sabato, gennaio 17, 2009

VOCI DA DENTRO


Non che si possa dire e fare molto, nonostante l'indignazione, però una della cose fattibili è un po' di controinformazione, intesa anche nel senso di non cavalcare solo le notizie dell'orrore, ma di cercare il più possibile di capire cosa sta davvero succedendo, sia dal punto di vista pratico che nella testa della gente, la gente di entrambe le parti.
Ci provano i bravissimi ragazzi di Peacereporter, ad esempio, e vorrei segnalare - oltre all'informazione quotidiana on-line che trovate linkata su questo blog - due interviste di qualche giorno fa.

La prima è un' intervista a Padre Musallam, un parroco di Gaza, che con la semplicità che spesso è caratteristica dei migliori preti cattolici, racconta l'incubo dal suo punto di vista- quello di chi non è sospettabile di partigianerie verso Hamas:"
Gaza non è solo una prigione per un milione e mezzo di abitanti, ma un grande zoo, dove siamo trattati come animali."
Ma leggetela tutta, così come è da leggere un'altra intervista a un altro religioso (questa volta, però, solo nel senso di "praticante"), ebreo: Yehuda Shaul, venticinquenne, che dopo essere stato militare nei Territori ha fondato l'associazione "Breaking the silence".

Man mano ha raccolto un buon numero di persone intorno a sè, tutte determinate a far sì che sia prima di tutto la popolazione israeliana, condizionata da una mentalità e da notizie di guerra, a sapere quello che i soldati israeliani fanno nei Territori occupati.
E denuncia, tra l'altro, questa realtà incredibile: "(...)
tutto questo non riguarda l'esercito, riguarda qualcosa di veramente fondamentale nella nostra società, qualcosa di più o meno invariato dalla Seconda Guerra Mondiale. Da allora esiste una sola istituzione in Israele che elabora piani e programmi, nell'ipotesi che accada qualcosa. Questo è l'esercito. Nessun altro ministero ha una pianificazione, è incredibile. Solo l'esercito. Così si è avuta l'ultima guerra in Libano. Un soldato viene rapito, e si riunisce il governo, per capire cosa fare. Nessuno sa cosa fare. Oh, bene, l'esercito ha pronte tre operazioni, tre opzioni possibili."

Infine, l'intervista dell'inviato di Peacereporter, Christian Elia, al portavoce di Hamas in Cisgiordania: a me Hamas non è mai piaciuto - per quello che si può giudicare da qui - nè come prassi nè come teorie nè come fanatismo insaid, tuttavia leggere le ragioni che può vantare mi pare giusto, e qui sono ovviamente enumerate.

Nel frattempo c'è chi, in diverso modo e su diversa scala, aderisce all'ipotesi lanciata anche da Naomi Klein, quella del boicottaggio economico contro Israele. Il sito lincato - Forumpalestina - fornisce il numero che, nei codici a barre, contraddistingue i prodotti che arrivano da Israele (729) e una lista di aziende italiane che fanno affari con lo stato ebraico, per chi vuole iniziare il boicottaggio anche individuale.

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