eravamo disposti ad alzarci alle cinque. e cioè, per alcuni gufi fra noi, a non dormire affatto. e a prendere un treno, due treni, tre treni, per sette ore per due: un insieme di numeri micidiale. e a dormire nel più piccolo e forse più sfigato hotel del posto, l'unico che non fosse chiuso nei quindici giorni più morti che più morti non si può dell'annata turistica.
eravamo disposti a essere, come ha notato acutamente il mio biondofratello - chè quasi ognuno di noi, abbiamo scoperto, ha un proprio biondofratello - a essere "l'unica famiglia italiana che si scoppia mille ore di treno per andare a sentire un concerto dei Quilapayun ". E rideva, il biondofratello.
ma ora che siamo venuti a capo di tutti i chilometri e i binari, di tutti gli alberghi e gli imbianchini, ecco che il teatro è pieno. Acc. La prossima data, la più vicina, fa 11 ore di treno. Così io e il KGgB siamo andate a fare shopping, e per favore che nessuno ci veda una metafora di questi tempi aridi e bui: chè siamo state furbissime e ci siamo comprate degli stivali. Metti che ci sian capitati quelli delle sette leghe...
venerdì, gennaio 18, 2008
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2 commenti:
E va bene tutto... ma se qualcuno che anche solo mi conosce di vista organizza una trasferta per con concerto di quilapayun e non me lo dice... se lo merita che il teatro sia pieno!
Giuli
@giuli, spiace - anche se forse ti è andata meglio che a noi, a questo punto :-))) - mica lo sapevo che sei una fansona...
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