lunedì, marzo 14, 2011

LA GRANDE FIFA

Vien da pensarlo malgrado l'ateismo. O forse, ancor di più proprio se si è atei, chè vien voglia di credere quella bella teoria - ormai dimenticata - sul pianeta Gaia e la sua capacità di difendersi e rigenerarsi "malgrado" gli esseri umani che, hai visto mai? magari sono in grado di interpretare un messaggio così puntuale.
Con la dovuta riluttanza a speculare su una tragedia tanto immane e non ancora conclusa, ma con il più ancor doveroso tentativo di evitarne altre, se possibile, non si può non riflettere sull'allarme nucleare di questi giorni, arrivato proprio nel mezzo della ripresa dei lavori della lobby nuclearista e, per noi, del dibattito sul referendum.
E con difficoltà, perchè i giornali della destra tuonano contro gli "ecologisti sciacalli", ma bisogna essere dei veri mascalzoni come il sindaco di Roma per lanciarsi in quel populismo becero che fa finta di non aver approvato il ritorno al nucleare dell'Italia per dichiarare:"Ah, ma tanto le centrali qui in Lazio mai, eravamo già d'accordo così." Le altre regioni, naturalmente, ringraziano. Magari mettiamole in Abruzzo, in Sicilia, in Irpinia, in Friuli...   Be', non merita una parola di più, ovviamente. 

Mentre merita che si ragioni su qualche aspetto fondamentale di questa vicenda: la prima, sottolineata anche dal pezzo sul Manifesto, è la più emotiva, quella che viene subito da pensare. Cinquantacinque centrali in un Pease altamente sismico, con una densità di popolazione altissima su un territorio circondato dal mare e grande (cioè piccolo) quanto l'Italia: è una vera sfida al destino, per la quale sarebbe bello inventare una nuova disciplina medica, la psicoetologia delle nazioni. Impossibile non pensare a una sorta di rivalsa, o di gigantesca rimozione, sull'aver subito le uniche due bombe atomiche di tutta la Storia. E per ora sembra che sia il destino, e non la rimozione - su cui sono state raccontate interessanti cose, come l'ostracismo dato agli eredi dei bombardamenti atomici -  a vincere.

Le considerazioni più razionali, invece, hanno al centro due punti: il primo è l'impossibilità di prevedere, e quindi garantire dal punto di vista della sicurezza, ogni possibile guaio possa accadere a una centrale. Uno degli incidenti accaduti in passato, mi pare Three Mile Island, si diceva sia stato provocato da un tecnico che, per verificare una fuga di gas, si avvicinò con una candela accesa. La realtà era meno semplice, senza dubbio, ma il cosiddetto errore umano fu determinante anche nel disastro di Chernobyl.  Che, come sa bene chi ha cancellato importanti documenti dal suo pc pur dopo ripetuti avvisi di "ma sei sicuro che vuoi eliminare il file?", non è mai del tutto controllabile.

Il secondo aspetto,  a ben vedere forse il più inquietante di tutti, è l'inattendibilità delle notizie in caso di incidente: tacque l'Unione Sovietica, tacquero gli Stati Uniti, e così fece la Gran Bretagna.  E ora il Giappone, pur con gli occhi del mondo puntati sul rischio, pare tener fede alla tradizione e non si sa cosa stia dicendo e cosa no. Lo denunciano esperti e scienziati, non i movimenti ecologisti. 
Ma anche se così non fosse, anche se ora il governo giapponese stesse dicendo tutta la verità, perchè sposare la causa di una fonte di energia che unisce un così alto rischio a una così ristretta conoscenza dei suoi meccanismi, della sue possibili ricadute, perfino dei suoi funzionamenti? 
Forse, per chi ne capisce, è bello sapersi fra gli eletti: ma dove c'è un gruppo ristretto di eletti c'è sempre anche un altro gruppo di più eletti ancora, che sa bene come manovrare la conoscenza per far aumentare i propri guadagni e il proprio potere. Poi arriva magari un Linux che glieli mette (un po') in crisi, e come fa? Allargando la conoscenza, facendo sì che ognuno più o meno sappia cosa sta succedendo e possa dir la sua.  
Le torri eoliche saranno bruttarelle, le lobbies economiche delle energie rinnovabili ormai ci saranno eccome: ma se mi cade sulla casa una torre eolica non ho bisogno dell'esperto per sapere (o più probabilmente non sapere) che avrò guai fino alla terza generazione, che mangerò insalata contaminata per mille anni, che mi conviene non respirare per qualche lustro. 
 
La campagna a favore del nucleare in Italia prosegue con mezzi leciti e illeciti, nonostante argomentazioni a dir poco folli, come quella dell'indipendenza energetica (pieni di uranio, qui da noi, neh?) e, purtroppo, è una campagna quasi bipartisan.  C'è anche gente di sinistra, a favore del nuclare: non si trova in bella compagnia, ma c'è.

Infine, l'ultima considerazione: quando agitano lo spauracchio del "tornare indietro", quando parlano di necessità delle centrali per far fronte al nostro fabbisogno energetico, un po' forse hanno ragione. Per costruire e far funzionare una centrale, in verità, occorre consumare tanta energia e risorse fossili da far venire il dubbio che sia economicamente sensato, ma come ho letto su un blog che non so più, "Un giorno penseranno che eravamo scemi, a spostare una tonnellata per trasportare settanta chili".

Eggià, appunto: il "nostro fabbisogno energetico" non è il nostro, è quello imposto e voluto da chi ci lucra sopra. E' quello che ci fa ammalare prima di essere in grado di salvarci, è quello che ci fa stare seduti tutta la giornata prima di diffondere le palestre a macchia d'olio, è quello che ci toglie le vitamine per darci gli integratori,  e via di seguito. Ci siamo abituati, a questo modo di vivere, che deprechiamo pur subendone il fascino: ma in tanti già stanno, stiamo, provando a cambiarne almeno alcuni aspetti. E non varrebbe la pena di sottoscrivere una possibilità di cambiamento più alta (e non necessariamente rinunciataria, anzi) per scongiurare definitivamente il rischio che comportano le centrali nucleari? 

Come fa notare Greenpeace, che ha lanciato un appello per accorpare le consultazioni elettorali, già ci sono i soldi che si sprecano per il referendum a giugno invece che insieme alle elezioni: "Con 400 milioni di euro si potrebbero istallare impianti eolici per dare energia a circa 200.000 famiglie italiane. Chiedi al Ministro Maroni di votare a maggio, favorendo la partecipazione democratica e risparmiando soldi pubblici."
Tanto per cominciare, neh?

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