lunedì, gennaio 31, 2011

LA NEVE E LE ROSE

Ieri sera, con la neve ancora per terra che stava diventando ghiaccio melmoso, il vento gelido che picchiava duro, e buio che solo le giornate davvero brutte  producono quel buio lì, indovinate chi c'era in giro? Io! Ormai in preda alla camminata maniacale, ho fatto tre fermate a piedi prima di prendere l'autobus, e me la sono goduta - tanto è bello camminare con il freddo quanto è odioso farlo con il caldo, neh?
Ma anche alla bellezza del freddo c'è un limite. Soprattutto se vieni dal Marocco o giù di lì e dovresti vendere rose per tutta la notte, fuori e dentro da locali e discoteche. 
Questa storia qui me l'ha raccontata una granitica signora bielorussa, che chiameremo Vera, che lavora come colf senza problemi di orari, giornate e distanze. E nonostante ciò, la domenica pomeriggio ha ancora l'energia per andare a ballare, ma questa è un'altra storia. 
In quella che mi ha raccontato, lei va a servire la cena in una famiglia che ha invitato dieci persone: ci va sabato sera, con la neve e il vento e il ghiaccio per strada, ma nessuno le paga un taxi per tornare a casa quando la cena è finita. Così lei aspetta mezz'ora l'autobus, che quando arriva è pieno, soprattutto di ragazzi: la notte in discoteca o in giro è stata spaventata dal freddo, si torna a casa. In fondo al bus c'è un ragazzo, arabo, con le sue rose: "molto belle rose, molto", dice Vera. Ma con il freddo si rovinano, e del resto a chi venderle, se tutti tornano a casa presto? 
Così, il ragazzo torna a casa anche lui, ma piange. Senza scene, piange in fondo all'autobus, e  già sembra un film di Frank Capra. E lo diventa del tutto quando un ragazzo italiano chiede al ragazzo arabo perchè piange, e l'altro fa segno le rose, il suo guadagno perso, il freddo... E allora prima uno e poi un altro, e un altro ancora, comprano le rose: le regalano alle fidanzate, alle ragazze che sono con loro, ma anche "alla nonna", dice Vera ridendo. E qualcuno, che ha la scorta contro la fame chimica e reale,  offre anche un panino al ragazzo arabo, che si rinfranca.
"Meno male che ci sono questi ragazzi...", commenta Vera, perchè lei la vede come una questione generazionale. O così preferisce pensare, confortata anche lei da quelle rose comprate sull'autobus, piuttosto che evocare quella parola di merda "razzismo", che in questa città ancora stenta a trovare lo spazio che ha trovato altrove.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie, che bello quando fai il cronista.