giovedì, maggio 03, 2007

MAZEL TOV, COMPAGNO OVADIA

"Il revisionismo anticomunista, molto in voga soprattutto nel nostro Paese, è una delle pratiche di pensiero più squallide che circolino nella nostra poco edificante epoca. Questo demi-penser prende a calci un cadavero putrefatto con rabbioso accanimento perchè l'obiettivo dei suoi calci non è il sistema del socialismo reale ormai decomposto. (...) Il vero obiettivo degli anticomunisti necrofili è un altro, ovvero il corpo vivo e pulsante delle conquiste sociale ed etico-politiche ottenute anche e soprattutto grazie alle lotte e ai sacrifici dei comunisti: sono i diritti del lavoro, i diritti delle minoranze, l'emancipazione degli umili e degli oppressi, la difesa degli sfruttati, la solidarietà ai popoli schiacciati da ogni forma di colonialismo e imperialismo. Gli anticomunisti dell'ultima ora vogliono riportare indietro le lancette dell'orologio della storia sociale, vogliono di nuovo fare tabula rasa per sgombrare il campo al capitalismo da rapina, all'iperliberismo più selvaggio. "
Moni Ovadia, io spero che lo conoscano tutti: un uomo coraggioso - e bello, sì, ragazze, buone là - che ha avuto successo passando dalle storielle ebraiche (che, pur divertenti, non sono facilissime nè come tipo di umorismo nè da portare sul palcoscenico senza prestare il fianco all'antisemintismo più stupido) a spettacoli angosciosi e difficili, in cui spesso recita interi brani in lingue straniere. E tutti lo ascoltano lo stesso. Non fa mediazioni nè a destra nè a sinistra; è uno che pensa e che legge; è uno che ha fatto analisi per anni - e non solo non lo nega, ma si sente - e che ha studiato storia e religioni. E' un ebreo che si dissocia dalla religione ebraica e che esalta i lati migliori ( e ce n'è) dell'ebraismo, è un ateo che fa riferimento alla Torah e che definisce un'utopia (in positivo, naturalmente) il messaggio evangelico cristiano, "beati gli ultimi perchè saranno i primi".
Ora presenta, nel continuo lavoro di raccolta dei "wiz", le storielle ebraiche, una serie di storielle il cui bersaglio è il socialismo reale. Barzellette, aneddoti e cattiverie sono raccolte in un libro che si chiama "Lavoratori di tutto il mondo, ridete", edito da Einaudi. Un'operazione pericolosissima, per uno che per formazione e definizione si richiama ancora oggi alla sinistra. Moni Ovadia ne è ben conscio, tuttavia censura e autocensura non sono esattamente il suo forte, perciò lo fa lo stesso. E, a differenza di chi non vuole o non riesce a precisare il proprio messaggio o le proprie idee, confondendo Lenin con Prodi e soprattutto viceversa (groan...) , lui spiega esattamente quali sono le sue idee di oggi,
nella prefazione al volume.
Ebbene, questa prefazione è un capolavoro. Ogni persona che si dichiari di sinistra, e ancora più chi ha ancora voglia di definirsi comunista, dovrebbe non solo leggerla, ma impararla. Perchè Ovadia non si limita a dire "non buttiamo via il bambino con l'acqua sporca", messaggio che pur nella sua semplice ovvietà stenta a passare perfino fra di noi, ma riesce a dare una dimensione seria, motivata e coerente al continuare a essere comunisti. E scusate se è poco.
In una decina di pagine,
nel suo linguaggio ricco e "vibrante" ( una parola che non è più di moda perchè sono ormai in pochissimi quelli a cui a cui si può applicare) Ovadia riesce a smitizzare senza affatto negarle le nefandezze dei regimi del socialismo reale, a ripercorrerne la storia per sottolineare le differenze di periodo e di impostazione che vi furono, e per converso ad esaminare - ponendolo come dubbio storico non sottovalutabile - quanto fu fatto dalle potenze occidentali perchè all'Unione Sovietica fosse impedito di svilupparsi come Stato in modo nuovo. Non fa del vittimismo nè giustifica alcuno: ma mette le cose in una corretta prospettiva storica e umana, e ciò basta a mutare anche la nostra prospettiva.
Se in più ci mettete anche le storielle e le notazioni storiche curiose e quasi sempre inedite, sono quindicieuroecinquanta francamente ben spesi.


mercoledì, maggio 02, 2007

PRIMO MAGGIO DI LOTTA E FORMAGGETTA


Alla festa di Rifonda al Righi: la lotta è stata per arrivarci, chè la Kangoo faceva sput sput, la Nessie e altri tre sciagurati si erano persi come noi ma in altro punto del Righi e le indicazioni erano solo dalla parte opposta delle città, come abbiamo scoperto al ritorno. E la formaggetta, vero pecorino da fave, è stata vinta alla lotteria.
E buona parte del resto del tempo fra il dovuto pranzo alla griglia e la vincita della formaggetta è stato impiegato parlando con un mio lettore, ciè uno che aveva letto il mio libro "Speriamo in bio". senza conoscermi, neh? che mi sono quasi emozionata. Partescherzi, mi ha fatto piacere perchè è una bella (non esteticamente, no) e preziosa persona, che
produce come si deve salumi (buonissimi) e formaggi (immagino anche), che va a rompere le balle ad assessori e segretari di associazioni qualsivoglia che dicono cose che a lui non piacciono, che si sbatte e dice quello che pensa: e sul mio libro non ha avuto niente da ridire. anche se ci ha provato più volte, a trovare qualcosa di criticabile, ma ogni volta ha finito per ammettere che, no, stava pensando a un altro libro, non al mio. Il signor Gilberto, chè così si chiama, mi ha dato modo di formulare il seguente precetto su Come Riconoscere i Veri Produttori Biologici: parlateci dieci minuti. Se vi raccontano di aver mandato a cagare qualcuno e se complessivamente vi sembrano delle Belle Teste di Cazzo, sono biologici doc. E, ovviamente, lo dico in senso positivo, con tutto il rispetto che nutro per le irragionevoli e testarde pecore nere.

domenica, aprile 29, 2007

BE'...

...sono un tantino sull'ossessivo, ma bisogna darci atto dell'ingegno.






venerdì, aprile 27, 2007

I TEST

Ah, l'ho fatto anch'io, l'almaquelchelè, chè ogni tanto l'uzzolo dell'università mi piglia. per un breve attimo. epperò non è venuto fuori che non sapessi già, se non che il test testato (su di me) pare abbastanza attendibile. Sono l'ornitorinco, di cui si dice:
"In base alle risposte date dai tuoi "fratelli maggiori", ovvero dai laureati che oggigiorno lavorano, si deduce che l’ornitorinco ha trovato un lavoro che lo soddisfa per la corrispondenza con i propri interessi culturali, la coerenza con gli studi universitari compiuti, nonché la possibilità di svolgere un lavoro utile per la società; inoltre, sono soddisfacenti la possibilità di acquisire professionalità, il tempo libero, il luogo di lavoro, la flessibilità dell’orario di lavoro, il rapporto con i colleghi, il prestigio che il lavoro può offrire.
Di contro, l’ornitorinco è poco appagato dalla stabilità del proprio lavoro, dal guadagno e dalla possibilità di fare carriera, dal coinvolgimento nelle decisioni aziendali e dalla possibilità di essere autonomo e indipendente."

Cuasi ciusto, sì.
E comunque, a quanto ci dice repubblica.it, potrei avere ancora

un sacco di tempo, se è vero che questa signora Nola qui sotto, che vive in Kansas, si è laureata adesso, a 95 anni.
Ma se davvero a 95 anni è così e non è uno svarione di repubblica, non è che la si invidia solo per la laurea..

SENZA PAROLE


Da Repubblica.it che ha preso quest'immagine insieme ad altre da questo sito: www.centricpropaganda.com, che appena posso mi vado a vedere.
Di Keith Whetstone - USA

giovedì, aprile 26, 2007

UNA DOVEROSA PRECISAZIONE

Ecco, prima o poi doveva capitare. La gaffe, dico, quella classica che prima o poi mi capita. Questa volta riguarda quel "certo Marco Giusti" che, mi dicono, è l'inventore di Blog. Ora, io so a malapena cos'è Blog, e di sicuro non avrei mai saputo chi l'ha inventato. Così come non sapevo, l'altra sera, una canzone cantata da Raffaella Carrà, di cui già non mi ricordo più il titolo. Così come quando sono l'unica a non ridere delle battute che si rifanno agli spot. Così come mi tocca sempre chiedere "chi è?" di qualcuno di cui tutti sanno tutto. E rimane memorabile quanto ho chiesto "Fiorello chi?" all'epoca del suo maggior successo. Insomma, da poco meno di trent'anni collezioni queste gaffes.
Perchè già in assoluto, e in qualsiasi ambito e contesto, mi ricordo poco le facce e i nomi (generalmente, non associati fra loro) anche se imprevedibilmente ogni tanto ci azzecco, seguendo regole misteriosissime.
Ma colleziono gaffes soprattutto perchè da poco meno di trent'anni non guardo la tv. Non è che la vedo poco, non la vedo proprio mai. Negli ultimi anni, l'ho accesa solo per vedere i servizi sul G8 (quando non ero nell'obiettivo della telecamera, confusa fra gli altri) e l'attentato alle Torri Gemelle: solo il primo giorno, però. Non mi viene in mente nessun'altra volta e magari mi sbaglio, forse una di più c'era, ma se non me la ricordo vuol dire che già ho sbagliato a vederla.
Ma detto così sembra che uno non abbia a risentirne nella vita sociale, e invece sì. Per tutto quello che ho detto sopra e altro ancora, tipo che non riconosci le facce dei colleghi televisivi e loro si offendono a morte (mi è capitato, sì: poi ho smesso di fare l'one-woman-ufficio-stampa, e non mi capita più, o almeno non in veste
professionale).
E io, pazienza, ci sono abituata. Spesso pondero se è il caso di chiedere "chi è?" - dipende dalla compagnia in cui mi trovo - ma altrettanto spesso non ci penso affatto e, ops, ho fatto la mia "figura da snob". Ora, non è che a me dispiaccia poi così tanto la parola "snob" nè quel che ne consegue: alcuni snob in passato sono state figure grandiosamente divergenti, e "snob" era un modo per... snobbarli, appunto. Mi dispiace, però, che in genere chi lo dice dà un senso del tutto negativo alla cosa, come se io non vedessi la tv perchè non mi voglio mischiare alla massa. Come se almeno, pur non vedendola, dovessi far finta di sì, fingendo ipocritamente (e, immagino, dicendo corbellerie peggiori di quelle che dico così).
Allora lo dichiaro qui a chiare lettere: la tv mi fa abbastanza schifo e sono convinta che faccia male alle menti e agli animi. Ci sarebbe da discutere sui mezzi e i fini, naturalmente, ma sta di fatto che le tv sono in mano ai poteri: economici e politici. Perciò mezzo e fini coincidono, semplicisticamente ma realisticamente.
Non ci sono cresciuta insieme, alla tv: solo quando avevo dieci o dodici anni, ai miei regalarono un enorme cassone di legno con antenna sifulina, di quelli che già allora nessuno aveva più, e lì gustammo per la prima volta le delizie del teleschermo. Mi scoppiai la mia dose quotidiana - modica quantità, solo le reti nazionali dalle 17 alle 24, poi buio - per qualche anno, poi cominciai a fare politica, poi a lavorare, poi c'era la figlia, poi un'altra... perchè avrei dovuto buttare il mio tempo a sorbirmi quello che altri sceglievano per me? Non ne vedevo e non ne vedo il senso, tutto qui. E, dopo così tanto tempo che non la vedo, mi fa impressione, quando mi capita per caso di vedere un pezzetto di trasmissione, uno spot: le voci sempre urlate, la volgarità, l'umorismo di infimo livello, l'insulsaggine, la piaggeria (per usare un termine benevolo) dei notiziari, la manipolazione dei sentimenti della gente... Mi si dice: ma qualcosa di buono c'è. Be', vivaddio, ne sono lieta. Ma non vale l'incantesimo del sedersi sul divano a rincoglionire, in genere. Se è buono veramente, prima o poi lo ritrovo su Internet, o in DVD. E magari qualcosa di buono me lo posso anche perdere, ogni tanto: mica vado in giro per tutti i pasticceri ad assaggiare tutte le torte, no? Mi si dice: ma le notizie? A parte il fatto che ci ho l'informazione in casa nella persona dell'uomobarbuto, da quando le notizie sono sul web oltre che stampate, cosa mi perdo? Il nanosecondo in cui le saprei prima?
E credo che non dimenticheò lo spettacolo desolante dei balconi e delle strade vuoti, quando c'era l'eclissi di sole: erano tutti in casa a guardarla alla tv. L'eclissi di sole! Che me ne ricordo un'altra, quand'ero piccola, con tutta la gente con i vetri affumicati in casa a guardarla, parlandosi dai balconi, dalle finestre...
Ma mi perdo le facce, è vero. E magari anche i nomi. Però mi sembra molto meno scusabile, se è per questo, che io non mi ricordi quelli dei miei vicini di casa: invece no, se non so chi è.... oddio, non mi viene in mente nessuno, mettetelo voi, un televisivo qualsiasi... sono snob, se non so ancora come si chiama la signora del terzo piano dopo cinque anni che abito qui sono solo svagata. Però giro la domanda a tutti quelli che invece sanno nomi, vita e numero dei nei dei personaggi tv: voi, i vostri vicini di casa li conoscete? Sapete altrettanto della vita della vostra collega? Vi ricordate con chi sta adesso l'amica che non sentite spesso, o che lavoro fa vostro cognato? Ecco, so che vi ho beccato su qualcosa: epperò a voi nessuno ve lo dice, che siete snob. E' diventato più grave non vedere la tv che non vedere le persone.
Però, insomma, adesso lo sapete, ho confessato: e perdonatemi le gaffes, di cui non mi pento.

mercoledì, aprile 25, 2007

25 APRILE


1 aprile 1945

“Caro Marietto,

avevo fatta una lettera per te e una per mamma tua il giorno della condanna del 14/3/45 la quale con il terribile pensiero di lasciarvi era scritta molto triste e con molto rimpianto. Ora sono passati 19 giorni dal giorno fatale e la speranza di vedere la fine dell’odiato tedesco e lo sterminio del fascismo si fa sempre più viva in me.
Però oggi il parroco delle carceri nella sua visita ci disse che ci saranno un po’ di graziati e io con mente serena so di non essere tra quelli. Mi considerano un lottatore, ossia pericoloso per loro perciò da eliminare. Conscio della mia fine dopo un’agonia di 20 giorni ti voglio esprimere le mie ultime volontà.
La spia che mi mandò a morte è a Bicinicco perciò rintracciala e vendicami.
Ricorda che a Palmanova mi hanno fatto molto soffrire tra impiccagione e maltrattamenti.
Sono molto orgoglioso che dai 10 interrogatori non abbia tradito nessuno. Di più non posso scrivere: lo saprai un giorno da quelli che mi sono stati vicini nel soffrire.
Sono orgoglioso di aver appartenuto alle gloriose Brigate Garibaldi e di essere un Comunista.
Voglio che tu cresca forte e sano affinché possi entrare nella ultragloriosa Armata Rossa e servire la causa del proletariato come io feci.
Sasso tuo zio avrò cura di te, seguilo che riconosco in lui un bravo compagno.
Per mamma tua sii il suo braccio destro, amala, stimala che ne ha il merito. Io l’ho amata tanto, l’ho amata quanto ho amato la mamma mia.
L’ultimo mio grido sarà a Morte il fascismo e l’invasore Libertà ai Popoli.
Fa esattamente quelle che furono le mie ultime volontà; io ne sarò felice
Addio Mario
Tuo padre”

Mario Modotti Tribuno

Da “Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della resistenza 1943-1945”

Buon 25 aprile a tutti

E'arrivata per mail, mandata dal mio medico che a sua volta l'aveva ricevuta: ci sono volte che far parte di questa generazione non può non piacermi, nonostante un altro compleanno.

martedì, aprile 24, 2007

SACCHEGGIO








e siccome è quasi il mio compleanno, sorrisi a volontà saccheggiati da questo sito qui: http://thrillingwonder.blogspot.com/




DOMANI, 25 APRILE

che è anche il mio compleanno, cosa di cui sono sempre stata molto contenta. del compleanno in sè di solito anche, solo ultimamente ci ho un po' questa faccia qui sopra: chè come diceva il buon Oscar "il dramma dell'età non è nell'essere vecchi ma nel sentirsi ancora giovani." Però ogni tanto mi riguarderò Harold e Maude e gli farò le gnerre, all'Oscar: se vi rubano la macchina per farci solo un giro, saprete chi è stato.

lunedì, aprile 23, 2007

AVEVANO CAPITO TUTTO




La spilla è del 1955, ovviamente della Russia Sovietica, ed è la Menzione d'Onore del Coltivatore Di Canapa.

TEATRO


Ecco, io adesso dovrei far finta di essere capitata per caso al Mazda l'altra sera ed essere stata folgorata dalla bravura di questo gruppo... come si chiama più? ah, sì, Gramsci 29.
Su giornali e tivvì così fa, in molti casi - per fortuna non proprio tutti- chè se uno dicesse "ao', è lo spettacolo dell'amichi miei" non risulterebbe molto credibile.
Ma se facessi così nessuno dei miei lettori ci cascherebbe, e allora ecco, sono un po' in difficoltà: perchè le mie figlie - piucchecoinvolte in G29- lo sanno, e credo anche il brother - ultimamente un po' meno coinvolto ma l'altra sera presente con la sua machine to kill fascists (woody guthrie, sì brother, ma l'uomo barbuto dice che dovevi metterlo sulla chitarra) - ma gli attori - che in questo caso erano solo le attrici - forse non lo sanno no, che io piuttosto che lodare pubblicamente qualcosa che a) mi coinvolge anche solo alla lontana b) non mi convince al mille per mille, ecco, io piuttosto subisco la tortura delle poesie Vogon.
E quindi, epperò, dichiaro che che se io non ne avessi conosciuto neanche uno, dei gramsciventinoviani, mi sarei esaltata. Così, sono stata profondamente contenta. Contenta che ci fossero, che fossero lì quella sera, che recitassero (bene) un testo serio, intelligente, politico, che cantassero canzoni altrettanto. Che, a dire il vero, i testi erano due, e anche il primo era bellino, ironico: però è stato un po' penalizzato dal fonico e dalla sua stessa brevità. Mentre il secondo è riuscito a caratterizzare, finalmente, la serata. Che, bella sì, buona idea, sì, pubblico con pugni chiusi alzati, sì, ma almeno fino a quel momento non si distingueva poi così tanto da un normale concerto. Nonostante i filmati che scorrevano sullo schermo, in fondo, con le immagini di Resistenza, nonostante i richiami al 25 aprile dei compagni dell'Ansaldo dal palco: e certo che nessuno si aspetta che un'iniziativa con musica, giustamente pensata per i giovani, oggi possa sfociare in un Dibattito Sugli Errori del CNL o in una accesa discussione sul Significato delle Lotte Odierne, ma insomma lo spirito sembrava un po' carente, anche se probabilmente non lo era.
Infatti è bastata la voce di Vladia, che ha iniziato il pezzo, a risvegliarlo. E lo ha fatto con una chiave molto intelligente, quella del valore della memoria: non solo la memoria della Resistenza - formula di cui ormai si abusa per poi, via, un'altra palata di fango - ma di ciò che avvenuto dopo. La storia di uno degli orfani di Portella delle Ginestre era probabilmente del tutto ignota ai molti che ascoltavano: e hanno ascoltato.
E allora, vincendo le mie ritrosie, dichiaro che, mentre ascoltavo anch'io, mi sono sentita come un nostro amico che da anni fa il giudice e che raccontava: "Sulla Settimana Enigmistica leggo "Se voi foste il giudice" e sto lì a pensare per indovinare la risposta. poi, di colpo, penso: "ma io sono un giudice!" "
Ecco, io ho pensato che avrei proprio voluto conoscerli, quei tipi lì di Gramsci 29 che hanno fatto una cosa così. E mi sono sentita fortunata perchè li conosco già.

MEGLIO DELLA PALESTRA

Non ho mai avuto e non ho tuttora una grande passione per i Modena City Ramblers - ci sono tipo cinque canzoni loro che mi piacciono veramente, almeno due delle quali soprattutto perchè sono in dialetto che, a differenza dell'italiano, permette di essere retorici senza retorica. Ma devo dire che in concerto rendono, e che al Mazda non si sono risparmiati. Così mi sono divertita un sacco a ballare e saltare, anche grazie al nutrito e carino gruppo femminile di Gramsci 29, con cui ballavo e saltavo. Meglio, molto meglio della noiosa palestra - dove continuo a non andare.

TIMIDI


Insonnia. Insonnia con malore, uno di quelli che aspetti che passino perchè altrimenti ti sveglierai stando peggio. Insonnia con malore e nessun libro da leggere. Sì, vabbe', non proprio nessuno: ma il mio scaffalino dei "leggendituri" andava dalla disamina degli errori del femminismo alla "tragica vicenda all'interno del rapporto madre-figlia", dal saggio antropologico sulla morte al divulgatore scientista che ti dice due cose intelligenti sui cibi e poi sostiene gli OGM. Non proprio un relax, e oltre c'erano i gialli. Che a me mi mettono paura, specie se io sono l'unica sveglia in tutto il quartiere. Così sono andata a ravattare fra i libri leggeri e ho scoperto "Il mondo intero proprio" , un collage di interviste e pensieri di Massimo Troisi.
Che me mi piaceva un sacco, anche se Il Postino non l'ho visto e non so se lo voglio vedere. Troisi mi piaceva perchè si mangiava le parole e si tormentava i capelli, perchè riusciva a stare schiscio anche quando era il protagonista, e infine perchè riusciva a capovolgere le cose con dolcezza.
Allora mi sono portata di là questo libro e l'ho letto: bisogna dire che forse non era un libro fatto per essere letto tutto, se non nelle intenzioni del curatore (Marco Giusti, si chiama, ed è stato bravo a lasciare le parole di Troisi così com'erano), perchè dall'edizione arguisco che accompagnava una videocassetta - è del '98, è stato lì zitto per tutto questo tempo, nella mia libreria. Perchè, insomma, sembra che nel libro ci abbiano messo dentro tutto il poco disponibile, e spesso i concetti, o le lunari visioni della realtà, si ripetono. Però io l'ho letto tutto, anche la sera dopo che pure potevo dormire, perchè man mano ne veniva fuori un tipo che, forse perchè sapeva meglio di altri che non c'è tempo da perdere, aveva deciso di non sprecare il suo facendo manfrine. Uno che, per esempio, poteva dire con tutta tranquillità che si vergognava di avere uno special tutto per lui dopo tre anni di lavoro, mentre suo padre che faceva il ferroviere da trenta nessuno gli aveva mai detto neanche grazie. O che invece non si vergognava di essere diventato "ricco" perchè , insomma, "trovo che un povero in mezzo ai ricchi ci stia pure bene". Uno che diceva cose da compagno nei contesti più impensati, senza neppure cercare la complicità del pubblico, solo perchè lui lo era. E però era anche uno che non si metteva ansia, che diceva: "mi piace sprecare il mio tempo. Ogni tanto dedico un po' della mia giornata a vergognarmi di essere così." Allora, magari i cinefili o gli appassionati tutte 'ste cose le sanno già, come sanno già che Troisi era davvero come sembrava e, ancor più, che ha avuto successo facendo solo quello che gli piaceva e nel modo in cui piaceva a lui. E magari, chissà, in qualche momento, quando lui era vivo, più o meno le avrò sapute anch'io, erano cose che di lui si dicevano: ma a rileggere tutto insieme il ritratto che Troisi fa inconsapevolmente di se stesso si ha davvero l'impressione che per i timidi, per gli sfigati, per i divergenti e perfino per i modesti ("Se ti perdi un film di Troisi non succede niente, te lo puoi vedere tranquillamente tra due anni, oppure te lo puoi perdere e ne vedi un altro...") ci siano possibilità infinite, purchè non sprechino tempo ed energie ad essere scioccamente orgogliosi di esserlo, o al contrario cercando di essere come tutti gli altri.
E pazienza se non è vero, fa comunque bene pensarlo.

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sabato, aprile 21, 2007

mercoledì, aprile 18, 2007

URANIO

Ricevo da Franca Rame e posto, senza commento - che si può dire di più? se ci tocca difendere perfino i militari...

Questo comunicato, inviato a tutti i quotidiani, non è stato pubblicato.
Prego quindi di darne massima diffusione!
Grazie,
Franca Rame

Giorgio Parlangeli, anni 28, Caporal Maggiore scelto del 4° Genova cavalleria di Udine, sposato da 3 anni, 2 missioni negli ultimi anni in Kosovo, e’ deceduto domenica scorsa all’ospedale di Milano.
il tipo di patologia (rarissimo per l’eta’ del militare) ed i terrotori presso cui ha operato, fanno pensare ad una nuova morte per patologie legate all’uranio impoverito.
Di origini pugliesi (Lecce), aveva scelto la vita militare perché il lavoro era “sicuro” e, se andava all’estero, poteva comprarsi anche la macchina.

Una storia dannatamente uguale a quella dei sui 45 colleghi che lo hanno preceduto nel calvario del cancro prima e nella morte poi, nel caso di Giorgio in ospedale a Milano. Sarebbe bello se, per questi ragazzi, ci fosse un riconoscimento almeno uguale a quello fatto dal Capo dello Stato ai tanti operai extracomunitari che muoiono nei nostri cantieri per mancanza di misure di sicurezza.
Evidentemente i datori di lavoro dei militari italiani devono essere “trattati” in modo diverso e non possono essere messi sotto accusa. Non sappiamo se sono più deboli i costruttori che costringono le maestranze a lavori pericolosi oppure sono troppo forti i poteri della Difesa che possono permettersi il lusso di occultare direttive di tutela per i militari senza essere neanche indagati. Centinaia di ragazzi malati dimenticati da tutti.
Fino a qualche tempo fa i tanti ragazzi che avvertivano problemi alla tiroide venivano operati e tenuti in servizio, da quando l’Osservatorio ha denunciato questa situazione i militari vengono direttamente congedati senza scrupoli, in questo modo oltre a “scaricarli” con i loro problemi li lasciano anche senza lavoro.
Il tutto mentre la nuova commissione d’inchiesta stenta a decollare senza avere neanche le risorse economiche sufficienti. Il Direttivo dell’Osservatorio ha deliberato un appello tra i politici italiani e, nei prossimi giorni, sarà presentata una iniziativa che vedrà coinvolti tutti i politici di ogni schieramento che aderiranno, e che decideranno di stare dalla parte dei ragazzi, senza se e senza ma. Con la morte di Giorgio, i decessi sono saliti a 46 ed i malati sono 516, numerosi i casi di tiroide che, da qualche settimana, vengono congedati per evitare che i casi vengano conteggiati.
Una situazione divenuta insostenibile tra l’indifferenza di politici e militari.


Visita il sito www.francarame.it

ZITTI,


non ditelo a Laura, ma il niuMec è a posto. funziona tutto, freni frecce, e ora devo solo passarci la roba mia. Chè in questi giorni ho pasato al vaglio documenti, mail, preferiti e cazzeggi e tutta la vita e tutta la vita mi è scorsa davanti agli occhi. Chissà poi se è vera, 'sta cosa, che quando uno crede di morire si vede tutta la vita davanti: secondo me, no, scommetto che vengono in mente solo due cose, le più sceme: ma non ci tengo a provare, era solo una riflessione di quelle utili che si fanno quando vien notte. Ma, insomma, per ora Laura è stata buona. Anzi, forse ha addirittura dato una mano, chè il niuMec ha riconosciuto la stampante, con nome e cognome, senza che essa fosse collegata: ma io sto in guardia, mica mi fido. Orsù, mi manca un'altra giornatina di lavoro e poi spazierò sul nuovo monitor a venti pollici, con telecomandouau. che mica lo userò mai, il telecomando, però vuoi mettere?

lunedì, aprile 16, 2007

LUNEDI'

così, solo perchè stiamo facendo l'abitudine perfino a lui...



Who is Hu?
Caricato da ChrisWebber



Questo invece perchè è in tema col dibattito nella comune-ty


jalousie(metalplus)
Caricato da metalplus


e questo solo perchè è tenero



venerdì, aprile 13, 2007

PORCACCIA

Kurt Vonnegut è morto. Già da ieri, in realtà, e la notizia è subito slittata in fondo ai media. Aveva 84 anni e, sebbene fosse considerato giustamente uno dei più grandi scrittori americani, non era certo un idolo del reality-show.
Del resto, lui non era troppo dispiaciuto di doversene andare, prima o poi. Infatti, voleva fare causa alla ditta produttrice delle Pall Mall: "Da quando avevo solo dodici anni, ho fumato come un turco sempre soltanto Pall Mall senza filtro. E da diversi anni, ormai - c'è scritto proprio sul pacchetto - la Brown & Williamson ha promesso di ammazzarmi.
Ma ho ottantadue anni. Mille grazie, luridi bastardi. L'ultima cosa al mondo che avrei mai desiderato è essere ancora in vita nel momento in cui le tre persone più potenti del pianeta si chiamano Bush, Dick e Colon." Per chiunque non sia edotto nel gergale americano, Buh equivale a "figa", dick come si sa a "cazzo" e colon è una forzatura del Nostro per colin. La battuta è greve, l'umorismo macabro: ma Vonnegut aveva, tra i suoi tanti pregi, quello di non aver paura di fare la figura dello scemo. O del pazzo. Chè un bel po' fuori di testa lo era, sì. Ma forse si è portati a cosiderarlo così perchè ciò che cercava lui, come spesso ha dichiarato, era semplicemente la Verità. Aveva cominciato col massacro di Dresda, denunciando al mondo l'assoluta inutilità, e crudeltà, del bombardamento inglese che rase al suolo la città tedesca: era la fine della seconda guerra mondiale, Vonnegut era là come prigioniero. E sopravvisse, uno fra i pochissimi, e raccontò: quindici anni dopo, nel 1968, decise che era "abbastanza maturo" per raccontare quell'"atto di distruzione assurdo, insensato" che uccise 135.000 persone in una sola notte, quasi tutti civili, con bombe incendiarie. E fu così onesto da riconoscere, a posteriori, che era stata anche l'opposizione alla guerra nel Vietnam a dargli la spinta per scriverne: "finalmente potevamo parlare di qualcosa di qualcosa di cattivo che avevamo fatto noi ai peggiori cattivi che si possano immaginare, i nazisti." , chè la guerra del Vietnam aveva dimostrato quanto la politica Usa e dei suoi alleati fosse "qualcosa di raffazzonato, ed essenzialmente stupido".
Alla Verità, in ogni caso, Vonnegut nei suoi romanzi ci arriva in un modo talmente assurdo che provare a raccontarne uno è come provare a descrivere un quadro di Bosch: proprio per questo vale la pena di leggerli, se non altro come una delle migliori dimostrazioni di quello che può fare un'intelligenza divergente. Tanto divergente che Vonnegut fu per anni considerato uno scrittore di fantascienza, senza nessun motivo al mondo: " non ci tenevo affatto ad essere etichettato così, e mi chiedevo cosa avevo fatto di male per non vedermi riconosciuto come scrittore serio." Ma, come diceva anche un'altra scrittrice, Ursula Le Guin, quando l'editoria non sapeva in che categoria mettere uno scrittore lo infilava nella fantascienza. E indubbiamente Vonnegut ha continuato a sfuggire ad ogni classificazione: non a caso, faceva parte della Società degli Umanisti, come già Asimov.
A proposito del quale, nella commemorazione tenuta alla Società dopo la sua morte, Vonnegut pro
nunciò solennemente (cito a memoria, chè il nanetto è indimenticabile): "Il nostro amico Isaac, che ora ci guarda dall'alto dei cieli..." e qui fece una piccola pausa, per permettere a tutta la platea di scoppiare in un fragorosa risata. Quale migliore commemorazione per un ateo, per un estimatore della ragione e delle qualità umane?
Ma a Vonnegut sono anche debitrice di una semplice, eppur grandiosa, intuizione sul matrimonio e la vita di coppia, anche se purtroppo non me la ricordo tutte le volte che dovrei. Secondo lui, ciò che vogliono le donne è "un sacco di gente con cui parlare. E di cosa vogliono parlare? Vogliono parlare di tutto." E gli uomini? "Gli uomini vogliono un sacco di amici, e vorrebbero che la gente non se la prendesse così tanto con loro." Sembra una riflessione banale, invece secondo me è sottile, e sinteticamente veritiera. Perciò Vonnegut era un c
onvinto sostenitore delle famiglie allargate e ne deprecava la scomparsa: < In realtà ci sono degli americani, ma molto pochi, che hanno ancora famiglie allargate. I Navajo. I Kennedy.
Ma quasi tutti, al giorno d'oggi, se si sposano, vanno a rappresentare una singola persona in più per l'altra persona. Lo sposo si ritrova un amico in più, ma è una donna. La donna si ritrova una persona in più con cui parlare di tutto, ma è un uomo.
A giorno d'oggi, quando un uomo e una donna litigano, possono pensare che sia una questione di soldi, di potere, di sesso, di educazione dei figli, o cose del genere. Ma in verità quello che si stanno dicendo, senza rendersene conto, è " Tu non sei abbastanza persone!" >
E infine, un pensiero di Vonnegut dedicato all'amicae. e a tutti quelli che , come me del resto, si ostinano a pensare che nella vita ci debba essere un fine: "Gli esseri umani sono animali fatti per danzare. Quant'è bello alzarsi, uscire di casa e fare qualcosa. Siamo qui sulla terra per andare in giro a cazzeggiare. Non date retta chi dice altrimenti."
Non si può dargli torto, guardando i risultati del suo cazzeggio: Kurt Vonnegut è passato sulla terra con passo leggero, lasciando impronte profonde.

E quindi la comune-ty mi perdonerà questo lunghissimo post, che spero invogli chi non lo ha ancora fatto a leggere i libri di Vonnegut: ma, anche a prescindere, ci sono vite che meritano se ne parli.

STRANO MA VERO


C'era un film, una volta, in cui uno dei personaggi vinceva un'orribile lampada a forma di gamba femminile con il concorso di parole incrociate, e tutto orgoglioso la metteva in bella mostra davanti alla finestra, con grande vergogna della sua famiglia.
L'uomo barbuto, sulla Settimana Enigmistica, mentre noi facciamo concentriche, senza schema e bifrontali, fa solo e unicamente Il Corvo Parlante.
E, non c'è bisogno di dirlo, noi supponenti lo abbiamo sempre preso in giro. Ma l'uomo barbuto è contagioso, e il Corvo Parlante è diventato anche un tormentone familiare: gli auguri di capodanno alla nessie erano così, ognuno ha mandato un pezzo di messaggio dal suo cellulare, e anche a me ne è arrivato uno da un concerto.
Insomma, il Corvo Parlante è un'istituzione, ormai.
E così, quando al telefono mi hanno detto "Qui la redazione della Settimana Enigmistica, lei ha fatto il concorso del Corvo Parlante?" io ho faticato a rimanere seria.
Ancora di più quando la tipa mi ha detto che l'uomo barbuto ha vinto... no, non la lampada, mannaggia, ma un vocabolario. che sfata in ogni caso la bassa diceria che ai concorsi della settimana enigmistica è impossibile vincere e, in particolare, con quello del Corvo Parlante.
Ma pensa te, av succe olte donocos bili eincre....

giovedì, aprile 12, 2007

AVVISO AI NAVIGANTI


Sì, lo so che adesso potrei intervenire sul modello e prima o poi lo farò. Nel frattempo, continuo ad arricchire il mil blog con le cosette sfiziose, solo che per vederle biosgna scorrere giù giù, sempre più giù. Ma se siete pazienti ci trovate, oltre alla Papera Siocca - le state dando da mangiare? - e al relòc , l'aforisma del giorno che è un po' come la bibbia che uno la apre a caso nei momenti di incertezza e subito sa quello che deve fare. E soprattutto le news, aggiornate, di Peace Reporter.
Che se va avanti così, tra la bacheca del gipunto, gli animali domestici e ogni sorta di servizi, nella comune-ty ci mancherà solo l'omino che ci porge la pizza dalla fessura dei cd.