giovedì, maggio 03, 2007

MAZEL TOV, COMPAGNO OVADIA

"Il revisionismo anticomunista, molto in voga soprattutto nel nostro Paese, è una delle pratiche di pensiero più squallide che circolino nella nostra poco edificante epoca. Questo demi-penser prende a calci un cadavero putrefatto con rabbioso accanimento perchè l'obiettivo dei suoi calci non è il sistema del socialismo reale ormai decomposto. (...) Il vero obiettivo degli anticomunisti necrofili è un altro, ovvero il corpo vivo e pulsante delle conquiste sociale ed etico-politiche ottenute anche e soprattutto grazie alle lotte e ai sacrifici dei comunisti: sono i diritti del lavoro, i diritti delle minoranze, l'emancipazione degli umili e degli oppressi, la difesa degli sfruttati, la solidarietà ai popoli schiacciati da ogni forma di colonialismo e imperialismo. Gli anticomunisti dell'ultima ora vogliono riportare indietro le lancette dell'orologio della storia sociale, vogliono di nuovo fare tabula rasa per sgombrare il campo al capitalismo da rapina, all'iperliberismo più selvaggio. "
Moni Ovadia, io spero che lo conoscano tutti: un uomo coraggioso - e bello, sì, ragazze, buone là - che ha avuto successo passando dalle storielle ebraiche (che, pur divertenti, non sono facilissime nè come tipo di umorismo nè da portare sul palcoscenico senza prestare il fianco all'antisemintismo più stupido) a spettacoli angosciosi e difficili, in cui spesso recita interi brani in lingue straniere. E tutti lo ascoltano lo stesso. Non fa mediazioni nè a destra nè a sinistra; è uno che pensa e che legge; è uno che ha fatto analisi per anni - e non solo non lo nega, ma si sente - e che ha studiato storia e religioni. E' un ebreo che si dissocia dalla religione ebraica e che esalta i lati migliori ( e ce n'è) dell'ebraismo, è un ateo che fa riferimento alla Torah e che definisce un'utopia (in positivo, naturalmente) il messaggio evangelico cristiano, "beati gli ultimi perchè saranno i primi".
Ora presenta, nel continuo lavoro di raccolta dei "wiz", le storielle ebraiche, una serie di storielle il cui bersaglio è il socialismo reale. Barzellette, aneddoti e cattiverie sono raccolte in un libro che si chiama "Lavoratori di tutto il mondo, ridete", edito da Einaudi. Un'operazione pericolosissima, per uno che per formazione e definizione si richiama ancora oggi alla sinistra. Moni Ovadia ne è ben conscio, tuttavia censura e autocensura non sono esattamente il suo forte, perciò lo fa lo stesso. E, a differenza di chi non vuole o non riesce a precisare il proprio messaggio o le proprie idee, confondendo Lenin con Prodi e soprattutto viceversa (groan...) , lui spiega esattamente quali sono le sue idee di oggi,
nella prefazione al volume.
Ebbene, questa prefazione è un capolavoro. Ogni persona che si dichiari di sinistra, e ancora più chi ha ancora voglia di definirsi comunista, dovrebbe non solo leggerla, ma impararla. Perchè Ovadia non si limita a dire "non buttiamo via il bambino con l'acqua sporca", messaggio che pur nella sua semplice ovvietà stenta a passare perfino fra di noi, ma riesce a dare una dimensione seria, motivata e coerente al continuare a essere comunisti. E scusate se è poco.
In una decina di pagine,
nel suo linguaggio ricco e "vibrante" ( una parola che non è più di moda perchè sono ormai in pochissimi quelli a cui a cui si può applicare) Ovadia riesce a smitizzare senza affatto negarle le nefandezze dei regimi del socialismo reale, a ripercorrerne la storia per sottolineare le differenze di periodo e di impostazione che vi furono, e per converso ad esaminare - ponendolo come dubbio storico non sottovalutabile - quanto fu fatto dalle potenze occidentali perchè all'Unione Sovietica fosse impedito di svilupparsi come Stato in modo nuovo. Non fa del vittimismo nè giustifica alcuno: ma mette le cose in una corretta prospettiva storica e umana, e ciò basta a mutare anche la nostra prospettiva.
Se in più ci mettete anche le storielle e le notazioni storiche curiose e quasi sempre inedite, sono quindicieuroecinquanta francamente ben spesi.


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