domenica, febbraio 10, 2008

SCUSI, POSSO FARE LA CONTESTAZIONE?


"L’altro mese in un piccolo paese di colore rosa e bianco sulle rive del Pacifico, che gode di una temperatura costante intorno ai venti gradi e di un reddito medio superiore ai ventimila dollari, una certa signora Pethuss si è alzata in piedi e nel silenzio teso di una sala gremita del tribunale ha detto con voce un po’ tremante: «I pacifisti. I pacifisti sono la disgrazia più grande che possa capitare a un paese. Io ho dei figli molto giovani e tremo al pensiero che possano venire a contatto con uno di essi. Essi finiranno per rovinare l’atmosfera morale del nostro paese. Noi abbiamo fatto sacrifici, abbiamo comprato una casa e coltivato con cura i fiori tropicali e il giardino. Noi abbiamo il diritto di chiedere che i pacifisti se ne vadano dalla nostra comunità».

Nella foto, è Jack Kerouac - "On the road", massì che lo sapete tutti di nuovo, dopo il buco degli anni '90 - che dorme sul divano, a una festa milanese. E le parole accanto sono uno stralcio da un lungo articolo di Furio Colombo datato 1 maggio 1966: si riferiscono alla "Scuola della Pace" fondata da Joan Baez a Monterey, in California. Gli "allievi" sono 20 o 30 per volta, e Joan Baez stessa è pressente - come imputata, naturalmente - al processo in cui la signora Pethuss pronuncia le sue vibranti paure.

Entrambe vengono dal materiale messo onlain da Republikit -L'Espresso dei due volumi sul '68 e consiglio a tutti di guardarne, e di leggerne, il più possibile. Prima di tutto perchè ci sono dei signori giornalisti ( e non solo, visto che uno di Bob Kennedy) a firmare i pezzi che per gli standard attuali sono lunghissimi ma che, proprio per quello, riescono a ricreare con precisione atmosfere, dialoghi e opinioni oltre ai fatti raccontati come si deve.
Ma, forse ancor più perchè articoli e foto del periodo a cavallo del '68 - subito prima e durante, insomma -
sono estremamente confortanti: e chi si ricordava quanto eravamo sfigati? le occupazioni in tailleur, il gilerino di lana, le cravatte e i capelli di parrucchiere: eppure, checchè se ne dica, qualcosa ne è venuto fuori, no?
Allora forse... dài, lo dico anche per me che all'epoca ero un po' piccola: a volte guardarsi in giro e disperarsi è tutt'uno ma - a volte- ci si sbaglia.

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