, in risposta a un'osservazione sul suo impegno nella scrittura, in generale e soprattutto dopo la morte del figlio.

"Ci sono così tante tentazioni in una situazione del genere, di sentirsi disperati, paralizzati. Ed io, nella mia esperienza, sento che essere attivi, tentare di ricordarsi che esistono sempre alternative a quasi tutte le condizioni umane, che esiste sempre una scelta nella vita, è qualcosa che mi è stata di grande aiuto. Io l'ho tradotta nella scrittura. Altri possono tradurla in ciò che sanno fare".

A me sembra, pur con tutto il rispetto, la simpatia e la comprensione per Cindy Sheehan che in questi giorni ha abbandonato la lotta, stanca e delusa, una posizione più matura, intelligente e costruttiva dell'eroismo a tutti i costi, con il suo boomerang di probabile delusione.


A VOLTE

capita di perdere le cose e di non accorgersene neppure.
stavo rileggendo "Matrimonio sul Delta", di Eudora Welty, e in mezzo a mille descrizioni di natura lussureggiante e selvaggia - è ambientato sul delta del Mississippi in un imprecisato anno fra i primi del '900 - c'era anche quella di una parete ricoperta di farfalle appena uscite dalla crisalide, che sbattevano le ali al sole
per farle asciugare, rimanendo immobili. Sul sentiero, altre farfalle, fra cui camminavano i personaggi del libro, a volte schiacciandole. E mi sono ricordata di aver visto anch'io questo spettacolo, da bambina.
Ero una bambina di città, perciò non mi capitò spesso: ma ricordo le farfalle immobili, con un'aria un po' stropicciata, tutte insieme. e anche quelle che stavano ferme sui sentieri. Non so più da quanti anni non vedo questo fenomeno: farfalle ce n'è ancora, ma sempre meno, così come sono abbastanza rare anche le lucciole, ma tante insieme è diventato difficilissimo vederle. Forse, mi dico, sono io che sto troppo in città: e magari è così. Ma sicuramente è anche che la città è ormai città ovunque, sempre di più.
Ok, lo so che si può vivere anche senza mai vedere le farfalle che si asciugano le ali: però mi sembra triste accorgermi, leggendo un libro, che di molte cose un tempo comuni si è perso proprio anche il ricordo, il rimpianto. e credo che sia questa la cosa peggiore.
Ma poi, nella ricerca di immagini per il post, mi salta fuori la "Casa delle farfalle" di Bordano, in Friuli, dove farfalle tropicali altrimenti a rischio di estinzione vengono ospitate e fatte riprodurre: non è la stessa cosa, no, ma è meglio di niente. E Bordano, che sulla targa ha scritto "Paese delle farfalle" è il paesino dove, insieme a tanti altri compagni della Brigata Salvatore Toscano, io sono andata a dare una mano dopo il terremoto che aveva quasi del tutto raso al suolo tutta la zona. Non c'è un collegamento razionale, lo so, ma avere dato un piccolissimo contributo alla realizzazione del paese delle farfalle un po' meglio mi fa sentire.

mercoledì, giugno 13, 2007

CI VOLEVA


Stanca, chè ho messo a posto libri per ore e fino a questo momento ho scritto un serie di notizie tristanzuole per la mia rubrica su mentelocale: chè si cerca e si cerca di dire belle cose ma poi finisce che anche uno come l'omino del KGgB nicchia sul nucleare e allora ci si sente in dovere di dire anche le brutte. Che pensare positivo va bene, ma cercare di non farsi fottere va anche meglio. E se conoscete qualcuno che ha il conto alla BNL ditegli di piantare un casino, che la sua banca sta finanziando la costruzione di una centrale nucleare con reattori mai sperimentati (uuuh, no, non tutta questa sicurezza, dài!) in un sito sismico sul Danubio, evviva.
Ma insomma, tirèmm innanz, e segnalo, in breve breve, un libro per cinici buonisti, e non sembri un controsenso chè chez nous ce n'è almeno uno o forse due. E' di quel geniaccio che si vede nella foto, mister Terry Pratchett che beato lui vende ormai milioni di copie dei suoi tantissimi libri, si intitola "Buona Apoclisse a tutti!" e parla esattamente di ciò che dice il titolo. La lotta fra il Bene e il Male che è giunta alla sua fase finale e quindi scendono giù dal cielo, in versione Hell's Angels, i quattro Cavalieri: Guerra, Carestia, Morte. Pestilenza no: sconfitta dai vaccini, è stata sostituita da Inquinamento.
E detta così, lo so, non sembra una grande idea: ma il buon Terry ci mette dentro di tutto, con sbotti di delirio fantastici, in cui il rappresentante del bene (un angelo) e quello del male (un diavolo) apprezzano entrambi un buon drink e si scambiano volentieri i ruoli. Le intuizioni geniali sono tantissime, basti citare quella secondo cui una musicassetta tenuta abbastanza a lungo in una macchina si trasforma automaticamente nella hit dei Queen. O il momento in cui Inquinamento suscita, arrivando rombando sulla sua moto puzzona, le ire del tipico grafomane inglese che scrive ai giornali per lamentarsi di ciò che non va, e costui chiede alla figura in sella: "Ma, insomma, a lei piacerebbe che io arrivassi a spargere spazzatura nel suo salotto?" E Inquinamento si gira sorridendo: "Oh, sì, mi piacerebbe moltissimo!" e se ne va. Ma cito a memoria, chè il libro se l'è fregato il KGgB: non è il più bello di Terry Pratchett, però merita, credetemi.

lunedì, giugno 11, 2007

NON SI MAI SA

Così diceva, icasticamente, la vecchissima colf dei miei suoceri ogni volta che imparava qualcosa di nuovo. E cercando su internetto le ricettine facili per adoperare la borragine - a parte come ripieno dei ravioli, chè quella ogni ligure la sa, ma quanto a metterla in pratica è tutt'altra faccenda - ho appreso che da non molto tempo è considerata "tossica".
Contiene infatti robe che si chiamano "alcaloidi pirrolizidinici" che sarebbero responsabili di danni al fegato, all'apparato respiratorio e magari anche di tumori. Non tutti i siti che ho consultato ne parlano e anche chi lo fa non dice molto, chè le scoperte paiono piuttosto recenti e la divulgazione, almeno, carente.
Di fronte a queste tipo di scoperte, però, ormai si è sempre in dubbio: chè forse il principio in sè è valido - gli alcaloidi, se lo dicono, ci saranno - ma tutto troppo spesso viene stravolto da interessi commerciali e usi smodati. Di esempi di campagne di stampa che esaltavano o demonizzavano questo o quel prodotto ne ho ormai visti per così, e li ho visti smentire qualche annetto dopo "ah, no, scusate, non era proprio come dicevamo...", gli usi smodati basta andare sui forum di fanatici della fitness, dello sport, dell'alimentazione "sana" ecc. per trovarli. E, ancora, a proposito di ricerche ancora da completare, preferisco peroccuparmi dei dubbi sull'aspartame che troviamo in ogni chewing-gum, prodotto light o medicinale, che di quelli su questa pianta dimenticata dai più.
La presenza di alcaloidi, d'altra parte, potrebbe essere il motivo per cui la borragine veniva chiamata "pianta dell'allegrezza" e considerata euforizzante e antidepressiva. Se ne faceva un vino, infatti, capace di ridare il buonumore: che, probabilmente, inserito nella misura di un bicchiere dopo cena in una dieta sanissima e in una vita di movimento e consumo non riusciva a fare alcun danno. Mentre per noi, aggiungere con frequenza l'ennesimo fattore tossico - poco o tanto che lo sia - non è forse la cosa più consigliabile, ecco.

Quindi, in previsione della fornitura di modiche quantità di borraggine biologica, mi azzardo a dire che un utilizzo sensato e sancito dalla tradizione come quello che vede questa pianta usata una tantum come ripieno dei ravioli o come modesto consumo di stagione - chè, alla fin fine, non è una roba che si mangi a chili tutti i giorni, neh? - non dovrebbe avere nessuna controindicazione: eviterei invece, nell'attesa che i dubbi vengano chiariti, il suo utilizzo sia nelle insalate che, soprattutto, come rimedio erboristico. Anche quest'ultimo, infatti, è previsto dalla farmacopea naturale - come diuretico, antidepressivo e antinfiammatorio - ma farne a meno mi sembra più saggio.
L'olio estratto dai semi, invece, non presenta nessun rischio, e questo lo aggiungo nel caso in cui qualcuno lo avesse già preso o lo stesse prendendo appunto come integratore-cura naturale. Per uso esterno, l'olio "contrasta l'invecchiamento cutaneo e svolge una azione rigeneratrice nella pelle secca, non elastica, combatte le infiammazioni cutanee, gli eczemi, l'acne e le rughe."

E la ricettina semplice è quella della frittata, eccola qui: lessare e tritare molto (ma molto, sennò pizzica) finemente la borragine, soffriggerla con un po' di cipolla e aggiungere le uova sbattute, con o senza parmigiano, a piacere. Più semplice di così...

GRANDI MANOVRE


Dopo i cavi e i motori - al momento ancora inutili, ancorchè installati, dal momento che dura questa piacevole arietta da settembre inoltrato - abbiamo attaccato i libri. Esaurito lo spazio per nuove Billy, le mitiche ed economicissime librerie Ikea, l'unica soluzione è sfoltire le Billy esistenti.
C'è una curiosa legge che qualche fisico dovrebbe spiegarmi, secondo la quale i libri sembrano tutti essenziali finchè sono visti di costa, negli scaffali. I doppioni si mimetizzano e i titoli più stupidi spariscono: appoggiando desolatamente l'ennesimo volume di taglio, sopra gli altri, sembra non esserci nessun'altra soluzione che cercare un'altra casa. Che, come dice Eco - che ne sa - sia possibilmente composta soprattutto di un luuungo corridoio.
Però basta accingersi a quel lavoro immane che spostare il contenuto di un solo scaffale (avendone sgombrato preventivamente un altro mediante scatolone diretto al garage) per veder spuntare libri di cui non si sentirà affatto la mancanza: non tanto dal singolo scaffale quanto dagli altri che inesorabilmente, uno dopo l'altro senza misericordia, verranno coinvolti nello spostamento. Tutti, praticamente.
Il risultato notevole è una casa che assomiglia alla famoso foto della libreria londinese dopo i bombardamenti e una pila di libri "da dar via" - doppioni a gogò, saggi improbabili, narrativa che un tempo ci piaceva ma ora no, grazie, autori che nel frattempo ci sono diventati antipatici, letteratura d'evasione che ricompreremo senza accorgerci di aver già letto - perchè i libri, si sa, non si buttano.
Gli scaffali rimasti vuoti sono un promessa e una minaccia, pile di libri ancora da collocare aspettano pazienti sul pavimento: ci starà la storia contemporanea tra la fantasy e i libri di viaggio? l'unico modo per scoprirlo è riempire lo scaffale. e smadonnare ferocemente quando il penultimo libro si rivela troppo alto per lo scaffale stesso. Basta prendere la misura, diranno i razionali. E' vero, ma in quel caso la Perversa Legge Delle Librerie prevede che ne avanzino tre.
E alla legge non si sfugge: guardando bene, nella case di grandi lettori (così ci chiamano, con echi prussiani) si troverà un angolino in cui autori ed argomenti saranno curiosamente mischiati: è il mitico scaffalino degli avanzi,
quello che salva la sanità mentale del possessore di libri. Salvo nel caso in cui stia cercando uno dei libri che ci sono finiti dentro, chè allora la crisi di nervi sarà garantita.

mercoledì, giugno 06, 2007

OCCHIO AGLI SPILLONI


Persa tra grovigli di tubi, inciampando negli split e di corsa per uno dei tre appuntamenti di lavoro che mi capitano nell'anno, a cui arriverò fradicia come un pulcino, lo so già, faccio in tempo a postare solo la mia perdita-di-tempo-on-web. Non so cosa sia un algoritmo, però direi che le attinenze con il nick sono anche intuitive, e si basano soprattutto sulla prima parola. Cos'è una strega, se non una potenziale saggia e una potenziale omicida ? Ma, appunto in quanto strega, mi tocca far finta di credere all'arcano.

martedì, giugno 05, 2007

SCIAINI ANCH'IO

I miei lettori è gente seria, lo dico subito. C'è solo uno che cerca "galleria di peni" - e sarei curiosa di conoscere quale motore di ricerca usa, chè io ci ho provato e il mio blog non è uscito mai - ma tutti gli altri cercano robe che mica fanno ridere, tipo "borace detergente" "tisana di rosmarino per il ritardo mestruale" (non so, mi spiace) e "avanzi succo di limoni riutilizzo" (come fai ad avanzare succo di limoni?).
Il mio preferito è quindi un distratto, che ha cercato "un bisogna sempre avercelo quando si parte", e mi chiederò per sempre cos'è "un". Ma fa punti anche un'ostinato - sospetto femmina, non so perchè - che più volte ha cercato nel mio blog "cosa mangiano le papere", a volte con punto interrogativo, a volte senza: evidentemente, non rassegnandosi al fatto che l'unica papera del blog è la Papera Siocca il cui cibo è virtuale.
Poi c'è uno "smacchiatore per foglie di eucalipto", che non so se fortemente ossessivo compulsivo o con storie tese fra lui e le preposizioni, un inquietante "carne naftalina", uno che parte bene cercando "alitalia colsenter" scritto così e uno che vuol sapere se "la tiroide permette di svolgere il servizio militare".

Ma, fra tutti, faccio il tifo per il feticista della "salvia impanata", sempre in testa per numero di ricerche da ormai due mesi. Gliel'ho cercata, per por fine al suo tormento, ma non l'ho trovata, non con foto come voleva. A mente, però gli dico che si fa come le fettine di carne, con foglie ben sode e polpose. Gli aggettivi sono scelti in omaggio alla sua libidine, of course.

IDEA


Ok, magari mi piace solo a me. Però questo qui è improvvisamente esploso come un periodo domestico, per la comune-ty: chi ha appena traslocato e chi lo farà, chi cambia la camera e chi mette mensole, dita tranciate all'Ikea - le mie, ma non posso neanche lamentarmi che c'era l'avviso. dall'altra parte, ovviamente, del trave maramaldo - e reti portate ai mercatini, giri di lenzuola e scambi di suppellettili.
Così non mi dispiace quest'idea segnalata da Ri-creazione, che rimanda al sito con tutte le spiegazioni. Di cui in verità non c'è molto bisogno, perchè è un copriletto fatto con le t-shirt che non mettiamo più: sul retro un lenzuolo per dare spessore, tanti quadrati ed eccolo fatto. Oddio, sperando che la scelta sia un po' migliore di quella della foto, che uno si sveglia la mattina, guarda il copriletto e si scaglia sul pianerottolo ad azzannare il vicino.
Ma, insomma, io ci ho: la macchina da cucire; le t-shirt (anche una con babbo natale e una con il golem, vuoi mettere che accostamento?); il lenzuolo. Mi manca solo di saper cucire, mannaggia.

STREGANOCCIOLA VS. EFFETTO SERRA

Io non mi abbronzo. Mai. Perchè non sopporto lo stare ferma al sole, e sopporto poco anche il sole stesso. Ma soprattutto perchè il sole non sopporta me. Quando, colta da entusiasmo o da vergogna del mio pallore, decido che andrò al mare, o che prenderò un'ora di sole sul terrazzo, piove. C'è un raccontino popolare, contenuto in un bellissimo libro che si chiama "Il circolo dei cantastorie" di Jean Claude Carrière, che ne raccoglie molti con scelta davvero intelligente e gustosa, in cui si narra di un villaggio afflitto dalla siccità, dopo mesi e mesi e mesi che non piove. Il classico furbo-sciocco di questo tipo di racconti viene alla fine consultato per disperazione, dopo che ogni rimedio è risultato vano, e lui ordina:"Portatemi tutta l'acqua che c'è nel villaggio." Riluttante, ma speranzosa, la gente gli porta ogni brocca residua. Lui versa tutto in un catino e ci mette a bagno i suoi vestiti sporchi. A momenti lo picchiano, ma lui riesce a calmarli: "Mi avete chiesto un rimedio, e io sto facendo del mio meglio. Se volete che prosegua, ora portatemi tutta, ma proprio tutta l'acqua che avete." Brontolando ancor più, ma ormnai senza alternativa, tutti gliela portano. Lui butta via l'acqua sporca, e con quella pulita sciacqua i vestiti che aveva lavato. Sono i saggi che lo avevano consultato a salvarlo dal linciaggio, mentre lui chiede ancora un po' di pazienza alla gente inferocita, che sbava guardandolo sciacquare accuratamente il bucato. Finalmente, lo sciocco ha finito: raccoglie gli indumenti, si avvia verso nel corda tirata nel cortile e appende i vestiti: uno, due, tre... e in quel momento si squarcia il cielo e vien giù un portentoso acquazzone. "Avete visto? tutte le volte che io stendo, piove."

Ecco: allora io ho deciso di mettere il condizionatore in casa. Con mille scrupoli di coscienza ecologica, ma in casa ci vivo e ci lavoro - se ci sono 35° gradi, no, non ci lavoro - e non ho case in campagna e anche di ferie al momento si parla pochino. Appena ho telefonato all'omino che mi ha fatto il preventivo, dicendo "ok", questa magica parola ha fatto tornare novembre. Allora pensavamo, chez nous: se chiedessi all'Onu di finanziarmi un piscina e un solarium? Sarebbe un intervento più economico di quelli proposti finora, no?

STORIA PICCOLA


Poteva essere il '75 o il '76. Una compagna rimase incinta: si chiuse a riccio, non voleva dirlo a nessuno. E non lo disse a suoi, quella era l'ultima cosa che avrebbe fatto. Lui, il corresponsabile, a cui invece lei lo disse, era più spiazzato di lei.
Un po' di anni prima avevamo avuto fra di noi un'altra compagna incinta, che poi aveva avuto una bambina. Lei, la madre, aveva sedici anni. La sua vita non era stata felice, per un bel po'. Non so più se la compagna che rimase incinta avesse avuto in mente lei, o se fosse solo assolutamente lucida nei suoi diciott'anni: ma il figlio non lo voleva.
E se oggi questa decisione è comunque lacerante e difficile, allora era, prima di tutto, un casino. Chè per abortire si doveva volare a Londra, dove si poteva fare in ospedale. L'alternativa era rischiare la salute, la futura fertilità o la vita da quelle che si chiamavano "mammane" e che operavano con ferri da calza, decotti di prezzemolo o chissà cos'altro. Una terza alternativa era quella a cui, lo si sapeva benissimo, ricorreva chi se lo poteva permettere: il ricovero in clinica. Perchè le cliniche, private e carissime, dove si poteva abortire c'erano. E tutti sapevano quali erano. E quasi tutte le donne sapevano che non avrebbero mai potuto permettersele. Però a genova c'era il C.I.S.A., un'organizzazione affiliata al Partito Radicale, che praticava interruzioni di gravidanza con il metodo Karman, che sarebbe poi stato adottato anche negli ospedali: era un'azione politica, concreta, a favore della
legge che già da tempo si invocava per legalizzare le interruzioni. Ovviamente, il Cisa commetteva reato ogni volta che praticava un'interruzione di gravidanza, così come commetteva reato chi subiva l'intervento, e noi tutti lo sapevano benissimo: ma che alternativa c'era? Oggi, forse, sarebbe molto più facile per una diciottenne volare a Londra: allora non lo era di sicuro. Così, io e il mio fidanzato di allora prendemmo conttato con il Cisa, nei panni di una volontaria con qualche nozione medica, fissammo l'appuntamento per la compagna incinta e la accompagnammo lì. Dove c'era la sede del Cisa, nel centro storico, ora c'è un caratteristico ristorante. Allora entrammo in un'ampia stanza piena di manifesti e cuscini, la compagna si sdraiò su un tavolo e io rimasi a tenerle la mano: ma, a parte la volontaria (che si dimostrò gentile e capace) eravamo tutti rigidi e storditi. Non so come, ma quella cosa ci sfuggiva: l'ambiente era gradevole e la volontaria riuscì a essere molto rassicurante, però la dimensione dell'ingiustizia era presente, palpabile. Perchè lì, perchè così? Forse non avevamo paura, chè a vent'anni è l'ultima sensazione che si riconosce, però credo che combattessimo tutti con il pensiero: "e se succede qualcosa?". La compagna fu molto coraggiosa, o forse molto orgogliosa: si lamentò una volta sola, impallidì e poi fu tutto finito. Lei non voleva vedere l'ex-fidanzato, che infatti non c'era. La accompagnammo a casa, se si sentì male dopo l'intervento non lo seppi mai. Lei non ne parlò più, noi non osammo chiedere. Da sempre, questa è una delle cose di cui le donne, che vogliono sempre parlare di tutto come dice Vonnegut, non parlano. Chè non c'è niente che si possa dire.
Non è un storia tragica, questa che racconto: è solo una delle tante storie possibili di ragazzi lasciati soli. Ma quella solitudine, con il suo doppio peso di scelta difficilissima e di illegalità, almeno quella solitudine è stata cacciata via, dopo che le donne italiane hanno chiesto, e finalmente ottenuto, di poter decidere della loro vita e di quella dei loro figli accettati e voluti. Da quando, finalmente, non siamo state più considerate "contenitori". Ma sembrava troppo bello, vero, per durare? E allora arriva Bagnasco, con tutti i suoi ginecologi che guarda caso hanno tutti una coscienza saldissima nel sapere cos'è giusto e cos'è ingiusto. Con tutte le campagne mediatiche, e le canzoni, e i romanzini rosa - quanti ce n'è, in questo periodo - che dicono ah com'è bello avere un figlio da sfigate ah come mi sento meglio ah come questo figlio mi cambierà la vita. E io ripenso alla compagna che stringe i denti, che giù dal vicolo non si senta niente, e al nostro gelo e all'incoscienza obbligata, e al fatto che dopo trent'anni me ne ricordo ancora. Amicae., che hai fatto un un bellissimo post, come potremmo non esserci?

domenica, giugno 03, 2007

NELLA RIDENTE LOCALITA'

Alba è un posto carino. Con il profumo di cioccolata che si spande per l'aere, perchè le prime due cose di Alba sono il vino e i tartufi, ma la terza sono le nocciole. E barattoli di nutella ochieggiano da ogni dove, in tutte le misure, e altre mille creme artigianali di nocciola e cioccolato le fanno compagnia. Poi ci sono le case-torre: quelle che sono rimaste, perchè le famiglie facevano a gara nel costruirle e nel buttarsele giù. Quelle che erano rimaste in piedi dopo il Medioevo in alcuni casi sono state ridotte per risultare coerenti con il resto dell'edilizia, come si può leggere su un cartello turistico:" Torre medioevale (abbassata)". E ci sono i vecchi negozi fin de siècle tutti legno, cristalli e insegne nere a lettere d'argento: sono soprattutto pasticcerie, ma il preferito è stato "Agenzia Giornali", un'edicola.
Ultimo, c'è un affresco del '400 che hanno appena tirato fuori dagli strati successivi in una delle tre chiese più importanti: quattro sante, ognuna con il suo simbolo specifico. E il drago accucciato ai piedi di santa Margherita, tutto verde e lucertoloso senza neanche un po' d'ali, sembra tirato fuori da un fumetto. A proposito, se non avete mai letto le allegre vite dei santi non sapete cosa vi perdete: santa Margherita, per dire solo la sua, era già in carcere in quanto cristiana che le arriva lì un drago e se la mangia. Il drago era ovviamente il demonio, ma Margherita era armata di una croce: con la croce, trac, squarcia la pancia del drago e se ne esce bell'intera. Per questo motivo, secondo la formidabile logica dei cattolici, è invocata per ottenere un parto facile.
Nanetto a parte, ad Alba insomma si sta bene, e in questi giorni c'era anche un festival musicale, per cui dentro la chiesa abbiamo anche ascoltato un po' di prove di violini e pianoforte.
Anche l'albergo non era male, molto piemontese con i suoi copriletti rosa damascati e le coperte ancora di vera lana. Nonostante le mie sfighe, che in occasione di questo vikend avevano assunto la forma di mal di denti, ho dormito bene. E ho deciso che avrei perso il treno più tardi, svegliandomi con calma. Ma alle nove in punto sono stata svegliata dalla Castafiore: un soprano due camere più in là si esercitava nei suoi vocalizzi, un'ora e mezza di tutte le vocali su e giù per la scala. Un'esperienza che meritava di esser fatta.

A GRANDE RICHIESTA...


PERTINACE!
Che fu un imperatore romano, negli anni 100. E nacque ad Alba, dove è ricordato con via, piazze o robe così. Che, come dice la mia amica Pallotta - e poi arriviamo anche alle monete:" ... poveri, mi fanno anche tenerezza: in fondo Pertinace è stato imperatore per 87 giorni." Dopodichè, infatti, la guardia pretoriana lo fa fuori "perchè - è sempre vox Pallotti - lui era figlio di liberto, di estrazione popolare insomma, e cerca di limitare i priviliegi e le donazioni dei soldati." Anche se Wikipedia ci dice che almeno una prima volta, di fronte allo scontento della guardia pretoriana che si aspettava ricche donazioni nel momento della sua nomina, Pertinace cede e regala soldi, concubine e ragazzi già appartenuti a Commodo, il precedente imperatore anche lui assassinato. Ma ciò non basta, e una seconda congiura lo fa fuori.
Le monete sono quelle che venivano coniate, nel giro di pochissimi giorni, quando veniva nominato un nuovo imperatore: sul retro, era usanza mettere "parole programmatiche", per indicare le intenzioni dell'imperatore in carica. La mia amica ha accompagnato queste monete, assicurate per un cifra folle che ovviamente non mi ricordo più, da Roma ad Alba, su incarico della sovrintendenza, per un convegno. Forse non tutti sanno che, infatti, ogni volta che un'opera d'arte o archeologica si muove, dev'essere accompagnata da qualcuno che poi ne cura la sistemazione e, nel caso, anche il ritorno.
Le Monete di Pertinace, però, sono famose anche tra gli ufologi perchè portano la raffigurazione di uno strano globo nel quale gli "studiosi di ufo" (Kolosimo, per citare il più noto) hanno visto una qualche roba aliena: l'ipotesi è supportata dal fatto che storici dell'epoca hanno tramandato "strani fenomeni celesti". Altri, invece, hanno prosaicamente ricondotto la cosa a un difetto del punzone.
Però le monete ufo risalgono a quando Pertinace era governatore della Siria e non credo perciò che siano quelle andate ad Alba: ma questa storia l'ho saputa solo poco fa, quindi non ho potuto chiedere a Pallotta.

venerdì, giugno 01, 2007

VIAGGETTINO VELOCE

oggi sarò ad Alba, Piemonte, e mi risparmio i facili giochi di parole sull'ora in cui mi sarò alzata, imprecando in gufesco. Ma vado a trovare l'unica mia amica che può mandarmi una mail con su scritto "Vado ad accompagnare le monete di Pertinace, ci vediamo là?