mercoledì, gennaio 21, 2009

VELOCE VELOCE...


.. per non cadere in troppa banalità.
Il Barack insediatosi, quello che ha detto, la gente che era lì e le facce della folla: ho rotto, come succede rarissimamente, il mio trentennale boicottaggio tivvù e me li sono guardati e ascoltati. 
Lui è davvero incantevole, non solo per beltà e fascino, ma per quel sorriso che gli si allarga nella faccia e che è comparso anche quando si è bloccato durante il giuramento. Il suo discorso è stato godurioso quando tirava le palate che si è meritato a Bush (che non le avrà capite, ma non importa) e bello quando riprendeva volutamente i toni di John Kennedy, chiedendo sacrifici, impegno e responsabilità agli americani, intelligente quando ha parlato dello stile di vita e delle energie alternative + tecnologia  che possono supportarlo senza troppe rinunce. E' stato "diplomatico" sulla pace, ma si è tuttavia impegnato ad una politica diversa da quella di aggressione e paura.
Io lo ascoltavo, guardavo qualche faccia fra quella gente là al freddo cosmico e mi dicevo che abbiamo un grandissimo bisogno di speranza, tutti quanti: talmente grande che anche il ripetuto richiamo a dio non mi ha dato fastidio, così come quelli che stavano lì a -12° sopportavano il gelo. 
Speriamo, speriamo che si possa ricominciare a sperare.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

il mio stato d'animo è riflesso dal fondo di Massimo Gramellini, questa mattina su La Stampa - se non potete leggerlo, il succo è: CHE INVIDIA!!!!

Anonimo ha detto...

ECCO, L'HO TROVATO:
Certo che triste quel caravanserraglio di vecchi presidenti sciancati o in carrozzella: il più sveglio sembrava Bush junior ed è tutto dire.

Certo che retorica in quel predicatore che ha chiesto a Dio di proteggere gli Stati Uniti d'America (e da noi, pioggia acida?)

Certo che noia quell'inno cantato da Aretha Franklin con un cappellino a ics che non metterebbe neanche la regina Elisabetta.

Certo che inutile pompa quelle ventidue macchine del corteo presidenziale: meglio se arrivava da solo, guidando un’utilitaria.

Certo che strazio quel vestito della First Lady: la stilista lo avrà ricavato dalle tende del salotto di sua zia.

Certo che logora quell’usanza di giurare davanti a un magistrato che se inciampi a metà della dichiarazione non ti fa neanche arrestare.

Certo che paroloni in quel discorso inaugurale: virtù, speranza, responsabilità, persino l’attraversamento del Delaware ghiacciato da parte di George Washington nella guerra di indipendenza. E neanche una barzelletta, un riferimento allo sport, una confezione d’odio da tenere a portata di mano per spalmarla addosso al nemico e sentirsi in pace con la coscienza.

Certo che energia in quell’uomo e in quella gente che ci crede ancora: nel suo Paese, nel futuro, nella possibilità di rigenerarsi e di cambiare nonostante.

Certo che invidia.

lastreganocciola ha detto...

be', certo che anche con tutti i vaccini antiamericani possibili - e io ne ho - i primi impegni di Obama fanno schiattare: non tanto l'annunciata chiusura di Guantanamo (che però è stata immediata), quanto le misure etiche
http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/esteri/obama-presidenza/obama-presidenza/obama-presidenza.html