domenica, gennaio 09, 2011

CERCANDO L'AFRICA IN GIARDINO

 
Oggi le foto non sono scattate da me, ma questo non vuol dire che io sia rimasta in casa, nonnò. Che una volta tanto abbiamo fatto una domenica domenicale, con l'uomobarbuto che ha spazzato via i resti del Natale come il sol uomo che era, e poi siamo andati a profittare dell'offerta brunch+mostra al Palazzo Ducale. 
Il brunch di Mentelocale, sia detto, merita tutti i 14 euri che costa (16 per gl'ignurantotti che non vanno a vedere le mostre, ed è giusto punirli): buono e tanto e variato. Unico neo, a voler essere pignoli qual io sono, l'aria un po' viziata che fa un pochino mensa.   

 Ben satolli, comunque, siamo scesi a vedere "L'Africa delle meraviglie", e il titolo è ben trovato. Una scelta pulita, di giusta misura qualitativa e quantitativa, un allestimento curato nella totale semplicità che si adatta alle opere esposte e, appunto, la meraviglia. Perchè le maschere, i sostegni da colonna, i simboli rituali, le bandiere sono testimonianza di arte viva e di vita, e  vien da sorridere guardandole, o anche un pochino da commuoversi. Vien da chiedersi cosa fu, nella vita dell'artigiano che ne fece il motivo per la sua bandiera, il passaggio di quell'aeroplano all'inizio del secolo, si rimane colpiti dalle suggestive maschere nere delle società segrete e sacre delle donne, si riconosce la sbruffoneria magica dell'esagerazione di attributi maschili e femminili, e quel piccolissimo bambino aggrappato al seno di legno scuro e lucidato fa proprio tenerezza. La curiosità verso un modo diverso dal nostro fa venire voglia di sapere la storia di ogni scultura, di ogni espressione dei visi lignei, di ogni combinazione di genti e oggetti fossati per sempre sostenere una colonna o a formare un copricapo rituale, ma è una  curiosità partecipe, che si fa strada tra l'apprezzamento estetico.

Sarà che il poco che so di arte l'ho imparato dagli articoli di Raffaele De Grada su Fronte Popolare, ma mi piace ancora pensare che l'arte possa fondersi, o perfino  confondersi, con la vita: che vuol dire tutto e niente, detto così, me ne rendo conto, ma basta entrare nelle sale di questa mostra per avere una spiegazione pratica di quel che io non riuscirei mai a spiegare con le parole. Perchè la "meraviglia" che coglie comprende la bellezza dei manufatti esposti, ma anche la loro immediatezza e il loro bagaglio di tradizione e cultura, i sentimenti che ci sono dentro ma anche i sentimenti molto simili e molto basic che, scopriamo appunto con stupore, sono dentro di noi.

In uno dei filmati a corollario della mostra, un esponente di non so quale etnia spiegava che ci sono collezioni di oggetti che vengono tenute in case speciali: sono oggetti conservati per il loro valore, diceva. E il valore, ben lungi dall'essere quello economico, è quello della testimonianza: l'oggetto diventa importante per la qualità e la quantità di avvenimenti a cui ha preso parte. E' un bel concetto, che mi pare esista anche qui ma quasi solo in forma "minima", privata... non so ancora, ma è una bella idea su cui ragionare. 

E, grazie alla gentilezza dei ragazzi che assistono i visitatori e che ci hanno inseguito per darci uno dei ciclostilati con le notizie per accompagnare la mostra, posso anche raccontarvi una le fra le tante possibili notizie: riguarda "gli sposi dell'aldilà", di cui sono esposte un paio di raffigurazioni. Pare infatti che ognuno di noi abbia, prima di nascere, uno sposo/sposa in un qualche "aldilà", che ovviamente si trova a essere abbandonato quando l'individuo nasce.  Non gli fa piacere, a questo coniuge dell'aldilà, di rimanere tutto solo e soletto, tanto meno se il suo consorte si risposa in modo del tutto terrestre: quello che fa, quindi, è di mettere i bastoni fra le ruote alla vita di coppia. Solo grazie a rituali di cui è protagonista il feticcio apposito, il coniuge dell'aldilà si quieta: geniale, no? Se qualcosa va storto, la colpa è sua: il motivo del doppio, presente in un sacco di tradizioni compresa la nostra, qui diventa anche un utile escamotage per portare le colpe della vita di coppia "fuori da sè".


Infine, dopo la mostra, la spesa biologica al mercatino mensile appena fuori da Ducale, che è cresciuto moltissimo in qualità e comprende un buon numero di delizie inconsuete, da ricordare se si vuole organizzare una serata gastronomica. Cosa volere di più da una domenica? 


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