giovedì, gennaio 31, 2008

MERCOLEDI'

Per adesso, vado alle mie lezioni di yoga - due ore la settimana di cui ho già un pochino parlato qui da quasi totale ignorante.
Nel senso che qualcosa ne so e ne ho saputo negli anni - be', sì, c'è anche quella "cultura d'accumulo" di cui spesso non si sa bene che fare, ma c'è - ma insomma non ho mai subito granchè il fascino delle discipline orientali.

Che, non per dire, ma sono state a volte responsabili anche di imperdonabili defezioni dal mondo, vedi il caso di Leonard Cohen: si chiuse in un monastero buddhista per anni, buttando via la chitarra e tacendo. poi ne uscì, dicendo "oh, be', sì, okkei, facciamo che ho cambiato idea." E intanto ha smesso di scriver canzoni, ma guarda te. E così, ecco, la mia idea è che questo tipo di cose offrano visioni del mondo in parte corrette - l'equilibrio, il rifiuto dell'"a tutti costi", l'armonia ecc. - ma in parte anche troppo belle per essere vere, no? Ecco, però non voglio imbarcarmi in polemiche che sarebbero necessariamente superficiali, era solo per dire che ogni volta mi stupisco di quanto mi facciano davvero bene le due ore di corso, di quanto le cose apparentemente semplici e leggere che si fanno riescano davvero a creare un canale di comunicazione con me stessa, passando per strade finora ignote.
E c'è un momento che mi piace molto, che è quello finale - no, non perchè posso finalmente andare a farmi una birretta, maligni.
La lezione ("la pratica" è il termine corretto) si conclude infatti con tre ringraziamenti rituali, l'ultimo dei quali viene così espresso dall'Insegnante Gentile: "... e, infine, rivolgiamo un pensiero di gratitudine a noi stessi". E tutte le volte mi colpisce, questa logica così diversa dal pretendere sempre qualcosa da noi stessi, e mi sorrido un po'.

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