
Così, profittando delle calze della befana da riempire, ci vado. Ne esco alleggerita in euo, non esattamente in proporzione di ciò che ho comprato - oddio, i veri prodotti di profumeria costano ben di più, lo so, ma quelli non li compro mai. E mentre sono lì, faccio in tempo a vedere che ci sono "prodotti equi" , commissionati da Body Shop ad aziende del terzo mondo che rispettano i diritti dei lavoratori e l'ambiente. e ci credo, perchè nessuno, finora, neanche la più severa organizzazione ecologista o umanitaria, ha trovato appiglio per smentire le dichiarazioni del Body Shop. Però quando torno a casa, vado a vedere sul web (chè la riflessione avrebbe dovuto precedere l'azione, ma insomma..) e trovo due cose: la prima è il Bollino Rosso di Greenpeace, sulla presenza di ftalati e muschi sintetici, pericolosi per la salute. E ciò non ci piace, perchè Body Shop ha detto "sì, sì, li toglieremo", ma non ha detto quando. Il rapporto di Greenpeace - che trovate qui, ci sono un sacco di marchi e prodotti, in pdf che vi potete stampare www.greenpeace.org/italy/ufficiostampa/rapporti - era negativo nel 2005 ed è rimasto tale nel 2006, il che significa che l'impegno di Body Shop non era granchè credibile.
Ma tutto diventa più chiaro quando si sa che nel settembre scorso Body Shop è stato comprato dall'Oreàl, uno dei giganti della cosmesi. Uno di quelli messi sotto accusa dagli ambientalisti - e non potrebbe essere altrimenti - perchè impiegano sostanze testate sugli animali, altre sostanze indicate come dannose agli umani e che di etico non hanno proprio nulla. La fondatrice del Body Shop, colei che fra i primi ebbe la buona idea di fondere etica e affari, ha difeso la sua scelta dicendo che la sua azienda continuerà a seguire comportamenti virtuosi e che spera che ciò possa influenzare anche il resto dell'Oreàl. E questo ragionamento l'abbiamo già sentito, vero? Cambiare il partito da dentro, la rivoluzione si fa prima di tutto nel privato, eccetera eccetera. Tanto per cominciare, anche se i consumatori ignari continuano ovviamente a comprare da Body Shop se se lo possono permettere, le organizzazioni - prime fra tutte quelle animaliste - hanno subito tolto il Body Shop dalle catene "amiche": perchè dare i propri soldi a chi poi può girarli su altri settori dell'Oreàl, quelli che finanziano gli esperimenti sugli animali? Eggià. Ma, in ogni caso: perchè dovremmo sostenere una multinazionale? Quali garanzie ci dà, che continuerà a rispettare ciò che finora Body Shop ha rispettato? La risposta, ovvia, è vicina a zero: la vendita all'Oreàl conclude un percorso di ripiegamento su se steso che il Body Shop aveva già avviato, mantenendo una politica etica in termini sempre più ristretti e defilandosi a poco a poco dalle lotte ambientaliste, a cui nei primi tempi partecipava con l'esporre nei propri negozi petizioni e materiali informativi.
Così come sta già succedendo in altri settori, primo fra tutti quello del cibo, le multinazionali e le grandi aziende vogliono accapparrarsi anche il "settore sensibile" della popolazione, che si va ampliando e fa business. Poi, come è già successo negli Usa con il cibo biologico, tentano di imporre regole nuove, dove l'etico sparisce a favore del business mentre al consumatore ignaro rimane l'etichetta.
E la nostra vita diventa sempre più complicata, il tentativo di non farci impiccionare sempre più difficile. Ora, fra le aziende cosmetiche che paiono stimabili (oltre che divertenti, chè a volte ci vuole) , sembra esserci Lush, che tenta di coniugare prodotti non nocivi - nei limiti della cosmesi - e comportamenti etici con una serie di prodotti nuovi e carini. ma su Lush devo ancora fare indagini approfondite: spero che alla fine non esca che appartiene a Monsanto...
1 commento:
sempre così, che appena ci ho i soldi per il sapone alla canapa non lo posso più comprare!
Posta un commento