“C’è una crepa in ogni cosa / è da lì che entra la luce”
(Leonard Cohen)
giovedì, novembre 15, 2007
BRAVI SOLDATINI
Non mi è mai piaciuta, la storia del soldatino di stagno. quello monco, fatto con gli scarti, che gliene capitano di tutti i colori e lui rimane sull'attenti. e si innamora della svenevole ballerina - perfino da piccola vedevo tutto il patetico freudiano di uno che gli manca una gamba e fra tutti i possibili viene accoppiato con una che balla - e muoiono felici insieme. si sciolgono nel fuoco, aargh, fatto angoscioso e truculento. Me da piccola mi sembrava che avrebbero potuto ribellarsi, scappare, far qualcosa, insomma. Invece, il dato che la fiaba mette in rilievo in positivo, è proprio la capacità dei personaggi di rimanere al proprio posto, che viene chiamata "tenacia".A me la fiaba non piaceva, la tenacia mi piace ancora oggi. Mi piace chi, mettendo in conto con lucidità vantaggi e svantaggi, cerca di raggiungere o realizzare le proprie aspirazioni anche quando sono difficili o inconsuete, mi piace chi cerca di mantenersi coerente con una sua etica, chi pur accorgendosi di errori e limiti non smentisce la propria vita, chi di fronte a batoste vere o soggettive prova, testardo, a reagire. Credo ancora che questo sia un tipo positivo di tenacia e che se non dà i risultati sognati e sperati ci siano ragioni che val la pena di analizzare e, spesso, di accettare per quello che sono. E, a volte, di non accettare: non ancora, ancora un tentativo, dài. Che è quello che il soldatino non fa: lui infatti non grida, non piange, non scappa, non si arrabbia nemmeno. Sta lì, col suo fucilino ben stretto, e questo è il suo merito.Ci educavano così, forse: o soldatino, o ballerina, ma tutti e due "tenaci". Le differenze di genere - il soldatino che corre ogni genere di pericoli, la ballerina che sta lì ad aspettarlo - erano un punto importante, ma fondamentale era l'altro, la capacità di rimanere saldi al proprio posto. senza gridare, piangere o arrabbiarsi: chè sono tutte cose che "non sta bene". Venne facile ribellarsi allo stare sull'attenti, e parecchi di noi lo fecero. Meno facile fu - ed è ancora - capire che anche il rimanere al proprio posto, faccia imperturbabile e fucilino ben stretto, non sempre è un merito.
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2 commenti:
E fuor di metafora?
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