Un dibattito nei toni pacati proposti dal brother è un piacere, ancorchè chez nous si faccia fatica a trovare altrettanto tempo e concentrazione per rispondere a tutto-proprio-tutto. Ma ci si prova sui nodi fondamentali.
Senza por tempo in mezzo, dunque: sul Pebble Bed Reactor abbiamo le notizie che ne dà il brother e poco più. Qualcosa su Wikipedia, qualcosa qua e là, ben poco in italiano: il che, a parte le personali idiosincrasie a scoppiarmi roba tecnica in inglese - con il problema supplementare di non sapere se chi me le racconta è Eta Beta o King Kong - significa che qui da noi di ciò se ne parla poco e male. Il che non vuol dire che non ci si fidi dell'ottimismo del brother, che pare fondato e sensato. Ma dobbiamo pur ammettere che ottimismo è. Chè, se il brother ha ragione su tutto (citando dal suo blog: "Non può avere incidenti che rilasciano roba radioattiva nell'ambiente. Non può esplodere. Costa meno di una centrale a carbone. Si costruisce in un paio di anni. Ha scorie facilmente stoccabili. Permette di avere combustibile molto più disponibile di tutte le altre forme di centrali. Non ha bisogno di usare il danubio per raffreddare il nocciolo (che è un impatto ambientale spesso trascurato ma in realtà ben più importante delle menate sul radioattivo)" ) sarebbe davvero irragionevole e insensato opporsi a un utilizzo così allettante di una fonte energetica, anche se pur sempre "nucleare".
Fanatici ce n'è sempre, ovunque, e non bastasse a volte si fa anche fatica a capirsi fra gente che fanatica non è: ma credo che la prospettiva di poter mantenere il mondo grosso modo così com'è, allargandone i vantaggi che oggi abbiamo solo "noi" anche agli "altri" senza doverci sobbarcare sacrifici, ma semplicemente ricorrendo alla soluzione geniale che, oltretutto, è già stata trovata non possa far schifo a nessuno nessuno.
A noi profani, che poco capiamo - nonostante le fatiche dei divulgatori - di discorsi scientificissimi e che ci ripugna andarceli a scoppiare nei minimi particolari, piacerebbe però avere in merito anche l'opinione di ecoloambientalisti, di cui invece non troviamo traccia. E non sappiamo se dare la colpa alla negligenza dello schieramento verde o all'irrilevanza della centrale-che-mette-d'accordo-tutti.
Perchè, ed eccoci giunti alla provocazia, di idee e invenzioni geniali, piene di buon senso, di praticabilità e perfino di generosità sociale è piena la storia recente: valga per tutti l'esempio ormai stranoto dell'auto elettrica, affossata più volte dalla strapotenza dell'oligarchia petrolifera. Ma esempi così ce ne sono mille, lo sappiamo tutti. E il fatto che siano in via di realizzazione in alcuni (uno?) luoghi del mondo non significa affatto che potranno essere vincenti.
Nel momento in cui lo fossero, o lo diventassero, credo che anche i più diffidenti potranno confrontarsi con questa realtà, magari avendo a disposizioni maggiori dati e nozioni una volta che i primi modelli di questo tipo saranno stati realizzati.
Fino a quel momento, fino cioè a quando non verrà proposto un piano energetico basato sulla costruzione di due o dieci o cento Pebble Bed Reactor - da collocarsi rigorosamente tutti in Val di Susa, salvo qualcuno a Vicenza, com'è ovvio - chi si batte "contro il nucleare" penso abbia ben chiaro che si sta battendo contro il nucleare attuale, non quello futuribile.
E al nucleare attuale dedico un altro post- florilegio, per non appesantire oltremodo questo, ma anche senza le news in tema, non si può non ammettere che il nucleare attuale (e lo definisco così perchè anch'io continuo a fare confusione fra i vari termini tecnici) non è una soluzione ottima: perchè quello che ora sta facendo la lobby nucleare - e dò per buono che alle persone intelligenti appaia ovvio che una lobby nucleare esiste, così come c'è quella del tabacco, quelle delle armi, quella della chimicazza, quella degli OGM ecc. - è cercare di contrabbandare le stesse, identiche centrali che vent'anni fa sono state pesantemente criticate in tutto il mondo e, di conseguenza, abbandonate, senza aver risolto nè cambiato nulla da allora.
Chè non credeteci, se vi dicono che è l'Italia a essere rimasta indietro, sul nucleare, per colpa del referendum: in tutto il mondo, dopo Chernobyl e Three Mile Island (che non sono stati affatto gli unici incidenti, se ne contano almeno cinque) il nucleare fu di fatto abbandonato, proprio perchè di fatto non risultava così competitivo come sembrava potesse essere all'inizio. E oggi lo è ancor meno, nonostante la situazione energetica, come si può dedurre dalle notizie riportate nell'altro post: o crediamo forse che Paesi come il Belgio e la Germania, nonchè gli investitori privati della patria del capitale, gli Usa, abbandonerebbero una tecnologia promettente solo perchè comporta qualche rischio per la popolazione? Vi pare che dopo Bhopal e Seveso qualcuno abbia parlato di abbandonare la chimica?
Il confronto da cui è sortito questo dibattito, sulla convenienza del nucleare rispetto al carbone, non è opera degli ecologisti che come già dicevo non si sognano di sostenere i combustibili fossili, ma del Dipartimento dell'Energia americano, che ha stimato in un 25% in più i costi del nucleare rispetto al gas e al carbone. Vero, in quello studio non c'è un confronto di costi e ricavi con le fonti rinnovabili, ma se viene citato da Legambiente, Greenpeace & c. immagino che sia perchè nel nostro Paese fra le cose che vengono dette si sottolinea la convenienza del nucleare come fosse assoluta, e non lo è.
Come dice la Talpa, ci vorrebbe un "bilancio naturale" - una cosa che non esiste, in effetti - per poter valutare con scienza e coscienza vantaggi e svantaggi delle varie tecnologie oggi disponibili, senza fanatismi e irrigidimenti da entrambe le parti.
Però nell'appello alla manifestazione che si è tenuta oggi a Roma a favore dell'energia solare si accenna al "nucleare cosiddetto sicuro", pur precisando che non sarà disponibile prima del 2030. Mi pare perciò che da parte degli ambientalisti non ci sia un eccessivo irrigidirsi sulle proprie posizioni, mentre i sostenitori del nucleare, al contrario, non ragionano tutti come il brother ma ben più facilmente sostengono l'irragionevolezza delle paure nei confronti di qualsiasi tipo di nucleare. Sono i sostenitori del nucleare, e non gli avversari, a giocare sulla confusione dei dati, delle possibilità e delle prospettive: chè se ci fosse un reale interesse a sviluppare un "nucleare sicuro" in nome dell'umanità, io credo che ne sentiremmo parlare di più e con ben maggiore chiarezza.
E credo che, come sarebbe logico se l'intento fosse davvero "umanitario" o almeno di interesse condiviso, per allontanare sospetti di speculazione chi fa riferimento e crede nell'energia nucleare si allontanerebbe da ipotesi che si sono già dimostrare rischiose e poco redditizie, puntando invece ogni sforzo sulle ipotesi nuove. Purtroppo non è così, e anzi si cerca di criminalizzare l'opposizione al nucleare tacciandola di sciocco sentimentalismo, come se ci fosse da vergognarsi nel nutrire preoccupazione e orrore di fronte al possibile ripetersi di incidenti e tragedie. Come se il nocciolo della questione fosse una classifica di morti e gravità: ma con lo stesso ragionamento si potrebbero riscoprire i dirigibili, chè in fondo un incidente solo ci fu e i morti anche pochini, no?
Al contrario, proprio un forma elementare di ragionevolezza e buon senso ci dice che sostenere il nucleare, oggi, senza differenziazioni precise - come di fatto avviene ogni volta che si parla di "ritorno al nucleare" - è tanto più sciocco se davvero fra qualche anno avremo a disposizione il "nucleare sicuro": se è così, che senso ha investire danaro italiano nelle centrali in costruzione nell'est europeo, basate su tecnologie obsolete?
Pur ammettendo che le fonti rinnovabili non siano il massimo dell'efficienza, se servono soprattutto per superare il momento critico, cui seguirà il nucleare sicuro, non val forse tanto più la pena di incentivarle al massimo? Se non altro per differenziare, giacchè mi pare che si stia dimostrando al di là di ogni dubbio che puntare su un solo tipo di energia non sia stata la scelta più furba.
Infine, a me pare che i sostenitori del nucleare - e mi dispiace non se ne possa dare una definizione più precisa, ma insomma chi opera a favore del "ritorno al nucleare" così come oggi lo conosciamo - tenda a sottovalutare, direi non a caso, tutta una serie di discorsi sociali, morali ed economici in senso un po' meno gretto, che invece nel campo avverso sono non solo presenti, ma oggetto di molte riflessioni e dibattiti e tentativi di cambiamento. Quando si discute su come ottenere 500 megawatt/ora e non si discute affatto su come verranno impiegati, e perchè e per chi, quei 500 megawatt, puntando invece tutta la discussione sul ridicolizzare gli sforzi di chi sta cercando strade diverse... ecco, io credo che qualcosa non quadri.
Perchè in generale, la parte "progressista" oggi nel mondo si interroga eticamente sulle proprie scelte e cerca di non comprare i palloni cuciti dai bambini, il caffè prodotto dagli schiavi, il riso Ogm, le fragole che arrivano dall'altra parte del mondo... e via di seguito. Non sempre si riesce ad essere coerenti con un'etica che, come già si accennava è ancora tutta da inventare e spesso pone problemi complessi, ma quanto meno ci si prova: non appartiene a "noi" il fregarsene, il non chiedersi neppure perchè una maglietta o una scatola di pelati possono costare così poco, non ci appartiene il gioire perchè gli sfigati sono gli altri, non ci appartiene il sostenere che le ricchezze vadano divise fra pochi.
Sull'energia, invece, da un po' di tempo in qua va prevalendo questa visione: come se l'oggetto del contendere fosse neutro, come se non sapessimo che l'energia usata per asciugare lo smalto delle unghie o tener curato un campo da golf è tutta energia "rubata" a chi non può contare nemmeno su una lampadina per poter studiare la sera. Come se, proiettandoci in un futuro non troppo lontano, non sapessimo neppure immaginare di rinunciare all'asciugasmalto e al campo da golf. Ma visto che così non è per quella buona parte di popolazione che già non sa che farsene nè dell'uno nè dell'altro, io credo che qualsiasi seria discussione sul nucleare e sull'energia dovrebbe partire da un ridimensionamento della nostre esigenze: a meno di non voler ammettere che le nostre abitudini dispendiose sono tanto più importanti della salute e della sicurezza di tutti gli altri. Salvo imbufalirsi e lottare all'ultimo sangue se poi capiterà, come stava già per succedere con le scorie, che quegli "altri" siamo proprio noi.
In realtà, è ovvio che il dibattito sul nucleare abbia ben poco a che vedere con la scienza, e molto invece a che fare con la politica e l'economia: proprio per questo, e scusate se mi ripeto ma il concetto mi pare importante, ritengo che affidarsi solo a "chi ne sa" dal punto di vista scientifico sia una scelta di comodo, che mette i paraocchi a chi la compie. Chè ben venga il capirci il più possibile, ma la partita non si gioca sulla possibilità teorica di prevenire i guai alla tiroide in caso di incidente nucleare, ma sulla probabilità concreta che questo verrà fatto: la differenza fra le due cose è enorme e chi ha una mente scientifica può divertirsi a elencare quante variabili possono entrare nel calcolo della distanza fra possibilità e probabilità.
Mettere in discussione il nucleare non significa, in questo momento, mettere un qualsiasi stop alla scienza e alla ricerca - tanto è vero che il governo Prodi pare abbia finanziato quest'ultima - ma, al contrario, credere che proprio da una scienza e una ricerca meno asserviti a un potere economico gretto ed egoista possano arrivare le risorse e le capacità per superare quello che in ogni caso si va profilando sempre più come un futuro incerto e probabilmente drammatico da più punti di vista.
Significa pensare che l'umanità sappia e voglia andare oltre una logica che si è già dimostrata perdente, quella dei combustibili fossili, della concentrazione energetica, delle mega-opere, del rischio solo apparentemente sotto controllo eccetera eccetera, per arrivare a qualcosa di meglio, che in molti casi c'è anche già e richiede solo qualche piccolo sforzo per raggiungere un buon livello di efficienza.
Io credo che, se fossi io ad amare la scienza e la ricerca sarei, pur nella preoccupazione per il futuro, entusiasta della sfida che oggi si pone, della possibilità che - sia pure obtorto collo - si offre a chi ha testa e fantasia e magari anche un po' di coraggio: che, certo, di Einstein non ne nasce uno tutti i giorni, ma a puntare sul vecchio, a difendere il già noto, son buoni proprio tutti.
sabato, novembre 10, 2007
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