mercoledì, aprile 11, 2007

SIAMO IN TANTI

La Nessie ha ragione e apprezzo, stimo e condivido il suo senso di incredulo schifo per chi si permette sottili e insensati distinguo sulla pelle degli altri. Però credo che siamo in tanti anche a condividere ciò che pensa la nessie, basta fare un giro per i blog. e forse basterebbe anche che qualcuno si mettesse lì, con un pochino di pazienza, a far ragionare quegli stessi che parlano a casaccio, e magari si scoprirebbe che almeno alcuni ne sarebbero capaci, una volta tolti dalla passione per quel particolare luogo comune che in italia è diffuso fra chi si crede furbo. Quel ragionamento - se merita la definizione, ma non la merita - che si può condensare in "non me la contano giusta" e che quasi sempre finisce per dar ragione proprio a chi non la conta giusta. Perchè questo c'è da dire, che le vicende dei sequestri ovviamente chiare non sono. Perchè gli etiopi - mi pare fossero loro - hanno dichiarato che un ostaggio italiano è il più prezioso e desiderabile (grazie, sentivamo la mancanza di questa segnalazione)? Perchè si denunciano e poi si negano - quella relativa a Torsello non è la prima volta - i riscatti pagati? Perchè tutti, senza eccezione, quelli che sono stati rapiti e poi liberati mantengono un prudentissimo silenzio? E il cavbanana, com'è stato pronto a zittire i suoi (vergognosissimi, come al solito) quando gli hanno minacciato la commissione d'inchiesta su tutti i rapimenti, avete notato?
Ma non c'è niente di strano e di nuovo, in tutto ciò: c'est la guerre. La guerra entra nelle menti, prima che nella vita vera. E ci si abitua a non sapere le cose - noi italiani, poi, abbiamo una lunga abitudine a non saperle neanche in tempo di pace - a considerare normale stare col fiato sospeso ora per questo ora per quello, ai ritratti appesi ai muri, alla manipolazione delle emozioni. E allora la vicenda di Rahmatulah forse riflette soprattutto i vizi nazionali, a cominciare dal pressapochismo e dalla lacrime di coccodrillo, per finire però anche alla stessa impulsività di Gino Strada. Che a me piace, che immagino sia uno dei suoi punti di forza sull'agire, ma che in questi casi forse non fa bene a nessuno. E con ciò non voglio dire che abbia torto, ovviamente, nè che ci siano responsabilità sue in tutto ciò, di nessun tipo.
A quanto dice
Peacereporter riportando le testimonianze di chi lavora con Hanefi, il governo di Kabul ha semplicemente approfittato di un'occasione per togliere di mezzo un connazionale scomodo, che non guardava in faccia a nessuno: è abbastanza credibile e abbastanza semplice perchè, in tempo di guerra, sembri sospetto e misterioso.
Non c'è gran che da aggiungere, solo una chicca: oggi, su Repubblica. it, un pezzo commentava il ritorno a casa dei turisti italiani che - oh, quanto eravamo in ansia per loro - erano bloccati da due giorni in un aeroporto delle Maldive per un guasto ai due aerei delle compagnia. Il titolo era "Fine di un incubo".

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