L'ora è quella tra il lusco e il brusco, la gente anche. Improbabili artigiani nelle botteghe colorate, ragazze già al lavoro e che sia il più antico del mondo gliene frega meno di zero, indiani impegnate in filosofiche conversazioni con giovinotti in mafioso-style, misteriosi oggetti nella vetrina di acconciature afro. L'uomo barbuto ha rotto il cinturino dell'orologio e addocchia, fra tante, una piccola bottega con una porta veri anni '50. Entra, dall porta lasciata socchiusa esce un'aria d'opera. Entro anch'io.
L'orologiaio si sistema il monocolo per cambiare il cinturino, mi dice "Le piace l'opera?" Nella bottega due metri per due, un vecchietto di almeno cent'anni sta seduto immobile, le spalle alla porta. Un altro, un po' più giovane, sta in piedi. Orologiaio e vecchietti ascoltano rapiti le note che si diffondono nella limitata atmosfera. Hanno l'espressione sospesa, quando una nota sta per finire anticipano la frase che verrà dopo: si lasciano a trascinare e, pur reverenziali, l'ultima parola la cantano. A guardarli, e non si può farne a meno, sembra che stiano mangiando un piatto gustoso, li vedi assaporare sillaba dopo sillaba, nota dopo nota. Quando il brano finisce, il vecchietto in piedi si rivolge a noi: "Beniamino Gigli. E' il migliore. Come dice "fango", per esempio, ti fa sentire tutto il..." e fa una smorfia "Disprezzo" suggerisce l'orologiaio "No, il... il disgusto, ecco, il disgusto. Beniamino Gigli, eh, è un'altra cosa."
Beniamino Gigli è morto da anni - saranno 50 l'anno prossimo - ma per loro, mai.
E in mezzo alla via stretta e piena di gente di ogni colore e mestiere, Beniamino Gigli continua a cantare, fra rotelle e ingranaggi, per la gioia di tre uomini e di chi apre quella porta magica.
giovedì, dicembre 07, 2006
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1 commento:
E' tutto vero, è tutto proprio così.
Gran bella cosa saper scrivere e ricordarsi tutti i particolari. E, prima di tutto, vederli. E, prima di tutto di tutto, essere lì, in Diagon Alley a volervi vedere, anche se si soffre di claustro.
Bello essercisi, accanto.
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