lunedì, giugno 18, 2007

AVANTI COME I GAMBERI

Mah... è il momento dei Grandi Argomentoni, mi circondano da ogni parte: la Nessie con Priebke e la Talpa addirittura con il nucleare, senza contare che sul G8 di cui hanno parlato l'amicae. e di nuovo la nessie mi è venuta in mente proprio una bella cosa, e parlando di Priebke si risponderebbe anche in parte al commento della Talpa sugli intellettuali. Chè tutto si intreccia, in fondo e magari pian piano ci si arriverà, a parlar di tutto.
Così per ora comincio dal nucleare, chè mi fa davvero triste constatare, in giro per il web e non solo, come l'arma della paura porti sempre a casa qualche risultato, specialmente se la memoria non viene coltivata.
La paura, in questo caso, è poi una paura strisciante e subdola: immaginare un mondo in cui viene a mancare, poco o tanto, l'energia elettrica richiede prima di tutto uno sforzo di immaginazione. E molti - senza offesa per la Talpa che cita correttamente la decrescita - non riescono proprio a immaginare, prima ancora che a mettere in atto, scelte che vadano in una direzione diversa da quella fin qui sostenuta. Ma, capiamoci, non faccio una colpa a chi non ci riesce: mentre si parla di carenza di energia, escono da noi anche le micidiali e generalmente inutilissime lavasciuga, che da sole negli USA consumano tanta elettricità quanto un Paese africano a scelta, e nessuno vede contraddizione fra le due cose, perchè finora nessuno ha interesse a fargliela vedere.
So bene che anche qualcuno fra i guru dell'ambientalismo sostiene che il nucleare è l'unica risorsa attualmente "disponibile" per rimpiazzare il petrolio, e so che la decrescita (su cui infuriano peraltro le discussioni anche all'interno del mondo "alternativo") non sembra al momento poter passare nè come concetto di massa nè come rimedio risolutivo.
Però, esattamente come succede quando metti a posto le librerie, se guardi le cose nell'insieme ti sembrano tragiche e irrisolvibili, se cominci a guardare caso per caso ti accorgi che almeno un po' di margini ci sono. Il margine dello spreco, dell'inutile, del surplus assomma, e ipotizzo chè nessuno ha mai fatto il calcolo, a ben più di ciò che produrre una centrale nucleare, per esempio.
Allora qui ci si imbarca in un discorso difficile, proprio perchè è un margine che nessuno ha interesse a calcolare: ma si può aggirare la mancanza di dati notando che non sono poche le industrie che invece si sono improvvisamente accorte che può essere economicamente redditizio produrre robe molto meno energivore ed inquinanti. E' successo nel giro di due soli anni, lo so con certezza perchè quando raccolsi materiale per il mio libro ciò che si poteva trovare in questo settore era pochissimo, mentre ora c'è un pullulare di tecniche, motori, accorgimenti, ritrovati ed idee tutte tese a consumare meno&meglio.
Non è sensibilità ambientalista dell' industria, in genere: è soprattutto l'apertura di nuovi mercati, come può succedere (e dovrebbe succedere, visto che la produzione è già iniziata) con le
auto ad aria compressa destinate alle città dei Paesi caldi. Altri, che fanno riferimento a un target "evoluto e sensibile" (basti pensare alla Apple) sono spinti a produzioni più rispettose proprio dal tipo di consumatori a cui si rivolgono: e di esempi, ormai, ce n'è per così. Questa sarà la soluzione, e il petrolio durerà all'infinito quando verrà usato solo per gli scopi per cui è essenziale? No, non ho gli occhiali rosa e nessuno può dire quello che accadrà davvero: ma è un fatto che tutti i discorsi sull'energia sono tarati sui consumi attuali, mentre ci sono già molti segnali di inversione di tendenza.
Il punto che molti - primi fra tutti gli ecologisti "pentiti" - mettono in rilievo è il dato della corsa contro il tempo: non si farà in tempo, dicono, a cambiare tutto prima del disastro finale.
E qui ovviamente discorsi e profezie si sprecano e si può credere ai pessimisti e ai catastrofisti oppure dar retta a chi continua a proporci l'asciugaunghie elettrico, che non sia mai che non mi asciughi lo smalto nei tre secondi previsti. Soprattutto a proposito di nucleare in Italia, però, la corsa contro il tempo è un argomento boomerang: quanto tempo ci vorrebbe anche solo a rimettere in funzione - con criteri di sicurezza severi - le centrali che già esistevano, per non parlare di costruirne di nuove? Spendendo soldi pubblici - una montagna, chè non sono scherzetti da due euri - che non abbiamo (come fortunatamente ha fatto notare Bersani, chiudendo il discorso) senza riuscire ad evitare nessun effetto disastroso della scarsità di petrolio, chè arriverebbero troppo tardi?
E, Talpa, nessun sano di mente sostiene le centrali a carbone invece del nucleare: Greenpaece ha fatto recentemente più di una manifestazione, anche contro l'Enel e le sue centrali puzzone, come al solito bellamente ignorata dai media. L'alternativa facile e praticabile fin da subito sono le energie rinnovabili, e con ciò si intende soprattutto il sole e il vento, le uniche due cose di cui l'Italia è davvero ricca. Senza contare che il ricorso alle fonti alternative, prodotte da meccanismi semplici, di facile installazione, porterebbe una ricaduta economica diffusa che le centrali nucleari sono ben lontane dal portare.
Può darsi che ciò non basti, è vero: ma prima che mi mettano sotto casa un bel reattore io credo di avere il diritto di chiedere che si eliminino gli sprechi e si provi a produrre elettricità in modo pulito. Dopo, nel caso, ne riparliamo. E non mi dite che dopo sarà troppo tardi, chè troppo tardi è già adesso, come vediamo tutti: o si pensa che aggiungendo quattro striminzite centrali nucleari italiane si eviteranno i casini della crisi del petrolio? Suvvia, siamo realisti: il primo casino è la guerra in Iraq e se anche l'Italia alla fine dovesse vergognosamente guadagnarci il petrolio che c'è a Nassirya (già, non è un caso strano? ) possiamo star sicuri che l'Italia, da sola, non avrebbe scatenato un tal casino per averlo. Così come non si sarebbe tirata fuori dalla guerra se anche non avesse avuto "bisogno" del petrolio.

Ultimo argomento: i materiali radioattivi non sono infiniti. Anche con nuove ricerche e nuove scoperte non diventerebbero "rinnovabili", potrebbero al massimo durare un po' di più: ha senso riproporre la stessa logica che ci ha portato sull'orlo del disastro mondiale? Ok, per noi ce ne sarà (forse: anche qui i dati mancano) e forse per i nostri figli o nipoti: ma, anche a prescindere dal fatto che l'Italia non è una gran produttrice di uranio, non è che sarebbe il caso di smetterla di consumare tutto il consumabile? Non so se il "consumo" di uranio o materiale radioattivo sia minimo in confronto alla resa, ma la resa delle centrali la so: wikipedia - fonte per definzione neutrale - ci dice ben 433 centrali sparse in tutto il mondo producono il 17% dell'energia mondiale prodotta. A occhio, direi che non è una resa ottimale, soprattutto se confrontata ai costi e ai rischi.

Allora, io credo che dietro questa rivalutazione del nucleare ci sia, prima di tutto e soprattutto, un bel business, come dimostrano gli investimenti delle banche nelle centrali che dovrebbero essere realizzate nei Paesi dell'Est. Un business che renderà a pochi, se non a pochissimi, e che non sarà legato all'energia prodotta ma alla costruzione stessa: come tutti sanno, i costi sono altissimi e a qualcuno, da qualche parte, arriveranno come minimo gli spiccioli. Gli spiccioli di milioni di euro. E' più facile, così, capire come il nucleare sia preferibile alle pale eoliche, che costano sì e no qualche migliaio di euro? E quanto sia potenzialmente redditizio ricominciare a stordire le gente agitando lo spettro di un mondo buio salvato da Atomino bip-bip?


Infine, l'argomento "ce l'hanno tutti, perchè noi no?", a cui gli italiani sono sempre molto sensibili. E' vero, contro un incidente non siamo tutelati da nulla: e Chernobyl non ha di sicuro fatto meno morti di Bhopal, è solo che gli effetti a lungo termine su una così vasta zona sono difficilmente quantificabili. Se anche qualcuno volesse quantificarli, e non è così. Ma non sono pochi i medici che ipotizzano un legame fra le disfunzioni e i tumori alla tiroide - i più direttamente collegati alle radiazioni - oggi frequentissimi mentre fino a qualche anno fa erano eventi piuttosto rari, e l'incidente di Chernobyl: ma anche chi lo dice e lo pensa non potrebbe sostenerlo ufficialmente, chè prove non ce n'è e non ce ne saranno mai.
Ma la nostra smania nazionale di copiare il cugino ricco è piena di implicazioni e merita un altro post: se vi faccio due palle, saltate i Grandi Argomenti, non me la prenderò.

2 commenti:

e.talpa ha detto...

Eh, streganocciola, ti ringrazio per la considerazione, in questi tempi in cui il link al mio blog scompare dalla comune-ty.

Ma, a volte mi viene il sospetto di parlare un'altra lingua. Ché, sinteticamente, avevo cercato di dire che le cose che dici, le ho considerate, e so che sono valide. Ho solo voluto porre un dubbio: non sarà che anche il no-nucleare poggia su una "paura", e che analizzando la situazione in modo quantitativo qualche dubbio in più verrebbe?

Alcune cose che dici credo poi che siano almeno parzialmente inesatte. Ad esempio il confronto tra Bhopal e Chernobyl... credetemi, non solo nel caso specifico, ma in generale, ha fatto e fa molti più morti l'industria chimica. Basta una domanda banale: ma il mondo, oggi, credete che sia più "inquinato" da radiazioni o da "inquinanti" vari? Parliamo di terreni pieni di fertilizzanti, di fiumi al sapore di detersivo, di buco nell'ozono, di riscaldamento globale? Il nucleare non c'entra nulla in questo. Le attività industriali e le emissioni chimiche, si.
Quanto a tumori, streganocciola, qui ne siamo purtroppo espertissimi, anche di quelli alla tiroide... e se c'è lo spettro di Chernobyl, c'è pure quello della radioattività naturale dell'Ambin, del radon (che è la prima causa di tumore ai polmoni dopo il fumo a livello italiano, e a quanto pare da noi abbonda), o del cesio che ogni tanto l'acciaieria Beltrame fonde "inavvertitamente" smaltendo per sbaglio scorie cliniche, oppure del verderame che usavano i nostri nonni nelle viti, oppure ancora della diossina che sempre la Beltrame produce come "naturale" accessorio della sua produzione di acciaio...

E' giustissimo il discorso sugli sprechi; ma una volta che abbiamo ottimizzato tutto, rimane la domanda: come produciamo questo livello stabile di energia? Se ce la facciamo con le fonti naturali, perfetto.
Dicendo che prima che qualcuno mi dica di tagliare il nucleare, pretenderei che tagliassero il "carbone", intendevo in generale le centrali termoelettriche: che non è che il petrolio faccia meglio, per l'ambiente. Ché non si può rispondere "è più facile dire no al nucleare" o "al momento non è praticabile", altrimenti la stessa obiezione sarebbe applicabile alla decrescita; e se mi dite "perché il nucleare è peggio"... bé, vi direi che non ne sono affatto sicuro e mi rifarei due conti.

E soprattutto, ho parlato di sviluppi del nucleare, che eliminerebbero il discorso scorie, e "quasi" eliminerebbero anche il discorso esaurimento scorte. Dove il "quasi" significa che, riprocessando lo stesso materiale, in linea di principio si tratterebbe sempre ovviamente di fonte esauribile, ma la durata (calcolabile in secoli se non in millenni) sarebbe tale da essere "inesauribile" se paragonata a quella del petrolio (quantificabile certamente in decine di anni al massimo).
Non rispondetemi che è un discorso insensato, ché chiedo uno sforzo di ragionare in modo quantitativo e non qualitativo. Io mi chiederei piuttosto se sarebbe fattibile. Non ne sono certo, proprio perché conosco il business delle costruzioni, e pertanto non mi sbilancio più di tanto a favore.

Però ritengo anch'io che se si deve dire no, che sia per una ragione oggettiva e non per paura di uno spauracchio.

PS. e grazie per l'immagine di Homer! ;-)

lastreganocciola ha detto...

come puoi notare anche dalle liste dei link su ogni blog, la comune-ty è per definizione non strutturata e non strutturabile, non esiste un "dentro" o un "fuori" condiviso da tutti. A me, semplicemente, fa piacere anche discutere di queste cose, e non hai da ringraziarmi, chè la mia grafomania ne è già abbastanza gratificata. E se ne discutiamo anche solo in due, va bene così. Sui contenuti, ti rimando alla seconda puntata del post, che prima o poi arriverà.