sabato, marzo 24, 2007

SIAMO GIA' IN BOLIVIA

Ecco, non ci pensavo di scrivere un altro post sull'acqua, però ho trovato per caso un brano di "Io speriamo che me la cavo" e l'avrei messo perchè fa sorridere e, gesù a parte, ha una sua efficacia:
"Se Gesù non mandasse l'acqua, un guaio. Le piante si arrognerebbero, gli alberi mosci, la terra ha sete, gli animali morissero, io morissi."

Però il servizio di copertina di Diario di questa settimana riguarda esattamente la privatizzazione, già avvenuta in alcune zone del Lazio (come altrove, del resto, genova compresa) con la consueta formula del 51% che rimane pubblico.
Salvo che "il privato", una delle solite spa del settore, ha diritto di veto: il che, tradotto e sintetizzato, significa che si fa quello che vuole lui. E quello che ha voluto, in tre anni di gestione, sono cifre esosissime: 500 euro in tre mesi per una famiglia di 5 persone, 700 euro all'anno per una famiglia di tre, 1600 un'altra famiglia. I rincari sono arrivati a oltre il 300%, con l'aggravante che se il consumo d'acqua dei cittadini non è sufficiente a garantire un introito adeguato alla società privata, i Comuni devono metterci la differenza. E questo significa che se i cittadini sono saggi e risparmiano acqua, attraverso le tasse comunali - che da lì arrivano i soldi dei Comuni - pagano ciò che non hanno consumato.
La gente, per ora, in gran parte non sta pagando: attraverso un Comitato (fondato in loco da un tipo di Attac e molto frequentato) versa una cifra di "acconto" al Comune per il consumo dell'acqua, basandosi sulle vecchie tariffe non privatizzate. La società minaccia di togliere l'acqua a chi fa questo, ma in realtà se possa farlo o no è questione ancora controversa dal punto di vista legale, perchè l'acqua è una necessità primaria. Nel frattempo si scoprono illeciti fiscali, gestioni senza contratti nè avvisi agli utenti, un consiglio di amministrazione strapagato (indovinate chi c'è dentro, in fatto di partiti? esatto: la compagine dello scorso governo quasi al completo).
Insomma, non è che la privatizzazione dell'acqua vada avanti senza incontrare ostacoli, ma ciò non toglie che sia una sporca storia, destinata a diventare ancora più sporca quando si aggiungono illegalità di vario tipo, il che in italia non è precisamente eccezionale.
Ma questa storia dura da 3 anni e anche ora la sapranno solo i lettori di Diario. Peccato, perchè è un ottimo esempio di quello che può succedere anche qui, senza scomodare la Bolivia.
Firmate la legge popolare perchè l'acqua torni pubblica, neh?

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