venerdì, gennaio 30, 2009

AUTOREVERSE


Trovo qui e incollo paro paro:

"Nel nostro partito politico manteniamo le promesse.
Solo gli imbecilli possono credere che
non lotteremo contro la corruzione.
Perché se c’è qualcosa di sicuro per noi è che
l’onestà e la trasparenza sono fondamentali
per raggiungere i nostri ideali.
Dimostreremo che è una grande stupidità credere che
la mafia continuerà a far parte del nostro governo come in passato
Assicuriamo senza dubbio che
la giustizia sociale sarà il fine principale del nostro mandato.
Nonostante questo, c’è gente stupida che ancora pensa che
si possa continuare a governare con i trucchi della vecchia politica.
Quando assumeremo il potere, faremo il possibile affinché
finiscano le situazioni di privilegio.
Non permetteremo in nessun modo che
i nostri bambini muoiano di fame.
Compiremo i nostri propositi nonostante
le risorse economiche siano esaurite.
Eserciteremo il potere fino a che
Si capisca da ora che
Siamo il partito di FORZA ITALIA, la nuova politica"
No non ho cambiato bandiera, non son salito sul carro del Sciur Padrùn… ORA PROVATE A RILEGGERE PARTENDO DAL BASSO (da un suggerimento di Stefania Pipitone)

giovedì, gennaio 29, 2009

mercoledì, gennaio 28, 2009

THE WINNER


E' l'amicae.: perchè la "Squala di Mestre" - la definizione è dell'amicae. stessa e non mia - è arrivata prima, ma il parere del gufo è che alzarsi troppo presto ottenebra la mente: più tardi, infatti, se interpreto bene i commenti, anche la Gia è giunta alla soluscion, ma l'amicae. l'aveva ormai preceduta. 
A lei, che per prima ha indovinato "E le stelle stanno a guaradre", di Cronin,  andrà il Magnifico Rospetto di Gomma Multicolor, una meraviglia della scienza e della tecnica, mentre agli altri  partecipanti (che hanno indovinato tutti, bravi, anche se il gipunto ci ha da opinare su dove guardano le stelle, pensa un po' te...) vanno i  più sentiti ringraziamenti.
E sono davvero sentiti, che la giornata non è stata ottima - niente di nuovo sul fronte occidentale, ma la notizia che la guerra è dura può essere pessima anche solo da sentirsela ripetere -  e aver da pensare alla Calamity Farm, con la suspence di sapere chi aveva vinto il quizzino, mi è stato di aiuto. 
Non stupitevi: come mi ha testè ricordato il gipunto, è quando le cose sono serie che bisogna prenderle con leggerezza. 

martedì, gennaio 27, 2009

QUIZZINO


Il rospetto ne ha combinata una delle sue, papere e galline gli stanno facendo un elmetto...
(Indovinare il titolo di un libro: 1-2- 6-6-1-8)

lunedì, gennaio 26, 2009

AVVISO

Non potrete dire che non vi ho avvertito, o sollevare speciose quistioni: domattina, martedì 27 gennaio, a un'ora random scatterà il più scemo quizzino che la Calamity Farm è riuscita a concepire finora (in verità ha anche in mente un quizzone ben più ponderoso, che vuole il suo tempo: le mezze misure non sono per la Calamity). 
Ma talmente facile sarà il quizzino che per stabilire il vincitore conterà l'ora indicata sulla risposta, questa volta sì. E il premio, proporzionato, è un pittoresco - è il caso di dirlo - rospo in gomma multicolor. pregio, neh?

RESPIRA PIANO


Uno, o forse il, punto cardine del qi gong è la qualità del respiro, che ci dicono debba essere "lieve, sottile, fluido, fine".
Sembra facile, o addirittura superfluo badare alla qualità del respiro, ma la verità è che come cominciamo a farci caso ci vien fuori un soffio che un mantice è niente in confronto. Per rendere il respiro "fine" e tuttavia profondo e importante e coinvolgente, dobbiamo concentrarci.
Di più non mi azzardo a spiegare che ancora troppo poco ne so, ma c'è questo libro che si chiama "L'estate della collina" che può essere preso in due modi: o come l'opera di un ossessivo - e anche così ha il suo valore - oppure come un qi gong letterario.
Nel libro non succede nulla, esattamente come sembra che non succeda nulla quando ce ne stiamo lì a cercare di respirare "con" quel punto appena sotto l'ombelico di cui non sono ancora riuscita a capire il nome cinese. Non ci sono le Terribili Lotte dello Spietato Mondo della Natura a cui ci hanno ormai abituato i documentari, e neanche qualche episodio divertente di buffi animali, o notizie curiose seppure scientifiche.
Non ci sono nè flessioni nè giri di corsa, e neanche un po' di stretching, insomma.
Eppure, fra tutti i libri avvincenti che mi aspettano lì vicino al comodino, spesso la sera riprendo in mano questo, e mi leggo un mese: dieci, quindici pagine di descrizione pura, obiettiva. Di descrizione accuratissima, con le parole scelte e pensate una per una, cambiate forse mille volte per arrivare a quel risultato e non a un altro: per raccontare una giornata di pioggia, un boschetto di pini, un fienile diroccato. E il mondo che si muove intorno, senza condiscendenza nè esaltazione, solo osservazione.
"La pioggia sembra finire partendo dal basso; si rifugia tra le nubi più bianche. Esco, e sto nell'aria soleggiata ancora percorsa da strali di pioggia. Mi guardo indietro, nel fienile, e vedo per la prima volta un gufo bianco appollaiato su una trave del tetto. La faccia ermetica ha una calma implacabile, intessuta di sogno, è la maschera perfetta. Sembra che respiri attraverso un boccaglio, mentre lui resta immerso, giù nel profondo, sotto la superficie del giorno."

E questo in traduzione: ma, esorta giustamente chi la traduzione l'ha fatta (Salvatore Romano), leggete il libro in originale, se appena potete, cioè in inglese. Chè quella che scorre nelle pagine è la campagna inglese - una campagna che peraltro probabilmente non c'è più: dell'autore, infatti, J.A.Baker, si sa che è nato nel 1926 e che fino al 1965 ha fatto mille mestieri, ma null'altro. Non si sa se è ancora vivo, e se si conosce una sola altra sua fatica letteraria, dedicata al falco pellegrino.
Baker è scomparso, lasciandoci queste sue diverse estati che, come precisa con puntualizzazione ingenuamente seria, sono letterariamente raccolte in una sola.
Nella postfazione del traduttore, il libro di Baker viene definito "una terapia" e "una lezione" contro la sciatteria del linguaggio e non solo.
Io preferisco considerarlo un invito, una dimostrazione che si può. Si può, ad esempio, trovare intorno e dentro di sè la calma necessaria per guardare bene - non lo facciamo quasi mai, andiamo da un punto all'altro pensando di sapere già tutto, di solito - e per mettere nella nostra interpretazione di ciò che vediamo tanta pazienza e umiltà da finire fuori dal quadro, senza che questo sia un problema, pur continuando a vederne i mille particolari .
Respirando piano, che anche il silenzio conta.


J.A. Baker - L'estate della collina - ed. Gea Schirò

domenica, gennaio 25, 2009

CIAK, O SPLAF, O SCIACK

Il cineforum alla Calamity Farm prevedeva "Harold e Maude", uno dei più bei film sulla vita e sulla morte che siano mai stati girati. Ma la Calamity non è tagliata per i messaggi profondi e guardate cos'ha combinato per  imitare i tentativi di suicidio del protagonista.



I maiali si cacciano da soli nel pentolone, i rospi attraversano l'autostrada dritti sotto la ruspa e le galline si fingono lemmings, mentre le papere affrontano gli squali su un'unica tavola da surf e le stelle si precipitano verso un buco nero. 
Per fortuna, è solo succo di pomodoro, come si dice.

sabato, gennaio 24, 2009

ENERGIE


Un commento di Stakanov sulla lombardità, quella che ti entra dentro e che a dispetto di ogni convinzione ti vuole produttivo ( e non per i soldi, come è facile pensare, ma perchè è un valore di per sè), mi fa venire in mente un nanetto che io avevo raccontato al KGgB così adesso che io l'avevo dimenticato lei ha potuto ricordarmelo.
E' l'origine del detto milanese "Sant'Ambreus, andèm!", usato per dire "dài, sbrigati, sbrighiamoci": non so quanto sia ancora usato, ma viene fuori dalla corruzione di "Sant'Ambrogio ad nemus", cioè nel bosco, nome di un parrocchia e un tempo anche di un ordine religioso, poi soppresso.
Ad nemus, Andèm: ci sta, ma forse solo ai milanesi poteva venire in mente di trasformare il nome di un luogo sacro in un'esortazione a fare in fretta, che pare rivolta allo stesso santo.

E così, pensando ai santi, mi è venuto in mente il mio pantheon, ancora cresciuto da quando ne parlai.
Ne vedete un po' nella foto: un gufino di stoffa, un cuore di panno, un bambingesùdipraga tutto viola e il Gufo simbolo di questo anno appena iniziato. Dall'amica che fa cornici c'è anche un Angelo dei libri, e appesa al muro dello studio c'è la "Strega al salto" con la bella faccia allegra, ma su uno scaffale c'è anche una bottiglietta di acqua di lourdes. Mi dicono poi che un tot di clochard hanno, su invito preciso, pregato per me, e non ho dubbi che l'avrà fatto, come da promessa, anche la cattolicissima e tosta Maria cilena, che ha fatto una rapida apparizione per qui e ci siamo subito state simpatiche.
Non necessariamente i simboli religiosi sono giunti da persone religiose, chè ognuno ha seguito l'impulso del momento, la propria inclinazione estemporanea o radicata, oppure ha giustappunto accolto un invito.

Però, ora che un po' di ottimismo pare giustificato, o che come minimo ci si gode il momento in cui le cose sono migliorate chè "quello che succede solo agli altri" è stato bastonato a dovere e ne mostra i segni... ecco, io penso a tutte queste energie positive che sono state indirizzate su di me e, come ho già detto, mi sembra del tutto irrilevante che prendano la forma di una bottiglia d'acqua, di una candela accesa, di una telefonata o di un sms, di un incoraggio sul blog o di una frase su facciabuco.
Amuleti a forma di gufo, manufatti di amici, opere di artisti o di bravi artigiani sembrano, sono, ciò che da sempre mi corrisponde: ma, a pensarci, un flusso di preghiere di clochards sarà - da qualche parte - una presenza ben adatta a una "divergente" come me, non vi pare?

Così, continuo ad apprezzare profondamente questi segni tutti - quelli tangibili e quelli meno visibili - di interesse per me, di affetto e, fondamentalmente, della grande capacità di solidarietà del genere umano, troppo spesso negata e dimenticata.

Non mi piace pensare in termini guerreschi, ma insomma forse non c'è un modo diverso di esprimere il concetto: una battaglia, la prima, è stata vinta, e momento per momento ho saputo di non essere sola a combatterla.
E credo che ciò abbia la sua buona parte nei notevoli risultati delle cure, perchè so che ha una grande parte in come mi sento io: meglio, ed è già una bella parola.

venerdì, gennaio 23, 2009

POCHE IDEE MA CONFUSE

non per dire, ma le pretese storico-letterar-intellettuali dei maiali sembrano più un pretesto esibizionistico che altro, neh? tant'è vero che se n'è accorta anche la gallina...


dida-fumetto sopra la prima gallina: "Non so voi, ragazzi, ma a me questi porno tipo "Baia dei porci con le ali" non mi convincono granchè..."

la proposta è dell'uomobarbuto, sempre un po' più osè. ma si aspettano anche le proposte di chi proponeva di mandare proposte, neh?


mercoledì, gennaio 21, 2009

NOTA A MARGINE


Stasera sono stanca. Mi sono alzata alle nove per andare a fare agopuntura, e poi qi gong (che è bellino, sissì: se non avete voglia di guardare il linko, in brevissimo posso dire che è una "ginnastica" terapeutica antichissima basata sul recupero di equilibrio attraverso una corretta respirazione che coinvolga sia il corpo che la mente).
E poi sono stata ancora in giro, ad affrontare qualche problema della psiche, e quindi ho fatto un giretto nella piccola villa che c'è vicino a casa - dove c'erano un sacco di bei cani che giocavano fra loro, uno spettacolo assolutamente vitale oltre che bello.
Poi ho fatto qualcosina in casa, ma poco chè l'uomobarbuto si dà da fare assai, e ho scritto un pochino e letto un pochino e fotografato un pochino, e insomma così, chè ormai ero già stanca.

Non è la giornata di uno scaricatore, è vero, e neppure di chi lavora sul serio, lo so: ma non è neppure stare seduti davanti alla tivvù tut'el dì. Eppure, per qualche perversione mentale che immagino lombarda, faccio fatica ad accettare questa stanchezza che mi piomba addosso, pur sapendo che ora sarebbe perfettamente logica e normale anche se non facessi nulla tutto il giorno: ma come, ho combinato così poco, acc...!

COLTA AL VOLO




Gli animali, perplessi, dalle loro casine osservano il fenomeno: non capiscono perchè le ochine si appassionino tanto alla bolla immobiliare

IMPOSSIBILE RESISTERE


Da Republikit ,Tahina che è nata nello zoo di Besancon.

VELOCE VELOCE...


.. per non cadere in troppa banalità.
Il Barack insediatosi, quello che ha detto, la gente che era lì e le facce della folla: ho rotto, come succede rarissimamente, il mio trentennale boicottaggio tivvù e me li sono guardati e ascoltati. 
Lui è davvero incantevole, non solo per beltà e fascino, ma per quel sorriso che gli si allarga nella faccia e che è comparso anche quando si è bloccato durante il giuramento. Il suo discorso è stato godurioso quando tirava le palate che si è meritato a Bush (che non le avrà capite, ma non importa) e bello quando riprendeva volutamente i toni di John Kennedy, chiedendo sacrifici, impegno e responsabilità agli americani, intelligente quando ha parlato dello stile di vita e delle energie alternative + tecnologia  che possono supportarlo senza troppe rinunce. E' stato "diplomatico" sulla pace, ma si è tuttavia impegnato ad una politica diversa da quella di aggressione e paura.
Io lo ascoltavo, guardavo qualche faccia fra quella gente là al freddo cosmico e mi dicevo che abbiamo un grandissimo bisogno di speranza, tutti quanti: talmente grande che anche il ripetuto richiamo a dio non mi ha dato fastidio, così come quelli che stavano lì a -12° sopportavano il gelo. 
Speriamo, speriamo che si possa ricominciare a sperare.

martedì, gennaio 20, 2009

SENZA PAROLE

non ce n'è bisogno, no? anche se nello svolgersi della tragedia, le lacrime dell'operatore hanno reso un po' incerta la ripresa....


domenica, gennaio 18, 2009

SI SONO MONTATI LA TESTA!


Forti dell'entusiasmo di sempre nuovi fansoni che sono così carini da palesarsi nei commenti o nella mia mail - grazie, grazie, o voi che fornite alibi al mio bisogno di demenziale - i membri della Calamity Farm si sono un poco esaltati e si cimentano in un kolossal.

Naturalmente, a modo loro:

La dida: "A' Pasca', te zitto mai, eh? Che se non mi chiamavi "stellino mio", magari non lo capiva..."


Il quizzone, invece, è rimasto senza risposte: pare che nel tentativo di non renderlo troppo facile risultasse troppo difficile.
Allora ci riprovo: bisogna indovinare il titolo dell'interpretazione della Calamity Farm che ripropongo qui sotto, tenendo presente che:
il titolo è di tre parole (4, 2, 4)
di cui l'ultima si ricava guardando questo post, titolo e foto e particolari
ed è un titolo letterario

Ci sono veri premi in palio - magnetici, ovvio -neh?

sabato, gennaio 17, 2009

VOCI DA DENTRO


Non che si possa dire e fare molto, nonostante l'indignazione, però una della cose fattibili è un po' di controinformazione, intesa anche nel senso di non cavalcare solo le notizie dell'orrore, ma di cercare il più possibile di capire cosa sta davvero succedendo, sia dal punto di vista pratico che nella testa della gente, la gente di entrambe le parti.
Ci provano i bravissimi ragazzi di Peacereporter, ad esempio, e vorrei segnalare - oltre all'informazione quotidiana on-line che trovate linkata su questo blog - due interviste di qualche giorno fa.

La prima è un' intervista a Padre Musallam, un parroco di Gaza, che con la semplicità che spesso è caratteristica dei migliori preti cattolici, racconta l'incubo dal suo punto di vista- quello di chi non è sospettabile di partigianerie verso Hamas:"
Gaza non è solo una prigione per un milione e mezzo di abitanti, ma un grande zoo, dove siamo trattati come animali."
Ma leggetela tutta, così come è da leggere un'altra intervista a un altro religioso (questa volta, però, solo nel senso di "praticante"), ebreo: Yehuda Shaul, venticinquenne, che dopo essere stato militare nei Territori ha fondato l'associazione "Breaking the silence".

Man mano ha raccolto un buon numero di persone intorno a sè, tutte determinate a far sì che sia prima di tutto la popolazione israeliana, condizionata da una mentalità e da notizie di guerra, a sapere quello che i soldati israeliani fanno nei Territori occupati.
E denuncia, tra l'altro, questa realtà incredibile: "(...)
tutto questo non riguarda l'esercito, riguarda qualcosa di veramente fondamentale nella nostra società, qualcosa di più o meno invariato dalla Seconda Guerra Mondiale. Da allora esiste una sola istituzione in Israele che elabora piani e programmi, nell'ipotesi che accada qualcosa. Questo è l'esercito. Nessun altro ministero ha una pianificazione, è incredibile. Solo l'esercito. Così si è avuta l'ultima guerra in Libano. Un soldato viene rapito, e si riunisce il governo, per capire cosa fare. Nessuno sa cosa fare. Oh, bene, l'esercito ha pronte tre operazioni, tre opzioni possibili."

Infine, l'intervista dell'inviato di Peacereporter, Christian Elia, al portavoce di Hamas in Cisgiordania: a me Hamas non è mai piaciuto - per quello che si può giudicare da qui - nè come prassi nè come teorie nè come fanatismo insaid, tuttavia leggere le ragioni che può vantare mi pare giusto, e qui sono ovviamente enumerate.

Nel frattempo c'è chi, in diverso modo e su diversa scala, aderisce all'ipotesi lanciata anche da Naomi Klein, quella del boicottaggio economico contro Israele. Il sito lincato - Forumpalestina - fornisce il numero che, nei codici a barre, contraddistingue i prodotti che arrivano da Israele (729) e una lista di aziende italiane che fanno affari con lo stato ebraico, per chi vuole iniziare il boicottaggio anche individuale.

venerdì, gennaio 16, 2009

UNA PICCOLA COSA


Un parere autorevole ma soprattutto intelligente sulla situazione in medioriente viene in questi giorni da un esponente dell'Ira, il movimento indipendentista che combattè per trent'anni l'occupazione inglese dell'Ulster e che recentemente ha deposto le armi.
L'esempio dell'Irlanda del Nord viene infatti citato come precedente positivo per una fine del conflitto fra israeliani e palestinesi e Gerry Adams, leader del SinnFein (braccio politico dell'Ira) in un'
intervista al Guardian ripresa da Franceschini sul suo blog su republikit enumera alcuni punti che si potrebbero seguire per arrivare ad un soluzione pacifica. Chi ha voglia di capirci qualcosa al di là dell'indignazione fa bene a leggersi tutta l'intervista, ma a me qui piace citare l'ultimo punto: "ogni compromesso, lungo la strada della pace, deve ricevere un premio."
Adams la spiega così: "se ci fosse stato un ufficiale passaggio delle consegne da Israele ad Al Fatah, il partito del presidente Abu Mazen avrebbe potuto incassare agli occhi della popolazione il merito della liberazione. Così invece al Fatah non ha potuto incassare niente, e il merito se lo sono avocato Hamas e i suoi kamikaze."

Ma, uscendo dalla politica e dalla tragedia, questa regola a me sembra più che buona anche per i rapporti umani normali: e mi viene da pensare che quando non funzionano cose che pur sembrerebbero poter funzionare, quello che manca da una parte o dall'altra è proprio questo "riconoscimento", formale e sostanziale, della buona volontà di arrivare ad un accordo.

giovedì, gennaio 15, 2009

QUIZZONE...


... ma è facile, orsù. Gli è che il programma del uìkend della Calamity Farm l'hanno fornito, nell'ordine, il KGgB e l'uomobarbuto. Il primo è giustappunto diventato un quiz, il primo che indovina, nei commenti, cosa sta facendo la CF vince un magnetino da frigo - davvero davvero - con disegno originale pacifista.


I dati sono: il KGgB è persona molto sintetica, che procede per sottrazione piuttosto che per aggiunte; la Calamity Farm si è appassionata alla trasferte e, anche se non lo sa, è dotata di una certa cultura; il quiz si risolve facendo riferimento ai post precedenti. Facilissimo, no?


Tanto il KGgB è asciutto, quanto l'uomobarbuto è romantico: non poteva che essere lui ad inaugurare la nuova presenza "sopra" la Calamity Farm, le stelline. Eccole qui:


La dida, che non è rimasta nella testimonianza fotografica, è il colloquio fra i tre giovinotti hip-hop in primo piano: "Miii, zio, che palle: basta una riga di stelle e subito si buttano tutti a slinguazzarsi."


LE GITE, CHE PASSIONE

Eh, sì, la Calamity Farm ci ha preso gusto. Come si capisce agevolmente dal Bigo in primo piano e dalla Lanterna, gli hanno proposto una "Visita alla città dei Rolli". diciotto euri tutto compreso senza neanche le pentole - la Calamity Farm odia e aborrisce le pentole, non c'è bisogno di dirlo - e loro ci sono subito cascati. Perplessi, si chiedono perchè mai l'Unesco voglia tutelare quei robi.


Tanto perplessi sono che ci tornano per una visita by night. Così l'indomani, sul pullmann, sono tutti scoppiati.


Colonna silenziosa:
Giusto il tempo di segnalare un libro che costa come un cous-cous, nonostante l'edizione sia Adelphi, e che a mio parere merita.
Si chiama Mendel dei libri e si legge anche, nel tempo di un cous-cous, chè sono poche pagine: è scritto da Stefan Zweig, forse noto come nome ma non nelle sue opere, benchè ai suoi tempi fosse molto famoso.
Le scarne note di prefazione dicono che con Mendel, il personaggio che dà il titolo al racconto, Zweig abbia scritto la sua dichiarazione d'amore di appartenenza all'ebraismo, e chi sono io per negarlo, visto che di Zweig non ho mai letto null'altro? Però, ecco, a me sembra che se dichiarazione d'amore c'è, sia per l'intelletto umano, anche nelle sue manifestazioni più bizzarre, e poco importa di che etnia si trovi ad essere. Mendel è un personaggio grandioso nella sua povertà intellettuale che diventa minuziosa e immensa ricchezza, e quando il mondo stravolge questa sua grandiosità, lui ne viene distrutto: la conclusione di Zweig è amara quanto assolutamente contemporanea nel suo concetto di responsabilità diffusa. Zweig ci arriva quietamente, in un caffè viennese di cui arriviamo a immaginare anche ciò che non viene descritto, passo dopo passo: ma la conclusione, che pure è il senso del racconto, è tuttavia un di più, chè lo strambo uomo chiamato Mendel dei libri rimane nella mente di per sè, con i suoi occhiali rotti e i fogli che lo circondano.
Un librino che è una perla, fidatevi.

UN CIDI PIENO DI PAROLE SILENZIOSE


Allora c'era questo regalo qui, a Natale, che quatto quatto stava sotto l'albero per tutti i comunetary: una selezione di "nuove" canzoni da imparare, testi  e musica, per cantarle poi tutti insieme. 
C'è dentro Celestini con qualche pezzo fra i suoi più belli, c'è Angel Parra che ancora pochi comunetary conoscono, c'è Sergio Endrigo e c'è Bertelli (con la stupenda Aqua) e ci sono dei classiconi come "Buttiamo a mare le basi americane". Il KGgB lo ha reso ricco, il suo dono, e piacevole anche perchè il genere dei pezzi è vario: e molto ci sarebbe da dire sul fatto che canzoni di ormai quarant'anni fa sono ancora tragicamente attuali, come "Da questo autunno giorno per giorno" che dice:
"Si muore soltanto per lo sfruttamento
che diventa ogni giorno più pesante: 
se con impianti vecchi hai ritmi più duri
non sono incidenti sono delitti."

Ma queste tante cose da dire rischierebbero di essere tristi e un po' retoriche, perciò mi piace di più, passata la confusione delle feste, raccogliere il messaggio implicito del regalo del KGgB e sottolinearlo. 
Proprio perchè in questo periodo la comune-ty è un po' dispersa e monca, confusa e spaventata, stanca e presa da mille impegni. Forse ha anche bisogno di rinnovarsi, di aprirsi un pochino con chi abbia voglia di seguirne non le regole, no, ma i giochi, e che però non si appiattisca sulle frasi divertenti, ma superficiali e tutto sommato povere, di facciabuco. 
Forse, ma è solo il dubbio di un'idea, è il momento di essere più generosi, fra noi e con chi ancora non è comune-ty, che magari ci possa e ci voglia entrare. E' il momento dei progetti e delle cose, ma è il momento della leggerezza, insieme. 
Sono idee un po' confuse, le mie, che forse vanno contro il movimento spontaneo della vita, che in questo periodo porta alla distanza e alla frammentazione: ma io penso che in questo momento abbiamo anche tutti tanto bisogno degli altri e magari sarebbe meglio lasciare in un cantone le divergenze e le perplessità sulle scelte di ognuno, quando le abbiamo. E parlare fitto fitto appena si riesce, e buttar fuori le tristezze e le ubbìe, e ridere, e fare cose sceme, e cantare insieme cose serie e belle.