lunedì, maggio 07, 2007

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La somatizzazione non esiste. Dopo avermi rovinato un bel pezzo di vita, è stata decretata morta, o meglio ancora mai esistita, in un congresso a Vancouver nel 2003. Quale sia il congresso non lo ricordo e il libro in cui l'ho letto è come sempre accanto al comodino, mi separano da lui chilometri di casa dormiente, perciò basti dire che la fonte è affidabilissima, tanto prima o poi ne riparlerò.
Adesso, i disturbi che si definivano "psicosomatici" e che, nonostante tutti i tentativi di spiegare che no, le cose non funzionavano proprio così, in qualche modo venivano imputati a chi ne soffriva (se non è un male "reale", suvvia, potresti anche reagire...) sono stati ridefiniti con una parola lunghissima e complessa. Che indica un'interazione, di natura soprattutto chimica, fra mente e corpo, laddove sono entrambe le cose ad influenzarsi reciprocamente. E, se proprio si vuole fare una scianca, è più il corpo che influenza la mente - uno stato di non-benessere predispone alla depressione, per esempio - che non il contrario. Poi il brother ci farebbe su una divulgazione grandiosa parlando di neurotrasmettitori, recettori, ormoni, ghiandole e meccanismi reattivi che vanno in malora, ma io mi accontento di tirare un respiro di sollievo. Chè non sembra, ma sentirsi anche in quqlche modo responsabili delle proprie sfighe è ancora più brutto che averle.
E, non pago di ciò, il prezioso libro mi offre su un piatto d'argento anche il riconoscimento delle mie intolleranze, che sono state finalmente accolte nell'antipatica famiglia delle allergie con il nome di "allergie ritardate". Non mi fa sentire meglio dal punto di vista fisico, ma almeno potrò rispondere a chi mi dice "Intolleranze? O è un'allergia o non lo è." Lo è, lo è, mannaggia.

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