Non mi è mai piaciuta, la storia del soldatino di stagno. quello monco, fatto con gli scarti, che gliene capitano di tutti i colori e lui rimane sull'attenti. e si innamora della svenevole ballerina - perfino da piccola vedevo tutto il patetico freudiano di uno che gli manca una gamba e fra tutti i possibili viene accoppiato con una che balla - e muoiono felici insieme. si sciolgono nel fuoco, aargh, fatto angoscioso e truculento. Me da piccola mi sembrava che avrebbero potuto ribellarsi, scappare, far qualcosa, insomma. Invece, il dato che la fiaba mette in rilievo in positivo, è proprio la capacità dei personaggi di rimanere al proprio posto, che viene chiamata "tenacia". A me la fiaba non piaceva, la tenacia mi piace ancora oggi. Mi piace chi, mettendo in conto con lucidità vantaggi e svantaggi, cerca di raggiungere o realizzare le proprie aspirazioni anche quando sono difficili o inconsuete, mi piace chi cerca di mantenersi coerente con una sua etica, chi pur accorgendosi di errori e limiti non smentisce la propria vita, chi di fronte a batoste vere o soggettive prova, testardo, a reagire. Credo ancora che questo sia un tipo positivo di tenacia e che se non dà i risultati sognati e sperati ci siano ragioni che val la pena di analizzare e, spesso, di accettare per quello che sono. E, a volte, di non accettare: non ancora, ancora un tentativo, dài. Che è quello che il soldatino non fa: lui infatti non grida, non piange, non scappa, non si arrabbia nemmeno. Sta lì, col suo fucilino ben stretto, e questo è il suo merito. Ci educavano così, forse: o soldatino, o ballerina, ma tutti e due "tenaci". Le differenze di genere - il soldatino che corre ogni genere di pericoli, la ballerina che sta lì ad aspettarlo - erano un punto importante, ma fondamentale era l'altro, la capacità di rimanere saldi al proprio posto. senza gridare, piangere o arrabbiarsi: chè sono tutte cose che "non sta bene".
Venne facile ribellarsi allo stare sull'attenti, e parecchi di noi lo fecero. Meno facile fu - ed è ancora - capire che anche il rimanere al proprio posto, faccia imperturbabile e fucilino ben stretto, non sempre è un merito.
giovedì, novembre 15, 2007
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2 commenti:
E fuor di metafora?
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