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Moni Ovadia, io spero che lo conoscano tutti: un uomo coraggioso - e bello, sì, ragazze, buone là - che ha avuto successo passando dalle storielle ebraiche (che, pur divertenti, non sono facilissime nè come tipo di umorismo nè da portare sul palcoscenico senza prestare il fianco all'antisemintismo più stupido) a spettacoli angosciosi e difficili, in cui spesso recita interi brani in lingue straniere. E tutti lo ascoltano lo stesso. Non fa mediazioni nè a destra nè a sinistra; è uno che pensa e che legge; è uno che ha fatto analisi per anni - e non solo non lo nega, ma si sente - e che ha studiato storia e religioni. E' un ebreo che si dissocia dalla religione ebraica e che esalta i lati migliori ( e ce n'è) dell'ebraismo, è un ateo che fa riferimento alla Torah e che definisce un'utopia (in positivo, naturalmente) il messaggio evangelico cristiano, "beati gli ultimi perchè saranno i primi".
Ora presenta, nel continuo lavoro di raccolta dei "wiz", le storielle ebraiche, una serie di storielle il cui bersaglio è il socialismo reale. Barzellette, aneddoti e cattiverie sono raccolte in un libro che si chiama "Lavoratori di tutto il mondo, ridete", edito da Einaudi. Un'operazione pericolosissima, per uno che per formazione e definizione si richiama ancora oggi alla sinistra. Moni Ovadia ne è ben conscio, tuttavia censura e autocensura non sono esattamente il suo forte, perciò lo fa lo stesso. E, a differenza di chi non vuole o non riesce a precisare il proprio messaggio o le proprie idee, confondendo Lenin con Prodi e soprattutto viceversa (groan...) , lui spiega esattamente quali sono le sue idee di oggi, nella prefazione al volume.
Ebbene, questa prefazione è un capolavoro. Ogni persona che si dichiari di sinistra, e ancora più chi ha ancora voglia di definirsi comunista, dovrebbe non solo leggerla, ma impararla. Perchè Ovadia non si limita a dire "non buttiamo via il bambino con l'acqua sporca", messaggio che pur nella sua semplice ovvietà stenta a passare perfino fra di noi, ma riesce a dare una dimensione seria, motivata e coerente al continuare a essere comunisti. E scusate se è poco.
In una decina di pagine, nel suo linguaggio ricco e "vibrante" ( una parola che non è più di moda perchè sono ormai in pochissimi quelli a cui a cui si può applicare) Ovadia riesce a smitizzare senza affatto negarle le nefandezze dei regimi del socialismo reale, a ripercorrerne la storia per sottolineare le differenze di periodo e di impostazione che vi furono, e per converso ad esaminare - ponendolo come dubbio storico non sottovalutabile - quanto fu fatto dalle potenze occidentali perchè all'Unione Sovietica fosse impedito di svilupparsi come Stato in modo nuovo. Non fa del vittimismo nè giustifica alcuno: ma mette le cose in una corretta prospettiva storica e umana, e ciò basta a mutare anche la nostra prospettiva.
Se in più ci mettete anche le storielle e le notazioni storiche curiose e quasi sempre inedite, sono quindicieuroecinquanta francamente ben spesi.
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