martedì, gennaio 08, 2008

PICCOLE/GRANDI DONNE, (PRO)SEGUE DIBATTITO


Be', mettiamola così: i tempi delle sorelle March erano tempi ben più semplici dei nostri (e sarà poi vero? ma facciamo di sì), ma la formula funziona ancora. Finchè ci saranno ragazze a leggere Piccole Donne, ognuna sceglierà la sua figura femminile fra le quattro (cinque, in verità, ma la mamma è doppiata da Meg) che vivono nel romanzo. E la preferita di quasi tutte - non per caso, ma per il fatto stesso di essere lettrici - sarà tendenzialmente Jo. E tutte proveranno una fitta quando il bel Laurie toccherà ad Amy la smorfiosa, la svenevole, la modaiola e che più ne ha più ne metta, con tutto che mai Amy è davvero odiosa o scema. Ma se le si perdona Laurie - a cui è indubbiamente adatta - è anche perchè a Jo tocca di meglio. Non tanto il professor Bauer, che pure non scherza, ma anche e soprattutto la vita che a Jo piace, e che con Laurie probabilmente non avrebbe avuto.

Che c'entra con Harry Potter? (gipunto, gnomodelbalcone, l'avete finito? sennò non leggete neppure da qui in avanti, occhio!)


Be', è la Nessie che si chiede quale sia la sua Jo March in HP e non riesce a trovarla, mentre
l'amicae. ribatte che, essendo HP romanzo corale, è giusto così. Ed entrambe dicono molte cose su cui sono d'accordo, dalla difficoltà di caratterizzare un così gran numero di personaggi al fatto che ogni storia ha il suo destino e non sempre va dove vuole l'autore, anche ammesso che l'autore voglia.
Ecco, io non discuto il valore letterario, nè la bonta della storia nè
la capacità di farla funzionare: su queste cose, mi tengo la mia invidia come qualche altro milione di lettori cui piacerebbe scrivere. E non discuto neppure il fatto che HP sia segno dei tempi, anzi forse il problema è proprio quello.

Chè, certo, Rowling avrebbe fatto malissimo, come nota l'amicae., ad appiccicare un finale posticcio a un storia solo per farla tornare ideologicamente. Ma proprio questo mi pare il punto: uno degli effetti di questi tempi confusi sembra essere proprio l'incapacità femminile di vedersi con occhi diversi, o anche semplicemente di collocarsi e
riconoscersi. E qui faccio fatica a precisare senza dilungarmi, ma insomma è come se le qualità femminili rimanessero separate in caratterizzazioni che non riescono a fondersi neppure parzialmente, neppure nel finale. Così la Mc Grannit rimane un ottimo luogotenente, Luna si tira dietro il suo tenerissimo edipo, Ginny è piccola benchè tosta, Fleur smentisce solo di poco il suo essere bionda, e molte altre spariscono del tutto, prima fra tutte Madame Maxime. Di Hermione, Bellatrix e Molly si è già detto e forse il personaggio che si comporta in modo più imprevedibile - ed è tutto dire - è Narcissa. Che, d'altro canto, riconferma l'amor materno che trionfa su ogni cosa, confermando anche la grande capacità di Rowling di lavorare sul livello più o meno inconscio affinchè i messaggi arrivino anche ai lettori un poco dummies.

Letterariamente, quindi - e forse senza che Rowling se ne renda conto, così come dev'essere - la quadratura del cerchio intorno al ruolo e al potere materno è grandiosa, anche se apparentemente ben bilanciata dalla presenza
continua di Silente: che d'altronde però è gay, come dichiara Rowling, e ha informato la propria vita alla riparazione di un dovere "materno" che non è riuscito a svolgere.
Se si segue questa linea di pensiero, mi accorgo ora, si può anche arrivare alla conclusione opposta a quella da cui sono partita, e cioè che in HP si possa vedere (ben oltre, credo, le intenzioni di Rowling, come sempre succede ai bravi scrittori) un peana a una Grande Madre di cui tutti sentiamo il bisogno, con i suoi valori di riparazione
e di spinta vitale.
E in questo senso ha ragione l'amicae., il romanzo è corale e solo leggendolo in modo corale si arriva al significato, se si vuole vedere in ogni personaggio femminile che compare nell'ultimo libro un aspetto
diverso del maternage. Se così fosse, anche il successo diventerebbe più comprensibile, no? "Vorrei tornare nell'utero" è pur sempre una diffusa, benchè non sempre individuabile, motivazione per molti fatti.

C'è una bella differenza, però, tra il richiamo più o meno subliminale a una positiva Grande Madre Universale - che è entità astratta, ancorchè radicata nell'inconscio, e tradizionalmente portatrice di valori che oggi sarebbe importantissimo riscoprire - e una generica quanto in fondo retriva valorizzazione del ruolo o dell'amore materno. Forse per questo, perchè cioè non fosse possibile confondere l'uno con l'altro, a me sarebbe piaciuto un più netto disegnare donne "globali", o almeno più imprevedibili e determinanti.


Però qui mi pare di tornare a uno dei giochi preferiti della mia generazione, la Rilettura Marxista dei Puffi o Robinson Crusoe e il Plusvalore: mi fermo, perciò, e lascio il Boccino.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Piatto ricco, mi ci ficco (ora che ho finito anch'io il libro).
A monte: perchè un dibattito su ruoli femminili e ruoli maschili? Secondo me il tema vero è: ma la Rowling ha svoltato sul cattolicesimo sul letto di morte (di Colui-che -non-deve-essere-nominato)?
Nel merito: quattro sono i personaggi che uccidono in qualche modo il male (i ns. tre più Neville) e la formazione è - come dire? - da Quartetto Cetra, tre uomini e una donna (e il quarto, Neville, è chiaramente Felice Chiusano, il pelato di complemento), Dopodik, l'unica furba sempre e cmq è la donna, come nel Quartetto Cetra del resto.
Direi che la protagonista femminile del libro - ma perchè non la citate? - è la mamma di Harry: l'amore di Piton, lei che lo tratta da amico del cuore, il Sacrificio Estremo di lei e per lei sono la chiave di lettura, per me, del tutto.
La spoporzione maschi-femmine va avanti dal primo libro: a occhio, sette su dieci sono maschi, non mi pare che nel settimo ci sia uno spostamento di percentuali.
A me, invece, colpisce il "versante sacrificio": la mamma, piton, silente, lui che accetta di morire come Toti. Persino Percy, che si pente . Piuttosto, tra tutti quelli che cazzeggiano (Fred, Dobby, Sirius, Lupin ecc.) alla fine l'unico che non muore è l'amico del cuore, che proprio morire non può. Come se una morale (secondaria?) fosse: ma che cazzo avete tanto da ridere?
Che il confronto prosegua

lanessie ha detto...

a me sembra, a questo punto, che la vera notizia sia che lo gnomo del balcone ha finito di leggere Hp con tempi che oserei definire femminili

:O))))

Anonimo ha detto...

allora, ho finito anch'io. ma, non avvertendomi alla prima riga del tuo post, mi hai rovinato "piccole donne" che ho iniziato giusto stamattina! :-)
agnimodo, io, boh, ma non credo che la minerva sia un luogotenente.
per me, è diventata la nuova preside di òguorz! e sta facendo grandi cose! aspettiamo l'ottavo...

lastreganocciola ha detto...

ah, le ghigne, il sarcasmo, le battute... che ci tocchi alfin la brutta sorte? :-)))))
partescherzi, questo dibattito è davvero bellino, sissì.