martedì, febbraio 20, 2007

LA CANDIDATA IN QUANTO TALE

qui ci sono solo un po' di elementi di riflessione, non tanto a difesa della candidata (che ovviamente non difendo nè sostengo, ma accetto, e c'è una bella differenza) quanto a partire dal suo progetto e da ciò che obietta l'amicae. ( se volete saperlo andatevelo a cercare fra i suoi ultimi post, che firefox non mi paste l'indirizzo).
Allora, a me Amsterdam non mi ci è piaciuta: nonostante i pareri contrari, a me è sembrata una città piratesca sui turisti, sonnacchiosa e incasinata al tempo stesso, che vive di fatto sui babbaloni che cercano il quartiere a luci rosse e i coffee-shop. e che sono soprattutto italiani. non sono stata nè nell'uno nè gli altri, ma ciò non toglie che li veda improbabili qui da noi, anche se ci fosse sindaco sanguineti. è un giudizio superficiale, lo so, mai mi sono documentata sulla provenienza del reddito degli amsterdamtesi, ma insomma non è che mi sembra un destino invidiabile. chè questa, come quella, non sarà mai una "piccola città" in cui è gradevole vivere proprio per quello: sarà pur sempre una grande città decaduta. e neanche mi sembra attraente poter godere, spero il più tardi possibile, di marciapiedi con il corrimano o corsie privilegiate per le sedie a rotelle: chè più vai avanti con l'età e più quello che vuoi vedere in giro, se non sei un vecchio dentro, sono facce giovani, bambini, movimento. vita, insomma. con qualche bel parco e qualche panchina, certo, ma se dalla panchina ti tocca guardare solo altri vecchi, meglio che stai a casa tua a vedere la tv. senza contare che una città che muore sarà una città che col cavolo può garantire beni e servizi, a nessuno.
Allora sarebbe bello tirarsi fuori. Dire che non vogliamo nè Rotterdam nè Venezia e trovare qualcuno che lo dica per noi, e che magari riesca a farlo e a lasciarcelo fare. Ma così non è, e allora provo a rispondere alle obiezioni dell'amicae. sulla circolazione delle merci, che l'amicae. precisa giustamente "sfrenata e nociva", a cui noi siamo contrari per principio, per buon senso e per sensibilità ambientale e umana.
Però il punto è che le merci, un tot di merci circolanti, sono diventate più o meno imprescindibili per tutti noi, anche i più convinti. Chè se non compriamo le fragole cilene o le margherite keniote - o quello che volete, mica lo so cosa fanno in cile e in kenia - però compriamo il merluzzo pescato nei mari nordici, le magliette prodotte in asia, il petrolio in mille forme che sappiamo da dove viene chè sottocasa non ce n'è, i truccosetti che chissà dove li fanno (un colpo basso, ma vale anche per me). Io mi ricordo quando "i dischi" non arrivavano: un sacco di successi di canzonettari europei degli anni '60 sono dovuti al fatto che le versioni originali viaggiavano fortunosamente su nastri geloso, portati a mano da qualche raro fortunato che già allora andava in giro per il mondo. Rinunceremmo così volentieri ai Cd, ai film, ai computer? Io credo di no, e credo anche che sarebbe sciocco farlo. E so che noi abbiamo tirato un grande sospiro di sollievo quando è arrivata l'Ikea, chè prima arredare una casa voleva dire svenarsi per i successivi dieci anni.
Allora, quello che è da limitare sono gli eccessi, gli sprechi, il soldo per il soldo e il bene materiale di pochi contro il benessere di tanti: e uno dei modi di rendere teoricamente più razionale il viaggio delle merci è farla viaggiare su rotaia. o su nave-rotaia. che inquina molto meno dell'areo-camion. Vero che nelle intenzioni di chi vuol fare corridoi, trafori, ponti non c'è tanto l'intenzione di inquinare meno quanto quella di guadagnare di più e più in fretta, facendo passare ogni sorta di cose. Ma forse, e dico forse perchè neppure io sono così sicura di tutto ciò nonostante mi sia letta un'ampia documentazione no-tav, boicottare fin dall'inizio un progetto di razionalizzazione che in parte, per quanto teoricamente, potrebbe soddisfare anche alcuni criteri nostri, non è la mossa più intelligente. Perchè, sempre stando alla teoria del programma, Genova comunque ne guadagnerebbe, sia togliendo i containers, sia per il traffico, sia per lo sviluppo del porto. Sto parlando in teoria, neh? E, continuando in teoria, allora forse bisognerebbe ributtare la palla alle Comunità Montane, che si beccherebbero i containers e il traffico: ma non è che sui monti liguri- piemontesi abbondino le iniziative, il lavoro, le presenze, la valorizzazione. Il massimo che sono riusciti a fare è l'outlet di serravalle, e non c'è bisogno che commenti, e per il resto c'è un abbandono, un'incuria che stringono il cuore. perchè la gente non vive dove non può lavorare. e anche gli agricoltori biologici hanno bisogno di sovvenzioni, di strutture per commercializzare i loro prodotti, di trasporti efficienti, sennò neanche loro ci vivono. perchè, alla fin fine, neanche noi ci inerpichiamo sulle belle stradine liguri per andare a comprare tutte le settimane l'insalata. e forse non sarebbe neppure intelligente farlo, una macchina inquinante per ogni famiglia in cerca di insalata non inquinata.
L'obiezione più che sensata di chi si oppone a questo tipo di progetti è che basterebbe potenziare le linee ferroviarie esistenti. Chi obietta agli obiettori dice: ma chi lo farà mai? non è un tipo di lavoro in cui si guadagnano soldi, quindi nessuno ce li mette. E siccome questo è per ora purtroppo vero, io non mi oppongo "per principio" al progetto di marta, finora: chè mi sembra giusto opporsi alle cose fatte senza criterio, alla devastazione di posti belli e curati e comunque già vivi e produttivi (non solo in termini umani, ma anche naturali), ma se mi bucano un roveto che frana e così facendo mi risparmiano dall'inquinamento km. di boschi e paesi lungo l'autostrada... ecco, non so. in svizzera, che non sono certo meno sfigati di noi quanto a montagne e posti impervi, l'hanno fatto: e quasi dappertutto arriva il treno, e su ci vanno le merci e le persone. e ci sono un sacco di posti dove non vedi nè uno svincolo nè un pilone perchè non c'è nè autostrada, nè superstrada nè quelle orride cose che sono i pezzetti di, quegli intrichi orrendi sopraelevati in mezzo alle strade provinciali, che a nulla servono. perchè poi ci opponiamo al corridoio, ma intanto i sindaci dei singoli paesi, magari anche con la migliore intenzione del mondo di rendere "più moderno" il paese stesso - chè di morire pian piano son stufi - dicono di sì a queste orride cose.
Allora io nel progetto di marta ci vedo comunque una buona intenzione: non la migliore, chè quando ci si confronta con l'economia attuale nessuno ne capisce molto e questa città con l'economia si deve confrontare, ma almeno una strada che potrebbe portarci fuori dalla morte lenta e triste. una strada a cui, in molti momenti, dovremo dire di no: per avere una valutazione ambientale corretta e globale, per sapere con precisione qual è il progetto e cosa comporta, per intervenire quando sarà il caso. Non "se": è ovvio che sarà un quando. Ma io credo che se Pericu avesse illustrato alla città il progetto di rivitalizzare il centro storico più in dettaglio, molti di noi sarebbero insorti perchè sarebbe sembrato uno stravolgimento: invece, pian piano (ma in fretta, per i tempi storici di questa città) una politica concreta di sostegno - limitato, ma c'è - ha riempito il centro storico di locali e di gente, senza poi stravolgerlo. chè morto era peggio, altrochè. Allora, come già dicevo, a me questa politica del no e basta mi sta dando un po'addosso: sia in positivo, perchè credo che se vogliamo cose diverse dovremmo cominciare a farle e a essere più creativi e più organizzati e più disponibili a farci il mazzo per crearle, sia in negativo, perchè proporre soluzioni ottime ma che nessuno sarà disposto a finanziare non porta molto avanti. Nella parole dell'amicae. su questa città ci vedo della rassegnazione, una "piccola misura" che non è quella che ci piace ma che sconfina (o rischia di farlo) nell'accontentarsi. e credo che non sia giusto, che sia l'altra faccia della disperazione strisciante che ti prende quando pensi "sono tutti uguali". quando il punto non è come sono "loro", ma cosa vogliamo noi e , soprattutto, cosa poniamo come obiettivo concreto, credibile, giusto ma anche realistico. perchè i princìpi, alla fin fine, si devono declinare in qualcosa di pratico, se si vuole che la vita della gente migliori.

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