martedì, febbraio 08, 2011

FIERAMENTE

Una delle cose belle di questo mio blog, e una delle più importanti ragioni per cui continuo a scriverci su, sono i miei Lettori Silenti. 
Confortata dagli scarsi ma fondamentali commenti dei due, a volte perfino tre, Lettori Meno Timidi, posso proseguire questa mia solipsistica attività sapendo che prima o poi, per telefono o sul facciabuco, di persona o dicendolo ad altri, qualcuno confesserà di essere un Indefesso Lettore Silente, che segue con attenzione ciò che faccio e penso, pur senza mai profferir verbo nell'apposito spazio dei commenti, visibilmente  disdegnato dai più. 
Ma ogni volta che qualcuno mi si rivela mi sento contenta e, come si dice, grata dell'attenzione: mal ve ne incoglie, quindi, Lettori Silenti e Commentanti, chè ora vi tocca sapere che domenica sono andata alla Fiera di Sant'Agata. E' un tradizionale appuntamento dei genovesi - una fiera di fine inverno come ci sono quasi ovunque, ma qui un po' prima - che ancora oggi fendono la folla brandendo la piantina di limone o il vasetto di aromatiche.
In origine dedicata proprio alle piante e al piccolo artigianato, oggi la Fiera si è snaturata come tutte, e il gigantesco krapfen al posto del gigantesco doughnut è concepito per esaltare la somiglianza e non la differenza. 
Così si ragionava, fra uno spintone e un bambino giustamente frignante, sulla globalizzazione che colpisce più massicciamente in alto e in basso: che non ci sono solo i centri storici e le vie del lusso pieni di bulgari e prade, ma anche i mercatini di tutta Europa pieni delle stesse statuine, stessi vestiti, stessi calzini. E, in qualche modo, questo secondo fenomeno riesce ad essere quasi più triste del primo. 

Ma, dice, tu vai alla Fiera per fare le analisi sociologiche? Be', in verità lo scopo era quello di cercare strumenti musicali da bambini, per esempio tamburelli o trombette, per la manifestazione del 13 che si preannuncia piena di gente e di allegra rabbia - e quest'ultima non sembri un ossimoro. 
Al momento abbiamo messo insieme, da prestare anche ad amici e parenti, due campanelle, due raganelle e tre fischietti. Io mi porto il verso del gufo e quello delle balene, ma volendo c'è anche il fischio del treno, il muggito delle mucche svizzere e il refrain della pantera rosa. Alla fiera, dopo tanto vagare, abbiamo infine trovato un sonaglio con molti campanelli, una cosa carina in legno che non sfigurerà fra i nostri Rumoriferi, una volta tornati a casa. Però non c'era altro: su... mah, trecento banchetti, solo tre erano di giocattoli. Hai voglia, poi, a non fare analisi sociologiche...

5 commenti:

domy ha detto...

ero silente, ora lo dico!!!
ti riscopro e le tue foto sono cosiì gustose...
w i pifferi del 13!
un bacio
domy

lastreganocciola ha detto...

Uau, un coming-out! ciao, domy, sono contenta che ci sei sempre e che ti piacciano le foto... "gustose" è un bell'aggettivo :-)

Aglaja ha detto...

Silente leggente,
talora sbirciante,
ad ora scrivente,
puranco apprezzante

Aglaja :-)

lastreganocciola ha detto...

ciao, Aglaja, che belle scoperte mi sta portando questo post...!

Domy ha detto...

si, vorrei rubartele tutte le foto.
;-)
baciii

@Aglaja:sembrava il testo di Patrizia Laquidara...
no?

Domy