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La seconda Giornata Memorabile è meno privata e meno opinabile. Anzi, lo è talmente di meno che mi dispiace per chi non c'era. Perchè Dario Fo, tutto alto e nero sullo sfondo rosso del Genovese, che recita tutta la Tigre, ruggendo e vibrando zampate all'aria, ecco, io non sono capace di descriverlo. Perchè si può far ricorso a un sacco di luoghi comuni pur veri, tipo che c'ha 81 anni e non ha perso un colpo nè una battuta, che è rimasto il velleitario di sempre e che menomale, oppure che, ovviamente, è un Grande. Ma niente può dare il senso di cosa credo sia stato per tutti noi, che affollavamo la sala per la maggior parte, vederlo ancora una volta lì, ancora una volta a recitare la storia del contadino che non si arrende. Chè per tutti - no, per fortuna non per tutti davvero, c'erano anche un tot di ragazzi, nonostante il sabato pomeriggio - c'è un'altra volta nel passato, alla sala chiamata o al teatro della gioventù. un'altra volta in cui nessuno, immagino nemmeno lui, si sognava che sarebbe
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E allora ci sono momenti che capisci che per fortuna sei lì, e ieri pomeriggio era uno di questi. Ce ne fu un altro 25 anni fa, a Roma, con Eduardo: ci capitammo quasi per caso, fu anche quello un monologo e mi ricordo ancora come fu diverso vederlo sul palco invece che in tv, con i suoi gesti misurati, il suoi silenzi, e anche di lui lo sguardo.
E la Tigre sarebbe bastata, per una GM. e invece no, chè la commemorazione di Lele, la sera, ha regalato altri momenti carini (e anche noiosi, sì, ma ci sta) come l'immagine dei bambini che corrono su per i vicoli a vedere i cartoni animati di Luzzati proiettati nella galleria della Ambra, che mi sta simpatica e che ha raccontato questa cosa con molta dolcezza. O un bel cartone animato di Lele, con i suoi omini di fiaba e di strada, che mi fa sembrare bella questa città che non ho mai amato, ma che devo ammettere si apra a poco a poco esattamente come la fa aprire Lele nei suoi disegni, una moltiplicazione progressiva di momenti e genti e storie e palazzi e quadri e dipinti. E il KGgB che viene presentata al premio Nobel dall'assessore di riferimento come "un caso umano, una ragazza di 16 anni che crede di vivere negli anni '60" e lui che la guarda attento e le dice "continua così" e le firma il libretto di ci ragiono e ci canto. poi, immobile, guizza lo sguardo su di me e mi chiede "in che relazione sei con questa ragazza?" e io sorrido e gli dico "è la mia figlia minore" e lui guarda una e l'altra e mi dice "si vede". e lo scambio di battute, banale com'è d'obbligo in questi casi, mi fa venire il magone perchè il mio papà assomigliava a dario fo, nei dentoni e nel guizzo d'occhi, e qualcosa nel modo in cui dario dice "si vede" mi ricorda proprio lui, e per un attimo è un po' come se fosse lui a guardare il KGgB, annuendo d'approvazione.
E poi, ancora, qualcosa da bere sulla piazza, guardando l'eclissi e fingendo di essere
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1 commento:
che bello :O)
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