venerdì, novembre 17, 2006

MANIFESTO


Le barche di lago - del mio lago - non hanno àncora. Hanno vele rettangolari, semplici come una tenda. Non serve altro, di giorno la breva soffia da sud e le spinge su verso l'alto del làc, al tramonto arriva da nord il tivàn e le riporta a casa. All'arrivo, si legano per un poco alla riva, un nodo lento e fermo che le streghe del lago possono sciogliere per volare in Africa con la barca, di notte. L'àncora che non c'è non si butta, il fondale è troppo profondo.
Quando soffia la tramontana, feroce e gelida, si chiama solo "vento". Se una barca di lago viene portata in un posto pieno di Vento, accetta anche l'àncora. Là fuori è mare, non ci sono rive e pontili, anche se ci sono le stesse streghe che fanno gli stessi voli, di notte. La barca sa che ha bisogno di un'ancora, la sua vela rettangolare la porterebbe lontano spinta dal Vento, senza mai potersi fermare a pensare, a riposare. Così l'ancora, pesante, salda, incostrata della sua ruggine e di alghe gentili e vischiose, è laggiù, con un tonfo sordo ha afferrato la sabbia: dall'alto le arriva il movimento. Fluttua la barca con la sua lunga catena forata, e chi può distinguere il movimento della barca da quello del mare? Vibrano gli anelli, si tendono e si rilassano, disegnano curve nell'acqua e si raddrizzano di colpo, pesci e meduse guizzano intorno.
La barca non è mai ferma: ha piegato la sua vela, il grande mare non è per sempre per tutti. Ciò che importa è la danza dell'acqua, i tramonti del cielo. Gli spruzzi che saltano a bordo, il giallo sole dell'inverno, saette nelle notte laggiù all'orizzonte, nere nubi di temporale. e pesci e colori e oggetti che galleggiando spariscono alla vista, e profumi aspri da riva. a bordo amici che cantano e piangono e sotto il sedile, ben al fresco, due birrette.
Legate l'una all'altra da un filo duttile e forte, l'ancora vive la sua vita da àncora, la barca da barca.
E poi ci sono i giorni che laggiù, proprio laggiù ! bisogna andare. e la barca prende a bordo l'àncora e al riparo della velatenda volano insieme sull'acqua, ferro e legno, memoria di bosco e memoria di fucina. e la barca accoglie il peso dell'àncora, e l'àncora scivola sulla levità della barca, e di schiuma in schiuma si va, incontro al grande mare. E poi si fermano, e l'àncora torna alla sua vita di àncora, e la barca di barca, legate da un filo duttile e forte. fino a che il grande mare chiamerà di nuovo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

E la tela aveva una sorella, bandiera, e il legno e il ferro avevano cugini, qualcuno falce, qualcuno martello e il vento era sempre uno, vento. E mi faceva tornare da te, come una mucca volante di Chagall. O un rabbino. E quando tutto sembrava sparito e finito e perso restava come una musica, spinta dalla Breva. Basta seguire il flusso, delle volte