venerdì, febbraio 20, 2009

N'ARTRO DIBBATTITO, AHO' !


Arrivo buona ultima, pare, ma questo post merita una segnalazia come si deve.
Intanto perchè è del brother, che non solo è tornato a scrivere ma ha anche riempito di macchioline colorate il suo blog.
E poi perchè, lasciate che lo sottolinei, imposta una bella discussione "alta".
Forse un po' liceale, da un certo punto di vista - quel bel discutere di massimi sistemi per il gusto di farlo - ma che ha il pregio di impostare in modo divergente ( ovvio) i Grandi Problemi del momento attuale. PapaRazzi e Uòlter, per capirci.

Che è un po' sempre guelfi e ghibellini, Leone e Federico (oddio, non ditemi che volete i nomi veri, chi se li ricorda più?), lo Stato confessionale e lo Stato laico. Che è dal Medioevo che noi sfigati ci tocca di menarcelo in questo modo, mentre greci, franciosi e ispanici, per non parlar dei nordici, tutto sommato se ne possono ampiamente fregare. Noi no - e neanche uno che proponga che, tanto per cambiare, si provi a far leggi secondo il parere di San Marino.

Ma il brother essendo il brother, quando va in treno da pendolare mica pensa "ah, come sarebbe buffo se noi dovessimo sentire San Marino prima di fare le leggi sul nascere e il morire", ma imposta invece tutta una bella cosa sui linguaggi e i tempi, contrapponendo il tempo presente usato dalle teocrazie ("la vita è sacra") al tempo futuro usato dalle democrazie, dalla politica. E fa l'esempio di Obama, che a parlare di futuro meglio di lui ultimamente non ci è riuscito nessuno: così che noi siamo tornati a invidiare un po' gli merrigani, che è vero che gli è toccato Bush padre e figlio e l'odio universale ma adesso guarda un po' lì.

Epperò, in sostanza, il brother mi par che dica: se contrapponiamo a un linguaggio presente un altro linguaggio presente ("il posto di lavoro non si tocca", ma l'esempio è mio) non si riesce neppure a parlarsi, meglio sarebbe trovare un'alternativa che parli al futuro.
Ehi, carino, grazie, viene da dirgli di primo acchito, chè ci avevamo pensato anche noi ma il problema è come.
E poi, ecco, anche a un secondo giro il pensiero mantiene una sua banalità - non ti offendere, brother, di cose banali spesso si ha bisogno assai - ma vien da pensarci meglio, a cosa vuol dire: perchè quelle che oggi sembrano posizioni irrigidite e obsolete (quando e dove ci sono ancora, non certo chez uòlter) fino a non molti anni fa rappresentavano esattamente il futuro. La speranza.
E allora, forse, si torna al nodo principale di contraddizione fra religione e laicità, la speranza su questa terra o la speranza nell'aldilà. Ed è quando la speranza su questa terra sembra a molti non solo credibile ("In Russia l'hanno fatto!" 1918), ma anche fiera ("La Resistenza l'abbiamo fatta noi!", 1946) ed etica ("Noi comunisti siamo per una spartizione equa", 1950) che riesce a conquistare anche buona parte di chi colloca la propria speranza nell'aldilà o, forse ancor più, di chi può fare a meno di una speranza ultraterrena perchè si riconosce in una più concreta.

Quello che manca al mondo, oggi, è esattamente una speranza globale: oggi che sappiamo che i problemi più gravi non sono quelli che rigurdano un singolo Stato o una singola zona, ma sono quelli che riguardano tutti, uno per l'altro, ecco che ci manca una soluzione altrettanto globale. E forse ci manca anche un'interpretazione aggiornata - e qui la contrapposizione dei linguaggi effettivamente può giocare il suo ruolo negativo - che tenga conto della passata esperienza e dei suoi limiti, senza demonizzarla ma senza riproporla acriticamente.

Obama, nel suo pragmatismo e nel suo essere iùessei (il che vuol dire che ogni riferimento a marx è praticamente escluso in partenza, nel bene e nel male) ha indicato una speranza molto terraterra, eppure fin qui demonizzata e boicottata: quello che ha detto - e si ha da vedere ancora se e come riuscirà a farlo - è "salviamo la Terra e dall'inversione di tendenza tiriamoci fuori un po' di benessere per tutti. Magari un po' meno che in passato, ma per un po' più di gente, della nostra gente. E anche di quell'altra, en passant."

A ben vedere è una speranza piccola e anche un po' confusa, e siam qui tutti ad aspettare per vedere come se la cava con l'Afghanistan, ma ha funzionato. Ha funzionato, diciamo la verità, anche perchè a noi di belloccio e (apparentemente) simpa ci è capitato un cretino come Rutelli, e a loro invece Obama, che cretino non è affatto.

Ma, partescherzi che poi tanto scherzi non sono se è vero che il carisma conta pur qualcosa, ha funzionato "nonostante": è vero, Obama ha indicato alcune linee-guida, primo fra tutti l'impegno sull'energia "pulita" che è il problema più pressante, e ha avuto l'intelligenza di farlo assolvendo contemporaneamente gli americani dal loro spreco quotidiano. Che dovrà cambiare - il famoso richiamo alla responsabilità - ma che intanto non ti deve far vergognare a te, singolo che finora hai vissuto e sbagliato come tutti: anzi, proviamo a fare in modo che non si debba rinunciare a più di tanto senza per questo inimicarci il resto del mondo, che ne dite?
Ecco, questa è una bellissima proposta e un bellissimo modo di metter le cose: ma è inutile negare che ad Obama manchi, come a tutti, una teoria organica che si possa applicare al prossimo futuro.
Finora, infatti, non ce l'ha nessuno, non c'è un Marx e men che meno un Lenin, che ci dicano come sarà possibile conciliare interessi ormai così tanto contrapposti e salvare un pianeta ormai così tanto compromesso. Il che non significa che non ci sia nessuno che ci sta provando, anzi: ma finora le voci sono tante e si coprono l'una con l'altra.
Però, e in questo il brother ha ragione, sono voci che parlano al futuro: che dicono "si può fare" e anche "si può provare", che non si schierano con l'esistente ma con il possibile. Solo che tutto ciò viene spesso tacciato di ascientificità ( e perchè, poi, se base della scienza è lo sperimentare?) e chiamato, ancora troppo spesso, Utopia - quando va bene - o Rottura di coglioni - quando l'interlocutore è più esplicito.
Eppure, e questo è il succo del mio contributo al dibattito, il linguaggio al futuro può venire fuori solo da questo, solo da una visione che
un futuro lo contempli, che dia le coordinate per renderlo ancora possibile agli umani e non, forse, a sparse bande di mutanti radioattivi e imbeceriti.
Poi, è chiaro, le discussioni sul come, il quando e il perchè si sprecheranno e si ripeteranno le mille divisioni etcetc: ma pensare che possa esistere una Democrazia applicata, necessaria come sostiene giustamente il brother, senza che ci sia una credibilità nel parlare di Futuro - proprio nel senso del tempo cronologico - è mancare il bersaglio.
Giorgio Bocca, che a propòs di rigidità mentali non scherza mica, ha sostenuto in un qualche suo pezzo che la prospettiva della catastrofe ecologica è usata come babau, un po' come quando dicono "l'azienda è in crsi, se fate sciopero la costringete a chiudere". Purtroppo, non credo che Bocca abbia ragione in assoluto - basta guardarsi in giro, basta avere un po' di occhi e memoria, anche poca - ma credo che effettivamente le notizie sui rischi che corre il pianeta riescano a demotivare molta gente dall'impegnarsi in alcunchè di collettivo. A che pro? è una domanda non furba ma comprensibile.
Costruire un'alternativa allora può passare solo di lì, dal riappropriarci degli elementi base, la terra, l'acqua, l'aria e il fuoco, senza lasciare che una banda di predoni continui a portarceli via di sotto il naso per poi rivendercene solo una parte, e a caro prezzo. Convincendoci, per di più, che lo fa per il nostro bene: mentre noi stentiamo a tirar la fine del mese e un gruppo sempre più ristretto di persone ha in mano tutta la ricchezza del mondo - e non è un modo di dire.

Ci siamo abituati a considerare quelle in cui viviamo "democrazie", senza metterne più di tanto in discussione forme, modi e soprattutto sostanze, tanto che si può impunemente parlare di "esportare la democrazia" con l'aiuto di missili e bombe, senza rilevare la contraddizione macroscopica. Ma forse, chissà, in un domani - in cui io, nonostante tutto, credo: chè questo è mica il primo periodo buio dell'umanità, neh? - il nostro sistema parlamentare e rappresentativo apparirà vagamente ridicolo, assurdo da concepire, perchè nel frattempo se ne sarà trovato uno migliore.
Probabilmente mischiando, e sperimentando, qualcuna o tutte di quelle soluzioni, proposte, tentativi e innovazioni che oggi appaiono ridicole e assurde da concepire.



2 commenti:

Mario l. ha detto...

Un post lungo e complesso merita una riflessione un po' più lunga del normale e uno studio più accurato delle questioni coinvolte.
Innanzitutto la questione dei tempi.
Cambiare i tempi non serve a molto. Anche la politica usava un futuro come un presente quando prometteva "Tutti avranno un posto di lavoro".
E il presente come fai notare tu, vale anche come ideologia e per costruire.
Il problema, in questa materia, è ragionare con gli slogan.
Il miglioramento può avvenire attraverso il dialogo e mi viene da aggiungere, indipendentemente dalla parta politica che lo propone.
E non sto parlando del finto dialogo tra maggioranza e opposizione che si svolge nel parlamento, lì si recita seguendo un copione.
Parlo di un dialogo basato su un confronto tra diverse ideologie e situazioni correnti. Una cosa che non si può fare parlando da un palco e urlando motti come quelli che conosciamo.
Per quanto "possiamo cambiare" come frase sia affascinante, in sè non vuol dire nulla. E' completamente neutra.

Tempo fa ci fu una pubblicità in cui si vedeva con un fotomontaggio Gandhi che parlava attraverso un megaschermo in diverse piazze del mondo e poi apparivano le scritte in sovra-impressione: "Se avesse potuto comunicare così, oggi che mondo sarebbe?"
Personalmente non credo sarebbe stato un bene, all'incirca per lo stesso principio per cui non si può osservare qualcosa senza che questa venga cambiata dalla nostra osservazione.
I modi e i tempi della comunicazione odierna, l'attuale sistema di elezione politica, il distacco tra rappresentanti e rappresentati impedisce che si instauri il dialogo necessario per un miglioramento, in qualunque tempo o modo questo si dovesse tenere.

Non sarà Obama a salvare il mondo così come nessun uomo da solo può (anche senza considerare il fatto che gli è stata consegnata un'America sull'orlo del collasso sotto tutti i fronti). Il partito che rappresenta (e le relative lobby) forse guideranno l'America verso lidi migliori, ma le sicurezze sono poche.
Bisogna inoltre considerare che un conto è cambiare idea su una promessa fatta al popolo (dovunque dotato di scarsa memoria) e un conto negare le richieste di quelli che ti hanno dato i soldi.

Non ci resta che stare a vedere cosa succederà su quel fronte.

Per quanto riguarda la nostra deriva ecologica io temo parecchio (sarà anche perché sto leggendo il mondo senza di noi, libro che comincia a tirare un po' le somme sulla distruzione fatta dall'uomo).

E ogni tanto mi deprimo tanto che invece mi sento come in Fight Club: "Quello che dice Tyler dell'essere una merda e gli schiavi della storia, così mi sentivo. Avevo voglia di distruggere tutte le cose belle che non avrei mai avuto. Bruciare le foreste dell'Amazzonia. Pompare clorofluoroidrocarburi in cielo a mangiarsi l'ozono. Aprire le valvole nei serbatoi delle superpetroliere e svitare i tappi sulle piattaforme petrolifere. Volevo uccidere tutti i pesci che non potevo permettermi di comprare e annerire le spaggie della Costa Azzurra che non avrei mai visto. Volevo che il mondo intero toccasse il fondo."
Ok, non ti preoccupare è solo teorico.
Ma io che faccio parte (ancora per un po') della futura generazione sento il peso di tutti gli errori che le passate generazioni fanno e continuano a fare senza alcun risentimento o rimorso e sono spaventato e arrabbiato.
E' tanto ingiusto?

Mario l. ha detto...

Rileggendo il commento mi sono accorto di essere stato poco chiaro nella prima parte...
Comunque in breve volevo dire che al di là delle forme, il vero dialogo si è inaridito e senza dialogo non ci può essere miglioramento. Sia in Italia, come in America.
Ecco.
Credo...