domenica, gennaio 28, 2007

BOBBY, RECENSIONE VIVO-LIVE

Dunque: Bobby era bello. sì, quel suo brutto naso e i dentoni, ma il ciuffo li riscattava, e le pieghine intorno agli occhi, e quella sua aria da bravo ragazzo ma mica tanto. Bobby aveva 11 figli e una moglie non bella: le immagini "non ufficiali" che arrivavano di lui comprendevano quasi sempre qualche bambino, e lui che rideva con loro. Bobby era semplice: ricco, sì, ovvio, ma nulla a che fare con la spocchia di Jacqueline. Bobby era giovane: non solo perchè era il "fratello piccolo" di John, ma perchè del fratello grande non aveva ereditato la compassata americanità, l'aria dei terribili anni '50. Bobby, soprattutto, era "dalla parte giusta": contro la guerra del Vietnam, con i neri e la battaglia per i diritti civili, contro la corruzione e l'egoismo, con i poveri del suo paese.
Avevo 12 anni quando lo uccisero, e mi ricordo gli originali televisivi di quelle cucine sporche di sangue, ovunque sangue e casino e terrore, e lui, Bobby, in mezzo, a terra. Avevano da poco ucciso Martin Luther King e anche da qui, anche a 12 anni, era chiaro che si voleva fermare qualcosa. poco importava, e in fondo importa ancora meno oggi, se ci fosse un effettivo complotto (se vi interessa, una teoria del complotto la trovate qui:http://www.filmfilm.it/articolo.asp?idarticolo=1962) o se semplicemente le "forze della reazione" si fossero mosse per bloccare tutto finchè erano in tempo. Si parlò di "sogno interrotto", e lo fu. non sarebbe stato certamente l'ultimo: cinque anni dopo, quegli Stati Uniti (e che non erano, non sono tutti gli Stati Uniti) che anche allora incarnavano il male, avrebbero devastato anche il sogno di Allende. Cinque anni dopo, anch'io mettevo in discussione - non che se ne parlasse, ma fosse capitato... - Bob Kennedy: con il suo passato nella commissione Mc Carthy, con le ombre che si tirava dietro in quanto ricco, americano, cattolico. e poi, forse, era stato proprio lui a spingere Marilyn al suicidio - non che di questo mi fregasse molto, all'epoca. e neppure adesso, se posso dirlo. La sua figura, e il ruolo che aveva assunto, vennero demoliti da destra e da sinistra, l'intera enorme famiglia Kennedy sembrava mettercela tutta per apparire assai meno stimabile di quanto era sembrata. Il fratellino scemo che fa morire la segretaria-amante, Jacqueline e Onassis, uno dei figli di Bob che muore per overdose (e so adesso, da Wikipedia - http://it.wikipedia.org/wiki/Robert_Kennedy - che era quello che aveva visto in tv la morte del padre, e non fu più lo stesso di prima) e poi, ancora, John-John che muore sul suo elicottero e forse era scemo lui, anche se forse è sempre il complotto. e per finire la moglie di Schwarzy, pur sempre una Kennedy anche se secondaria, che appoggia la candidatura del marito. A ricordare Bob Kennedy per ciò che fu, rimane solo Walter Veltroni, e "veltroniano" sembra riassumere, ovviamente da noi, tutto ciò che i duri e i puri di sinistra disdegnano: il sentimentalismo, la facile pietas, l'eccessiva tolleranza anche verso i nemici di classe, insomma il buonismo senza grande intelligenza.
Così, usciamo dal cinema e l'uomo barbuto - che per vezzo ama confondere le cause con gli effetti - definisce "Bobby" un film veltroniano. Anche i due amici, e coetanei, che sono con noi, prendono le distanze. E' vero, il film non è grandioso, come "opera cinematografica": in qualsiasi tipo di arte, un messaggio troppo preciso e voluto danneggia l'espressione artistica, e qui non si fa eccezione. Ci sono belle cose: la ricostruzione storica del periodo attraverso le vicende degli oscuri che erano all'Ambassador e intorno a Kennedy quella sera, è fatta bene. A parte l'hippy, peraltro credibile, che però cerca la "comunicazione con dio": e io non mi ricordo hippies che parlassero di dio, "energia cosmica" o "il tutto" o altre strampalate definizioni, ma non dio. E le altre due cose che mi sono sembrate sbavature storiche sono forse volute: l'oppressione subita e sentita dai messicani, nonchè la logica efficientista del bastardo di turno che non vuole neppure informarli del loro diritto di votare sembrano infatti preconizzare l'America del dopo, cioè dell'adesso. Che non è la stessa del razzismo contro i neri, non esattamente. Ma, in questa ricostruzione, sono belli i due ragazzini che provano l' LSD e soprattutto la cameriera che li sgama e li aiuta ("crederete mica di essere gli unici, eh?") a uscire dal trip, e soprattutto la ragazza che sposa il coetaneo sconosciuto per salvarlo dal Vietnam: quest'ultima è una storia reale, e dà veramente il senso di come l'opposizione alla guerra fosse ormai arrivata alle coscienze, anche a livello individuale. E la colonna sonora, con the sound of silence che parte sull'assassinio, è davvero bella.
Ma il fim è costruito sui discorsi e le immagini di Bobby in campagna elettorale: non c'è attore a interpretarlo - scelta sacrosanta - e a noi gnuranti ci hanno sottotitolato i discorsi, così si sentono da lui. E quelli sono il messaggio del film, che non si tenta neppure per un attimo di nascondere: perchè Bobbvy parla di un Paese "compassionevole", un Paese che rispetta e aiuta i più sfigati invece di emarginarli, un Paese in cui ognuno sa qual è la cosa giusta da fare e comincia a farla. E ne parla per ricordare agli americani che gli Stati Uniti sono tutto questo, non la potenza militare che incendia i villaggi altrui e reprime i suoi cittadini. Quale messaggio più chiaro, adesso come allora? La guerra del Vietnam fu fermata dal popolo degli Stati Uniti, a cui si unirono gli altri popoli, in tutto il mondo: questo è un dato storico, non una ricostruzione di parte. Questo riuscimmo a farlo, forse per la prima volta nella storia dell'umanità le sorti di una guerra furono decise non dalla potenza militare, ma dalla forza civile. E poi, il gipunto fa una bella domanda (http://puntog.blog.kataweb.it/ho_la_testa_tutta_piena_d/): poi, dove siete andati tutti? Lo chiede a chi ha votato schwarzy, ma vale per tutti noi, anche se di anni ne avevamo 12 e non 20 o 30. Me lo sono sempre chiesta anch'io, di fronte alle non poche aberrazioni che la mia generazione ha accettato man mano che, stanca, smetteva di lottare. Di fronte a figli educati come se noi non fossimo "la generazione del '68" o come se del '68 non avessimo mai sentito neppure parlare, di fronte alle rimozioni, alla sfiducia e alla spocchia del "tutto è inutile", di fronte a chi si è venduto ben oltre la necessità e la delusione. Me lo chiedo di nuovo di fronte al distacco degli amici su questo film: magari hanno ragione, magari io sono la solita ingenua. Ma mi viene il sospetto che ci faccia male, semplicemente, sentirci degli sconfitti. Sapere, rivedere dopo tanti anni, che i fucili, i cannoni e la coperte al vaiolo del consumismo - per non parlare delle bombe, qui - hanno fernato anche noi, che ci sentivamo invincibili, che il rosso sol dell'avvenire era lì dietro l'angolo. E invece siamo qui ad arrabattarci per difendere la pensione. Càpita, sì. Càpita che ciò che per te è ricordo per altri sia Storia. E si guarda indietro e ci si infastidisce nel vedere la propria giovane ingenuità, e fiducia, e speranza. Ma io non penso che abbiamo perso, non l'ho mai pensato: solo chi non sa com'era il mondo prima del '68 può pensarlo. Non abbiamo neanche vinto, cazzo, e cannoni e bombe sono ancora lì, e sparano: ma, in fondo, non eravamo così tanto tanto ingenui da pensare che sarebbero spariti davvero, no? Allora, credo che sia giusto riconoscere alla mia generazione, a quella che sostenne Bob Kennedy, il diritto di essere stanca, il diritto di essere sfiduciata, il diritto di pensarsi come individuo e non solo come soggetto politico. di pensare un po' ai cazzi nostri, detta chiara. E credo che però sia ancora più giusto riconoscere che siamo ancora in molti a non esercitare questo diritto. vince schwarzy, ma joan baez si arrampica ancora sugli alberi per difenderli. E, a guardare indietro, ci si accorge che è sempre così, la Storia procede a salti - come dice un altro uomo barbuto, più famoso - e ora siamo nella fase "a terra". Ci sarà un altro salto e noi forse lo vedremo - e se sì, cazzo, chi ci tiene più, quando avremo ottant'anni
e, da perdere, solo la nostra lombaggine? - e forse no: ma stupirsi o sentirsi a disagio perchè noi, come molti altri prima di noi, ci siamo fermati davanti ai cannoni puntati ( e non prima che sparassero, ma dopo) be', amico gipunto e amici coetanei, forse è ancora più ingenuo che continuare a sperare.

2 commenti:

Gg ha detto...

Bellerrima. E questo puoi postarlo. Che per una volta sono io a farti un complimento e non tu da mamma-figlia.
Proprio bella.

lanessie ha detto...

tutti che pensano ma che bel post, tutti.