venerdì, ottobre 05, 2007

TESSERE 2

Bello, eh, il poster sovietico del "mostro del capitalismo"?

A parte, eccomi alla vicenda del compagno Cachemire, che è una tessera importante. Perchè l'indignazione per il contratto a tempo, ancor più che per la cifra miserrima, è giusta, chè si vorrebbe che un partito di sinistra non si comportasse come il peggior collsenter. Sacrosanto, il post dell'amicae. sull'argomento.
Ma io mi chiedo, e me l'ero già chiesta in periodo di elezioni: ma da quando i partiti di sinistra pagano la gente per la campagna elettorale? O, pare, per la Festa dell'Unità? Che ci sono ancora un sacco di compagni seri che si giocano le ferie annuali allo stand della frittelle, ma appunto, pare che accanto ci sia anche una forma di monetizzazione (rimborso, compenso, chiamatelo come volete) per altri.
Mi scandalizzo? No, è tutta la stessa partita di cui la nessie nel suo post e, anzi, considerando che nei partiti di sinistra è tuttora in vigore l'usanza che chi occupa una qualsiasi carica elettiva nelle istituzioni versi un discreto tot del suo compenso al partito da cui proviene, ecco che tutto sommato "pagare i compagni" di base, quelli che si fanno il mazzo, potrebbe sembrarmi un gesto fin carino, una specie di redistribuzione. O perfino di un Mutuo Soccorso, forse un po' moralmente deviato, ma insomma.
Epperò, in quest'ottica allora mi tocca di deprecare il compagno Cachemire, che senza dubbio si sarà ben bene guadagnato il suo folle compenso, ma che non ha alcun diritto di ritenere che avrebbe dovuto continuare ad esserci. Che diamine, un partito non è un 'impresa, dove cominci da factotum e arrivi perfino a fare il centralinista! Cara grazia che ti hanno pagato, con contratto, per fare quello che prima facevi aggratis, no? Motivo di più per continuare a farlo gratis, sapendo che "quando è possibile" qualcosa arriva: ma tradizione vorrebbe che la sinistra - bordeaux, rossa, perfino rosina - fosse sostenuta dai soldi dei compagni nei momenti come le campagne elettorali, e non il contrario.

La Nessie dice: è il precariato, quello che ci frega. E, in assoluto, ha ragione. Il
precariato frega prima di tutto a livello mentale - chi si sente insicuro ha meno voglia, coraggio e possibilità di esporsi e impegnarsi - e, forse ancor più, ha frantumato quella che un tempo si chiamava "la forza-lavoro". Mille piccole imprese molto easy, con mille tipi di contratto ancor più easy: non ci sono più obiettivi comuni, lotte comuni, non c'è più neppure la concentrazione umana necessaria per pensare gli obiettivi e le lotte. E dove c'è ancora, ci lavorano solo gli immigrati: non necessariamente in nero e sfruttati, chè molte fabbriche (quelle che ci sono ancora), mettono in regola eccome, pur di avere qualcuno che ci lavori. Ma, per quanto in regola, finchè ti senti ospite di un altro paese è difficile che ti metti a far casino, anche ammettendo che tu capisca perchè e per cosa gli altri fanno casino.

Allora, diciamo la verità: a questa triste sinistra è venuta a mancare la base , quella vera, quella che usciva dalle fabbriche con quelle macchine enormi che mai ho capito cosa fossero davvero e le metteva di traverso nella piazza. Quella base lì non è più qui, è in Cina, in India, in Africa a lavorare per noi. Ma per loro non ci sarà un Marx - o meglio, non ci sarà quel Marx, e chissà chi arriverà al suo posto, e quando - che gli spiega cosa sta succedendo, perchè devono rimanere intrappolati in tremila a duemila metri di profondità in modo che la commessa dell'Upim o l'estetista possano comprarsi un altro braccialetto d'oro. Magari poi votando Rifonda, o chi per esso.

Ci piaccia o no - e sono sicura che non ci piace - siamo passati dall'altra parte. Chè l'idea di nessie è bellissima e ne apprezzo tutto lo spirito, assai assai, ma quando si chiedeva pane si accettava pane. Oggi, molti o addirittura quasi tutti (non nessie, no, che ha due genitori sciagurati) i precari hanno o avranno una casa di proprietà. E tutti noi, quando vediamo e diciamo che i soldi non bastano - ed è vero, nel nostro mondo - sappiamo benissimo che non è vero che non bastano per avere un tetto sopra la testa e due pasti al giorno. Quello che vogliamo dire è che non bastano per il di più, e ognuno ha la sua personale concezione del "di più": ma, potrebbe opinare una tuta blu che dall'alto del suo posto garantito contribuisce al Fondo Precari, hai proprio bisogno di quell'aperitivo, di quel viaggio, di quella maglietta? A me pare di no, e se mi pare di no perchè dovrei darti i soldi che servono a me per fare un viaggio, per bere un aperitivo, per cambiare la macchina che cade a pezzi?
"Che mangino brioche" non è più una boutade, si sta lottando per avere esattamente le brioches. E quelli a cui il pane arriva a mancare davvero - che sono i licenziati che non riescono più a reinserirsi nemmeno per pulire i cessi, i pensionati, gli immigrati - sono tutta gente che a Roma non verrà. Lottiamo anche per loro? Forse. Ma siamo sicuri che loro lo possano capire, quando in realtà ci guardiamo bene dal dipingere il muro di rosso chè sennò ci mancano i soldi per l'aperitivo?
Scusate il tono moralista, se vi urta avete ragione: urta anche me, quando questi discorsi me li faccio per me stessa. Ma è solo un'altra tesserina, abbiate pazienza ancora un po'.

E, ultima tessera, per concludere su una nota frivola: l'uomobarbuto e il KGgB hanno raccontato, a tavola, di aver visto oggi due donne (in momenti e luoghi diversi, come il signor Brando) con "le tette di fuori", ovvero talmente scollate che si vedevano i capezzoli. A prescindere da quanto il Signor Push-Up ringrazi questa moda che ci vuole tutte prosperose grazie alle ovattine e ai ferri che usavano già le nostre bisnonne - e pensare che sono passati trent'anni, non un due secoli, da quando i reggiseni si bruciavano in piazza - mi è venuto in mente che nel '700 uno degli ultimissimi guizzi della moda aristocratica furono i vestiti con la scollatura sotto il seno. Poi ci fu la Rivoluzione Francese. E le dame, ormai in vestiti molto più sobri, tutto quello che osavano sfoggiare era un nastrino rosso intorno al collo, in ricordo dei loro amici.
se tanto mi dà tanto...

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Come diceva uno, sono perfettamente d'accordo a meta'.
Innanzitutto, fammi fare cinque minuti l'avvocato del compagno Cachemire, e dei frisciolai delle Festa dell'unita'.
Questi ultimi, per quanto ne so io (ma sono robe vecchie di due anni, quindi boh), non sono mai stati pagati: gli unici che prendevano qualche spicciolo erano quelli che montavano gli stand (dipendenti di una societa' legata al partito, ma non necessariamente iscritti), e i non iscritti che ci lavoravano (tipo cuochi o pizzaioli) perche' serviva gente qualificata.
Pero', adesso, smontiamola un po' questa mitologia: ho fatto 12 anni di feste dell'Unita', e ho sempre sentito dire, ma non ho mai visto uno che avesse preso ferie per far frittelle. Cosi' come, d'altra parte, ho visto un sacco di "eletti" fottersene del regolamento e non versare una lira al partito.
Quanto al compagno Cachemire, beh: nei partiti i cosiddetti "funzionari" ci son sempre stati, ai tempi di salita San Leonardo ce n'erano a frotte, e non e' che lavorassero agratis.
Ovviamente, aggiungerei, che otto ore al giorno non e' il tempo libero, e dodici mesi all'anno non sono vacanze.
Cachemire aveva un contratto fino a fine anno, non si aspettava di arrivare alla pensione lavorando li' dentro, ma almeno che non lo liquidassero con due mesi d'anticipo, quello si'.

Quanto al resto, al superfluo e al necessario, sono d'accordo. Pero' attenzione a non generalizzare, che non tutti sono "privilegiati" che, poverini, non hanno i soldi per la caipirosca.
Se il monitoraggio dei consumi degli italiani registra un calo nelle vendite di generi alimentari di prima necessita', nell'ultima settimana del mese, beh forse il problema e' un po' piu' grosso..

e.talpa ha detto...

Provo a commentare qui, che mi sa sei l'unica che ancora mi ascolta (c'è gente buona, nell'Universo :P).

Concordo concordissimo e la cosa continua a stupirmi :D su "a questa triste sinistra è venuta a mancare la base". Solo che la mia diagnosi è più eretica. Forse se la base c'era quando c'erano le grandi fabbriche, vuol dire che la base nn era di sinistra perché ne condivideva il pensiero, ma perché faceva i suoi interessi (esattamente come i padroni si fanno i loro) soltanto che c'erano molti più operai che padroni. E ora che la struttura del lavoro è cambiata (e io non ritengo un male che ci sia meno "grande industrializzazione") la società tutta si è borghesizzata. Come pensiero e aspirazioni.

Ma più che le considerazioni morali, temo che il problema siano le conseguenze logistiche di questo "non ci sono più le grandi fabbriche". Ed è che è morta la capacità di organizzarsi insieme. Proprio non si sa come fare. Per questo vi avevo linkato il manif dell'altro dì, quello in cui lo studente diceva che avrebbe voluto far politica, ma anche a scuola non si sa come fare. Se sto facendo il piemontese :P me ne scuso, ma non so se è questa un'isola infelice, o genova un'isola felice, o nessuna delle due. Però siamo al livello che diventa difficile fare le cose banali... altro che dedicare il proprio tempo a dipingere i muri rossi :D io ho chiesto a un amico sindacalista, molto attivo in ambiente NO TAV, ex legambiente eccetera, che casualmente lavora con me, dove avremmo potuto votare contro questo sciagurato patto sul welfare. Mi ha risposto che non sapeva né se né dove avrebbero fatto le votazioni "ma di che stupisci, questo è diventata la nostra democrazia".

Infine, personalmente il tuo discorso non mi urta, anzi. Ieri ho finito di guardare Blood Diamonds, e come sempre in queste occasioni penso che, non solo per i diamanti ma anche per il pane, noi viviamo perché qualcuno muore, India o Africa che sia. Inutile nascondersi dietro ad un dito, penso che siamo colpevoli e -tantovale ammetterlo- ci va bene così. Se ci sparassero addosso per ribellarsi, gli daremmo ragione, ma gli spareremmo a nostra volta.

Anonimo ha detto...

E' complesso.
Io voglio il pane e voglio anche le brioches.
Ma signora Strega, vorrei puntualizzare una cosa.
Io non credo che lei pensi che il diritto alla maternità, alla mutua, a un mutuo, alla sicurezza sul lavoro siano brioches.
Ma da quello che scrive sembrerebbe. Non si parla di aperitivi e magliette. Si parla di diritti. Che sono gli stessi di cui si parlava 30 o 40 anni fa.
Ora però la visione new-global impone l'autocritica. Ammettere che, se il mondo si divide tra fortunati e sfortunati, noi siamo tra i primi. Ma lo era anche 40 anni fa. Anche allora si stava meglio quassù che laggiù.
Il fatto è che anche quassù c'è chi sta meglio e chi sta peggio. E Marx... bè... trovo che sia ancora una lente utile per leggere il mondo com'è oggi.
Però sto al lavoro e, nche se vorrei argomentare meglio, scappo...

Giuli

lastreganocciola ha detto...

uh, com'è difficile discutere per scritto, ma sono contentissima di tuttio questi commenti e post.
Grazie @F. , e anche e. nel post, delle precisazioni su cachemire che, povero, è finito in mezzo a tutti ciò :-) : ovvio che l'ho preso come spunto, così come la sua storia pareva dal post, per farne un simbolo di un "cambiamento di testa" e di atteggiamenti nella sinistra. E magari avrai ragione che c'è anche del mito, ma quello che mi dici degli eletti che se ne fottono conferma, e non smentisce, la tesi di fondo.
Non parlavo certo degli ultimi dieci anni...

@ talpa, prima di tutto smettila di fare Isaia, dài. D'accordissimo sulle difficoltà logistiche, che è uno degli effetti, non casuale, dell'economia di oggi. Meno sul fatto che si vive "sempre e per forza" sulla pelle di qualcun altro, è una visione un po' semplicistica e ancora meno che gli operai facessero " i loro interessi", detta così. Certo, facevano gli interessi della loro classe, che è cosa diversa.

@giuli: mannaggia, certo che non voglio dire che la mutua è una brioche. e il pane e la brioche, poi, mi sembra una bella piattaforma. e sono d'accordo anche su marx, ben più longevo e utile di quanto vogliono farlo apparire. Ma secondo me non è la "visione noglobal" a imporre l'autocritica, c'è davvero una necessità di ripensarci, di capire meglio cosa vogliamo e perchè. è questo il senso del puzzle mentale, chè se avessi un paio di certezze di più farei naomi klein, mica lastreganocciola :-)

Anonimo ha detto...

L'"impone" utilizzato lo intendevo come "è un dovere morale fare autocritica"
La mia visione del rapporto sud-nord del mondo è molto articolata, mi servirebbe un blog a tema.
Per esempio rispolvererei il concetto marxiano di classe "in sé" e classe "per sé". A mio avviso, la questione acquista una prospettiva diversa, vista da questo punto di vista.
Ma ve lo risparmio, che tanto chi ha le orecchie per intendere ha già inteso.
E questo va in risposta all'idea dello spararsi addosso della Talpa e a te, Strega... scusandomi per il post usando il lei e il tono che sembrava polemico mentre invece io condivido praticamente sempre tutto di quello che dici.

Giuli

lastreganocciola ha detto...

@giuli: ecco, accetto le scuse solo per quanto riguarda l'uso del lei :-)
sul resto, sono contenta di sapere che siamo spesso d'accordo, ma accetto ben volentieri anche le polemiche, sennò che gusto c'è? :-)
più seriamente, se il blog nord-sud che pure sarebbe interessante non puoi farlo, un intervento sul tema mi farebbe piacere e te lo ospiterei più che volentieri.

e.talpa ha detto...

Son perplesso, ragazze più o meno giovani, in quanto ignorante:

- non fare Isaia, significa non lamentarti sempre?

- classe "in sé" e classe "per sé"? vi prego un bignami, non ho testa per leggermi tutto marx...

una precisazione sul vivere "sempre e per forza" sulla pelle di qualcun altro. Non intendevo dire che la Natura impone che questa sia una condizione ineluttabile della specie umana su questo pianeta. Intendevo dire che secondo me adesso come adesso le cose stanno così, che ci piaccia o meno noi occidentali tutti siamo colpevoli, per il solo fatto che noi stiamo, anche senza brioche, sempre meglio di loro. Almeno io mi sento colpevole.

lastreganocciola ha detto...

@talpa: Se non hai mai letto Winnie Puh potresti rimediare a questa lacuna e, evitando come la peste le banalizzazioni di Disney, comprarti l'edizione italiana dell'originale (A. A. Milne, Winnie Puh (Winnie-the-Pooh), Salani 1993). Non solo è una lettura piacevole, ma ci troverai Isaia, la cui filosofia di vita ricorda un po' la tua :-)
E potresti anche prenderti, ammesso che sia ancora in giro, "Istruzioni per rendersi infelici", di Paul Watzlawick, Feltrinelli. Sono consigli sinceri, spero che non li vedrai come una presa in giro: i libri non possono tutto, ma a volte ci aiutano a vedere noi stessi con occhi diversi dal solito.

un bignami del marxismo???? mi piacerebbe saperlo fare, e non so, ma altro che un blog (per non parlare di un post) ci vorrebbe...vai avanti a senso, abbiam fatto tutti più o meno così, imparando per strada :-)

allora siamo d'accordo, e credo che il senso di colpa di cui tu parli faccia parte della nostra difficoltà di collocarci.

e.talpa ha detto...

Winnie Pooh nooooo :D

Non le prendo come una presa in giro, allora :P
E accetto il consiglio, solo che... ho talmente tempo libero che non sono ancora riuscito a finire "prima della pioggia", fate voi...