martedì, febbraio 06, 2007

SCHIZOPENSIERI, 1° puntata

io è un po' che mi ronza in testa, che sono un po' stufa di dividere il mondo in bianco e nero, e poi ancora nel bianco che più bianco non si può e in quello senza neanche una macchiolina e via di seguito.
una volta siamo capitati nel mezzo di una campagna elettorale svizzera: in un città, piccola come sono le loro, ma città. Il candidato aveva un palchettino maffo con tre suonatori dietro, rideva e scherzava con la gente che un po' si fermava, prendeva il suo materiale, lo ascoltava con gentilezza e poi se ne andava. Che maffitudine, neh? Anche me mi mancherebbe la passione, la voglia di politica, l'indigno e l'entusiasmo, sì. Epperò non ho potuto fare a meno di riconoscere una dimensione umana - forse si può dire civile - che anche quella mi manca. la dimensione del confronto, che non può essere sempre scontro. E che invece da noi è così, ed è peggiorata, moltissimo, negli anni del cavbanana, che ha contagiato un po' tutti con le sue accentuate nevrosi paranoidi. noi sinistri non siamo mica rimasti immuni, no. e non ne avevamo affatto bisogno: come da Storia, la sinistra ha sempre fatto grossi danni a se stessa frantumandosi in mille indigni incrociati, in litigi su sacri princìpi i cui esiti sono ancora oggi una buona arma per chi ha voglia di criticarci e rinfacciare. Ho sempre pensato che questo succede perchè "il popolo di sinistra" ragiona di più, e meglio e più sottilmente, di quello di destra: continuo ancora a pensarlo, e non occorre che ne spieghi qui il perchè. E dove ci sono più idee ci sono più conflitti, è ovvio.
Però un tipo di sinistra, un certo Mao, insisteva molto, ai suoi tempi, sul saper cogliere la differenza tra le "contraddizione interne al popolo" e quelle esterne. Vale a dire che se ti trovi di fonte un fascio che invece di rifilarti la solita barzelletta sull'unico-rosso-che-a-noi-piace quel rosso cerca di vederlo con un oggetto affilato, allora, ecco, non è che ti metti a discutere. Ma se ti trovi di fronte un compagno, anche se non si chiama più così, magari ci provi. Non è che neanche il Mao, o chi per lui, ci sia proprio riuscito bene, a mettere in pratica la sua esortazione: e quello che hanno fatto le Guardie Rosse e la Rivoluzione Culturale (di per sè una bellissima idea, peraltro) è diventata un'altra arma per dimostrare che abbiamo torto.
Però l'idea di un approccio diverso me mi sembra buona ancora oggi, così come tante altre che non hanno trovato una giusta applicazione ma non per questo sono così sicuramente fallaci come vorrebbero farci credere. Vanno migliorate, immagino.
E allora pensavo che se uno in una cosa ci crede non può essere sempre pronto a infiammarsi nello stesso modo, con lo stesso schifo e livore (anzi, di più) di quando è tirato dentro a qualcosa che non vuole. Ma, soprattutto, non può fare in modo che di quella cosa si veda solo il negativo. Vale per i rapporti umani: con amici e fidanza e coniugi si scazza e si litiga, e tanto anche. Di solito, c'è uno dei due (e se è sempre lo stesso la cosa è un po' preoccupante, ma succede) che ha più ragione dell'altro, ma l'aver ragione o torto di per sè non significa molto. Perchè se poi non si trova il modo di andare avanti e il rapporto, in cui pure si è in due a credere, non funziona... be',si perde tutti e due. Perchè ci sono cose che non funzionano proprio, ma cose che potrebbero funzionare se solo la critica e la discussione, pur giuste, non oscurassero il positivo che comunque c'è. E invece, più spesso di quello che ci piacerebbe,
a volte è proprio questo che succede: che a furia di rimuginare su torti ed errori, a furia di vigilare e stare in tensione perchè abbiamo paura che ce ne siano altri, non riusciamo più a vedere le cose belle, le cose buone. Finchè magari, uno dei due azzecca un gesto diverso, che riapre la finestra e, se va bene, anche le porte. Uno dei due, insomma, si toglie dallo scontro, dalla tristezza, dalla cupezza e dalla lagna e, in un modo o nell'altro, riesce a recuperare una visione più equilibrata.
Ecco, quello che mi ronza in testa è che anche in politica noi sinistri dovremmo imparare a fare un po' così. perchè la battaglia contro vicenza è giusta, ma a me non mi sta bene di dare armi a berlusconi, non così. mi sta bene come lo fa franca rame, con toni gentili, anche un po' da presa per il culo, con un gesto diverso. che sia chiaro che questo governo non è un nemico, anche se sta sbagliando tanto. che sia chiaro che, proprio perchè non ti ho votato solo per paura o disgusto del tuo avversario, io almeno ci provo a farti ragionare. e che non ti spingo fra le braccia del centro facendoti sentire isolato e perverso. chè se poi è tutta una scusa perchè il centro ti attira con le sue belle tette, allora riconoscerò che non poteva funzionare: ma intanto ci provo.
perchè il governo prodi qualcosa di buono l'ha fatto: a un certo punto io mi ero messa a raccoglierle, le cose buone del governo prodi. poi mi sono sentita scema da me e le ho cestinate. e il dato paradossale è che non me ne ricordo neanche una.
certo, può darsi che lo vedessi attraverso la nebbiolina rosa e che quelle cose non ci siano mai state. ma può anche darsi, e mi sembra più probabile, che di quelle cose lì si sia parlato poco e male. che si siano date per scontate, come il bacino della buonanotte. dimenticando che fino a ieri stavamo con barbablù, o scoprendo con orrore che neanche prodi è il principe azzurro.
e qui chiudo la prima puntata, chè questa non è affatto la conclusione ma, più o meno, l'inizio dello schizopensiero, che proseguirà nei prossimi giorni

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