mercoledì, marzo 02, 2011

MA LE GAMBE, MA LE GAMBE...

Dato sì che sono giornate senza storia, è il momento giusto per raccontarvi quella dell'uomo che non voleva le gambe.  


E' una storia vera che, con grande senso della notizia,  riporta Susie Orbach nel suo saggetto "Corpi", tanto di smilza lettura quanto di complesso tema: tento di riassumerla in poche righe anche se, lo ri-dico subito , "Corpi" è proprio da leggere. Allora, questo tipo aveva "il complesso delle gambe": così come si ha quello del naso se è troppo lungo o gibboso, così come si ha dei fianchi larghi o del culo grosso, con la differenza che lui non aveva bisogno di nessun aggettivo per non sopportare le sue gambe. Voleva essere senza, si "vedeva" senza, non poteva accettare di vivere in quel corpo che lui percepiva mostruoso perchè dotato di gambe. Naturalmente, tutti i medici a cui si rivolse lo mandarono via, naturalmente tentò, o tentarono, di curare prima il cervello, ma tutto fu inutile: si chiuse le gambe in un cilindro congelatore, le lasciò andare in cancrena e dovettero amputargliele. Dopodic visse felice. 

Quando avete smesso di rabbrividire, la domanda è: perchè un naso, le tette, la pancia, i piedi, le cosce, i capelli, la pelle... sì, e le gambe no? Vero, nessuno sceglie di farsi amputare il naso (per ora), ma ha fatto parlare la tipa che si è fatta togliere il seno per sconfiggere la predisposizione genetica al tumore mammario: e ha trovato chi ha eseguito l'astuta operazione, ovviamente. 
Be', la risposta alla domanda è intuitiva più che logica, coinvolge quella che sembra essere una soglia condivisibile senza bisogno (nè possibilità) di spiegarla razionalmente: ma apre molti interrogativi, che Orbach esplora attraverso aneddoti e riflessioni professionali. 

Non tutto è condivisibile, del libro, ma la portata delle problematiche è molto ampia: siamo la prima generazione, dice Orbach, per cui il corpo non è un dono nè una casualità, nè tanmeno un prezioso attrezzo da lavoro, ma una "costruzione" di cui scegliere misure, forme, aspetto e sostanza. Ed è paradossale che mentre il corpo ci serve sempre meno venga sempre di più esibito, anche in modi paradossali come il wrestling o l'ipersessualizzazione. 
Ai ragazzi non viene insegnato a usare il loro corpo in modo utile a se stessi e agli altri, ma a "mantenerlo in forma" per un'operazione formalmente rivolta alla salute o al successo, ma in realtà del tutto fine a se stessa. La vanità sciocca, così ben presa in giro dagli scrittori del passato, è oggi un segno di "impegno", di forza di carattere, di determinazione: sir Walter Elliot di Jane Austen, capolavoro del ritratto della futilità, oggi sarebbe un eroe. O, più facilmente, il capo del nostro governo.

Ma soprattutto, ci fa notare Orbach, questo utilizzo e costruzione dei corpi è uno dei bottini della globalizzazione, che minaccia la biodiversità anche nelle forme del viso e degli occhi, nel colore della pelle e dei capelli. Le rivolte nel Mediterraneo, che pure portano con sè venti di libertà e di sperabile maggior giustizia, se non cadono preda del fanatismo religioso apriranno nuovi mercati anche da questo punto di vista, come già è accaduto nei Paesi dell'Est europeo e soprattutto in Asia. 
La razza ariana ha infine trovato metodi di selezione più raffinati ed efficaci: viene "scelta" con l'apparenza del libero arbitrio.
E noi, che proprio ariani non siamo ma insomma, e che dobbiamo "solo" combattere con seni cascanti, pieghine di ciccia, rotolini sui fianchi, stomaci sporgenti (per non parlare di rughe, mancanza di capelli e alluci valghi) ovviamente possiamo ricorrere ai "ritocchini", magari preventivi: pare sia ormai usanza regalarme almeno uno per il diciottesimo. 
O, in alternativa, a quelli che negli anni '50 venivano definiti reggiseni- corazza e che oggi, chissà perchè, sono considerati sexy, a cui si sono aggiunti oggi ogni sorta di indumenti contenitivi. La Rinascente ne ha tutta una serie ammiccante, con disegni di rotolini resi invisibili, taglie sparite, tette rialzate (con lo scotch che tira da sopra,  davvero!), culi rientrati o sporti, cosce modellate. "Oh, to' - ho detto al KGgB, scorgendo quello che quand'ero ragazza veniva chiamato "bustino" e di sexy non aveva proprio nulla - guarda, c'erano già quarant'anni fa!" E lei (quanto adoro le mie figlie, a volte) mi ha risposto, truce: " Già, e voi li avete bruciati."
Poi ci ho pensato: bentornati, bustini. Sarà più facile, almeno, bruciare di nuovo voi che due tette finte.

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