giovedì, febbraio 04, 2010
STRINGERE LA MANO AL TRISTO MIETITORE
L'ho letto ieri, l'articolo. E ho continuato a pensarci.
L'Alzheimer di Terry Pratchett - e se fra voi tre lettori c'è chi non conosce Terry Pratchett dovrebbe proprio, ma proprio rimediare - è una di quelle ingiustizie così palesi da tirarsi dietro tutti i luoghi comuni sulle "beffe del destino" e via di seguito. Terry Pratchett è un genio. Uno dei pochi della letteratura contemporanea, uno dei pochissimi se è vero, come è vero, che è molto più difficile far ridere che muovere ad ogni altro sentimento. E lui, nei suoi romanzi del Mondo Disco e dei grandiosi Niomi dell'Emporio riesce a far ridere e a muovere a parecchi altri sentimenti.
Gli hanno diagnosticato la malattia tre anni fa: lui ne ha dato annuncio pubblico e ha donato una somma enorme alla ricerca, dichiarando che l'unica cosa che poteva sperare - come chiunque nelle stesse condizioni - era di sopravvivere finchè non riusciranno a scoprire una cura. Oggi è ancora in grado di ragionare lucidamente, ma ha notevoli problemi con la memoria e altre funzioni, tanto che per esempio non riesce più ad autografare i suoi libri.
Chiamato dalla BBC a tenere la Dimbleby Lecture alla tv (una sorta di conferenza tenuta da un personaggio autorevole, non più di uno all'anno), Pratchett ha parlato dell'eutanasia, o dolce morte.
"Se la nonna va al tribunale e picchia col suo bastone da passeggio sul tavolo e dice: guardi, ne ho avuto abbastanza di questa dannata malattia e vorrei morire, grazie mille giovanotto, non vedo perché chiunque dovrebbe impedirlo", aveva già detto l'autore inglese in un'altra occasione, e oggi ha formalizzato il concetto sostenendo la necessità di creare appositi tribunali "non aggressivi". Il titolo che Pratchett ha scelto per la sua Lecture era "Stringere la mano alla morte", per delineare esattamente uan sorta di patto pacificatore: una figura giuridica e un medico specializzato in malatte incurabili dovrebbero, secondo la proposta, ascoltare il malato insieme ad amici e parenti, valutando sia la ragionevolezza della richiesta che l'assenza di influenze esterne, per dare quindi il via ad una sorta di nulla-osta che comprenderebbe l'aiuto medico per realizzare la volontà del malato.
Una proposta, come si vede, di assoluto buon senso, che Pratchett ha evidentemente voluto fare e far conoscere finchè è in grado di sostenerla; parlando della popria malattia, ha detto infatti:""Non è una bella cosa e non voglio esserci fino alla fine... non credo che sia la morte a preoccupare particolarmente la gente, è la sofferenza che precede la morte a farlo." Già.
E' difficile, in effetti, immapginare Terry Pratchett terrorizzato da Morte, uno dei personaggi più riusciti e "simpatici" dei suoi libri, ma la sofferenza, l'assenza, la perdita di dignità... be', qualche rara pagina angosciosa degli stessi libri dimostra che Pratchett, come ogni scrittore, riesce a immaginare bene il deserto interiore che produce e le sue conseguenze sugli altri.
C'è da sperare, se non altro per la grande popolarità e stima che Terry Pratchett si è conquistato soprattutto in patria, che qualcuno gli di ascolto, e che siano sempre di più gli Stati in cui è possibile scegliere la propria morte così come si sceglie la propria vita.
Anche se in Italia, è ovvio, forse se ne potrà parlare nel 3000...
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Capitasse a me, io ci starei.
Anche perchè a quel punto metterei sul piatto tutto, ma proprio tutto.
E, ricevuto il consenso, sarei leggero come l'aria.
Posta un commento